Ad appena un anno dalla sua prima comparsa, torna l'abominevole Dr. Phibes (sempre interpretato, ovviamente, da un Vincent Price che appare chissà perché molto più vecchio). Tornano Vulnavia, l'organo, l'impagabile orchestrina d'automi, l'art-deco kitsch e le torture, il tutto sempre sotto la direzione del bravo Robert Fuest. Questa volta, tuttavia, la sceneggiatura è molto più complessa e intrigante (Phibes è in Egitto alla ricerca del fiume della vita), la regia meno tirata via e l'alternanza tra commedia (le parentesi investigative) e orrore più calibrata. Fuest...Leggi tutto ha insomma messo ulteriormente a fuoco il suo personaggio e, aggiungendo alla storia suggestioni egizie piuttosto inusuali, riesce nell'impresa di migliorarsi. Poi si potrà discutere sulla mancanza di novità nella caratterizzazione di Phibes, ma questo è difetto comune a qualsiasi seguito, e in ogni caso Phibes è già talmente originale nella sua concezione da non richiedere ulteriori sforzi in questo senso. Price è sempre maestoso, teatrale, ispirato, fondamentale nell'economia del film, capace di mettere facilmente in ombra il resto del cast. Il suo nuovo immenso laboratorio, costruito tra le caverne della Valle dei Faraoni, replica con scenografie di nuovo sorprendenti i risultati ottenuti nel primo capitolo. Gli automi sono splendidi e vengono usati qui anche al di fuori dell'antro di Phibes: memorabile la scena nel deserto in cui sorreggono una bandiera inglese e suonano le cornamuse per attirare un ricercatore. Poco sangue ma una bella dose di sadismo negli omicidi: quello con gli scorpioni è inquietante, soprattutto per come viene costruito. Regia ancora un po' zoppicante, ma la sceneggiatura ne salva gli esiti.
Il seguito dell'eccezionale Abominevole dott. Phibes non brilla certo per la sua riuscita. Ambientato in Egitto, sembra più il parto di una mente sotto effetto di psicotropi che non la continuazione della vicenda legata al vendicativo Phibes (che qua, sempre accompagnato dall'assistente Vulnavia, cerca di riportare la moglie in vita grazie ai poteri benefici di un affluente del Nilo). A nulla serve la presenza di Vincent Price, vanificata da una sceneggiatura che non ne valorizza le capacità interpretative (soprattutto sul piano verbale).
E’ praticamente un fumetto (scenografie, personaggi, trama). Questo può far storcere il naso a qualcuno, ma invece bisognerebbe riuscire a divertirsi e a bearsi dell’interpretazione di Price (praticamente uno zombi), che deve mimare col volto ogni sua frase. Un grande professionista in qualunque ruolo cinematografico, compreso il matto allucinato Dr. Phibes. Stupendi i pupazzi meccanici. L’ironia e la piacevole leggerezza del film sono riassunte nella vestizione della faccia con musica. Non per tutti, ma sicuramente per me.
Seguito sbiadito e non necessario del primo capitolo, di cui riprende pari pari il meccanismo narrativo e le vendette, sempre portate a termine con spietatezza raffinata, geniale e condita da un sano humour nero (su tutte, quella della vittima che viene uccisa per avvitamento, proprio dopo aver letto “Il giro di vite” di H. James). Buona l’idea di contrapporre al dr. Phibes - diabolico ma romanticamente devoto alla moglie defunta - non più un eroe virtuoso, ma l’avido e materialista Biederbeck. Sempre immenso Price, che perfeziona le sue doti mimiche e i suoi sguardi traforanti. Kitsch.
Intendiamoci, divertente è divertente, e Vincent Price è semplicemente ammirevole. Però la paccottiglia kitsch/egittologica (simile a quella di una nota storia di Tex), che pure ci garberebbe (e che consente risultati visivamente interessanti), si mescola male col personaggio Phibes, a tratti pericolosamente somigliante a certi caricaturali mad-doctors alla Dreyfuss. Paga il confronto col primo, ma merita senz'altro un "non male, dopotutto"!
Una delusione, purtroppo. Pellicola non bruttissima, ma opaca, certamente assai lontana dagli esiti de L'abominevole dottor Phibes. Certo, Vincent Price è sempre uno spettacolo, anche nell'esecuzione del minimo gesto (in questo mi ricorda il nostro Salvo Randone), ma chi pensa di ripetere la valida esperienza del primo film può restarci quasi male.
Visto il grande successo riscosso dal film precedente, ecco l'inevitabile seguito. Sempre ben diretto dal bravo Fuest, che ha mano felice sopratutto nelle scene gore e che dona alla pellicola un bel ritmo, si avvale come sempre di un Vincent Price in gran spolvero nel ruolo del mostruoso dr. Phibes (probabilmente il ruolo della vita). Al suo fianco un nutrito gruppo di bravi attori. Da segnalare almeno Quarry e Griffith. Rapido cameo di Peter Cushing.
Secondo ottimo capitolo, che funziona leggermente meno rispetto all'Abominevole Dr Phibes. Price comunque è ancora in grandissima forma e fra gli attori fa pure capolino Peter Cushing nel ruolo del capitano. Ottimo il tema musicale con il pezzo "Over The Rainbow", bravi gli attori e le torture che subiscono le malcapitate vittime di Phibes.
Seguito del Dr. Phibes che presenta gli stessi elementi del primo, di cui però non raggiunge i ragguardevoli risultati. In ogni caso la pellicola è molto gradevole, grazie al solito gigione Price (in forma smagliante) e soprattutto grazie alle deliziosamente gustose scenografie. Chi ha amato il primo film lo apprezzerà.
Gran seguito, sempre a firma di Fuest, delle avventure del dr. Phibes. Qui l'ambientazione presenta il deserto egiziano come paesaggio principale ma non mancano le invenzioni claustrofobiche (come la piramide sede di tortura) e le scene spettacolari (la morte per mano di uno stuolo di scorpioni è davvero impressionante). Sempre deliziosa la presenza di Vulnevia a fianco di Price. Piccolo cammeo di Cushing in veste di comandante della nave che porta in terra egizia.
MEMORABILE: I fidati pupazzi-banda suonano anche in mezzo alle lande deserte, preannunziando il thanatos.
Seguito modesto, in cui quasi tutto il buono è già visto (l'arredo liberty/art decò del laboratorio, i bellissimi automi orchestrali), gli omicidi non si segnalano per particolare ingegnosità (a parte un paio) e al posto del buon vecchio Joseph Cotten troviamo un clone liftato di Robert Taylor. Certo c'è sempre Price, che riesce a dominate la scena anche recitando col volto forzatamente immobile, però le sue invocazioni all'amata Vittoria risultano un pò lagnose e ripetive. Molto meglio farà l'anno successivo nel geniale Oscar insanguinato.
Fuest rincara la dose di umorismo e vezzi visionari kitsch. Leggermente inferiore al primo capitolo, ma anche questo pervaso da momenti assolutamente geniali e deliranti (l'inizio sulla nave., Phibes novello "sceicco" che vizia Vulnevia a chicchi d'uva, i fidi omini meccanici nel bel mezzo del deserto). L'ambientazione egizia stile La mummia amplifica la magia e l'atmosfera e Trout e il suo superiore hanno sketch degni di Gianni e Pinotto. Delitti meno inventivi, ma la chiusa finale e degna del superbo capostipite. Un sequel delizioso e bizzarro.
MEMORABILE: Il serpente meccanico sul tavolo da bigliardo; Trout nella tenda con il suo superiore e doppi sensi omosex; Phibes danza con Vulnevia sulla nave.
Grottesco; come altrimenti definire questo singolare seguito, dove come al solito lo stravagante e sadico dott. Phibes (tutt'uno con la maschera recitativa di Vincent Price) cerca di riportare alle fonti dell'eterna vita, celate nella tomba di un faraone in Egitto, le spoglie dell'amatissima consorte? Gli omicidi sono tutti originali (ma non meno feroci), in linea con le ambientazioni e gli arredi realizzati in grande e in stile "eclettico". Vale la pena vederlo, senz'altro.
Vulnavia rispetto alla precedente presenta un aspetto meno gelido, più paffuto e goffo; la colonna sonora non è neanche paragonabile a quella del primo capitolo, le scenografie sono meno riuscite e l'ambietazione egiziana non è caratterizzata al meglio, come la ripetizione di certe tematiche sulla vita eterna. Rimane un Vincent Price che non ha bisogno di presentazioni: la sua alta figura mortifera è di grande fascino come il personaggio che intrpreta e il modo di ricomporre il suo volto, parlare e mangiare.
Seguito "alimentare" delle malvagie vicende del glorioso Dr. Phibes. Pur essendo un film di buona fattura, “Frustrazione” paga lo scotto d'aver lasciato l'effetto novità - quindi le carte migliori - nel primo capitolo; di conseguenza, privato dell'originalità, allo spettatore resta unicamente la piacevole sensazione di godersi nuovamente altri astuti omicidi del dottore (questa volta in terra egiziana). Seguirà un terzo capitolo apocrifo.
Sequel con qualche tocco di misticismo: in questo film Phibes si reca in Egitto in cerca della Fonte dell'Eterna Giovinezza per risvegliare la moglie morta; si scontrerà con un nobile inglese con le sue stesse intenzioni. Film sostanzialmente uguale al capostipite per concetto (le uccisioni fantasiose), inferiore ad esso ma non per questo meno godibile. Grande Price come sempre, Quarry eccellente, simpatici i due maldestri poliziotti. Cameo per il grande Peter Cushing.
MEMORABILE: Il malinteso omosessuale tra i due poliziotti nella tenda; L'uccisione con la cornetta del telefono; Il finale.
Seguito del primo Phibes che, a dispetto dell'ineffabile titolo italiano, appaga le aspettative dei cultori del predecessore come dei profani del genere. Per sfuggir la ripetitività del soggetto, Fuest dinamizza il tessuto della storia con l'idea centrale del viaggio in Egitto, terra promessa delle ossessive chimere di rinascita e immortalità dei rivali Phibes e Biederbeck (un teatrale, vieppiù sentenzioso Price e l'efficace Quarry). Le migliori trovate delle esecuzioni bruciate all'inizio. Vulnavia: come dimenticar il tuo nome! Sensual Fiona Lewis.
MEMORABILE: Gli omicidi del Serpente e dello scorpione d'oro; Il contrappunto ironico dei detectives, simile ai coevi Frenzy e La morte cammina coi tacchi alti.
Inutile sequel sulle prodi gesta del Dr. Phibes che quasi rovina tutto e presenta incongruenze assurde con il finale del primo, inarrivabile capitolo. Price è sempre bravo a gigioneggiare ma la carica dirompente del primo film è molto lontana e anche gli omicidi (non tutti propriamente geniali) sembrano un mero esercizio di stile fine a se stesso (prima c'era almeno il movente e l'ispirazione biblica, ma qui?). Film assolutamente trascurabile e per noi italiani rovinato ulteriormente da un titolo ridicolo e totalmente inappropriato.
MEMORABILE: Il poveretto ucciso dagli scorpioni; L'uomo "avvitato"; Phibes col turbante da sceicco.
Per niente all'altezza del primo capitolo, con una trama confusa che cerca di trovare scuse per giustificare una nuova furia omicida del protagonista. Il ritmo è molto più lento, le parentesi ironiche inserite a forza e i dialoghi di Price con la moglie morta sono ripetitivi. Si salvano gli omicidi bizzarri, fantasiosi come nel capostipite e le interpretazioni del cast, in cui fanno brevemente capolino anche Cushing e Thomas.
Price indossa ancora una volta i panni del Dr Phibes e lo fa sempre con grande professionalità e coinvolgimento. Questa volta la trama è più esagerata e articolata; ci si sposta in Egitto dove il castigo verso chi cercherà di ostacolarlo sarà sempre terribile. Le scenografie in stile art déco rimangono immutate, senza scivolare nel pacchiano. Anche questo secondo capitolo rimane un esempio unico nel suo genere, difficilmente assimilabile a qualcos'altro e che merita di essere sviscerato.
Il dottor Phibes ritorna in questo seguito non all'altezza del primo film, dal quale riprende gli elementi migliori (Price in gran spolvero nonostante l'espressione immobile, le ambientazioni del laboratorio, le automazioni) aggiungendo poco o nulla di nuovo. La storia è un mero pretesto per inanellare una nuova serie di omicidi, peraltro poco interessanti. Di gran lunga preferibile come seguito, seppur improprio, il brillante Oscar insanguinato. Ruolo secondario per il sempre gradito Cushing.
I cascami del primo Phibes esercitano ancora i loro diritti estetici (l'orchestrina meccanica, i lambiccatissimi omicidi, il mosaico facciale) eppure l'insieme tende a perdere forza: sappiamo cosa aspettarci e la vendetta cede il posto a un artificioso fantasy archeologico. Price, fantasma dell'opera ch'egli stesso organizza, domina incontrastato la scena (recitando da fermo); purtroppo il suo antagonista vanta poco nerbo e la vera opposizione al "vilain" rimane l'impagabile e inetta combriccola di Scotland Yard.
Sequel non necessario dell'ottimo Abominevole dr. Phibes: se nel primo film Price utilizzava il marchingegno microfonico per pronunciare in tutto quattro battute, di cui la prima dopo mezz'ora, qui il mostro chiacchiera fin troppo e per lo più per lasciarsi andare a spiegoni deliranti. Gli omicidi restano macchinosi più che mai, ma il movente e le atmosfere non sono più gli stessi. Perfino i siparietti comici affidati ai poliziotti diventano demenziali, distanti dalla proverbiale raffinatezza dello humor inglese. Deludente.
MEMORABILE: Il primo omicidio, con la testa trapassata dalla cornetta del telefono.
Bizzarro e fumettistico ritorno del dottor Phibes, più vicino alla black comedy che all’horror, dati lo humour nero che serpeggia per tutta la vicenda, l’ampio spazio riservato ai siparietti dei maldestri detective e la presenza di caratteristi come Thomas; inoltre gli omicidi più ingegnosi suscitano più risate sardoniche che raccapriccio. Eppure, nella sua stravaganza, è un prodotto affascinante, per le scenografie e soprattutto per le movenze da divi del muto di Price e della Kemp.
MEMORABILE: Phibes a tavola con Vulnevia; L’uomo imbottigliato; La trappola degli scorpioni; Il “giro di vite” di Baker; L’orchestrina meccanica nel deserto.
Seguito de L'abominevole dottor Phibes, vi aggiunge un tocco di kitsch e una spruzzata di umorismo, anche se quest'ultimo in certi momenti stona e rovina l'atmosfera delle scene di omicidio, che invece sono sempre efficaci e fantasiose e sono l'autentica perla del film. Ottimi gli attori, con uno straordinario Vincent Price e un'affascinante Valli Kemp. Ritmo sempre all'altezza della situazione. Ancora inquietantissima l'orchestra di automi.
Peccato: il seguito del film dedicato al dr. Phibes non è all'altezza del suo predecessore. Robert Fuest si conferma sicuramente regista interessante e originale, l'umorismo "british" ben presente lungo tutta la pellicola è gradevole, ma la trama è veramente poca cosa e serve solo per introdurre situazioni bizzarre poco collegate tra loro. Ovviamente sempre grandissimo Vincent Price, costretto però a estenuanti sequenze di noiosi monologhi dedicati alla sfortunata sposa. Le cose meglio riuscite sono eredità della bella pellicola precedente.
Al termine del primo capitolo, il dr. Phibes si era accortamente autoibernato ma è pronto a tornare in vita per rimettere in moto i suoi marchingegni e riprendere la sua folle girandola di delitti in un sequel di cui non si sentiva la mancanza. La trama è solo un pretesto per consentire al nostro e alla sua misteriosa assistente Vulnavia, risorta nei panni della graziosa ma meno carismatica Valli Kemp, di consumare tanto fantasiosi quanto poco motivati omicidi. Sempre grandioso Price, ma i suoi monologhi con la moglie defunta sono piuttosto noiosi e gli intermezzi umoristici penosi.
MEMORABILE: L'archeologo fatto annegare nella bottiglia gigante di whisky.
Artificioso e ripetitivo, deflagra in un sentimentalismo coatto senza novità di rilievo che lo discostino dal precedessore. Più che un horror un susseguirsi di elegie melodrammatiche, con poco humor, poca rabbia ma con bellissimi cambi scenografici. In due parole: visivamente splendido e narrativamente noioso. Cast di rilievo con un sempre eccellente Vincent Price.
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I rapporti tra Quarry e Price non erano del tutto idilliaci dal momento che quest'ultimo aveva scoperto che quelli dell'aip volevano sostituirlo con Quarry (che volevano rendere la loro nuova star del genere horror).
Solo in alcune versioni è presente sui titoli di coda la sinfonia di Somewhere Over the Rainbow che chiude il film (aria musicale che calava il sipario anche nel primo Phibes, con risata sardonica finale di Phibes stesso)
Il pezzo del Mago di Oz è presente in alcune copie tv prese dal master europeo (la copia trasmessa da Raitre, per esempio, contiene Somewhere Over the Rainbow mentre Robert Quarry invecchia precocemente e Phibes si allontana con la gondola insieme alla salma della moglie)
Le copie della vhs Domovideo e la messa in onda di Mgm Channel, invece, non hanno Somewhere Over the Rainbow alla fine, ma un pezzo di John Gale dalle sonorità "fantasmatiche operistiche"
Molto probabilmente una questione di diritti per il mercato americano e europeo.
MusicheAlex75 • 13/05/19 19:05 Call center Davinotti - 710 interventi
Infatti, nella versione che ho visionato io, su Youtube, Somewhere Over The Rainbow non c'è e nemmeno sapevo che fosse stata riutilizzata anche per il secondo capitolo del ciclo di Phibes.