Dopo le cremisine squisitezze visive del precedente The red shoes, ecco un'ulteriore conferma dell'attrazione del cinema horror coreano per la rilettura della tradizione fiabesca germanica. L'utilizzo ricercato del colore, di caramellosa ed abbagliante sofisticatezza, illumina la prigionia di un personaggio stretto fra l'inestricabilità labirintica della Foresta ed i fulgori collodiani di una casa dei balocchi, sotto la cui glassa artefatta alligna il grido disperato di un'infanzia abbandonata, da sempre vilipesa nel diritto insopprimibile alla famiglia.
MEMORABILE: I piccoli rimandi a "La morte corre sul fiume".
Un uomo in fuga dalle proprie responsabilità di futuro padre, smarrito in una foresta oscura, giunge nella "casa dei bimbi felici", da cui, una volta entrati, è impossibile allontanarsi... Il regista si ispira nuovamente ad una fiaba nordica, con una messa in scena ancora più visivamente affascinante nei suoi eccessi cromatici e nell'accumulo oggettuale, al servizio di una storia che ribalta lo stereotipo dei bambini demoniaci - i veri "mostri" sono sempre gli adulti. Bellissimo da vedere, difetta di una eccessiva lunghezza nella parte finale.
MEMORABILE: I dolcetti tutti colorati sulla tavola imbandita, da sognarseli la notte (ed infatti li ho sognati)
Nella selva oscura c’è il paradiso dei bambini, dove i desideri si avverano e gli adulti cattivi sono puniti (magari con contrappasso dantesco): un buco nero bloccato nel tempo, ripieno di crema e giochi, da cui è impossibile fuggire. Al di là della storia (lunghetta e con qualche crepa e pretesa di troppo) e dei sensi, sono la stupenda fotografia dai colori accesi, la sensibilità visiva che si rapprende in primissimi piani caldi e morbidi, l’atmosfera zuccherosa gravida di inquietudini a sedurre e catturare anche noi nella gabbia dorata.
Incubo favolesco dove gli adulti non fanno certo una bella figura (anche il protagonista pensa soprattutto a se stesso, senza cercare di avvicinarsi veramente ai tre bambini). Il meccanismo non è nuovo (il luogo da dove sembra impossibile andarsene) e la narrazione è qua e là arrancante, finendo per appesantire la pellicola e rendendo più difficile mantenere alto il livello di attenzione (andava snellito). Ma nello stesso tempo, permette di entrare in questa spirale, dove gli adulti falliscono regolarmente e finiscono per pagarne il prezzo. Non male, dopotutto. Nota di merito per il diacono.
MEMORABILE: "Noi siamo odiati da tutti...Ma siamo davvero così cattivi?"; Ciò che ha dato origine alla casa trappola; L'infornata con onda acustica.
Recuperando la tradizione fiabesca europea, il regista narra una storia che attinge a diverse fonti conservandone alcuni elementi caratteristici (la foresta inestricabile, la casetta magica/malefica e gli orfanelli bistrattati e abbandonati). Grande sfoggio "pittorico" nei colori e nella pletora di giochi e arredi, luci e ombre che avvolgono anche passaggi più tesi, per una storia di traumi e di prigionia che contrappone il mondo infantile a quello degli adulti. Nuoce un certo manierismo e la lentezza del procedere ottenuta per addizione.
POTRESTI TROVARE INTERESSANTI ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Non prendetelo per oro colato perché l'ho visto diverso tempo fa.
Quel che ricordo è che all'inizio mi aveva stupito tantissimo, un'idea veramente originale.
Però poi, alla lunga, avevo notato una certa stanchezza e ripetitività nel prosieguo della vicenda. Forse era volato anche qualche sbadiglio (scusate, io sono fissato col ritmo).
Però ricordo che la messa in scena era impeccabile.
Son d'accordo sul fatto che non sia un film perfetto ma d'altronde anche larga parte delle recenti pellicole sud-coreane puntano più sulla resa estetico-tematica che non sulla tenuta strutturale.
Questa particolarità, almeno per me, emerge anche in opere come Bedevilled, Lady Vendetta, Dream home o, se vogliamo allargare il raggio, anche nel giapponese Confessions (probabilmente assai troppo calcato e insistito nella perifrasi del suo racconto); ciò non toglie che la qualità complessiva recuperi molto sia nella forma impeccabile e tecnicissima sia nella profondità della materia trattata (le storie messe in immagini, anche se "ricamate", non risultano quasi mai superficiali ma assai approfondite).
In Hansel & Gretel i rimandi letterari, alcuni dei quali arrivano sin qui in Italia, sono molto precisi e ben calati nel tessuto delle vicende e non scadono mai nella baracconata fine a se stessa tipica di prodotti similari americani o europei.
Questo pregio fondamentale, agli autori sudcoreani e orientali in generale, va assolutamente riconosciuto.
Gestarsh99 ebbe a dire: ciò non toglie che la qualità complessiva recuperi molto sia nella forma impeccabile e tecnicissima sia nella profondità della materia trattata (le storie messe in immagini, anche se "ricamate", non risultano quasi mai superficiali ma assai approfondite). Sono daccordo con questa analisi.