The red shoes - Film (2005)

The red shoes
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Titolo originale: Bunhongsin
Anno: 2005
Genere: horror (colore)
Note: In dvd (catalogo Medusa) - n.o. del 18-11-2005

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/07/07 DAL BENEMERITO UNDYING
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Undying 2/07/07 21:14 - 3807 commenti

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Rivisitazione in chiave horror della favola di Christian Andersen: il ritrovamento, nella metropolitana, di un paio di scarpette rosse sarà causa di una serie di avvenimenti al limite della razionalità per la neo-divorziata Sun-jae (Hye-su Kim). Ennesima vicenda sulla maledizione contenuta (e scatenata) dagli oggetti, nello specifico le scarpe. Dalla Corea un altro horror a base di spettri, ma con un finale inatteso e venato di giallo. Notevole operazione, resa ancora più intrigante dall'ottima fotografia e dal buon lavoro sulle sfumature cromatiche...

Elsup 5/01/09 16:27 - 140 commenti

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Ennesimo film horror di derivazione asiatica, questa volta dalla Corea. Delle scarpe maledette entrano nella vita di una povera donna divorziata; da allora le succede l'impossibile. Pellicola inutile, incomprensibile a tratti, noiosa. Decisamente da scartare.

Stefania 18/02/10 20:58 - 1599 commenti

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Rivalità femminile, rapporto odio-amore tra madre e figlia, cattiva coscienza che elegge un oggetto a feticcio, catalizzatore di aggressività repressa, suggestioni fiabesche e leggende metropolitane... è denso di sottotesti questo horror, immeritatamente poco conosciuto. Non è eccezionale, ha un ritmo discontinuo e diventa presto ripetitivo, ma l'atmosfera di penombre e di sussurri interrotta da lampi improvvisi di violenza, tipica di molti horror asiatici c'è, ed è godibile. Bel finale.

Rebis 9/04/10 15:26 - 2332 commenti

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Per la verità le scarpette sono pink ma tutti (titolisti compresi) si ostinano a vederle red... daltonismo a parte, non sono certo colori e luci il problema (assai sofisticate e di maniera) ma piuttosto la costruzione di un mistero che non condensa mai in autentica paura. Tutto il repertorio degli asian-shock (l'ascensore, il corridoio, i capelli) e non (il geyser da Nightmare, ribaltato) è sdoganato con una ridondanza che tracima nel ridicolo. Il racconto, malgrado il clima vagamente argentiano, è inutilmente complicato e riserva una chiusura con due o tre sottofinali di troppo. Stucchevole.

Gestarsh99 29/10/10 01:54 - 1395 commenti

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Un altro splendido germoglio "nakatian/shyamalanesco" di sopraffina orientalità barocca. Come in tutte le opere del filone, l'orrore delle vicende ed i purpurei sfoggi cromatici celano nelle loro pieghe la filigrana di una debolezza umana, in questo caso tutta al femminile. Strizzando l'occhio alla ben più atroce favola danese di Andersen, l'autore sud-coreano compone un discorso esemplare ed efficace sull'invidia e la gelosia, la cupidigia ed il rapporto di competizione tra madre e figlia. Una pellicola accattivante e sofisticata, senza peraltro sfociare nelle poco fluide contorsioni miikiane di un Two sisters.
MEMORABILE: Il malefico sorriso finale della piccola e bravissima Yeon-ah.

Daniela 25/05/11 07:36 - 12625 commenti

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Un paio di scarpette inequivocabilmente rosa, che chissà perché vengono definite rosse, conduce alla perdizione e/o alla morte chi le indossa. Ne fa le spese una giovane donna che ha abbandonato il marito fedifrago ed ora vive con la figlioletta in uno squallido condominio. Horror orientale molto lontanamente ispirato al racconto di Andersen, di grande eleganza formale, soprattutto nelle scelte cromatiche quasi tutte declinate sui toni verde/acido, meno riuscito sul piano del racconto per la difficoltà di intersecare maledizione e follia.
MEMORABILE: Le scene nella metropolitana deserta

Didda23 16/03/12 13:43 - 2426 commenti

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Soporifera e inutile come poche altre pellicole, The red (?) shoes possiede un meccanismo narrativo che non riesce mai a coinvolgere pienamente lo spettatore. L'immagine è talmente curata che scade presto nella maniera e certe inquadrature sono comparabili alla stucchevolezza delle pubblicità di Dior. In definitiva ottima tecnica al servizio di una sceneggiatura povera di contenuti.

Lupoprezzo 30/07/12 13:40 - 635 commenti

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Quasi imbarazzante. È talmente tanta la carne al fuoco messa dalla sceneggiatura che ci si deve sforzare per tenere il filo degli accadimenti: passaggi buttati lì (come spesso avviene in queste pellicole) che generano solo confusione. Il sospetto di furbata per cavalcare l'onda dei successi degli horror orientali è tanta. Tensione praticamente nulla, momenti ormai già visti e rivisti, slegati da un assunto che fatica a prendere forma, annichilito com'è da una esasperata (e inutile) ricerca dell'effetto. Pasticciatissimo. Alla larga.

G.enriquez 18/02/13 15:08 - 121 commenti

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Gli asiatici a quanto pare sono ossessionati dalle storie di fantasmi. Il brutto è che non riescono in alcun modo a uscire dal solito clichè delle ragazze-fantasma con capello liscio lungo e occhi spiritati, che dovrebbero (più che mai d'obbligo il condizionale) spaventare a morte lo spettatore. Se si unisce dunque questa sensazione di già visto a un soggetto a dir poco nullo (pochi e pretestuosi i punti di contatto con Andersen) ecco che ne vien fuori un'opera noiosa, prevedibile e che in alcuni punti sfiora il ridicolo involontario.

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  • Discussione Manowar79 • 9/07/10 14:44
    Pulizia ai piani - 93 interventi
    segnalo un errore in uno dei commenti: l'autore del racconto "Scarpette Rosse" non è Anderson ma (Christian) Andersen.
  • Discussione Zender • 9/07/10 19:05
    Capo scrivano - 47729 interventi
    Grazie Manowar79, corretto.
  • Discussione Gestarsh99 • 31/07/12 20:28
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Lupoprezzo ebbe a scrivere:
    Quasi imbarazzante. È talmente tanta la carne al fuoco messa dalla sceneggiatura che ci si deve sforzare per tenere il filo degli accadimenti: passaggi buttati lì (come spesso avviene in queste pellicole) che generano solo confusione. Il sospetto di furbata per cavalcare l'onda dei successi degli horror orientali è tanta. Tensione praticamente nulla, momenti ormai già visti e rivisti, slegati da un assunto che fatica a prendere forma, annichilito com'è da una esasperata (e inutile) ricerca dell'effetto. Pasticciatissimo. Alla larga.


    Cosa curiosissima che mi è tornata alla mente leggendo il tuo commento è che qualche anno fa, alla prima visione, anch'io stroncai il film con le stessissime tue ragioni e motivazioni. Anzi, a dir la verità utilizzai termini assai più offensivi e denigratori (si trattava di una recensione scritta altrove e successivamente ripudiata in parte).
    Poi, a distanza di tempo, lo rividi per caso in una messa in onda su Italia 1 e con mia grande sorpresa ebbi modo di rivalutarlo da cima a fondo, proprio perchè inizialmente avevo frainteso con troppa sufficienza certi espedienti utilizzati dall'autore per insaporire l'intreccio. Paragonandolo ad altri prodotti affini dello stesso periodo ho potuto coglierne tanto la distanza stilistica quanto la cura del dettaglio (assente in tante opere "consanguinee" di fucina nakatiana), oltre ad apprezzarne la vena di grottesca follia surreale insita in alcune specifiche sequenze (vedasi la nemesi calzolara contro la grassona arraffona).

    Una certa sensazione di furbo caos [dis]organizzato resta senza dubbio indelebile ma la succosa metafora vermiglia della gelosia e della rivalità femminile madre/figlia credo che ripaghi con la sua originale caratterizzazione gran parte delle magagne trendaiole cui spesso la pellicola ricorre (quasi per ironico dovere reverenziale verso il genere d'appartenenza).

    Chissà che a una seconda visione questo cambio di giudizio non colga anche te ;)
  • Discussione Rebis • 1/08/12 13:22
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Nemmeno io lo ricordo come un bijoux. Difetti soprattutto a carico della sceneggiatura (inutilmente complessa, ma è un dato ricorrente negli horror orientali) e sovrabbondanza di stile. Però in effetti a fronte dei giudizi positivi di alcuni di voi davinottici una revisione ci starebbe :)
  • Discussione Lupoprezzo • 3/08/12 12:37
    Fotocopista - 38 interventi
    Ciao Gest :)
    Eh eh,tutto è possibile (come si suol dire: è del saggio cambiare opinione),anche se prima di concedergli un'altra possibilità ne dovrà passare del tempo: mi ha letteralmente spossato.C'è anche da dire che non sono un fan degli horror asiatici moderni: la loro ridondanza stilistica mi urta.
    Sicuramente il rapporto conflittuale tra madre e figlia è una colonna portante dell'opera,ma fatica ad emergere da quel guazzabuglio che governa (si fa per dire) la sceneggiatura.
    Vedremo in futuro se cambierò idea :P