Quando si centra un successo simile risulta impossibile evitare il sequel. E difatti rieccoli qui i nostri tre irrimediabili ubriaconi, a ripetere passo dopo passo la medesima esperienza sperimentata in UNA NOTTE DA LEONI. Se però già era difficile credere a tre amici che insieme perdono la memoria dopo una colossale sbornia, oltre l’assurdo è pensare che la stessa situazione si verifichi una seconda volta in modo tanto simile. D’altronde la formula vincente è ben precisa: lambisce i territori del giallo nella ricostruzione passo dopo passo della "notte misteriosa" aderendo nel contempo perfettamente alla logica della migliore commedia...Leggi tutto americana attraverso una sceneggiatura arguta e ricercata. Qualità che ritroviamo qui, senza che però possa più verificarsi l’effetto sorpresa. Così tutto, dalla costruzione temporale ai titoli di coda con foto rivelatrici, ricalca smaccatamente il prototipo rivelando una povertà d’invenzioni (o una totale assenza di coraggio) preoccupante. Eppure non gli si può negare nuovamente una qualità nei dialoghi difficilmente riscontrabile in commedie analoghe, un’efficacia comica che trova ideale riscontro nell’invidiabile affiatamento del cast (anche se di nuovo l’unico fuoriclasse, vero motore comico del film, è il simpatico Galifianakis). Certo, si tratta di commedia dalle scarse ambizioni, una trasferta a Bangkok con trovate di discreta volgarità alternate a situazioni costruite ad arte che puzzano di artificioso lontano un miglio, però il suo dovere il film lo fa: intrattiene, fa sorridere, azzecca tre o quattro ottimi momenti ed è sostenuto da una regia scoppiettante che permette di godere appieno del modesto spettacolo. Se tuttavia esiste un film che dovrebbe far riflettere sull’utilità di certi sequel è proprio questo: a che serve riproporre tanto pedissequamente una formula quando già ne esiste l’esempio compiuto e finito? Persino la presenza di una mascotte da portarsi appresso (lì un infante, qui una scimmietta) e il cameo di Mike Tyson (alle prese con una stonatissima versione della “One night in Bangkok” di Murray Head) vengono riproposti senza un briciolo di vergogna. Né ci si è fatti mancare Chao, il criminale da operetta (più simpatico che nel primo capitolo) dalla particolarissima voce (ottimo il doppiaggio). Difficile trovare un altro esempio di sequel che si avvicini molto di più all'idea di vero e proprio remake...
Già il primo della serie non mi aveva fatto impazzire: il secondo è uguale al precedente ma si passa da Vegas a Bangkok. In pratica questo è il cambiamento più evidente; poi ci sono di nuovo l'amnesia alcolica, i tre amici (il buono, il figo e il matto), il gangster asiatico nevrotico e la solita serie di peripezie che sono una sorta di sommatoria di tutti i luoghi comuni conosciuti sul sud-est asiatico e i piaceri che la capitale thailandese può regalare. Magari qua e là un risatina l'ho fatta, ma direi che si può comodamente passare oltre.
Tutte, ma proprio tutte, le avvisaglie avveratesi. L'hangover in Bangkok ricalca pedissequamente quello a Las Vegas, sbrigando la quisquilia recitativa relegandola in seno a Cooper, focalizzando quello che rappresenta il solo ed unico pretesto del sequel sulla strepitosa caratterizzazione del personaggio di Galifianakis (ciò che porterà milioni di teenager al cinema). Perduto lo stupore derivante dalle inaspettate peripezie del primo episodio, la magia svanisce. Rimane del "sano" pseudo-razzismo che da Hollywood proprio non t'aspetti. **1/2
Confermare il successo del primo capitolo era un'impresa quasi impossibile. L'impianto narrativo è il medesimo, l'efficacia di certe battute è notevole e la prova di tutto il cast è molto azzeccata; purtroppo mancano freschezza e originalità. Ottimo il ritmo ed i momenti di noia sono totalmente assenti. Il risultato finale è comunque molto godibile ed il divertimento assicurato. Evitate di vedere il trailer perché svela molte delle battute migliori.
MEMORABILE: La meditazione di Alan nel tempio; la canzone sulla barca.
Cambia l'ambientazione ma la solfa è la stessa; vita da sballo all'insegna di quel divertimento che al mattino paghi con gli interessi, stavolta in quel di Bangkok; scatenati i soliti quattro! Situazioni demenziali e paradossali, ma con un occhio di riguardo nei confronti dell'amicizia, la vera protagonista del film. Grandissimo Chao con il suo accento e la scimmietta sfruttata anche per abusi sessuali! Non mi dispiace per nulla ed è uno dei pohissimi film usciti recentemente che strappa risate genuine in continuazione, come il precedente! Promosso!
MEMORABILE: Il Tatoo in faccia; l'inseguimento alla Fast and Furios!
Dopo lo strabiliante e sorprendente primo capitolo, Phillips decide di ricalcare alla lettera le orme tracciate dal precedente. Il prologo dura meno, si passa subito al mattino che li trova ancora sbronzi e smemorati, ci sono molte meno sorprese, le trovate migliori vengono verso la seconda parte e la volgarità aumenta. Viene meno il fattore originalità ma ci si diverte comunque, soprattutto grazie al trio di protagonisti in gran forma, mentre Bartha è ancora più in disparte. Inutili le comparsate di Cassavetes e Giamatti. In ogni caso spassoso.
Probabilmente sarebbe stato meglio evitare di mettere in scena un "n. 2", ma la tentazione e la bramosità di facile "danaro" è stata più forte di tutto; è giusto così. Il film non aggiunge nulla di nuovo rispetto alla struttura narrativa del primo capitolo e persevera, dunque, su un terreno di facile presa. Di affascinante - seppur stereotipata - ambientazione a Bangkok, la pellicola diverte non tanto per le battute (alcune in ogni caso spassose e provenienti da Galifianakis), quanto al ritmo davvero sostenuto che accompagna lo spettatore.
Spudoratamente ricalcante la prima avventura, riecco gli smemorati in balia di se stessi, dei delinquenti di Bangkok e, soprattutto, del loro barbuto amico ("Sei il diavolo con la pancia!"). Ma nonostante la trama ricalchi pedissequamente le precedenti vicissitudini (certo, non sono le stesse, ma il concetto è quello), bisogna riconoscere che i tre più l'asiatico funzionano ancora piuttosto bene, consentendo allo spettatore di seguire le loro peripezie senza sbuffare, anche se qua e là la grana si fa eccessivamente grossa (il trans che descrive il rapporto col tatuato). Non male, dopotutto.
MEMORABILE: Il barbuto servito dai genitori (li chiama col walkie-talkie); Il futuro sposo paragonato dal genero a un riso in bianco per vecchi e bambini.
Purtroppo questo sequel non riesce a fare miracoli e inevitabilmente appare troppo simile allo stupendo Hangover originale. Nonostante una fantasia non proprio eccelsa degli autori e il ripresentarsi delle medesime situazioni (addirittura un Tyson totalmente fuori luogo) è una buona commedia, godibile e spesso divertente. Cooper è bravo come sempre mentre Galifianakis è il solito mattatore grazie a buone battute.
Non paghi della loro prima "disavventura" pre-matrimoniale, i nostri mitici protagonisti ci ricascano (ma di chi sarà la colpa...?). Questa volta però si ritrovano nella calda e caotica Bangkok, accerchiati da gente forse più folle di loro e accompagnati da una scimmietta. Il successo del film ovviamente risiede nella straripante interpretazione di Zach Galifianakis, che fa e disfa a suo piacimento ogni situazione. Tutto sommato un buon sequel, che fa della dinamicità e delle situazioni al limite del paradossale il suo punto di forza.
Il canovaccio è quello. Il resto sono variazioni sul tema del primo capitolo. Qualche passaggio a vuoto, ma ci si diverte, eccome. Il gruppo di amici funziona, i nuovi innesti rendono bene. Ovviamente nessuno si attende la verosimiglianza, ma ci si ride sopra (a patto di non pensarci troppo).
Stessa formula del primo, stessi protagonisti, inconvenienti simili, il tutto spostato a Bangkok. Ne è uscito un film inevitabilmente affetto da sequelite e da una comicità molto più grossolana (in certi punti gratuitamente crassa), ma che comunque riesce a far ridere. Fra i punti di forza ci sono una scimmia spacciatrice, il mafioso Leslie Chao e, ovviamente, la delirante prova di Galifinakis. Al futuro sposo Stu tocca questa volta la parte del parafulmine cosmico.
Seuqel non necessario, che non fa che ripetere il gioco del suo precedente ma che nonostante tutto diverte, regala momenti carichi di umorismo e in fin dei conti allieta la serata. Improbabile ancora una volta e forse di più, questa mega ubriacata in Thailandia, ma seguire il branco uscirne fuori in un disastro dopo l'altro, tra un tatuaggio in faccia e un dito tagliato, ha i suoi momenti forti, sebbene mai troppo coerenti. Più di un comune teen movie; niente di che ma funzionante, seppur inutile.
Sorta di sequel/remake in salsa tainlandese di un film di grande successo, Una notte da leoni 2 è giocoforza privo dell'impatto e della carica innovativa del film precedente. Tuttavia la bravura del regista, il cambio di location, la simpatia e l'affiatamento tra i tre attori principali assicura ancora una volta parecchio divertimento e un film che nel complesso regge bene la sua durata con un grande ritmo. Buona la colonna sonora.
Molto meno riuscito del primo episodio, non solo per la mancanza dell'effetto sorpresa ma anche per alcuni personaggi che perdono gran parte della loro verve iniziale. È il caso di Zach Galifianakis, al quale vengono messe in bocca battute spesso poco efficaci e che lo rendono più macchietta che vero personaggio al di fuori di questo mondo. Il film decolla con ritardo, grazie al simpatico criminale Chow (Ken Jeong) che diventa il vero fulcro comico del film. Finale ovviamente scontatissimo.
Stesso meccanismo del primo film: i tre "leoni" si risvegliano senza ricordare quello che hanno fatto la notte prima e senza il fratello della sposa. Dovranno ricostruire quello che è successo per ritrovare il ragazzo e correre al matrimonio. Ovviamente era impossibile raggiungere e superare il successo del precedessore, ma, pur non riuscendoci, questo sequel rimane un buon film in cui le risate sono assicurate grazie ai dialoghi ben congegnati e alle ottime interpretazioni di tutti gli attori (tra cui spicca ancora una volta Galifianakis).
Identico al precedente per schema, progressione, perfino comparse, titoli di coda... Se da un lato la scelta fa sì che i fan non rimangano delusi, per lo spettatore un po' più smaliziato tutto diviene troppo prevedibile, scontato, ormai svanito l'effetto sorpresa. Si affonda a più non posso invece nella volgarità, non vi è limite al peggio... ormai si naviga a gonfie vele nel triviale, ma si può ancora "migliorare".
Repetita juvant? Sarà, ma qui si prendono i tre protagonisti di una recente commedia di successo e se ne replica la stessa identica situazione, sia pure in salsa asiatica, tanto che sembra di essere di fronte ad un remake e non un sequel Il ritmo accelerato e qualche gags carina (il discorso del futuro suocero) non riescono a salvare una pellicola che si limita a spremere il limone, non evitando banalità. ruffianerie e cadute di cattivo gusto (l'episodio con il trans è imbarazzante anche per lo spettatore oltre che per il povero Stu). Mediocre.
Repetita iuvant o ne bis in idem? Phillips pare lambire maggiormente il senso del primo brocardo, con una quasi pedissequa riproposizione della formula originale: tre partecipanti (uno rimane sempre fuori dai giochi) che si risvegliano ignari da una notte di fuoco, un animale presente (tigre o scimmia), Cooper che si fa male ed Helms che si dà al sesso più sfrenato (e doloroso...). Galifianakis è un fuoriclasse nella sua icona di figlio di papà quasi bloccato alla fase fallica infantile. Molto divertente.
MEMORABILE: Il monaco dal voto silenzioso che ride e si diverte a seguito del suo ratto furtivo...
Prendi i 3 "sfigati" con un aereo e portali a Bangkok. Già, perché come farsi mancare i ladyboys? Purtroppo questo secondo capitolo niente inventa e niente rende leggero. Non dico che ci si annoi, ma si ha la sensazione di un remake con cambio di location e nulla più. Il pazzo che si droga, il dentista questa volta tatuato e persino il terrorista cinese. Se vi è piaciuto il primo risparmiatevi questo, dove il momento migliore è dato dalle istantanee alla fine.
Divertente e irriverente. La volgarità nei film di Todd Phillips non conosce limiti e questo forse è un punto di forza. Fra i personaggi risulta sempre più simpatico quello interpretato da Zach Galifianakis mentre perde punti quello di Bradley Cooper. Piccola parte per Nick Cassavetes.
Se il primo era una fresca ventata di fancazzismo, qui lo schema viene riproposto paro paro fatto salvo l'ambientazione (e ci mancherebbe): risveglio, serie di shock consecutivi e via di ricostruzione. Insomma, il tutto funziona discretamente bene ma resta privato dell'effetto sorpresa; un more of the same per passare la classica serata birra & rutto libero.
MEMORABILE: Ovviamente lo showreel fotografico finale
Inevitabile sequel di una delle più spassose commedie USA di successo degli ultimi anni, che parte dallo stesso presupposto del primo episodio ma sposta la vicenda in ambiente esotico (la caotica Bangkok). I protagonisti ancora una volta funzionano alla grande insieme e i molti riferimenti al primo capitolo divertono parecchio; le gag sono assurde e manicomiali, ma pur non raggiungendo i livelli del prototipo risultano riuscite in varie occasioni. Manca l'effetto sorpresa stavolta, tuttavia può dirsi un sequel dignitoso e gradevole.
Squadra che vince non si cambia? E allora ecco i soliti tre amici a reggere le sorti di questo deludente nuovo episodio, poverissimo di nuova ispirazione e stancamente ripetitivo. In effetti non si capisce chi avrebbe potuto fornire nuova linfa alla verve comica: un suocero antipatico? un monaco muto? un cognatino minorenne primo della classe? o un'insulsa scimmietta? Fotocopia sbiadita e infelice della prima parte.
Più che un sequel un remake: stessa idea (cosa è successo?), stessa trama (uno dei partecipanti è sparito) e medesimo sviluppo e finale (tutto è bene ciò che finisce bene... o quasi). Gli sceneggiatori non si sono molto sforzati replicando in maniera insensata anche i più piccoli elementi, finendo per annullare la freschezza e la genuinità del primo capitolo. Le ambiantazioni tailandesi sono sfruttate in modo tale da non risparmiarci nessun luogo comune e nonostante il dela-vu il film si fa guardare grazie alla simpatia dei personaggi principali.
Il film soffre sostanzialmente di un grosso difetto: è la copia sputata del suo predecessore, con la differenza che qui l'effetto sorpresa è svanito, le gag sono costantemente forzate (come del resto la scelta di promuovere Mr. Chow a coprotagonista senza una motivazione convincente) e a volte anche di cattivo gusto (il trans), ed è quello che succede quando si gira un sequel per motivi puramente commerciali. Comunque gli attori riescono più volte a salvare la baracca col loro carisma, che alla fine è l'unico motivo valido per vedere il film.
MEMORABILE: Qui il malcapitato perde un dito (non un dente), un dito e a nessuno sembra importare niente!
Mai dormire sugli allori, soprattutto quando si tratta di una commedia: riproporre le stesse situazioni significa renderle non divertenti, scontate e stantie. A dire il vero qui si esagera introducendo le banali peculiarità della commedia moderna – da cui il primo episodio era riuscito a evadere – come lo scontro suocero-genero e la scappatella inconsapevole con un trans. Si doveva innovare e si è innovato in modo sbagliato: ciò che rimane è un gioco che sa di vecchio e quindi non fa più ridere. Meritatissimi i Razzie.
Sequel-fotocopia di una commedia di successo. Stesso regista, identici gli interpreti, i personaggi, la trama, lo sviluppo della narrazione. Per quanto sia stata apprezzabile l'idea originale, la sua pedissequa ripetizione non strappa certo applausi, tuttavia il film è diligentemente realizzato e interpretato e centra in pieno il suo obiettivo: riuscire gradito al proprio target di riferimento ed essere un successo al botteghino. Lontanissimo dalla "sophisticated comedy" (la quale, peraltro, deve la sua esistenza anche a film come questo).
Sequel che vive di pregi e difetti: da un lato è divertente e ben fatto, dall'altro è palesemente identico al primo film, con il solo cambiamento di location (da Las Vegas siamo passati alla Thailandia). Ne consegue un film non affatto brutto ma nel quale si vede ben poco di nuovo: il gruppo è sempre lo stesso, i personaggi fanno le identiche corbellerie finendo nei consueti pasticci. Bravi su tutti Cooper e Galifianakis (per l'occasione rapato a zero).
Quando si azzecca una commedia pressoché perfetta come Una notte da leoni ci vuole più coraggio a non girarne un sequel che a farlo. Phillips sceglie la seconda opzione e tutto sommato poteva andare anche peggio, perché il film è comunque divertente, soprattutto grazie all'innesto dell'esilarante Chow, una sorta di criminale asiatico dal codice morale piuttosto discutibile. Molti i richiami al prototipo, i cui livelli qui vengono solo sporadicamente raggiunti, ma resta comunque un buon passatempo.
Come in molti seguiti, l'effetto novità spesso è affievolito. Qui, malgrado un repentino cambio di ambientazione, la trama ricalca pedissequamente quella del capitolo precedente, con totale annullo di contraccolpi o sorprese. Oltre al solito incontenibile Galifianakis, è forse Helms il vero perno della vicenda, anche perché il suo personaggio si tira addosso le solite sfighe di turno. In generale è un secondo capitolo decente e di buona regia, ma la mancanza di originalità e certe situazioni grottesche o volgari abbassano di molto il giudizio.
Difficile stabilire quanto sia sequel e quanto remake visto che la storia viene riproposta in maniera pedissequa rispetto al primo capitolo con il solo cambio della location. Resta il fatto che persa la freschezza del prodotto e conoscendo le dinamiche della narrazione l'interesse viene a scemare e molte scene risulteranno telefonate. Da sottolineare anche l'inserimento più marcato di battute volgarotte e uno spazio più ampio al personaggio del cinese. Resta sempre in secondo piano invece il personaggio di Doug/Bartha. Meno efficace del primo.
Commedia non particolarmente divertente ma spassosa e ritmata, che rispetto al predecessore accentua la componente noir, con una Bangkok infernale tutta criminali, prostitute, drogati, sovraffollamento e baracche diroccate. Buoni la confezione e il montaggio, simpatici Cooper e Helms, mentre Galifianakis, elemento forte del primo capitolo, qui stanca in fretta. Più azione che volgarità, anche se per i fan de La moglie del soldato si segnala un inaspettato nudo shemale.
L'esperimento di inserire la situazione-tipo del primo capitolo nel contesto thailandese (di per sé esotico, sconosciuto e quindi foriero di invenzioni esilaranti) funziona nei limiti del possibile: a differenza del passato, qui l'eccesso non è mediato se non in minima parte dallo slapstick e la volgarità gratuita serpeggia in svariati momenti (il finale, campissimo, è così fuori di testa che non ci si crede). Nel complesso meno fortunato del predecessore, ma era difficilissimo replicarlo. Si ride comunque ancora spesso.
Secondo giro di nottate deliranti per il terzetto di sciroccati ancora una volta diretti dal bravo Phillips. Il canovaccio non si discosta molto da quello del capostipite, cambia la location che da Las Vegas passa a Bangkok ma non cambiano le situazioni assurde e le gag scorrettissime che tanto ci avevano divertito e che tornano pompate al massimo livello. L'alchimia del terzetto resta perfetta, specialmente quando irrompe Chao con la sua fisicità tutta mossette e volgarità. Manca senz'altro la freschezza del primo episodio, ma ci si diverte un mondo.
MEMORABILE: Stu e la "ballerina"; La scimmietta con la giacca; L'incontro con Giamatti al ristorante.
Praticamente lo stesso plot del primo film, ma questa volta si cambia ambientazione: da Las Vegas all'esotica Bangkok. Quindi praticamente medesime gag e situazioni a volte anche più estreme, altre solo più trash. Sempre simpatico il terzetto di protagonisti Cooper, Helms e naturalmente il jolly Zach Galifianakis, ma a dire il vero non se ne sentiva il bisogno.
Squadra che vince non si cambia: partendo da questo presupposto Phillips realizza questo secondo capitolo ricalcando in modo quasi pedissequo il copione del primo film. Ne viene fuori secondo atto che non brilla quindi per originalità né possiede la stessa forza dirompente del suo predecessore, ma che si lascia guardare con piacere centrando ancora una volta lo scopo per cui è stato pensato: far ridere lo spettatore. Promosso.
Squadra che vince non si cambia, ma l'equazione non porta al risultato sperato. Galifianakis è relegato in secondo piano, quasi dimenticato e la pellicola ne risente tantissimo. Troviamo il solo Helms a tenere in piedi la baracca, coadiuvato da Jeong, forse vero mattatore. Più che sequel si potrebbe definire un remake in location diversa e, nonostante qualche ottima scena da action movie, non regge il confronto, tanto che viene inserita fin troppa volgarità (spesso fuori luogo) per ovviare a quella che sembra una chiara mancanza di idee.
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DiscussioneZender • 28/05/11 17:36 Capo scrivano - 48444 interventi
Francamente è raro che abbia visto un sequel tanto spudoratamente ricalcato...
HomevideoGestarsh99 • 28/10/11 18:07 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibili da Dicembre entrambi i capitoli (2 Blu-Ray Disc) per Warner Home Video:
DATI TECNICI
* Formato video 2,40:1 Anamorfico 1080p
* Formato audio 5.1 Dolby Digital: Italiano Inglese
Dolby TrueHD 5.1: Inglese
* Sottotitoli Italiano
* Extra Commenti picture-in-picture
Le Gag
Carrellata di Gag
Iron Mike online video
Ancora più foto dalla macchina persa
Mappa della distruzione
La follia di Ken Jong
Carrellata di azioni
Three best Friends
The Dan Band!
Dentro la storia:
- Il ritmo comico di Todd Phillips
- Un amore di scimmia
- Un giro a Bangkok con Mr Chow
- Documentario non autorizzato
- Sequenza di scene d'azione
- Ulteriori contenuti via BD-Live
Il mio Bang Cock della recensione al posto di Bangkok, che mi hai corretto, non era proprio un errore grammaticale, come lo hai interpretato, ma un evidenziare come la città fosse messa in luce come un teatrino sessuale.
DiscussioneZender • 12/05/13 18:42 Capo scrivano - 48444 interventi
D'accordo, ma allora perché cock maiuscolo? Peraltro non so da cosa si può capire che bang cock sarebbe un teatrino sessuale, al di là del significato singolo della parola cock...
Lascialo pure com'è.
E' un puro gioco di parole... bangCock, per evidenziare, il fatto che ti dicevo nella frase sucessiva che nn mancano i ladyboys, che è un lugo comune della città.
Poi come ogni gioco di parole, va da se che se estrapolato, o se mal venuto -come sicuramente il mio- può non venir compreso.
Il mettertelo in maiuscolo Cock, era per il motivo per cui mi sottolinei il sostantivo inglese.
Lasciandolo in minuscolo appariva come un mero errore...
DiscussioneZender • 12/05/13 18:57 Capo scrivano - 48444 interventi
Aaaah, ora ho capito. Ok, il gioco di parole ci poteva stare, però andrebbe impostato in modo appena più comprensibile. L'avrei almeno messo tra virgolette, ecco, o dopo tre puntini.
Zender ebbe a dire: Aaaah, ora ho capito. Ok, il gioco di parole ci poteva stare, però andrebbe impostato in modo appena più comprensibile. L'avrei almeno messo tra virgolette, ecco, o dopo tre puntini.