Prodotto da Roger Corman e diretto da Paul Bartel, un B-movie frizzante e zeppo di idee folli quanto divertenti, imitato molte volte più o meno dichiaratamente. Siamo nel futuro (quando il 2000 poteva ancora essere tale) e una fantomatica società dello spettacolo indice annualmente una corsa dalle regole incredibili, un coast to coast che vince chi arriva primo o chi fa più punti investendo quanti più pedoni possibile (anziani e bambini le vittime più premianti). I concorrenti sono una mezza dozzina, il più rappresentativo e celebrato dei quali è Frankenstein (David Carradine), reduce da mille plastiche post-incidente e inguainato in una caratteristica...Leggi tutto tuta nera aderente. A contrastarlo, uomini e donne meno carismatici salvo il feroce e imbestialito Joe Viterbo (Sylvester Stallone, all’epoca ancora lontano dal grande successo), ognuno con il proprio navigatore (di sesso opposto) e pronto a darsi battaglia a bordo di auto corazzate e ricoperte di corni laceranti, armi contundenti e adesivi sgargianti. Bartel si diverte con lo splatter, indugia sadicamente sugli investimenti con effetti e trovate ghignanti, ma poi rallenta il ritmo inserendo parentesi spesso fuori luogo che rendono il film disomogeneo e fin troppo sgangherato: i lunghi discorsi del presidente, i piani dei ribelli francesi per sabotare la corsa, la vita privata di Frankenstein… Tutto toglie spazio all'azione rendendo DEATH RACE 2000 meno godibile di quanto potrebbe. L'accelerazione in moviola per rendere meglio l'idea della velocità delle auto ha spesso effetti comici involontari. Comunque un capostipite delirante e a tratti esilarante.
Divertente e fumettistico, ma con alcune cadute di gusto, tipicamente statunitensi, che lo tengono lontano dall'essere quel buon film che l'idea di base e molte trovate potevano far diventare. Le scene di velocità, almeno all'epoca, risultavano molto coinvolgenti.
In una America futuristica e dittatoriale ogni anno si svolge una corsa automobilistica dove vince chi fa più punti. Niente di speciale se non fosse che i punti si ottengono investendo a folle velocità i passanti, meglio se vecchi e bambini (!). Già di per sé la storia è pazzesca, aggiungiamoci poi David Carradine nel ruolo del campione chiamato Frankenstein (!), un giovane ed esilarante Stallone, qualche splatterata, macchine assurde, dei terroristi francesi (!!) ed eccovi servito un cult.
Divertentissimo e coinvolgente film prodotto da Roger Corman e diretto dall'allievo Paul Bartel. Un'aspra e cinica critica alla società dello spettacolo tra cronisti esaltati, presidenti che si credono Dio, automobili dal look fantastico, piloti nazisti e rozzi. Sicuramente da vedere.
Prendete le Wacky races e fatene la versione politicamente scorretta, con tre chiavi di lettura. La corsa a punti, graffiante ma ripetitiva. I gruppi di sabotatori, del tutto insipidi. Il ruolo di media e lacchè del presidente, tema più intelligente. Ah dimenticavo, ci sono anche qualche sana rotondità femminile e delle interessanti location futuriste, vere o dipinte che siano. Nel complesso non tiene granché, soffre di buchi clamorosi ma alcune trovate giustificano la visione.
MEMORABILE: Lo sfondo futurista che riprende da Metropolis. L'arto con bomba a mano incorporata.
Quando uscì il gioco pc Carmageddon, su tutti i media a gridare allo scandalo, ma è un'idea vecchia, come dimostra questo prodotto di fucina cormaniana, pochi soldi ma capacità di restare impresso: lo ricordo bene, pur avendolo visto tanti anni fa, tanto è vero che ancor oggi, se mi sembra che il marito vada troppo veloce, mi vien da dirgli "rallenta, che tanto non te li danno i punti se non metti sotto qualche passante". La star è Corradine-Frankestein, Stallone è un trucido rivale, le macchine sono fantasiose: film pacchiano ultra trash, ma divertente.
Cult senza tempo per Bartel e la factory Corman (leggasi New World Pictures) che nell'ormai lontano 1975 sfornarono uno dei più film più divertenti ed in assoluto weird della loro lunga filmografia. Tutto concorre allo status di immortalità per una pellicola di puro intrattenimento da serie B che diventa di serie A se paragonato al remake-oscenità girato da Paul W. Anderson. Cast di mestieranti in cui brilla ovviamente il mai dimenticato David Carradine ed un giovane Sly già alquanto sbruffone. In una particina da meccanico si può notare John Landis.
Film non all'altezza del culto che lo avvolge: è abbastanza noiosetto, le scene delle corse non sono poi tanto violente (nemmeno per gli anni settanta) e i due protagonisti sono spenti e svogliati (Carradine quasi sempre in maschera e quando se la toglie è ancora meno espressivo, Stallone giovanissimo è imbarazzante). Tante donne nude, dialoghi da duri ma mai vero divertimento. Un po' meglio la parte finale.
Un film decisamente particolare, che riesce a mettere in burletta persino le morti più violente e sanguinose, quasi si volesse dire allo spettatore "Ma mica ci prenderete sul serio...". Ovviamente, non c'era questo rischio, ma va apprezzato il coraggio di mettere in scena una corsa dove le persone investite danno punti (più di tutti, gli anziani e i bambini) e i piloti non hanno nessun problema a farlo. In più, il personaggio di Frankenstein (reduce da trapianto di braccio) è fumettisticamente simpatico; e Stallone,che lo odia, tiene a galla una pellicola che qua e là perde la via. Non male.
MEMORABILE: Frankenstein, invece di investire degli anziani in barella e sulle sedie a rotelle, fa strage di medici e infermieri; Stallone vs pescatore.
Cult del sempre troppo sottovalutato Paul Bartel. Gli Stati Uniti sono diventati una superpotenza nazistoide e per divertire il popolo il presidente s'inventa una supercorsa con superpiloti che guidano supermacchine (bellissime!). I punti si ottengono "stirando" i passanti: i vecchi valgono 100 punti, i neonati 75 e così via. Finale a sorpresa. Corman (il produttore) voleva un adrenalinico splatterone, Bertel una commedia nera sarcastica, "distaccata", europea. Ne viene fuori uno strano ma irresistibile ibrido. C'è un cameo di Landis.
Film che conserva intatti buona parte del suo fascino splatter e del suo caustico senso dell'ironia. Bartel gioca intelligentemente le carte della propria personalità registica, obbedendo sì alle regole auree della factory Corman (azione e pupe), ma limando i margini di autonomia per dar vita ad una disinvolta dissacrazione dei valori della democrazia USA (tutta muscoli e violenza). I riferimenti sono più al cinema cartoonistico di Waters e Russ Meyer che a quello di Babbo Roger. Carradine anticipa Lord Fener e Sly regalerà il cappello al suo Rocky.
MEMORABILE: Il commentatore esaltato e la giornalista che ha tanti "vecchi amici"; La Griffeth nuda sul letto; Le fisime anti-francesi.
Un fumetto che a mio avviso non mantiene le potenzialità che aveva; tutto sommato però lo rivedrei perchè la rivalità Carradine-Stallone ha dato vita a due personaggi allucinanti. Non mi ha particolarmente appassionato e in certi tratti mi ha persino annoiato, ma ha qualcosa di interessante, sepolto tra le tante assurdità. Nel complesso **
Film di produzione Corman con un'originale idea di partenza ma senza il budget adeguato a sfruttarne il potenziale. Grottesco nelle intenzioni ma fin troppo serio nello svolgimento, non riesce mai a essere totalmente folle per divertire in maniera incondizionata. Ottimo il design delle macchine, funzionale Carradine e divertente Sly in uno dei suoi primi ruoli "di peso". Il budget risicato condiziona un po' tutto: regia ordinaria, scenografie povere, non molte comparse, effetti (poco) speciali. Discreto, nulla più.
Divertente fumettone d'altri tempi magari un po' pacchianello e, a tratti, trash ma
in modo simpatico e gustoso. La storia si fa ben presto ripetitiva ma si lascia comunque seguire piacevolmente e senza problemi. Le intenzioni di satira e critica
sociale sono un po' blande e fanno sorridere ma non sono nuove in film del genere. Preso per quello che è, un simpatico ed innocuo divertimento, può risultare piacevole e riuscito.
Che il motore del 2000 sarebbe stato bello e lucente ce l’aveva già cantato in immagini il buon Bartel, in una sorta di fumettistico pamphlet dove la benzina fa buon sangue e le strade sono neo-arene dove uccidere o essere uccisi in nome dello show-biz: col suo aplomb avveniristico di grana grossa, delirante e un po’ derivativo come solo Corman (alla produzione) sa essere, una spruzzata di buonumore e disimpegno all’insegna del “ma cosa sto guardando?” sono garantiti. Valore aggiunto dell’opera: riconoscerla musa ispiratrice di parte del design (ma anche dei plot) degli spaghetti-postnuke.
Divertente film su una gara automobilistica che vede vincere chi investe più pedoni durante il tragitto. Un fumettone d'altri tempi con automobili fatte di cartone, molti modellini e tanta fantasia. L'atmosfera da B-movie anni 70 che si respira è la cosa migliore, nonostante la pochezza generale del film. Salta subito all'occhio la presenza di un giovanissimo Stallone (con un'inaccostabile voce) nei panni dello scorretto avversario del protagonista Carradine. I segni del tempo ci sono tutti, ma resta pur sempre piacevole.
Una colorata e divertente pop-distopia che ha l'unico demerito di finire a lieto fine. Sebbene i temi futuribili siano svolti con ingenua semplicità (violenza, aggressività, totalitarismo) il film li ripercorre tutti con intelligenza rimanendo altresì simpaticamente indiavolato per tutta la durata. Qualche scena splatter ben eseguita (anche se la crudeltà non è mai portata sin in fondo: anziani e bambini sono risparmiati) e blandi ma gustosi accenni satirici (Tomasina Paine) recano la fatica in porto. Stallone in parte, meglio di Carradine.
Invecchiato assai male: rivisto oggi risulta abbastanza puerile e con trovate non molto divertenti. La critica alla società americana è all'acqua di rose, ma rimane l'unica cosa interessante in una trama praticamente inesistente. David Carradine firnisce un'interpretazione discreta, mentre Stallone non convince; graziosa ma nulla più la co-protagonista Simone Griffeth. Corman produce da par suo, cioè cercando di far rendere al massimo il basso budget a disposizione, ma il risultato è debole, anche a causa di una regia non molto incisiva.
Sport estremi, uccisioni ludiche e acre satira sociale: il film di Bartel, per quanto inevitabilmente datato e produttivamente modesto, resta un godibilissimo cocktail di goliardia exploitativa (nudi muliebri gratuiti, fulminee quanto brutali scenette splatter), graffianti invenzioni umoristiche (il giorno dell'eutanasia alla casa di riposo) ed estetica fumettosa (dall'arredamento degli interni al mostruoso design dei veicoli in gara). Un B-movie solido e dinamico, che trova sempre l'escamotage giusto (visivo o narrativo) per rimediare a eventuali cedimenti ritmici. Finale azzeccato.
MEMORABILE: Lo smascheramento di Carradine; Gli scatti d'ira dell'invidioso Stallone; Il rocambolesco incontro col presidente in un tripudio di colpi di scena.
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CuriositàDaniela • 8/08/09 14:45 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Citazione del film nella puntata 2x18 "La macchina satanica" di Futurama, quando Fry, per attirare su di sé la macchina-che-era che vuole investire lui e Leela, le dice: "guarda qua, sono un pedone cieco, 20 punti..."
CuriositàDaniela • 8/08/09 14:50 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Particina come meccanico per John Landis, che aveva già diretto il suo primo film (Schlock)
L'infanzia del pilota Joe (Stallone) La giornalista: "Joe, da piccolo, aveva un serpente che amava travolgere col suo triciclo".
Proprio come nei cartoni di Willy il coyote In pochi secondi viene piantato un cartello di deviazione e issata una finta entrata in galleria, che in realtà porta a un burrone.
gli spaghetti postnuke pagano una discreta cambiale a questo film (che a sua volta ha dei punti di raccordo con flash gordon): la trama verrà bene o male riecheggiata dal fulci di 2072 e dal massaccesi di endgame, mentre il design delle auto tarocche (e del vestiario degli annessi conducenti) verrà tenuto a mente dal martino di 2019: oltre al generale decor delle carrozzerie e dei costumi, va notato come le regole del nevada race sussumano praticamente il plot del film, di cui viene anche spudoratamente ricalcato il letale passaggio nel lincoln tunnel...
DiscussioneRaremirko • 27/03/16 21:59 Call center Davinotti - 3863 interventi
E' inoltre il più grande ispiratore del controverso videogame Carmageddon...
DiscussioneDaniela • 29/03/16 14:00 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Raremirko ebbe a dire: E' inoltre il più grande ispiratore del controverso videogame Carmageddon...
Già, la faccenda dei punti guadagnati per ogni passante investito viene da qui...
Nel film c'era una vera e propria tabella dei punteggi (vecchietta tot punti, mamma con carrozzina top punti ect) ed inoltre i fan si buttavano sotto le ruote dei loro idoli per favorirli.
Roba demenziale, ma se vista in un cinemino di quarta categoria in un affollatissimo sabato sera, molto "chiappante": al glorioso Universale c'era un tifo da stadio ogni volta che lo davano.
Rivisto tanti anni dopo, ovviamente l'effetto non è più lo stesso, però resta un film "politicamente scorretto", girato in un'epoca in cui questa definizione non esisteva neppure.
Ne è riprova il remake con quel bel tocco di Statham: violento si, ma "incanalato" in una pista da videogame, senza che i passanti innocenti corrano pericoli.
DiscussioneRaremirko • 29/03/16 22:00 Call center Davinotti - 3863 interventi
Anche il videogioco giocava sul politicamente scorretto, e non a caso sollevò un polverone di critiche, tanto che, in qualche versione, i pedoni vennero sostituiti da zombies (io ce l'ho, per N64!).
Era interessante per la grande libertà data al giocatore (GTA gli deve moooltooooooo), si impersonava per la prima volta un tizio non buono (Max Damage) e tante cosine eran ok, ma tutto sommato molte versioni del giochillo non andavan oltre la mediocrità (ehm, la versione N64 prese ben 1.3 su un noto sito di videogiochi... anche se qualcuno arriva comunque a dargli la sufficienza, tra i quali il sottoscritto).
Credo ne sia uscita comunque di recente una versione next-gen (chiamata Reincarnation).