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MMJ Davinotti jr
Anno: 1997
Genere: commedia (colore)
Regia: Carlo Vanzina
Note: Sequel di "A spasso nel tempo".
APPROFONDIMENTI: Il vero calcio al cinema I numeri 2 del cinema italiano
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L'IMPRESSIONE DI MMJ
Senza ombra di dubbio questo secondo capitolo di A SPASSO NEL TEMPO rappresenta il punto più basso mai raggiunto dall’affiatata coppia Boldi-De Sica e, contemporaneamente, del regista Carlo Vanzina. Se infatti l'anno precedente il succitato trio già ci aveva annoiato con un film tremendamente grossolano, il seguito riesce a fare addirittura di peggio, non riuscendo a strappare nemmeno una risata. Boldi cerca di supplire col mestiere alle macroscopiche carenze della sceneggiatura (se davvero quest'ultima esiste, perché più di una volta si ha l'impressione che i due recitino a braccio, improvvisando senza convinzione), De Sica invece...Leggi tutto crolla: si lascia andare a volgarità gratuite, deborda, scimmiotta il padre Vittorio mostrando comunque un’impressionante somiglianza fisica (con i baffetti e il capello bianco è veramente indistinguibile) diventando una triste caricatura di se stesso. Rispetto al primo episodio c’è una propensione alla parodia di film piuttosto che di situazioni: si parte infatti dalla preistoria citando I FLINTSTONES e si continua passando per la Scozia di BRAVEHEART e HIGHLANDER. Poi arriva il far west di WYATT EARP e SFIDA ALL’OK CORRAL e via dicendo. Inutile citare un episodio piuttosto che un altro: la desolante pochezza avvolge purtroppo l’intero insieme mantenendo una media costante e bassissima. Vedremo comunque i due a Positano, di nuovo nella Firenze di Lorenzo il Magnifico (un Marco Messeri svilito dal contesto così come lo fu in A SPASSO NEL TEMPO) per ricordarci che il film è proprio lo stesso di un anno fa, sulla Luna al posto di Armstrong e il collega ai tempi del primo sbarco, sulle spiagge di Los Angeles massaggiati dalle splendide baywatch girls (ma nel trailer i due si fingevano emuli di Mitch nell'unica trovata divertente - chissà per quale motivo poi tagliata - del film)... Piccoli siparietti personali: nella Londra dei Beatles per Boldi (si sostituisce a Ringo Starr e canta “She Loves You” con tre perfetti sosia dei fab four), nella Las Vegas di Frank Sinatra per De Sica (che canta in playback, impeccabilmente, “My Lady Is a Tramp”). Si riciclano spudoratamente le gag più vetuste, i luoghi comuni più battuti senza aggiungere nulla, dimostrando quanto ormai la definizione di trash rischi davvero di attagliarsi a certo cinema. A risultare comica non è neppure la generosa esibizione delle chiappe dei protagonisti. Canzone d'apertura scelta? Ovvio: “Barbie Girl” degli Aqua, vero tormentone canoro del 1997.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Quello che si dice un buon film:
Rambo90 - Non male, dopotutto:
Mco - Mediocre, ma con un suo perché:
Markus, Ultimo - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Lovejoy, Galbo, Gabrius79, Pinhead80, Panza - Gravemente insufficiente!:
Marcel MJ Davinotti jr., Fabbiu, Xamini, Magnetti, Luchi78, Nando, Buiomega71
Stupidata infantile. Basti pensare a quando nella preistoria si citano i Flinstones. Assurdo poi che in Scozia, anziché nominare William Wallace, dicano Braveheart come se "cuore impavido" fosse una persona. Simpatico solo per poche cose, come le interpretazioni dei due che, comunque, sono sempre in grado di concedere qualche risata. Insomma, una Vanzinata natalizia che per certe sequenze (ad esempio i due che si trasformano in un cartoon o la scena sulla luna) sembra essere scritta per i piccoli. Eppure... più di 15 miliardi di incasso!
Se non fosse per la bravura e la simpatia dei due attori protagonisti (e in particolare di Boldi) sarebbe da classificare come pessimo. Ma qua e là qualche battuta lascia il segno e la parte ambientata in Scozia è godibile. Per il resto si naviga nel mare piatto dell'indifferenza. Bravo come sempre Messeri.
Il giochetto di spedire il duo comico a spasso nel tempo prosegue in questo seguito, ma l'intelaiatura è sempre più traballante e la macchina del tempo che manda fumo tra un viaggio e l'altro francamente ridicola. Boldi e De Sica si guardano volentieri, ma la sceneggiatura è troppo fiacca e lasciati all'improvvisazione non riescono a strappare queste grandi risate. Ne risulta un polpettone, arricchito giusto dalla versione cartoon dei due attori, con dedica a Roger Rabbit, via Jessica.
MEMORABILE: Nell'esibizione di Christian "The voice" De Sica trova posto una buffa strofa: "Carlo Vanzina is a friend of mine"...
Inevitabile sequel di un film dalla discreta fortuna commerciale, L'avventura continua è la fotocopia in peggio del film precedente con pregi (pochi) e difetti (tanti). Permane la simpatia della coppia d'attori come rimane purtroppo il ricorso a situazioni comiche scontatissime e straviste che fanno parte del peggio del cinema italiota.
Missione fallimentare per questo film di natale. Si trattano gli spettatori come degli ebeti divoratori di tv spazzatura propinando viaggi nel tempo che, in ciascun episodio, citano (e maltrattano) film famosi. De Sica è veramente desolante e volgare, mentre Boldi riesce a mantenere un po' di distacco dal fondo del barattolo in cui sguazzano tutti gli altri. Un film da dimenticare, da non rivedere e, forse, da interrompere prima della fine.
Decisamente inguardabile: la trama è arronzata giusto per infilare uno dietro l'altro i casuali episodi "a spasso nel tempo", le battute sono praticamente inesistenti, De Sica che imita il padre nel ruolo di maresciallo dei carabinieri è uno svarione colossale (spero se ne sia pentito). Inferiore al precedente, dove almeno potevamo scorgere le tette della Arcuri...
Scadente sequel del già carente primo episodio. La beceraggine raggiunge livelli assoluti con situazioni al limite della sopportazione e scopiazzamenti a iosa. Le ispirazioni ad altre pellicole risultano ridicole e De Sica che scimmiotta il grande padre non merita commento.
Ripetere un'avventura spesso ingenera troppe aspettative. E, nel caso di specie, la coppia Boldi-De Sica, moderni Totò-Peppino, provano a mantenerle almeno in parte. Riuscendoci, sebbene non esplodano exaggerationes comiche da spellarsi dalle risa ma ci si limiti a far sorridere lo spettatore. Belli i momenti "à la cartoon" e l'episodio ambientato sulla costiera amalfitana, in presenza della bella D'Abbraccio. De Sica mostra sempre la classe innata che gli appartiene.
Più divertente del primo capitolo secondo me, più vivace, anche se ancora più vuoto dal punto di vista della trama (il professor Mortimer, causa del loro ritorno nel passato, è poco più di una comparsa). Le parti migliori sono quelle in Scozia, negli anni '50 (dove De Sica imita il padre e fa impressione la somiglianza fisica) e nella Londra anni '60 con Boldi batterista dei Beatles! Messeri è sempre divertente, l'episodio nel Far West è nullo, ma nel complesso è una buona riuscita. Fantastica l'idea della coppia trasformata in cartoni animati.
Bruttissimo seguito di A spasso nel tempo in cui la premiata ditta Boldi-De Sica cerca di far ridere il pubblico inutilmente. L'effetto piuttosto piacevole sortito col predecessore è qui totalmente annullato. Gag insulse e di scarso valore. Un vero peccato. Il primo capitolo basava e avanzava.
Mariangela D'Abbraccio HA RECITATO ANCHE IN...
La presenza dell’accoppiata Boldi-De Sica assicura risate di grana grossa e intrattenimento ma, questo secondo capitolo (penalizzato dalla formula già vista nel capostipite), non aggiunge molto e anzi toglie smalto a un’operazione originariamente già di per sé non esaltante; resta tuttavia la leggerezza di un’opera destinata all'infreddolito pubblico dell’ormai lontano Natale ’97. Nota di demerito - e mi duole ricordarlo - per Christian De Sica che scimmiotta in maniera alquanto dozzinale il compianto padre.
Si seguono le coordinate del primo capitolo. La coppia Boldi/De Sica funziona, alcune gag sono divertenti (su tutte l'episodio in Scozia e il "ritorno" nella Firenze del Rinascimento), ma per il resto c'è poco, un susseguirsi di episodi che hanno anche una buona idea di base ma non fanno molto ridere.
Dopo la fregatura presa con il primo capitolo non mi aspettavo nulla. Così facendo sono riuscito a gustarmi questo seguito e a rimanere pure piacevolmente sorpreso dal fatto che il prodotto è migliore del precedente (anche se di pochissimo ovviamente). La trama è sempre la stessa ma con qualche parodia azzeccata in più. C'è spazio anche per un omaggio a uno dei personaggi che ha reso celebre Vittorio De Sica (e chi se non il figlio poteva prenderne le sembianze?). Un minuscolo passo in avanti.
Se il primo capitolo aveva idee a suo modo geniali (il Casanova boldiano era un must), quì si ripete stancamente e svogliatamente la formuletta "zemeckisiana" (c'è pure la capatina nel west alla Ritorno al futuro parte 3) in cui i viaggi nel tempo sanno di stantio e appaiono solo un mero pretesto (agghiacciante quello iniziale nella preistoria, becero quello alla Braveheart che si mischia con Highlander, inutile la puntantina alla Pane, amore e fantasia con De Sica che omaggia papà, demenziale l'allunaggio). Chiude questa farsaccia una terrificante e imbarazzante pantomima animata.
MEMORABILE: De Sica e Boldi nel west che pare la parodia demenziale di Westernlandia; L'improbabile ufetto; Il ritorno nella Firenze rinascimentale.
Copia carbone del precedente film (riepilogato nei brutti titoli di testa), di cui perpetua la scarsa cura nello stile comico, incrostato di viete trivialità e penosi doppi sensi. Per strappare qualche risata tocca andare ancora nella Firenze rinascimentale, dove i due protagonisti duettano sempre con Messeri. Gli altri episodi lasciano abbastanza perplessi e sembrano più uno sfizio per sfruttare più location diverse possibili. Ridotta fortunatamente all'osso la presenza dei familiari di Boldi e De Sica. Datati la maggior parte dei riferimenti allo zeitgeist del 1997.
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- Come noto e come anche detto nel film, la partita trasmessa nella televisione che sta guardando il Boss, grazie alla quale Ascanio Orsini (De Sica) riesce a salvare la pelle è Corea del Nord - Italia 1-0 del 19/07/1966, fase a gironi del Mondiale Inghilterra '66. A detta di molti il punto più basso della nazionale italiana di calcio.
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