Pigro • 9/10/14 18:23
Consigliere - 1661 interventi Rebis, sei durissimo...! Ma già ieri sera, all'uscita, non scherzavi... ;-)
In effetti, io ci ho poi ripensato e solo a mente più fredda sono riuscito a mettere a fuoco cosa mi convince di questo film, e che già avevo accennato nel mio intervento nel forum ieri sera. Da "pasoliniano" o "pasolinologo", diciamo così.
Gli ultimi anni di Pasolini sono stati caratterizzati da un'estetica del non-finito e della "bozza": un'idea di sfondamento dei confini. Dal "Perché realizzare un’opera quando è così bello sognarla soltanto?" detta da lui stesso nel "Decameron", al romanzo "Petrolio" che "non ha un inizio", fino alla sceneggiatura di "Porno-Teo-Kolossal" che finisce dicendo che "una fine non c'è". E nel mezzo, una enorme produzione di scritti che si intitolano "Bozza", "Appunto", "Frammento"...
Ecco, ciò che mi convince nel film di Ferrara è proprio la sintonia con la "forma" pasoliniana degli ultimi anni: un film di bozze, appunti, frammenti. Tutto questo per raccontare una giornata, quindi giocando nella forzatura tra la coerenza temporale di una giornata e gli "sfondamenti" che rendono questa stessa giornata un febbrile accatastamento di accadimenti e di visioni.
Certo, Ferrara non è Pasolini, e quindi va da sé che non colga - oltre la "forma informe" pasoliniana - anche i contenuti, o meglio, che li attraversi con una sua sensibilità, che si concentra maggiormente su alcuni aspetti, che magari per noi sono poco interessanti. Ma va dato atto a Ferrara di essersi misurato con questo "gigante" con una "rispettosa libertà", che ho trovato la migliore finora fra tutti quelli che ci hanno provato (uno per tutti, Grimaldi).
Il film di Giordana è tutta un'altra cosa: Giordana analizza il caso giudiziario e affronta Pasolini da italiano (il suo titolo è lampante). Ferrara fa un'operazione diversa e non paragonabile: per lui "Pasolini" ha un'assolutezza che travalica l'Italia ed è capace di parlare - in modo diverso rispetto a noi - anche altrove. Sono sempre affascinato dagli stranieri che si avvicinano a Pasolini, perché lo fanno in modo naif (rispetto alla complessità che noi italiani sappiamo vederci), ma dimostrandoci che Pasolini va molto oltre il nostro modo di vedere, e quindi lasciandoci spiazzati perché ci sembra sempre che non abbiano capito nulla, ma forse hanno capito qualcosa di diverso rispetto a noi. Il titolo "Pasolini" del film va insomma inteso non nel senso del biopic: il nome è quello di un mito, la cui morte va raccontata in maniera "mitica".
E ora smetto di scrivere perché altrimenti da 2 pallini e mezzo che ho dato rischio di cambiare e passare a 3 pallini... (e chissà che nei prossimi giorni non cambi davvero: dipende se "crescerà" o no nella memoria) ;-)
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