Un piccolo capolavoro con voce introduttiva fuoricampo di Alberto Sordi. Un burbero commerciante con negozio ben avviato, attraverso alcune esperienze, ruotanti tutte intorno alla perdita dell'abito per la prima comunione della figlia, capisce che spesso l'atteggiamento aggressivo non é conveniente, che la vita va presa con più calma! Con una grande ironia Blasetti comunica quanto complessi possano diventare i rapporti interpersonali (la discussione con la moglie e la conseguente comprensione degli atteggiamenti gratuiti ed esagerati). Lezione di vita!
MEMORABILE: Fabrizi che chiede al povero vicino di casa l'abito di sua figlia, anche lei pronta per la prima comunione, in cambio di denaro e un paio di scarpe.
Le peripezie per avere in tempo utile il vestito della prima comunione della piccola figlia di un commerciante benestante sono il pretesto per fare un gustoso quadretto della vita piccolo borghese di un quartiere di Roma nei primi anni del dopoguerra. La voce fuori campo di Alberto Sordi, quasi una coscienza, che esorta a scrivere sui muri (oggi inammissibile) parole di pace, completa questa commedia ricca di spunti per riflettere e ora un documento, dove nessuno manca, che ci mostra come eravamo. Interprete e caratteristi molto ben centrati.
MEMORABILE: Il cliente che vuole essere rimborsato per la mediocrità della sorpresa nell'uovo di Pasqua; La domestica e i cocci; Il questuante che dà il resto.
Bella e veloce commedia tutta incentrata sulle vicissitudini di un abito da prima comunione con un ottimo Aldo Fabrizi che regala sorrisi e tenerezza, ma anche il resto del cast non gli è da meno. Gli equivoci non mancano ed è piacevole anche il commento fuoricampo di Alberto Sordi.
Stupendo film di Blasetti. Sceneggiato da Zavattini, il film ha come protagonista un vestito di prima comunione che Fabrizi non riesce a recuperare pur girando alla suo caccia per tutta Roma. Un brillante rondò a perdifiato, un film tutto di corsa che recupera il puro spirito umoristico della commedia classica hollywoodiana, un’attenta osservazione neorealistica di una umanità minuta e popolare, un colpo d'occhio colorito e spiritoso dell’ambiente urbano romano. Un film in creativo equilibrio tra la commedia di carattere e l'inchiesta di costume.
MEMORABILE: Aldo Fabrizi alle prese con gli autobus strapieni di Roma... Nulla è cambiato da allora!
Odissea di un babbo che deve ritirare dalla sarta il vestito per la prima comunione della figlia. Ulisse è un piccolo commerciante ansioso di esibire i segni della propria agiatezza: personaggio che sarebbe poco simpatico se non fosse interpretato da un Fabrizi abile nel passare dal registro comico a quello patetico. Il mare da attraversare è la Roma arruffona e vitalissima del dopoguerra, filtrata attraverso la sceneggiatura di Zavattini, Steno e Bianchi, la cui sottotraccia malinconica riscatta dal mero bozzettismo questa commedia gradevole e conciliante in cui tutti alla fine sono buoni.
MEMORABILE: L'ironico commento fuoricampo con l'inconfondibile voce di Alberto Sordi; Il signore che si lamenta per la sorpresa nell'uovo
Commediola dal ritmo frenetico, apparentemente bonaria, seppur attraversata da venature agrodolci e con una precisa morale cristiana (un atto di bontà - la targhetta della sarta - origina la felice conclusione; il denaro crea solo false speranze), apparentemente banale, ma perfetta nel definire un'epoca e un'atmosfera (la piccola borghesia cattolica). Bravi i caratteristi ed eccezionale Fabrizi, capace di trascorrere dall'arroganza dell'arricchito al rimorso (bellissima e fondamentale la scena con la bambina della sarta).
Semicommedia concitata e un po' inusuale degli anni '50 in cui si respira l'albeggiante e tremula brama di lasciarsi il ricordo della Guerra alle spalle. La storia a pretesto è abbastanza inverosimile, un'improbabile corsa contro il tempo per far indossare il vestito della prima comunione a una ragazzina. Tra i momenti di smaccato moralismo e quelli d'azzardato cinismo si getta un sguardo immalinconito su un Paese ancora arenato in sé stesso. La bravura di Fabrizi sostiene con discreto piglio il tutto. Non è una perla ma neppure da ignorare.
Le disavventure di un cinico commendatore (Aldo Fabrizi) che fatica a consegnare per tempo alla sua bambina l'abito della prima comunione (che coincide peraltro con il giorno di Pasqua dell'anno giubilare 1950). Commedia deliziosa in cui Zavattini trova spazio per il suo stile favolistico (in senso morale), Blasetti per il suo stile surreale (indimenticabili le sequenze "sliding doors" in cui il protagonista immagina esiti differenti, similmente a quanto avverrà in Io, io io... e gli altri) e Fabrizi mette a segno un ruolo cardine.
MEMORABILE: Le scarpe rumorose; La voce narrante di Sordi.
Soggetto zavattiniano che fa riflettere sull’utilità dell’essere generosi, pazienti, tolleranti. Riflessioni cui induce anche l’importante commento (Alberto Sordi, non accreditato), che spiega le cose che sarebbero potute accadere e pure le meschinità del protagonista (l’accordo unilaterale con Dio…). Bellissimo il litigio finale, fra marito e moglie (lei è Gaby Morlay, attiva negli Anni Dieci del Novecento con Max Linder!), che contiene tante verità. Fabrizi protagonista assoluto ma, accanto a lui, tanti caratteristi del tempo che fu. Spiccano Almirante, Varisio e Sacripante.
Commedia divertente, ma anche amara, perché nell'ostentazione della ricchezza del protagonista e nel suo egoismo possiamo vedere uno spaccato dell'Italia del dopoguerra (ma con alcuni momenti ricostrabili ancora nell'oggi) che in qualche modo ci tocca. Fabrizi è bravissimo, spalleggiato dall'ironica voce narrante di Sordi e da un folto gruppo di caratteristi, sempre naturale anche quando esagera e va sopra le righe. La regia, molto internazionale per l'epoca, è svelta e conduce con brio una vicenda che si ricorda nel tempo.
Nel giorno della sua comunione a una bambina non arriva in tempo il vestitino. Commedia dal ritmo serrato nelle mini disavventure di papà Fabrizi. Sceneggiatura in cui emerge il lato buonista della vicenda, pur se non si nasconde la facciata arrogante e senza scrupolo del protagonista maschile; divertenti anche i piccoli inserti da farfallone con la vicina di casa. Conclusione in cui non può mancare il lieto fine. Pedante la voce fuori campo di Sordi che serve solo a introdurre la storia.
MEMORABILE: L’etichetta della sarta; Il vestitino tolto alla bambina vicina di casa; Il resto dell’elemosina; Le scarpe scricchiolanti.
Fabrizi anticipa il futuro Passaguai: la mattina di Pasqua è un pasticcio continuo mentre la figlioletta attende l'abito per la Prima comunione. Zavattini fa trottolare il commerciante parvenu su, giù e di lato (le scene '"putative") circondato da fulminanti comprimari (il nonnino patriota, la femme fatale, la colf). Per Blasetti è facile azionare la giostra: carrelli, panoramiche e larghi movimenti per un andamento forsennato e comicissimo. Brava nel contraltare Gaby Morlay, calda e marpiona la voce off di Alberto Sordi. Un classico che non invecchia.
MEMORABILE: Le discussioni con la sarta per l'etichetta, col mendicante "che non ha il resto", con il cliente insoddisfatto per la sorpresa dell'Uovo.
Uno spunto piuttosto esile che Zavattini tira per le lunghe con digressioni surreali riesce a diventare un film grazie alle mille risorse di un Fabrizi molto in forma, coadiuvato da buoni comprimari capaci di riempire gli spazi vuoti con la loro esperienza. Rimane però un senso di incompiuto accentuato dai tanti anni passati che rendono la vicenda poco interessante se non come documento di un'epoca. Di buon livello la regia di Blasetti, esperto nel gestire questo tipo di situazioni, e la confezione in cui poco è lasciato al caso. Non fra i migliori del suo genere, ma guardabile.
Borghese tronfio ed egoista non riceve in tempo l’abito della prima comunione della figlia e si arrabatta in giro per la città alla ricerca di una soluzione. Commedia molto divertente e apparentemente leggera, ma che sfiora con garbo temi da neorealismo facilmente rintracciabili anche nel tratteggio di alcuni personaggi minori e soprattutto nella costruzione scenica girata per Roma. Fabrizi spassoso al suo meglio, con una schiera di ottimi comprimari dona al film la giusta verve.
Tra i pochissimi film italiani a tenere il passo delle commedie americane classiche. Blasetti infatti guarda a Clair ma infonde un ritmo strepitoso, degno di un Hawks, di un Capra o di un Wilder, mentre la sceneggiatura di Zavattini, immersa nella quotidianità degli anni '50 ma popolata da tante figurine che sembrano provenire dal teatro di rivista di due decenni prima, trova una sua contenuta ma precisa misura. Fabrizi eccezionale nell'esprimere le rotonde spigolature del suo personaggio e a star dietro con la sua stazza al dinamico precipitare degli eventi. Che brava la Morlay!
Quando ci siamo più o meno liberati della voce narrante di Alberto Sordi che introduce per quasi dieci minuti (un po’ tantino), si parte per questo tourbillon da cinema muto accompagnato da musiche in pendant. Giochino minimale dal finale scontato e moraleggiante che ruota monomaniacalmente intorno a un vestito per la prima comunione da portare a casa base. Tecnicamente ben fatto, ritmato e recitato, ma fondamentalmente ripetitivo. Divertente come una trottola che gira su sé stessa; indubbiamente simpatica, ma troppo semplice per riuscire a mantenere alta l’attenzione per molto.
MEMORABILE: “Questi pezzenti non si contentano mai”; Le scarpe nuove in chiesa.
Cesare Zavattini invita alla comprensione e alla tolleranza, Alessandro Blasetti ci mette la sua straordinaria capacità di regista, Aldo Fabrizi la capacità interpretativa. Un grande film, davvero significativo sia del clima del secondo dopoguerra sia soprattutto del passaggio dal neorealismo alla commedia all'italiana. Non c'è un momento di noia, si ride e si pensa.
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Un prete nel film è stato accreditato come Louis De Funes mentre si tratta dell'attore e regista Luciano Mondolfo (1910- ) un vero sosia dell'attore francese che recatosi in Francia veniva spesso scambiato per lui.