Presenza nel senso di fantasma. Elio Germano affitta una casa a Roma e se ne trova dentro un bel gruppetto: un'intera compagnia teatrale defunta in circostanze da chiarire lo accoglie con estrema naturalezza. Lui è l'unico a vederli, l'unico che può aiutarli a ritrovare tale Livia Morosini, anch'essa un tempo parte della bizzarra compagnia. Ozpetek cambia registro e s'impantana in una pretenziosa fantacommedia che non ha un grammo dell'esplosività dei suoi migliori lavori, Elio Germano è bravo, avrebbe anche faccia e toni giusti, ma è la leziosità di questi fantasmi ben poco "fantasmatici" a rendere l'operazione laccata...Leggi tutto quanto il loro make-up: non si pretendeva certo che spaventassero, ma che almeno riuscissero a farci un po' più partecipi della loro vicenda sì. Invece stanno lì in casa a giocare con le figurine, a osservare il loro inquilino fornendo indizi per comporre il puzzle, a mugugnare malinconicamente. Si avverte una non comune delicatezza nel tocco, superiore che in passato per alcuni versi, ma sembra ostaggio di una sceneggiatura raffazzonata che la regia non riesce a gestire. Anche la natura gay del protagonista sembra una forzatura del tutto non richiesta, inserita solo come unico marchio di fabbrica. Finale che perde sempre più colpi e chiude ingloriosamente.
Ozpetek riesce ad emozionare con una sceneggiatura vincente e un cast affiatato in stato di grazia, su cui primeggia Elio Germano. Nel panorama italiano la pellicola è apprezzabilissima, ma con una sceneggiatura come questa si poteva osare anche di più. Capisco che il cuore del film è l'ennesima testimonianza degli orrori della guerra (non sono mai troppe), ma si poteva ugualmente approfondire la psicologia di alcuni personaggi, in primis quella di Pietro, la cui sessualità è appena accennata. Comunque gran classe e una Proclemer intramontabile.
Il film non è granchè: è riconducibile alle opere alimentari, nelle quali non si ha nulla da dire, ma “si batte cassa”. Non è altro che una costola de La finestra di fronte: stesso sviluppo narrativo, stesso omaggio a un attore del passato (Proclemer-Girotti), ma risultato diverso perché all'impellenza e alla mole del racconto si è sostituita la “maniera”; cosa rappresenta la “Badessa” se non un esercizio estetico, presuntuoso e di maniera?
Ozpetek ritorna con una commedia brillante ma delicata, con un cast corale affiatato e convincente, nel quale spiccano senz'altro Germano e la Minaccioni e con uno speciale cameo della grande Proclemer. Un film di evasione intelligente, accorato in alcuni punti, che però non convince appieno: alcuni strafalcioni a livello di sceneggiatura sono evidenti, e anche la solita cura nel girare di Ozpetek pare assai in ombra. Un prodotto certamente buono, ma da Ozpetek era lecito aspettarsi molto, molto di più. Sufficienza stiracchiata.
Magnifica pellicola, questa ultima fatica di Ozpetek che film dopo film si rivela vero mago nel proporre un grande cinema, quello che fa sognare, pensare, riflettere, godere anche solo delle immagini e della musica. È vero che la storia appare al solito limata e costruita ad incastro perfetto, lasciando all'assurdità del caso alcuni aspetti del racconto, ma la magia qui prende la mano anche allo spettatore più disincantato. Attori guidati in maniera eccellente.
Mi sono trovato in sala per caso o per mancanza di alternativa. Ozpetek è uno dei registi più "more of the same" che conosca. Visto un paio di suoi film, visti tutti. Questo a dire che, nonostante la variante di una storia ricercata, siamo sempre al solito concetto di famiglia allargata, al danzare con la leggerezza di un sorriso sui confini della sessualità. Gradevole, quindi, ma concettualmente già visto. E cionondimeno, plauso per Elio Germano.
Una bella sorpresa: film ben diretto da Ozpetek con interpretazioni di ottimo livello (fantastica la Proclemer), dotato di una certa grazia e di una piacevole atmosfera irreale. Non è certo un capolavoro, ma al giorno d'oggi film italiani come questo se ne trovano in giro veramente pochi.
Ozpetek conferma la propria mediocrità dirigendo questa sciapa commedia corale annoiando lo spettatore con una sceneggiatura oltremodo banale e appesantendo il racconto con personaggi in costume. Germano alle prese con il catanese è imbarazzante: sembra un altro attore rispetto a quello che mostrava un convincente accento veneto in Faccia d'angelo. La noia pervade l'opera stuzzicando Morfeo che vigile aspetta per colpire al primo flebile calo di attenzione. Filmaccio.
Ozpetek è preferibile quando dirige drammi piuttosto che commedie corali come questa. Non che non sia godibile, anzi, riesce a trattare l'idea di base (un tantino "scarna") con originalità e ispirazione anche grazie a un valido cast (pure la Puccini qui non sembra così pessima; la Buy meravigliosa come al solito), ma i buchi di sceneggiatura sono evidenti; ad esempio: la storia col vicino di casa Roja dove va a finire dopo metà film? È questo che uccide la pellicola, che poteva essere perfettamente in linea se rifinita un po' meglio.
Cercando di ritrovare i passi di uno dei suoi film più riusciti, La finestra di fronte (le assonanze tra le due pellicole sono evidenti), Ferzan Ozpetek non riesce ad andare oltre un film mediocre, privo di una precisa identità e fatto per lo più di suggestioni, a volte affascinanti visivamente quanto povere narrativamente. Al senso di spaesamento generale contribuisce Elio Germano, in un ruolo decisamente poco adatto a lui. Del cast la migliore è la Proclemer, sia pure in una piccola parte.
Giovane pasticcere con ambizioni attoriali va a vivere in un vecchio appartamento infestato da presenze più o meno magnifiche... Non apprezzando particolarmente l'Ozpetek impegnato, ho gradisco di più questa commedia che affronta temi a lui abituali con maggior leggerezza, anche se presenta carenze sia a livello di sceneggiatura (incongruenze vistose, personaggi senza un perché) che a livello di definizione dei caratteri. Difetti a cui il cast, abbastanza affiatato, non può porre rimedio e che inficiano il risultato complessivo, comunque grazioso per quanto inconsistente.
Il vero tema centrale e onnipresente di Ozpetek è la casa, qui in versione stregata, rievocando da una parte Fantasmi a Roma e Assassini dei giorni di festa, e dall’altra i Personaggi pirandelliani. Ne vien fuori una commedia spigliata, ariosa, divertente, dove tutti gli spunti di una certa profondità si diluiscono nel gioco e in una galante levità, lasciando in secondo piano altri temi ricorrenti come marchio di fabbrica del regista (l’omosessualità, la famiglia allargata, la memoria). Ma la dimensione favolistica e scherzosa è il vero obiettivo: centrato.
Un mischione pazzesco in cui vengono toccati velocemente un'infinità di temi, dalla crudeltà della guerra alla precarietà dei giovani di oggi, dall'omosessualità all'amore per la casa. Insomma, un film che non porta da nessuna parte ma alla fine, come accade sempre nei film di Ozpetek, qualche risata te la fai, ti godi una bella colonna sonora e apprezzi il talento di qualche giovane attore, in questo caso un ottimo Elio Germano, giovane anagraficamente ma ormai maturo nel talento.
Ozpetek è poesia, introspezione e padroneggia lo strumento cinematografico. Predilige i quartieri vecchi delle città, scegliendo case cadenti e non ha bisogno di effetti speciali per coinvolgere ed emozionare. Le sue opere trasudano il piacere di "fare arte" con semplice spontaneità. Anche in questo film è inserito il tema dell’omosessualità, ma a differenza di altre opere precedenti del regista è come un sottofondo, una base della quale, tutto sommato, si poteva anche fare a meno.
Poche cose funzionano, in questa commedia "soprannaturale" che parte con buone ambizioni ma le perde quasi subito. La regia è distratta, i protagonisti poco in parte e la sceneggiatura priva di mordente. Si assiste insomma a un filmetto mediocre, senza identitá ne guizzi.
Ghost-comedy in agrodolce con evidenti limiti strutturali. Su tutti la totale mancanza di una storia e la sciatteria nella rappresentazione delle "anime inquiete". Ozpetek gira a vuoto e soprattutto dirige male; sembra di assistere a una fiction di terz'ordine più che ad un film. Così il tempo scorre senza che una sola risata venga strappata e senza che alcun elemento emerga fosse anche per dare un senso estetico. Male tutto il cast, compresi Germano e la Buy. Toh, c'è pure Platinette! Argh!
Una casa, un pasticcere con velleità artistiche e una compagnia teatrale degli anni 40. Una narrazione ariosa, leggera e impegnata allo stesso tempo che affronta svariati argomenti con consapevolezza. Cast di buon livello con Germano ispirato; altrettanto validi Fiorello e la Minaccioni, magnetica la Proclemer perfidamente cattiva.
Cosa vi sia di magnifico e di presente in quest'opera è, a seconda, domanda retorica o destinata a non avere risposta. I veri fantasmi trascendono i personaggi, e sono lo script, la regia, il ritmo, la comicità, l'attorialità. Ozpetek s'adagia su una bolsa poetica nemmen sufficiente per il gusto delle massaie, su un omogeneizzato di carineria mediasettara, fa perno su una storia di scarso interesse e spessore che già prima dell'intervallo invoglia a lasciare vuoto il posto in sala, e che dopo fa amaramente pentire di non averlo fatto, disseminata com'è di crepacci di senso e di continuità. *
Germano tiene a galla un lavoro di Ozpetek decisamente sottotono. Il ritmo stenta a decollare e la stessa storia, per quanto apprezzabile per la variazione rispetto a quelle classiche raccontate dall'autore italo-turco, si rivela banale così come il prevedibile finale. La regia non fallisce, è tutto il resto a non sbocciare mai.
Non male questa commedia scritta e diretta da Ozpetek. Storia abbastanza originale, con qualche caduta nel banale che incide negativamente sul film. È indubbio che Elio Germano sia bravo, ed è proprio per questo motivo che si potevano trovare altri partner all'altezza.
Non è riuscito a entusiasmarmi, nonostante un buon cast e una buona trama. Forse per colpa di una serie di presunti fantasmi, "presenze", che tutto sembrano tranne che spiriti: assenti completamente nella composizione del quadro generale. Germano se la caverebbe anche bene, ma davvero nel complesso il film arriva poco e non è incisivo. Buone soltanto le parti in cui è presente Massimiliano Gallo che, con la sua stravagante interpretazione di un medico molto convinto di sé, riesce a risultare simpatico.
Con un occhio a Pirandello (finzione! finzione!), un altro al poco cinema fantastico italiano che fu (Pietrangeli), Ozpetek mette al centro della storia un (troppo) ingenuo Germano che si arrabatta nella Capitale tra velleità artistiche e sogni amorosi infranti; non tutto funziona (alcune interazioni tra il protagonista e i fantasmi sono imbarazzanti) e la storia ha degli snodi irrisolti. Suppliscono le solite magnifiche musiche e una grande Proclemer degno epigono della madre di Carlo. Presenza discreta, nel complesso.
MEMORABILE: Drusilla Foer (Gianluca Gori); La Badessa (??); Il bambino goloso (!!!).
Ragazzo impacciatello che sogna di diventare attore (un adeguato Germano) scopre di non essere solo nella casa romana che ha preso in affitto. Un Ozpetek inconsueto, che lascia in sottofondo le tematiche abituali in favore di una commedia (fin troppo) lieve dall'epilogo perfettamente in linea col genere. La storia è poca cosa ma è raccontata con poesia e una certa ironia, suggestiva nelle numerose scene ambientate nella vecchia casa.
MEMORABILE: "Ma hitler? si è ammazzato. Il comunismo? Anche".
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Le due frasi cult:
*"Era un parco così buio, che si poteva vedere solo con le mani, un sesso breil..."
*"Ma mi hai vista? Se credo ancora in me come potrei non credere ai fantasmi?".
Il personaggio delle Proclemer, dopo la rivelazione, mi ha ricordato un pò la Calamai in Profondo rosso...
Un'altra grande attrice rimasta nel dimenticatoio per decenni...
Assolutamente d'accordo! Pensavo di essere matta quando a vederla mi è balenato in testa "Non si vedeva una vecchia così cattiva dai tempi di Profondo Rosso...". Mi fa piacere che qualcuno abbia notato la stessa cosa.
Con quella capacità che hanno solo i grandi attori, quella di trasformare i propri personaggi.Vedi la Calamai, così mansueta all'inizio, terribile sul finale.
Anche qui non mi aspettavo proprio, una donna capace di un simile abominio...
Non credo sia da tutti interpretare una parte, riuscendo a spiazzare lo spettatore, come han fatto queste due vecchie glorie del cinema...
Colonna sonora distribuita anche in vinile.
Per ascoltare della buona musica e restare in tema con l'argomento del film.
SIDE A: 1 La Sera Della Prima feat. Sezen Aksu 2 Magnifica Presenza 3 Finzione 4 Figurine 5 Non Ti Svegliare 6 Bordi 7 Provino 8 Unuttun Mu Beni (strumentale)
SIDE B: 1 Unuttun Mu Beni – Sezen Aksu 2 Garibaldi 3 Una Grande Attrice 4 Realtà 5 Magnifica Presenza (Versione 2) 6 Compagnia Apollonio 7 Gitmem Daha/La Sera Della Prima – Sezen Aksu
Tra gli extra del dvd alcune scene tagliate, tra queste una a mio avviso importantissima, che dice molto sulla psicologia (e non solo) del personaggio interpretato da Germano.
Ozpetek ha optato per lasciare in sospeso determinati aspetti che lo riguardano, non so quanto ciò abbia fatto bene al film.
DiscussioneGugly • 25/04/13 21:59 Archivista in seconda - 4712 interventi
In questo film magnifica ultima presenza della Proclemer, scomparsa oggi. Un saluto ad una regina del teatro (Gassman la volle per il suo memorabile Amleto in linea con l'età del personaggio).
Gugly ebbe a dire: In questo film magnifica ultima presenza della Proclemer, scomparsa oggi. Un saluto ad una regina del teatro (Gassman la volle per il suo memorabile Amleto in linea con l'età del personaggio).
Mi associo. Una straordinaria attrice di teatro, che ha dato purtroppo poco al cinema.