Penso si debba essere degli appassionati di un certo tipo di cinema fantastico, per apprezzare un film come Lady in the Water. Perché non è girato male, la mano di Shyamalan si continua a sentire, ma... bisogna avere una discreta predisposizione per interessarsi e appassionarsi a tutte queste storie di Difensori, Narf e altre figure che sembrano uscire quasi da un gioco di ruolo. A me ha annoiato molto, e in certe fasi avrei proprio voluto gettare il dvd dalla finestra. Non ce la facevo più!
Il film è ambientato in un condominio che costituisce una piccola comunità isolata dal mondo (come in The village): l'unico contatto sono i televisori accesi con immagini di guerra. E' qui che la creatura dell'acqua narf è alla ricerca del tramite che porti cambiamenti nel desolato panorama mondiale. I ritmi sono lenti e il film, come sempre per Shyamalan, è uno strumento per raccontare una parabola (antimilitarista?).
Un film che vede una parabola sociale, di fratellanza, convivenza e speranza costituite dall'unione degli uomini. La storia fantastica è una metafora per far aprire gli occhi come nelle fabule. Un film sincero e forse troppo ingenuo, soprattutto nel prevedere alcune reazioni.
Mostruosa parabola nella metafora lenta e disarmante, un film così incerto nelle tematiche mal intrecciate e allo stesso così piatto da essere annoverabile nei prontuari medici tra i barbiturici. Fiacco, moscio e sinceramente rivelante un qualcosa che alla fine del film risulta incoglibile, l'opulenta rarefazione forzata rende il succo trasparente ed insipido. Orribili i lupi fogliati degni di un "B" movie. Sinceramente il peggiore visto negli ultimi tempi.
Il punto più basso raggiunto finora dal regista di origine indiana. I suoi primi due film sono evidentemente inarrivabili. Questa in particolare è una storiella new age ridicolmente ambientata in un condominio; un maggiore sforzo di fantasia avrebbe giovato, così pure una ricerca più attenta del cast che, a parte Giamatti, non annovera elementi degni di nota, compresa la protagonista (così diafana da diventare incosistente). Speriamo in un futuro migliore per questo (ex ?) bravo regista.
Favola dark di immane lentezza (se qualcuno la troverà d'autore, beato lui, o lei). Io mi sono spesso frantumato gli occhi (e non solo quelli) per vedere qualcosa (il buio regna quasi sovrano, soprattutto per celare le creature). Anche la storia narrata dall'asiatica a spizzichi e bocconi rischia di portare all'esaurimento nervoso. Ciò non toglie che il protagonista maschile se la cavi bene (credibile nel suo ruolo di uomo vinto dalla vita perchè condizionato da tragici eventi del passato). Il problema è che si arriva stremati alla fine. Caro Shymalan, ti stai pericolosamente appesantendo.
MEMORABILE: I bozzi nel terreno che non sono quello che sembrano. Ma gli esseri umani, ormai, hanno disimparato a vedere.
Discreto passo indietro di Shyamalan rispetto al precedente The Village (già non eccelso di per sé). Qui la sospensione dell'incredulità non è sufficiente a digerire una favola pseudo-post-pacifista spruzzata con un po' di horror ed un po' di commediola mediocre. L'intenzione non è malvagia né malevola, ma la realizzazione è tendente al disastroso. Trascurabile.
Un film tra i più brutti della storia del cinema, inutile cercare scusanti. Shyamalan costruisce incredibilmente una favola new age artificiosa e senza fascino intorno a un semplice concetto: i miei film non possono essere compresi dai critici, ma essi contengono un messaggio importantissimo per la salvezza di tutta l'umanità. E infatti si affida il ruolo dello scrittore che sta preparando il libro che finirà per cambiare le sorti del mondo. Bisogna ricordarsi di quanto già realizzato alla sua giovane età, per concedergli una prova d'appello.
Se con The Village il buon Shyamalan era crollato (ma un minimo di senso il suo cinema riusciva a mantenerlo), con questo "Lady In The Water" dirige il suo film più brutto e, per inciso, il film più brutto dell'anno (e un posto se lo gioca pure fra i film più brutti della decade). Difficilmente ho avuto una tale voglia di andarmene dal cinema. La storia non sta in piedi e tremendo è il tentativo di inserire dello humour col pur bravo Giamatti. Si salva solo la prima apparizione dei lupi vicino la piscina, ed è tutto dire.
Anche se non è brutto come E venne il giorno, l'ultimo film di Shyamalan, "Lady in the Water" ne annuncia la vistosa involuzione, già sospettata con The village. Una favoletta insipida dilatata a forza di metafore in un messaggio di pace e fratellanza universale, veicolato però con un ritmo talmente lento e scassapalle da far desiderare l'arrivo di creature malvagie che sbranino tutto il condominio. Il buon Giamatti fa quel che può, ma la narrazione fa acqua (metaforica) da tutte le parti.
MEMORABILE: Scrunt il lupo fatto d'erba: patetico.
Mi è piaciuto molto. Non si rinuncia a nulla di essenziale per il genere fantastico, solo che il tutto viene girato in chiave di commedia in modo che si rispecchi anche il contenuto del film: i protagonisti devono convincersi che la favola sia realtà e per il modo in cui è confezionato il film è quello che in sostanza succede anche al pubblico. Se si prova a lasciarsi andare alla ricerca dei personaggi (ognuno ha uno scopo, questo è il significato maggiore) diventa divertente ed avvincente entrare nel meccanismo.
MEMORABILE: Lezioni di sceneggiatura da parte del critico scrittore alle prese con la bestia.
Brutto film in salsa new age del regista indiano Shyamalan che come al solito realizza una pellicola dai ritmi soporiferi e che non presenta alcun elemento di interesse per lo spettatore. Si procede stancamente avanti fino ad arrivare ad un finale che mi è sembrato davvero inutile e incolore. Vista la qualità del film appare ridicola e spocchiosa la frecciata nei confronti della critica. Eppure c'è chi crede che sia un grande regista.
Parabola millenarista, camuffata da fiaba della quale non ha la magia, anche perché la sua morale è spiattellata all'inizio e ribadita a scadenze fisse. La sirenetta Story non è misteriosa, né inquietante o affascinante: è una ragazzina infreddolita e taciturna, che ogni tanto borbotta spiegazioni o profezie stile sibilla cumana. In fondo, una presenza inopportuna, in un condominio di persone che diventano personaggi in cerca di un ruolo e quindi - noiosamente - di un senso, in una storia che ha un senso noioso, in un film senza brillantezza.
MEMORABILE: Gli scrunts, specie di lupi verdi, riedizione trash, quasi parodistica, dei mostri di The Village.
Una storia puramente allegorica per mostrare come anche l'essere più insignificante abbia una propria funzione nella grande macchina dell'universo per far trionfare il bene. Morale indubbiamente suggestiva, ancorché new age, ma che qui cozza con l'insipida storia scelta per spiegarla, che inizia subito male, con l'idea che una ninfa del mare sbuchi da una... piscina! Insomma, il problema parte proprio dal soggetto e arriva dritto a una regia scialbo-lagnosa. Sprecata la bellissima location del condominio usato come imago mundi. Noiosetto.
Favola visionaria del regista di origine indiane che riprende un antico racconto ove emerge la lotta tra il bene ed il male e la consapevolezza di sè che alberga in ognuno di noi. Ritmo narrativo pacato ma film ben diretto. Valido Giamatti che sa essere buffo e al tempo stesso suscitare affetto. Finale, dopo molto peregrinare, scontato.
A tutt'oggi resta il capolavoro di Shyamalan. Una delicata e visionaria fiaba mista a horror e comedy, che tralascia i finali "furbeschi" dei suoi film precedenti e si tuffa in un clima e in un'atmosfera decisamente spielberghiana. Sembra uscito dai magici anni 80, con citazioni a Splash, a condomini depalmiani con varia umanità multirazziale, sino a mostri "licantropeschi" fatti di erbacce. Virtuosismo registico (la festa), un gusto tra il tetragono e il favolostico e un ottimo finale visionario che è una gioia per gli occhi. Piccolo cult.
MEMORABILE: La Howard sotto la doccia; l'odioso critico sbranato dalla bestia fatta di erba; il primo incontro tra Giamatti e la ninfa Howard.
Il cinema di Shyamalan non mi piace, il film (come già era accaduto con The village) mi ha molto divertito. Non c'è dubbio sul fatto che il regista di origini indiane sia talora così oltraggiosamente autoreferenziale da sfiorare la parodia. C'è tuttavia, nella sua ultima "maniera", una naivetè di racconto così debordante da rendere la visione un universo chiuso dal quale trarre un piacere espressamente filmico, in cui le allegorie, i rimandi, le citazioni son non indisponenti fanfaluche onanistiche. Un film-gioco dì ruolo: interattivo, caldo e sognante.
Pericoloso titolo, per gli italiani; per fortuna la Lady in questione si rifugia sì in bagno, ma sotto la doccia. Tratto da una favola che lo stesso regista ha scritto per i bambini; sono passati molti anni e fatico a ricordare la mia mente di bambino e cosa avrebbe capito di questa storia; di certo ora ho faticato non poco a non perdere il filo (colpa anche della "bellissima" traduzione a spizzichi e bocconi della reticente mamma asiatica). Va bene c'è il condominio, che ne ricorda altri più celebri, che rappresenta la comunità; ma poi?
MEMORABILE: Il lupaccio che si fa fuori il critico di cinema, ben fatto.
Letargico polpettone con moralina incorporata (il regista si premura di ribadirla ogni cinque minuti) che aspira a essere uno delle più tediose pellicole di sempre. Una favoletta (coreana? Perché, allora, c'é una roscetta a mollo?), un apologo? A cosa stiamo assistendo? Forse alla riattualizzazione di Malpertuis? La storiella si snoda con professionalità, ma talmente fiacca, verbosa e inconcludente da sommergere persino la prova del povero Giamatti. Insulsa la Howard, reale metafora di un cinema senza nerbo.
Siamo lontanissimi dalla potenza narrativa di Glass ma fortunatamente anche dal tedio di E venne il giorno. Qui Shyamalan (che ha anche un ruolo piuttosto importante come attore) commette l'errore di trascurare la tensione, soprattutto nella seconda parte. Peccato perché Giamatti è in gran forma e alcune soluzioni visive non sono per niente male (lo Scrunt fa davvero paura); purtroppo però il tutto è annacquato da un'eccessiva verbosità che rende il film piuttosto statico e poco coinvolgente (ebbe infatti un'accoglienza disastrosa).
Favoletta insipida caratterizzata da una storia di fondo abbastanza brutta a cui si aggiungono uno script piatto e una serie di scene che sfiorano il ridicolo. Shyamalan prova a mischiare spunti new age, momenti comici e una morale positiva ma non funziona praticamente nulla e il ritmo lento e la cattiva caratterizzazione dei personaggi (tremendo il critico) fa sperare in una vittoria dei mostri. Si salva solo il povero Giamatti, ma da solo non può fare nulla.
MEMORABILE: In negativo: le parole crociate in bagno e il personaggio del critico.
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Fa parte dei 190 film menzionati da Edgar Wright e da Quentin Tarantino che si possono trovare nel commento del film -HOT FUZZ- Questo "duetto" di opinioni e citazioni è incluso nel terzo disco DVD della collector's edition uscita per il mercato UK.
HomevideoGestarsh99 • 25/12/11 00:23 Vice capo scrivano - 21546 interventi
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