La prima mezz'ora è del tutto muta, con il naufrago protagonista (Brogi) che sbarca su un'isola in apparenza disabitata; la esplora, finisce in una struttura in cui strane macchine sembrano funzionare per nessuno. Si poteva ridurre il tutto a pochi minuti? La risposta è sì, anche perché non c'è nulla di così memorabile in quanto si vede, né sembra andare molto meglio quando finalmente fa capolino qualche essere umano: non ascoltano il naufrago che li interpella, si muovono lentamente come automi, spiaccicano qualche dialogo dal significato oscuro. Ci vorrà un bel po' prima che il Morel del titolo (John Steiner) finalmente spieghi al gruppo di persone lì con lui cosa sta facendo: in pratica...Leggi tutto quelle che vediamo, ci fa capire, sono proiezioni di persone a cui ha deciso di donare l'immortalità (cosa ci si guadagni a vagare come proiezioni ripetendo sempre le stesse azioni sarebbe poi bello capirlo). Ad ogni modo l'intero senso della storia è racchiuso in due o tre dialoghi esplicativi, il resto sono pellegrinaggi muti per l'isola del povero visitatore, che osserva il gruppo mentre balla sotto la pioggia, parla più o meno del nulla o prova a comprendere le sperimentazioni di Morel. Non c'è dubbio che le intenzioni siano lodevoli e l'idea su cui il film si basa (mutuata da un romanzo di Adolfo Bioy Casares) possieda potenzialità che in qualche modo l'esordiente Greco sfrutta, ma per reggere la durata ci sarebbe voluta qualche invenzione scenografica o visiva in più o almeno una messa in scena e una regia più creative. Così si finisce col restare ipnotizzati dalla clamorosa lentezza nel procedere senza considerare quanto essa in realtà rappresenti forse l'unica via d'uscita per poter donare artificialmente un po' di sostanza a una storia che di “ciccia” ne ha poca, pochissima. Osservare il gruppo di “visitatori” mentre si muovono al rallentatore tra le rocce o nei corridoi dell'unico edificio presente in loco non sembra poter dare molto di più rispetto alla suddetta sensazione ipnotica e il finale, ancora una volta, si aggrappa alla bella soluzione del soggetto piuttosto che alla realizzazione, confermando quanto le intuizioni sulle quali il film si basa valgano molto più di regia e sceneggiatura. Comunque centrata l'ambientazione a Malta, per quanto la struttura presente sia stata costruita appositamente dagli scenografi.
Arduo, pietroso, affascinante: rende bene le suggestioni del romanzo. Serve pazienza e spirito adatto, ma poi la magìa, che prima scaturiva solo a rivoletti da luoghi e costruzioni, si sviluppa e germoglia, fino alle emozionanti scene in cui Brogi adocchia e rimira da vicino chi non può vederlo e parla e sorride a chi non può sentirlo. Non v’annoio con le metafore (c’è pure il cinema…), ma mi limito a una frase che mi è venuta in mente: “il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza”. Girato a Malta.
Insieme incubo kafkiano e riflessione sul Cinema, l’ostico e labirintico esordio di Greco è egualmente influenzato da Antonioni e Bresson. Il lento e silenzioso inizio – il primo dialogo giunge solo dopo 33 minuti – prepara una situazione di calma apparente che termina con la presentazione dell’invenzione di Morel: la cristallizzazione dell’attimo e la perpetuazione di un’ideale realtà incorporea. Il naufrago Brogi è adeguatamente spaesato e curioso mentre osserva gli iterati movimenti meccanici del segaligno Steiner e della fascinosa Karina.
Parole e azioni di personaggi rétro in un'isola, che si ripetono ogni giorno uguali a se stesse, spiate con incredulità da un naufrago. Il desiderio di Faust (fermare l'attimo quando è bello) assume qui contorni lividi da metafora della condizione umana di oggi e non solo. Peccato per il ritmo un po' sfibrato di questa opera prima: l'esordiente Emidio Greco sembra più attento all'etica del discorso che all'estetica, pur nella raffinatezza dello sguardo e delle immagini. Ma, nonostante l'atmosfera intellettuale, il film incanta e inquieta.
Misconosciuto fantastico italiano i cui ritmi dilatati e ripetitivi costuiscono il punto di forza, così come pure i paesaggi aridi e "petrosi", il clima di soffuso mistero e la bella musica di Piovani. Per molti arduo da affrontare (la prima parola viene pronunciata dopo trenta minuti), riesce in realtà a tener desta l'attenzione e a coinvolgere chi sa affrontarlo con il giusto spirito. Esordio ineguagliato di un regista che prometteva bene e che poi, purtroppo, non ha mantenuto. Gioiellino italico che va assolutamente rivalutato e recuperato.
Interessante mix di fantascienza e metafisica, il film resta indubbiamente un'opera anomala nel panorama del cinema italiano. Ispirandosi all'omonimo romanzo di Bloy Casasares, Greco evita abilmente le secche di un esistenzialismo di maniera e di uno sperimentalismo fine a se stesso, riuscendo a dominare la vicenda con un un efficace senso dello spettacolo, ben sorretto dalla suggestiva location e dall'apporto di ottimi attori (Brogi, Steiner, la Karina) e di collaboratori di gran classe (Ippoliti alla fotografia e Piovani alle musiche).
Tedioso film tratto da un racconto di Bioy Casares; l'idea è interessante e lo è anche l'ambientazione, ma gravita un parterre di attori di cinema di genere come Steiner che, pur avendo il phisique du role, inficiano la pellicola con la loro faccia sovresposta. Inoltre non si riesce a dinamizzare la materia che nella parola raggiunge una tensione sconosciuta al film. L'argomento angosciante della ripetizione dei gesti e l'invisibilità dell'individuo non meccanizzato diventano tedio. Volenteroso, comunque, e non privo di interesse.
Forse uno dei rari esempi di riuscita fantascienza made in italy. Partendo da un romanzo di Adolfo Bioy Casares, Emidio Greco realizza un film ipnotico e surreale, lento ma ugualmente avvincente. Il naufrago di Giulio Brogi si ritrova solo su quest'isola, in compagnia di personaggi "filmici" e virtuali, forse fantasmi del passato, prodotti dalla macchina creata da Morel, un po' come il Georges Riviere di Danza Macabra (ma Brogi non può interagire e resta una dolorosa solitudine).
MEMORABILE: Il tentativo di Brogi di distruggere l'infernale macchina di Morel.
Non si può lasciare per 55 minuti in dormiveglia per non dire in stato soporifero quel disgraziato che vede il film... anche perché l'idea alfine descritta è molto originale, ma non per questo rigorosamente buona. Cosa ne viene in tasca a creare identità fittizie che reagiscono e concludono le azioni sempre allo stesso modo? Non mi par proprio che in tal modo si raggiunga l'eterna felicità. Confermo: il film è originale, ma c'è troppo da aspettare prima di entrare nel vivo.
Film d'autore di un semiconosciuto Emidio Greco, con un punto interrogativo sul genere. Assolutamente complesso e molto figurativo, il film non chiarisce il ruolo del protagonista ma si limita a descrivere scena per scena le impressioni dello stesso; dall'impatto che ha l'isola su di lui (rifugio o prigione) al rapporto con i personaggi, reali o immaginari. Fino al sorpredente finale. Suoni e rumori memorabili.
Interessante e davvero notevole questo film fantascientifico di un regista a me quasi sconosciuto (ho visto solo una storia semplice). La prima mezz'ora è davvero coinvolgente: senza dialoghi e con il protagonista da solo su un'isola sconosciuta. Da vedere.
Naufrago approda su un'isola deserta dominata da una misteriosa villa dalle forme geometriche e spettrali: scoprirà di essere più solo di quanto pensa... Chi è costui? Da dove viene e dove si trova? Chi sono "gli indifferenti"? Tra Borges e L'anno scorso a Marienbad, un fantastico italiano che corteggia il metafisico per poi risolversi in una dichiarazione d'amore-odio per la settima arte. Il clima di attesa e mistero non ha la giusta compattezza e il racconto è troppo reiterato, ma la suggestione è palpabile e il fantasma percettivo, a posteriori, persiste. Da vedere.
Una pellicola affascinante, in special modo per la curiosità che impone un coinvolgimento dello spettatore. Questo non può non inquietarsi al silenzio che governa fra gli interpreti per una buona mezz'ora. Giochi di sguardi e gesti che percorrono una trama soddisfacente e un finale che può lasciar saziati anche con il senso dell'amaro. Pregevole.
Siamo di fronte a un film molto originale, che però non riesce a convincere del tutto a causa di un ritmo decisamente soporifero e uno sviluppo che richiede la massima pazienza da parte dello spettatore (le prime battute vengono pronunciate dopo più di mezz'ora). L'invenzione del titolo richiama sicuramente il cinema e il suo rendere immortali le immagini riprese. Bella l'ambientazione maltese e la fotografia, adeguati gli interpreti. **!
Un uomo, naufrago da non si sa dove, capita in un'isola scogliosa per rivivere immagini di 50 anni prima, "invenzioni" cinematografiche realizzate con l'illusione di poter sconfiggere le leggi del tempo e raggiungere così l'immortalità. Se il contenuto sembra valido, il contenitore si traduce in più di cento minuti di rara noia che solo il rumore del vento accarezza leggermente, contribuendo però a renderlo ancor più soporifero...
L'aggettivo che ho trovato più appropriato, dopo averlo visto bene, è "ammaliante". L'atmosfera surreale e lo sviluppo della trama sono coinvolgenti e ti lasciano un po' di amaro in bocca. Esagerando, si potrebbe dire che è la storia che, penso, a chiunque piacerebbe vivere. Ho comperato il dvd e lo ho già rivisto due volte. Eccezionale! Consigliato caldamente.
Mi ha sempre affascinato questo film di Greco. Dall'inizio, con questi lunghi minuti riempiti solo dal vento e dal rumore del mare, fino all'arrivo a questa strana costruzione per poi giungere al centro del racconto con la sua inquietante realtà. Non ho letto il romanzo da cui è tratta la sceneggiatura. Il film tiene comunque molto bene, Greco è un ottimo regista che muove bene la macchina. Giulio Brogi incarna bene il personaggio; validi anche gli altri attori del cast.
Un sogno, un miraggio, una scatola cinese, in una parola la magia del cinema condensata in pellicola. Estremamente originale, si rifà a un'ipotetica invenzione che racchiude in sé il segreto dell'agognata immortalità. In chiave onirica affronta una storia catartica, i cui unici perimetri sono quelli dell'immaginario filmico. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in un'isola assolata... Degno di nota.
Una perla rara del cinema made in italy. Una grande maestria registica riesce a trasmutare atmosfere di placida amenità in qualcosa di filmicamente tangibile. Un film vivo che magnetizza e rapisce con i sui silenzi e i suoi misteri. Grande gusto della regia anche nella selezione di... praticamente tutto: cast, dialoghi, location, recitazione, costumi. Il soggetto, già ampiamente magnificato da premi letterari, vale forse più del film in sé che ne è solo il riflesso; comunque un riflesso coi fiocchi (!).
Pellicola particolare. Si è coinvolti ma lucidamente si percepisce che qualcosa in realtà manca; soprattutto il contatto tra le due realtà, cercato solo verbalmente (e la cosa un po' inquieta, durante la visione). Per i mezzi utilizzati si può davvero considerare un piccolo gioiello della nostra fantascienza. E’ così fuori dal tempo che, anche se rivisto oggi, mantiene gran parte del suo fascino. Confesso che mi aspettavo un colpo di scena finale più fuori dagli schemi. Da rivedere e rileggere.
Naufrago ricercato approderà su un’isola apparentemente deserta. Trama interessante tra richiami futuristi, sogni d’immortalità e frustrazione conseguente. Ha il pregio d’essere girato coi tempi giusti (per via di numerosi silenzi), sfruttando location pietrose e ambienti senza tempo. Inquietante per il clima d’incertezza che instilla senza provocare angoscia. Velato tributo al cinema, dichiara l’amore per le immagini e per il senso di memoria che lasciano. Buone musiche anni Venti di Piovani che alleggeriscono la visione.
MEMORABILE: Il discorso di Morel; Brogi che parla invano a Faustine di cui si è invaghito; Il buco nel muro che si richiude.
Una provetta di proiezione analogica; fumi d'incenso di paradosso tecnologico; una fiala d'amore folle; nebulizzazioni di persistenza fantasmatica; gocce di metafisica - ecco elencati gli ingredienti principali dell'opera, dalla distillazione ardua. Appaiono il mistero soggiogante e lo strano percorso (notevoli la prima mezz'ora muta, l'edificio con le sue macchine e i suoi meandri, le prime manifestazioni degli ospiti). Lode ad Anna Karina, al paesaggio maltese, alle maestranze maltesi, ai sublimi artigiani di Cinecittà e alle affascinanti idee di Bioy Casares.
Bellissimo apologo sull'incomunicabilità di donne e uomini, accomunati solo da un'ineluttabile condanna alla caducità. Novella cattedrale nel deserto, protagonista si erge, per contrasto in e con una natura arida e ostile, la villa (centrale elettrica, nucleare, mausoleo?) dalle architetture avveniristiche, estremo baluardo contro la polvere del tempo. Come sempre ottimo Steiner. Perfetto Brogi.
Dal romanzo di Bioy Casares una rarità sotterranea di Emidio Greco. L'esplorazione di un'isola deserta di un naufrago che tace e che poi parlerà. Basato sulla suggestione del vuoto nei rumori naturali e nel cozzare della tecnica il primo tempo, subdolamente teso nelle interpretazioni di Giulio Brogi e John Steiner il secondo tempo. Questo eccesso di immobilità stilistica, di rappresentazione per teatro di fantasmi, può piacere e inquietare. L'eleganza visiva è innegabile. Le immagini rieccheggiano in un palco piatto che fa della stagnazione illusoria dell'eco la propria poetica.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (sabato 3 ottobre 1981) di L'invenzione di Morel:
Ahi, ahi, Marcel, due pallini ad un cult "buiesco", ahi...ahi...
DiscussioneZender • 16/12/15 08:52 Capo scrivano - 48855 interventi
Che ci vuoi fare? se il Marcel dovesse preoccuparsi quando va controtendenza o controbuienza addio :) Fortuna che anzi si pone davanti ai film senza pregiudizi o paure, tutto sommato. Poi uno legge nel papiro le motivazioni (se ne ha voglia) e se ritiene che sian fesserie si farà la sua idea.
Visto ieri.
Davvero ipnotico.
Me lo ero "segnato" leggendo a proposito di Alfa e Omega e sono rimasto davvero impressionato da quanto si è potuto fare con così poco.
L'unico interrogativo che mi son posto (ma confesso di avere saltato qualche minuto della prima parte per una telefonata) è come mai un fuggiasco naufrago, affamato e assetato, non abbia mai tentato un contatto fisico con le immagini e le cose che ai suoi occhi parevano così reali.
Devo dire però che questa cosa mi ha tenuto sulle spine e mi ha angosciato fino alla fine; ciò ha di sicuro aumentato il mio interesse.
Davvero bello ma credo debba essere rivisto più attentamente.
Leggendovi scopro a volte dei piccoli gioielli che ignoravo del tutto.
Personalmente lo reputo uno dei parti più felici della " fanta 70" e il miglior film di SF italiano mai girato.
Algido, ipnotico, penetrante, un sogno/incubo ad occhi aperti
Una realtà virtuale ante litteram, scenografie liberty, personaggi irreali stravaganti, solitudine e frustrazione
Il clima sull' isola deserta, tra canicola e smarrimento, entra dentro come una lama di coltello.
Per certi aspetti pare la versione onirico/fantascientifica di DANZA MACABRA ( con la sola differenza che il naufrago di Brogi non può interagire con questi eleganti " fantasmi" di un passato/presente/futuro)
Finale crudele per un piccolo diamante di bizzarria e originalità.
Sollevo anche qui una domanda che ho postato in forma simile nella discussione su Il seme dell'uomo di Ferreri (1969).
Uno degli amici di Morel, che praticamente non parla, e che non partecipa alla riunione per la rivelazione dell'inventore, mi sembra il "maggiore De Votis" (o "Devotis") del film di Ferreri. Vedendo il quale, peraltro, avevo sospettato fosse una donna (come il personaggio che lo accompagna, un prete che è una donna doppiata da un uomo).
Si vede bene, a figura intera, con l'inconfondibile fisionomia, i tratti androgini, e la chioma foltissima, a circa 40 minuti dall'inizio. Ho googolato uno per uno tutti gli attori dei titoli di testa di Greco, e cercato corrispondenze tra le rispettive liste del cast nell'IMDB, ma niente. Posto qui una foto relativa al film di Ferreri per un raffronto.
C'è modo di identificare questa persona misteriosa?