Greymouser • 22/04/10 16:10
Call center Davinotti - 561 interventiCameron, per carità, sa fare il suo mestiere. Ha diretto ottimi film come Alien 2 (ma è una bestemmia sostenere che sia meglio del primo), Terminator, Titanic, tutti pressochè perfetti e ben funzionanti nel loro genere. Cameron è un vero maestro dell'action-movie, come dimostra il divertente "True lies", bravissimo nel creare e mantenere il ritmo.
"Avatar" non mi è piaciuto per un sacco di motivi, a partire dai suoi presunti contenuti filosofici o para-filosofici (sarà perchè sono particolarmente alieno dalle tematiche anche vagamente new-age), ma soprattutto perchè, a differenza di altri grandi kolossal (anche a livello di budget) non è e non sarà in grado, secono me, di farsi mitopoietico, ovvero di imprimere qualcosa di nuovo e duraturo nel nostro immaginario fantastico, come hanno fatto con esiti diversi i film del Signore degli anelli o di Alien o di Halloween, o anche perfino di Harry Potter. Gli effetti sono strabilianti, e quindi "Avatar" non annoia; ma riflettiamo su alcune cose:
1) la storia, diciamolo, non è granchè; avrebbe potuto essere un film d'animazione della Disney (la faccenda di Ey-Wa mi ha fatto pensare al Re Leone e al suo "cerchio della vita"), e, quel che è peggio, tutti - ma proprio tutti - i personaggi sono pesantemente stereotipati (il "buon selvaggio", il fanatico militarista, l'avido capitalista, l'ingenua scienziata, l'eroe semplice di cervello ma puro di cuore... etc.)
2) come conseguenza di questa serie di personaggi da cliché (per contrappasso, sono tutti avatar di se stessi), anche le vicende narrative e le dinamiche psicologiche diventano terribilmente prevedibili, e generano - almeno per me - una subdola e costante sensazione di deja-vu...
3)la costruzione del mondo immaginario di Pandora, che viene citata spesso come uno dei punti più forti della pellicola, è invece a mio parere un puntum dolens, e mi viene da ridimensionare di parecchio il lavoro fatto in questo senso da Cameron, se lo raffronto ad altri film in cui viene concepito e realizzato un intero universo di fantasia (Jackson docet, per me, ma potrei ricordare anche la saga di Star Wars e qualche altra decina di buone cose). Le creature aliene, a partire dagli spilungoni senzienti ai mostri volanti, non mi sembrano proprio un parto di genio visionario, e mi sembrano piuttosto dimenticabili sotto l'aspetto figurativo; alcune trovate sono francamente discutibili, come la coda dei nativi che infilano dappertutto (absit iniuria verbis) per entrare in contatto con tutto, gli alberi hard-disk, le isole sospese... e non negando che vi sono anche delle cose più riuscite e che suscitano un po' di stupore.
4) per finire, l'aspetto che su un piano più strettamente personale mi ha negativamente colpito di "Avatar" è la sua impostazione nettamente manicheista e "politically correct". Ora, se ci sono due elementi che mi fanno detestare una storia (che sia un film, un romanzo o quello che volete), sono proprio questi due. Non sopporto quella particolare falsificazione della realtà esistenziale per cui si assume che il bene e il male stiano tutti e sempre dalla stessa parte, e generino quindi individui totalmente buoni o totalmente malvagi; a meno che il manicheismo non assuma una valenza fortemente simbolico-allegorica, e non è certo il caso di "Avatar": qui è piuttosto il frutto di una sindrome tutta americana, basata sul senso di colpa di generazioni di bianchi nei confronti di ogni diversità etnico-culturale, dai pellirossa ai neri africani; agli Americani piacciono molto queste storie in cui viene rovesciata virtualmente l'ingiustizia che hanno compiuto storicamente. Questo spiega anche in parte la tendenza, venendo all'altra questione, al conformismo supino verso ogni dettame del "politically correct", ed ecco quindi pienamente giustificati gli elementi ecologisti, pacifisti, salutisti, solidaristi, antidiscriminatori e chi più ne ha più ne metta (basti pensare che il protagonista, fuori dal suo avatar, è un disabile). Per non esser frainteso, dico subito che questi elementi sono eticamente e civilmente condivisibili, per carità, ma quando penetrano come espliciti messaggi edificanti nella trama e nel tessuto di un'opera cinematografica, me la rendono immediatamente indigesta. Ma questa è un'altra questione che sarebbe troppo lungo sviscerare qui.
Il succo, per quanto mi riguarda, è che non ho mai inteso stroncare un film come "Avatar" per qualche forma di snobismo intellettualistico che assolutamente non mi appartiene (basta leggere qualche mio commento positivo a film di bassissima caratura culturale), ma perchè, in primo luogo, non mi ha emozionato, e per me è l'unica cosa che - in ultima analisi - conta nella valutazione di un film, anche a prescindere da tutta la disquisizione fin qui fatta.
Ecco perchè, se "Avatar" è il futuro del cinema, credo che non ci sarà più molto cinema nel mio (eventuale) futuro.
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 17/01/10
Vito
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