Appena trasferiti in un ricco quartiere residenziale, i Jones suscitano l'invidia dei loro vicini: tutto quel che indossano o possiedono è cool, trendy, fashion... Come resistere alla tentazioni di imitarli? Spunto originale per questa commedia sulla pubblicità occulta che, per tutta la prima parte, intriga e diverte con intelligenza. Nella seconda parte, le ambasce di Duchovny e una svolta drammatica, peraltro non imprevedibile, ne sminuiscono la presa fino ad incanalarla verso un finale convenzionale, ma resta una gradevole sorpresa.
Commedia in agro-dolce (a dire il vero più amara che dolce) sul consumismo moderno e su alcune tecniche occulte per pubblicizzare e vendere prodotti. Cast non altisonante ma funzionale al plot e sceneggiatura davvero originale e ben curata. Scritto e diretto dall'esordiente Derrick Borte, giovane produttore (tedesco) di Hollywood passato dietro la MDP, il film ha riscosso un ottimo successo, oltre a essere premiato al Toronto Film Festival. Coraggioso per certi versi, presenta poche sbavature e si lascia guardare con piacere.
Film molto intrigante a cominciare dalla coppia di protagonisti Duchovny e Moore che fanno scintille. L'idea di base è buona quasi apocalittica per il grande business della pubblicità e della manipolazione dei consumatori, che diventano carne da macello votata agli acquisti per apparire a tutti i costi. L'ottimo inizio, anche ben argomentato, "acchiappa" e sorprende. Si prosegue discretamente fino al finale un po' scontato. Per chi vuole vedere qualcosa di diverso.
Una profonda riflessione sulla società. Attuale, sempre molto attuale, purtroppo. Il cappotto del mio vicino, la sua macchina di grossa cilindrata e le sue scarpe griffate mi portano a spendere una cifra da capogiro per avvicinarmene, magari anche finendo sul lastrico. Questa, in sintesi, la teoria-lavoro di Borte, impressionante per quanto sia in grado di scuotere le coscienze. Demi Moore, bravissima, sa essere affascinante anche solo stando seduta scalza su di un letto inforcando un paio di occhialini, Duchovny non le è da meno.
L'idea di base - una finta famiglia dedita al product placement - è molto interessante e in linea con l'odierna società dell'apparire e del consumo, ma dopo la vigorosa stura della prima parte prosegue a fatica, finendo con abbracciare facili soluzioni romanzesche o sensazionaliste. Da considerare l'eleganza della messa in scena, l'assenza di volgarità gratuite e le disinvolte prove di Duchovny, della Moore e della Heard, quest'ultima molto a suo agio nei panni di ragazza snob e ripresa artisticamente in un fugace nudo in penombra.
MEMORABILE: La continua pubblicità dell'Audi: peggio che il Fernet Branca nei film italiani degli anni Settanta.
In America (in particolare) il business è business, niente riesce a prendere il sopravvento: né i sentimenti, né l'amicizia o cose di questo genere; nel business prevale l'interesse economico e, di conseguenza, la competizione. Il film prende in considerazione un tipo di businesse tipicamente statunitense, perlomeno di una certa fetta della società, quella che spende, quella che dà importanza all'apparire. Idea buona, piuttosto originale, priva però di un mordente che poteva affondare molto di più. La nuova Demi Moore è perfetta per la parte.
Decisamente originale lo spunto di questo film, quello cioè di una famiglia “finta”, assemblata come testimonial vivente e continuo di prodotti merceologici. Non assente ovviamente il sottotesto critico nei riguardi della società dei consumi. Anche gli attori sono decisamente funzionali al contesto. Peccato che il film inserisca il tema sentimentale non necessario e portato avanti in maniera forzosa. Senza la storiella d’amore di prammatica, la pellicola sarebbe riuscita meglio.
Storia di una famiglia perfetta che, oltre a non essere perfetta, non è nemmeno una famiglia. Spunto indubbiamente interessante che getta ombre sinistre su una società (non solo quella americana ovviamente) nella quale ogni valore è andato perduto. Ben riuscito il personaggio di Steve (il primo a staccarsi dal gruppo per ritrovare sè stesso), buona la scelta del cast, finale avvilente ma che si apre a una seppur minima speranza di cambiamento.
MEMORABILE: I Jones aprono la porta ai vicini con un sorrisone programmato ad arte stampato sui volti.
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Veramente ben scritto e diretto questo film, con uan storia originale (riprende alcune cose già viste in "American beauty") che mi è piaciuta molto; e vedo che anche la media davinottica è molto buona, indice che anche ad altri è piaciuto. Duchovny mi piace molto in questo tipo di ruoli da arricchito playboy, e poi c'è una Moore veramente in forma.