Un film che sembra fatto apposta per vincere qualche Oscar: interpretazioni commoventi, grandi amori, guerre, drammi personali e storia che s'intersecano, i grandi flashback del cinema più classico, frasi lapidarie e un tocco di paranormale. Bello, ben girato (con inquadrature che non ci aspetteremmo e una fotografia coraggiosa), con un'ottima Streep, ma è forse un po' troppo freddo, calcolato; certo, un po' come la politica della Thatcher, ma la stucchevolezza è dietro l'angolo.
Il solito, classico biopic, su una delle figure storico-politiche più controverse del secolo scorso, con tutti gli annessi e connessi: scene madri e frasi a effetto (ma non troppe), alti e bassi e pochi buoni momenti. Ma un pizzico di bizzarria c’è: la presenza di un fantasma (ma a che pro?). C’è poi un problema: se lo guardate per saperne di più sulla figura della Tatcher, non funziona. Certi accadimenti bisogna già conoscerli per capirli. Molto brava la Streep. Per il resto tutto molto professionale ma anche molto consuetudinario e freddino.
Regge solo per l'interpretazione della Streep, che ancora una volta ci dimostra il suo talento d'attrice. Chi desidera conoscere la storia della Thatcher sarà deluso: nel film è stato dato principalmente peso alla sua vita post-politica da anziana donna malata e al rapporto con il "fantasma d'amore" di suo marito (solo qualche filmato di repertorio e flashback di gioventù ci mostra a grandi linee il percorso professionale). Tediosa e orientata al piagnucoloso-nostalgico, la pellicola m'è parsa deludente.
C'è una Streep d'annata, ma molto del resto delude. Regia da compitino, carrellata di eventi storici resi tutti uguali e con poco pathos. Svanita la simpatia per la donna che si fa largo tra i parrucconi e gli scettici il racconto si impantana tra i tanti flashback, le paturnie da vecchia (significative ma ripetitive) e quella camera dei lord che sembra un stadio. Casting comunque appropriato.
Un film che scava nel privato (specie quello degli ultimi anni) del celebre primo ministro inglese e poco approfondisce la carriera politica di un personaggio assai controverso. Questo il limite di un film che rimane comunque godibile grazie alla solita "monumentale" interpretazione di Meryl Streep e alla accurata caratterizzazione ambientale. Ottima la prova di Jim Broadbent che interpreta il marito della Tatcher.
Gli inglesi dell'ultimo periodo di certo sanno come fare un film bio-psicologico, ce lo hanno dimostrato con The queen e con Il discorso del re. Qui si parla della prima donna al 10 di Downing Street e un po' di sentimentalismo era abbastanza facile da prevedere. La Streep (bravissima) si divide tra l'anziana che tenta di scacciare l'ombra di se stessa e la donna che, più che prendere il potere, finisce per esserne soggiogata. Equilibratissime regia e sceneggiatura, anche se un po' ripetitive e con escamotage narrativi banali (il fantasma del marito).
In parte ritratto, in parte biografia. Certamente un omaggio a una figura di rispetto per il popolo britannico, umanizzandone la ricostruzione. La Streep recita più di presenza e stavolta è ammirevole nella parte del disagio fisico, nel caracollare nell’incertezza dei pensieri. La confezione è un po’ troppo patinata e pone il suo limite nella contrapposizione con le immagini di repertorio.
Presente e passato dell'ex-primo ministro britannico Margareth Thatcher, in un bio-film che sembra girato solo per fare pendant con The queen, con Helen Mirren. Eppure Meryl Streep è strepitosa, sia come giovane che come vecchia Thatcher; la segue a ruota Jim Broadbant, nel ruoplo di Denis Thatcher. Ne esce fuori un ritratto di una donna irriconoscibile, rispetto ai suoi anni di governo, che, a tratti, commuove pure. Si riconoscono alcuni volti noti del cinema britannico, ma sono tutti schiacciati sotto il tacco delle scarpe di Meryl Streep.
Non la biografia di Margareth Thatcher, ma il toccante racconto di una malata di Alzheimer che fu donna potente e oggi combatte con i fantasmi di una memoria difettosa. Spiazzante per chi ha l’età per ricordare il thatcherismo, il film non si cura di fornire contesti storici o politici, di spiegare i fatti e neanche di raccontare una vita: semmai spia pudicamente le falle della psiche di una condottiera che si ritrova persa tra ricordi e amnesie. Meravigliosa la performance di Meryl Streep, che dona indulgente umanità alla protagonista.
Già verso metà film è evidente come The Iron Lady tradisca un po' le sue intenzioni, come se Abi Morgan non avesse avuto le idee molto chiare durante la scrittura: pellicola storico-documentaristica? Biografia intimista? O una visionaria riflessione su come le grandi personalità (come la Thatcher) finiscano per essere protagoniste e allo stesso tempo vittime della storia? Certo è che la parte politica appare appena abbozzata rispetto a quella psicologica, che invece arriva dritta al cuore dello spettatore. Magistrale la Streep. Da guardare.
MEMORABILE: Il fantasma di Dennis che abbandona Margareth, valigia in mano.
La vita del primo ministro inglese che negli anni 80 caratterizzò la politica europea e mondiale. Una monumentale Steep che avvolge tutta la narrazione con la sua professionalità. Il limite del film è la frammentarietà delle vicende, tra momenti attuali e brevi flashback. Il risultato rende la narrazione poco coesa nonostante la grande interpretazione su indicata.
Biopic incentrato sulla personalità di Margaret Thatcher, più che sul contesto politico e storico della sua azione (che resta solo accennato con sommari riferimenti). La scelta di rappresentare il personaggio nella fragilità della vecchiaia e della incipiente demenza ne umanizza la figura e nel contempo sottolinea per contrasto la ferrea determinazione di carattere all'origine del suo successo. Il film si regge interamente sulla memorabile e definitiva interpretazione di Meryl Streep, in questo ruolo al culmine della sua espressività di attrice.
Buon film con un'ottima Meryl Streep (premiata con l'Oscar) che rende un personaggio antipatico come la Thatcher quasi commovente. Non mancano momenti abbastanza inutili, come quelli in famiglia. Rispetto al The queen di Frears questo è molto più scorrevole.
Partendo dalla decadenza psicofisica di Margaret Thatcher, Phyllida Lloyd tenta un approccio inusuale, arginando al contempo i rischi di agiografia e freddo storicismo. Rispettoso della protagonista, anche quando le sue scelte si fanno moralmente indifendibili, il film intreccia i piani temporali in un flusso di analogie, definendo la pulsione motivazionale del personaggio in un groviglio di ostinata emancipazione tanto solipsistico quanto schivo da retaggi femministi: la mascolinizzazione come contrappasso alla gestione del potere. Strabiliante Meryl Streep.
Argomento controverso: la vita di Margaret Thatcher, tra il suo ruolo di inflessibile Primo Ministro all'apice della carriera e quello di anziana signora malata di alzheimer. Il connubio tra la Thatcher forte, spietata con nemici e colleghi di partito e quella malata in preda alla nostalgia del suo defunto marito Denis, unito alla straordinaria prova di un'impeccabile Meryl Streep, rendono il film un appassionante documentario sentimentale di una donna che, nel bene e nel male, ha fatto la storia.
MEMORABILE: Le immagini di repertorio con la vera Thatcher sempre ripresa di spalle; La scena dell'affondamento del Belgrano.
Una intensa e godibile Meryl Streep nei panni della Lady di Ferro Margareth Thatcher in un film che racconta i suoi ultimi anni di vita in modo piuttosto interessante, compreso il periodo della malattia dell'Alzheimer. Non mancano alcuni momenti un po' noiosi riscattati per fortuna dalla bravura della Streep.
Piuttosto inutile. Peccato, visto lo spessore del soggetto e del personaggio rappresentato. E' anche complicato scrivere una sceneggiatura ben articolata su complesse vicende quali furono quelle vissute dalla Tatcher; di conseguenza si spiega la scelta di una storia che, però, poteva essere davvero riguardare chiunque e risulta poco caratterizzata. La Streep, però, vale da sola la visione.
Mi è piaciuta questa sceneggiatura che parte da una lady che di ferro non è più ma che forse è più vera di quando, al culmine della sua vita politica, teneva le redini di una Nazione. La vecchiaia, oltre che renderci più deboli, ci rende più veri, quello che siamo veramente e partire da questo stato per raccontare un personaggio come la Thatcher è una scelta giustissima. La scena dove non è riconosciuta da nessuno nel piccolo market è piuttosto esplicativa. Non è una biografia nel senso stretto, è qualcosa di più che esce da ogni merito.
La scelta del film è quella di privilegiare l'aspetto intimo del controverso personaggio, mostrando una Margareth Thatcher ormai vecchia e malata che lotta con i ricordi del suo glorioso e combattivo passato, parlando con il fantasma del marito. Le vicende politiche del suo decennio alla guida della Gran Bretagna sono rappresentate in forma di flashback privi di valenza storica. Al di là della strepitosa prova di Maryl Streep, la sensazione è quella di un'occasione persa.
Film biografico che racconta la vita personale e politica della lady di ferro attraverso una serie di flashback e ricordi della stessa Tatcher che, ormai alla fine della sua vita, viene mostrata come una qualunque vecchietta alle prese con i problemi dell'età; quindi vedremo nascita, ascesa, declino e fine della donna più potente del secolo scorso. Monumentale come sempre Meryl Streep, che si cala benissimo nella parte (pure la somiglianza è schiacciante).
Il taglio del film oscilla tra una doverosa ricostruzione dell'azione politica della Thatcher e la sua vita privata filtrata dai ricordi a loro volta filtrati dalla demenza senile, scelta quest'ultima a mio parere discutibile anche se resa con toni quasi teneri (i colloqui con il marito scomparso). Impeccabile come al solito Meryl Streep, che ci riconsegna insieme a un pezzo di storia contemporanea le vicende di questa donna dalla cotonatura ferma come le prese di posizione che le hanno valso il celebre appellativo.
MEMORABILE: I drastici tagli alla spesa e le lotte dei minatori; La ferrea determinazione di Margaret evidente sin dalla giovinezza.
Sic transit gloria mundi. La donna di ferro, l'alfiere della deregulation e del turbocapitalismo, ridotta a un simulacro di sé stessa, prostrata da una malattia che le ha tolto autonomia, memoria e dignità. Per quanto impostato in maniera narrativamente classica, questo biopic si prende dei rischi notevoli (la Thatcher è personaggio che definire controverso è dir poco), non del tutto aggirati dalla pur buona prova attoriale e da una regia che sceglie di stare al di sopra delle parti. Interessante la scelta della Streep per la protagonista.
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Ho notato che in alcuni commenti sul film, la presenza del marito morto della Thatcher è stato interpretato come "un tocco di paranormale", come un "fantasma", insomma.
Nulla di tutto ciò. Coloro che - per fortuna - non hanno avuto esperienza di persone affette dal morbo di Alzheimer, magari non sanno che le visioni e le allucinazioni sul passato e sulle persone care scomparse sono un sintomo ordinario della malattia. A questo riguardo, dunque, la rappresentazione è corretta e per niente paranormale. I dialoghi col marito "fantasma" sono evidentemente dialoghi con la propria coscienza.