Maggiore dell'esercito radiato si infiltra in una banda di ladri con lo scopo di scovarne il capo ed eliminarlo. Solido western come oggi non se ne fanno più. Diretto con polso robusto dall'esperto De Toth, che dirige uno dei suoi film più memorabili. Belle le scene d'azione e grande cast. Gary Cooper in uno dei ruoli migliori della sua carriera. Lon Chaney Jr, in uno dei suoi ultimi film, è magistrale. Un film da riscoprire.
Nella guerra di secessione americana i cavalli erano di enorme importanza, come pure le armi, naturalmente, da cui il titolo originale. I confederati riescono a rubare i cavalli destinati ai soldati nordisti, grazie a una spia che, con un ingegnoso sistema, rivela da dove passeranno i branchi. Un maggiore (Gary Cooper) nordista inventa il controspionaggio e per fare questo si fa radiare dall'esercito. Western originale ma poco coinvolgente: con troppa facilità l'infiltrato viene accolto dalla parte opposta. Per contro, inaspettata è la spia.
In un involucro western De Toth avvolge un'esemplare, archetipica trama spionistica, con i rituali doppi e tripli giochi e saliscendi di reputazione. Gary Cooper soffre all'inizio alorché deve sembrare bischero più che spregevole, poi via via ridiventa granitico come si conviene (rimpiangendo però magari di non essere scapolo). Robuste le scene di battaglia, moderata l'inevitabile retorica.
In futuro, l'ibridazione del western con altri generi diventerà prassi piuttosto diffusa; De Toth ne spiana la strada introducendo una trama (contro)spionistica entro la cornice storica della guerra di secessione e dell'avvento dei nuovi fucili automatici. Per tutto questo l'opera è senz'altro meritoria, sebbene la regia si riveli più salda in singoli frangenti - soprattutto le scene d'assalto - che nella conduzione del racconto, talvolta viscoso. Granitico e conciso, Gary Cooper si conferma ancora una volta icona inossidabile del western hollywoodiano.
MEMORABILE: La cacciata di Cooper dal forte; le coordinate del luogo celate negli importi; l'assalto finale.
Western, grondante patriottismo, con indagine annessa celata dietro al volto corrucciato e impenetrabile del protagonista (un Cooper in forma). Anche il resto del parco attorico ("compare" e mela marcia compresi) se la cavano più che dignitosamente. Il ritmo è un po' altalenante; e gli anni inevitabilmente pesano sulla pellicola, soprattutto sui dialoghi, che maggiormente ne evidenziano la datazione. Ma nel complesso non è male, lasciandosi seguire senza troppi cali di interesse.
MEMORABILE: Il processo con conseguente espulsione; Cosa si cela nelle cifre dei pagamenti; Il finale, con inseguimento e buona sorte.
La maschera di fango del titolo italiano è quella del disonore. Allo scopo di far venire allo scoperto una spia infiltrata, un maggiore nordista si fa espellere dall'esercizio per codardia, attirandosi il disprezzo della moglie e del figlio... Western ambientato durante la guerra civile diretto con buon mestiere ma un poco superficiale, in quanto poteva essere sfruttata meglio la presenza di Cooper per rendere più sfaccettato ed ambiguo il suo personaggio, invece di concentrarsi quasi interamente su una trama spionistica che, pur essendo innovativa per il genere, stenta ad appassionare.
Western ambientato durante la Guerra di Secessione al cui interno si cela una trama spionistica, con annessi doppi giochi e voltafaccia, che gli permette di distinguersi dalla pletora di prodotti analoghi sfornati nel periodo. Si batte molto sui tasti dell'onore e della patria, ma la retorica è piuttosto contenuta, mentre la regia di De Toth dà il meglio nelle sequenze spettacolari. Cooper inizialmente fatica ad impadronirsi della parte, ma poi è perfetto, e anche il resto del cast si comporta bene, compresa l'unica donna Phyllis Thaxter che rischia di fare più danni della grandine.
MEMORABILE: L'espulsione di Cooper; Gli scontri a fuoco; Il finale.
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Il titolo originale (Springfield Rifle) si riferisce ai nuovi fucili automatici marca Springfield il cui carico abbandonato ai sudisti è all'origine della storia.