Thriller/horror derivativo e senza pretese di originalità, ma dignitoso nel suo genere, con una certa dose di suspense. Il colpo di scena iniziale è però abbastanza prevedibile, soprattutto per chi ha visto alcuni film a cui è inevitabile pensare già dopo i primi venti minuti. Comunque più che guardabile, nonostante la confezione anonima e quasi televisiva.
Dopo il fanta-pandoro natalizio il golden-boy dello sci-fi, Christian Alvart, recapita ai fan del brivido un altro dolcetto da posizionare sotto l'albero del natale futuro. Case 39 narra dell'assistente sociale Jenkins, così oberata di lavoro che, avendo fatto 38 (casi), decide che può fare 39. Ma Lilith, in odore d'abusi familiari, non è esattamente quello scricciolo-aspirante-orfana che sembra. Risaputo horror con frequenti jump-scared (come la corsa zombesca a perdifiato), ma privo della disattesa di una sola delle regole del genere. Trentanovesimo caso, sì: di film con lo stesso soggetto.
MEMORABILE: La Zellweger è rincorsa sotto la pioggia da un essere mostruoso.
Il nugulo di mosconi che fuoriescono dalle narici dello psicologo.
Film di cui non si sentiva la necessità, visto che racconta una storia raccontata, anche recentemente, decine di volte; non vi aggiunge granchè (anzi, tutt'altro). Peccato perché la prima parte, giocata sull'ambiguità e sull'incertezza, prometteva bene. L'ultima invece è insostenibile nella sua assoluta prevedibilità. Bravo McShane, Zellwegger così così. Inutile.
Nel filone dei "bambini cattivi", la variante demoniaca è di gran lunga quella che partorisce le opere più retrive e forcaiole. Questa non fa eccezione, come è evidente nell'evolversi della vicenda dopo la sequenza iniziale del tentativo di infornata (agghiacciante se si pensa a certi fatti di cronaca). A rendere comunque potabile la visione provvedono la buona confezione e le facce giuste, soprattutto quella della bimba e di McShane. Anche Zellweger questa volta non eccede in smorfie (non è dato sapere se per il ruolo o per il botox).
MEMORABILE: La vespa che si affaccia all'orlo della palpebra
Un altro film a tasso di originalità zero: mai una volta il regista deraglia di una virgola dai binari comodi e consolidati del sottogenere "bambini malefici". Detto questo, la professionalità con cui il prodotto è confezionato lo rende commestibile, anche per il conforto di un paio di sequenze realmente raccapriccianti. Il tratteggio psicologico dei personaggi è quello che è, didascalico e stereotipato, ma il convento questo passa. Non da buttare, ma molto, molto scontato.
Un'odiosa quanto demoniaca ragazzina viene tolta ai legittimi genitori, che esasperati volevano ucciderla, ed affidata ad un'ingenua assistente sociale che verrà catapultata in un tragico vortice. Abbastanza scontato con situazioni narrative già viste, il film cerca di creare tensione con il susseguirsi di improbabili ed efferati suicidi. Lievemente monolitica la Zellwegger.
MEMORABILE: Le vespe che fuoriescono dagli orifizi di Doug.
Sul malefico effetto di un bambino (o bambina come in questo caso) che tale è solo nel corpo, ma assai ben più spaventoso è dentro - vuoi perché ha un'anima nera, vuoi perché non ha un'anima, vuoi perché non umano - se ne son dette (cinematograficamente) a decine, a volte in meglio, spesso in peggio. La piccola Lilith (ahi ahi ahi: il nome svela quasi tutto) ricorda in più contesti Damien, e nonostante Case 39 non abbia dono di fantasia, può contare sulla convinta (e convincente) Renée Zellweger e sulla fisionomia di Jodelle Ferland, fanciulla dalla spettrale e triste apparenza. Malinconico.
MEMORABILE: L'insistente tentativo di Lilith di entrare nella camera di Emily, quando assume una voce doppia (maschile e femminile) e manifesta un arto demoniaco.
Il film prometteva bene nella prima parte, poi lo svolgimento è quasi tutto da buttare. Pochissima originalità, altissimo tasso di prevedibilità e noia che regna sovrana. La Zellweger non è mai credibile ed è certamente migliore nelle commedie. Qualche scena è valida, ma il resto è deserto. A mio avviso, ampiamente evitabile.
Una malefica quanto pestifera devil-baby prima mette fuori uso i genitori (che cercano di disfarsene, infornandola), poi una solerte assistente sociale (una Renee Zellweger poco credibile e dalla bocca storta). Niente di nuovo sotto questo cielo, ma lo sguardo e i modi della demoniaca bambina giocano il loro ruolo nel dare al film un qualche valore.
Scontato, Case 39 non dona il minimo fremito scorrendo senza lasciare nessun tipo di segno. Che nella bambina ci fosse la presenza del demonio si capisce da subito, ma non è mica questo il problema. Ci saremmo aspettati di più da questa baby bricconcella oltre al suo seminare accidentali morti qui e là! Ma in fin dei conti si può classificare come horroruccio da tv estiva. Bene per la Zellweger, che regala sempre interpretazioni dignitose! Filmaccio con pochissimo da salvare.
Devo ammettere che il mio approccio a questa pellicola è stato distratto, specchio dell'atteggiamento tipico di chi si aspetta un pot pourri di banalità e forse arriverà a definirla men che discreta. Invece, dal momento in cui la piccola e angelica bimbetta comincia a prendere il possesso dello schermo, sciorinando tutto l'armamentario possibile come voci, telefonate, telecinesi et similia, ecco che la mia attenzione si desta di colpo. E resta tale sino all'epilogo, questo forse un po' troppo sbrigativo. Un bel film.
Ma quanto è brava la piccola Ferland, indifesa bambinella maltrattata scesa a fagiolo sul desco della bionda Reneè solo ad ingrossare le fila scalognate dei mini-demonietti omeniani... Con una procedura assimilabile a quella del futuro Pandorum, il germanico Alvart va di topoi, ricorrendo a strategie stilistiche e punti classici già sapientemente testati da mani altrui (i genitori/vittime dell'Hansel and Gretel coreano, le mortali materializzazioni inconscie de Il pianeta proibito). Un usato sicuro e perfettino, in cui a steccare però resta la pessima rifinitura psicologica del ruolo sbolognato alla Zellweger.
MEMORABILE: La Ferland che butta giù la porta di una stanza con la stessa potenza di una palla demolitrice...
Uno degli ultimi di una lunga serie di film dedicati ai bimbi indemoniati (ed apparentemente angelici) e di sicuro non il migliore della serie. Qualche scena riuscita (specie nella prima parte) ma anche una serie di "buchi" e incongruenze della sceneggiatura piuttosto smaccate Gli effetti sono discreti e la prova della Zellweger è meglio del previsto. Notevole invece la bambina. Si può vedere ma si dimentica in fretta.
Nuovo excursus nel filone bambinetti demoniaci, il film di Alvart parte benino, grazie a un'atmosfera dolente e malinconica che invero incute più tristezza che terrore. Poi la malefica pargola Lilith (un nome, un programma) inizia il suo show e i binari si banalizzano tra doppie voci stile Esorcista e comportamenti non proprio da boy scout. Abborracciato il finale, tirato via dopo aver piazzato troppa carne sul fuoco. Nota di merito per un'ottima Zellweger.
MEMORABILE: Gli esasperati genitori tentano di sbarazzarsi della bimba... cuocendola nel forno.
Film non spiacevole (e non trascendentale) ma dalla confezione patinata, affidato all'interpretazione della Zellweger e al faccino innocente della Ferland. Il tema è stato oggetto di trattamento cinematografico altre volte, con risultati altalenanti; qui viene raggiunta la sufficienza perché, oltre ai bravi protagonisti, il regista ha deciso di non eccedere con le sequenze troppo plateali, lasciando più spazio ai mind-games. Lo schema ricorda in un certo senso Lo squalo: il mostro si avverte, fa vittime e si vede solo al momento giusto.
Il thriller e il sovrannaturale vanno raramente a braccetto e questo film non sfugge alla regola: la storia di una bambina vittima di abusi si intreccia con la solita possessione demoniaca per un risultato imbarazzante, se non addirittura indecente. Se avesse scelto una delle due strade il risultato sarebbe stato decisamente migliore, anche perché la Zellweger mostra di non avere problemi con il genere. Notevole la prova della Ferland.
Ennesimo thriller sui bambini demoniaci, ha il privilegio però di tenere alta la tensione, nonostante il tema sia veramente assai poco originale. Ottima la fotografia, scene piuttosto raccapriccianti anche se poi si capisce come proseguirà la vicenda. Merita una visione e nulla più. Valida la Zellweger.
MEMORABILE: L'amico Doug con la stanza invasa dagli insetti: visione o realtà?
Ragazzina monella, con poteri sovrannaturali annessi, fa la birichina con gli altri. Eccetto gli attori indovinati - brava Jodelle Ferland - e un inizio che lascia presagire serietà circa un tema grave (la violenza sui bambini), la pellicola getta la maschera e si trincera dietro un canovaccio abbastanza inflazionato in cui non c'è più molto da dire. Tra una sciocchezza qui e un brivido confezionato là, si giunge alla fine in maniera abbastanza frettolosa e sgangherata.
MEMORABILE: La trashissima corsa della bambina verso il pullman fuori servizio.
Ennesima entry nel filone dei bambini assassini, in questo caso sul versante sovrannaturale, con la solita ragazzina problematica che si rivela molto meno "vittima" di quanto sembrasse. La sensazione di "già visto" è immancabile, ma la piccola è sufficientemente odiosa e inquietante, sebbene non raggiunga i vertici della Esther di Orphan. Gli effetti speciali in CG sono terrificanti e non in senso buono, si potevano tranquillamente evitare morti spettacolari e apparizioni demoniache. In ogni caso la tensione non manca e il film si fa guardare.
Se uno non ha letto la storyline prima, il passaggio della Ferland da dolcissima bambina nelle mani di due genitori folli a satanico demone bambino in stile Damien sconvolge non poco. E' un film che i brividini lungo la schiena li dà, cosa rara oramai; merito di una bravissima Ferland che da un certo punto in poi inquieta parecchio. Shockante la scena del forno e quella della morte di Cooper con le vespe. Discreta la Zellweger, molto bene McShane. Derivativo dai Damien ma anche da God told me to. Alcune pacchianate negli effetti speciali.
MEMORABILE: La terrible condanna della madre nel forno infernale; Le telefonate in stile God told me to; La Zellweger sotto il letto minacciata dal demone.
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CuriositàDaniela • 19/03/10 11:40 Gran Burattinaio - 5945 interventi
Lilith è il nome di un demonio femminile della mitologia mesopotamica, apportatore di disgrazie e morte - è il caso di dire, "nomen omen"...
Non troppo esaltato sul Davinotti, approderà da noi in DVD per la Paramount a partire dal 2 novembre, in una curata e accattivante edizione che oltre a proporre il film nel formato anamorfico 2.35:1 offre un parco extra decisamente nutrito e composto da:
- Archivio sotto la voce Il Male: Uno sguardo a Case 39 - Aumento di temperatura in sala trucco - Nel nido dei calabroni - Giocando con il fuoco - Scene inedite
Daniela ebbe a dire: Lilith è il nome di un demonio femminile della mitologia mesopotamica, apportatore di disgrazie e morte - è il caso di dire, "nomen omen"...
C'hanno pure fatto un brutto film su questa divinità malefica, pure schedato sul Davinotti...