(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Premiato dal pubblico ma snobbato dalla critica del settore: questa in sintesi l'accoglienza riservata a LOGAN'S RUN, megaproduzione della MGM firmata dal bravo Andersen. Accusata di essere banale e prevedibile. Forse è vero (d'altronde se si cerca il grosso successo non si può prescindere dagli oliati meccanismi del movie-business), ma bisogna comunque ammettere che lo sforzo in termini di uomini e mezzi ha portato se non altro ad effetti speciali da Oscar (puntualmente vinto). Certo il romanzo era migliore, ma non si può sempre valutare un film paragonandolo alla fonte da cui è tratto. Analizzandolo aprioristicamente ci accorgeremo...Leggi tutto che la ricostruzione della citta-mondo è suggestiva e credibile, che le scenografie sono curate così come la fotografia, che il viaggio verso I’ignoto "santuario" esterno è coinvolgente, che l'interpretazione del vecchio fornita da Peter Ustinov è straordinaria e molto caratterizzata, che vedere la Casa Bianca avvolta nel fogliame e confusa tra i resti di una civiltà scomparsa è trovata d'effetto; tanto quanto Box, il robottino di cristallo riflettente. In poche parole LOGAN'S RUN dev'essere rivalutato per la sua forza evocativa. E' un film di "contemplazione", forse lento in alcune parti ma da seguire con attenzione fino alla sorpresa finale, e nel complesso superiore a molti altri "cult" sovrastimati. Buona anche la performance di Michael York, eterno stupefatto dal sorriso solare il cui personaggio racchiude in sé tutta l'ottusa ingenuità del popolo a cui appartiene.
Un vero cult per gli amanti della fantascienza: la sua storia ha dato vita a diverse interpretazioni che hanno composto una miriade di film simili (tra cui anche il più moderno The island). Bellissima la ricostruzione della zone esterne della società (costruite con modellini e fatte sembrare vere con interessanti effetti visivi, per un film del 76), notevoli le scene interne girate al Dallas Market Center in cui scale mobili e vetri contribuivano a rendere l'idea del futuro.
Pellicola fantascientifica di una certa lentezza; più che nella durata effettiva (un paio di ore secche), lo si percepisce durante i dialoghi privi di ritmo e nelle atmosfere futuristiche ovattate. Il sole e l'aria aperta sono un sollievo anche per lo spettatore e qualche idea resta buona (carino il vecchietto con i gatti, anche se, almeno nell'edizione italiana e fatta eccezione per la filastrocca, proprio qui i dialoghi stentano particolarmente); tuttavia troppe situazioni appaiono abbozzate e denunciano poca profondità.
MEMORABILE: Insisto: quel sole rosso che tramonta e porta finalmente un po' di colore.
Fuga da un mondo chiuso dove la felicità comporta la morte a 30 anni. E' un classico del genere, con una bella storia, ben raccontata, e con una sensibilità visiva molto interessante soprattutto per gli aspetti cromatici. Rischia la retorica patriottica nelle sequenze di Washington tra statue di Lincoln e bandiere americane, riportando l'opera a venature da guerra fredda, ma fortunatamente l'impianto narrativo ha una potenza che riesce a superare indenne la scivolata così come il frettoloso lieto fine. Ustinov simpatico come sempre.
Capolavoro di fantascienza, nonostante sia un film datato e nonostante lo svolgersi lento è ancor oggi un vero e proprio cult; immancabile in una cineteca di livello. Premio Oscar per gli effetti speciali nel 1977. L'anno successivo ispirò una serie televisiva per la CBS.
Discreta e interessante antiutopia che dà il meglio di sè nella prima parte, mentre la seconda pecca di eccessiva convenzionalità fino ad arrivare ad un finale davvero troppo edulcorato. Più cupezza e pessimismo avrebbero giovato. Notevoli per l'epoca gli effetti speciali che, infatti, vinsero un meritato Oscar. In ogni caso gradevole e consigliato a chi ama il genere.
In una poco rassicurabile e futuristica società, gli uomini vivono tra grandi agi ma sono condannati alla morte precoce per evitare l'invecchiamento della popolazione. La sinistra premessa dà lo spunto ad un film diventato un cult per molti ma invecchiato piuttosto rapidamente. Molto riuscito dal punto di vista formale e stilistico il film patisce una narrazione dai ritmi lenti e un finale troppo consolatorio.
Uno dei migliori film di fantascienza degli anni Settanta, sorretto da una bella storia, un cast di attori di prim'ordine, splendide ambientazioni, bei costumi, effetti speciali efficaci e ottima fotografia. Prodotto figlio del suo tempo, si lascia guardare ed affascina ancora oggi. Memorabile la rappresentazione di una Washington invasa dalla vegetazione. Il romanzo di William F. Nolan da cui è tratto il film è debitore di Asimov di cui riprende alcuni temi presenti in "Paria dei cieli".
Grande gioiello della "fanta70". Visivamente affascinante, con eccelenti scenografie. Capolavoro di Michael Anderson, che oltre alle avanguardistiche (per allora) scenografie, preannunciava, in maniera alquanto profetica, l'avvento di internet (il computer madre, la capsula chat per scegliere i partner). Impressionante poi il "carousel", gioco infernale in cui i giovani, coperti con una maschera stile Jason e costumi alla All that jazz, vengono librati in aria per essere disintegrati. Per non parlare della sala delle orge in puro kitsh anni 70...
MEMORABILE: Il robot box nella caverna di ghiaccio. La scoperta della civiltà in una spettrale New York.
Visionario e anticipatore dei grandi film catastrofici di questi anni con le sue immagini di Washington sommersa dalla vegetazione e con le nuove città ecosostenibili che ricordano tanto realizzazioni architettoniche di attualissima concezione. Nota dolente per i dialoghi, dove si poteva osare di più per approfondire le tematiche offerte dal film (postnucleare, eutanasia forzata, controllo delle nascite). Non adatti gli attori protagonisti.
Invecchiato decisamente meno peggio sia rispetto ad altri prodotti consimili che del grande Ustinov Mosè, tanto più se si considera l'alto tasso di deteriorabilità del genere sci-fi. Deve la sua longevità non certo al plot, decisamente succedaneo e scontato (la fuga e l'intera seconda parte traggon troppi spunti da Planet of apes), quanto all'impianto scenografico, alla sfolgorante fotografia e al ritmo tiratissimo orchestrato da Anderson. York (vedere Fedora di Wilder) era l'effimero divo anni '70; Peter gigioneggia da par suo; Jenny Agutter fa sospirare.
MEMORABILE: Il Robot box nel suo dominio di ghiaccio; Il Carousel.
Avevo molte aspettative per questo film (avendo letto il libro) e in parte sono state deluse. La MGM avendo investito molto nella produzione (meritato Oscar per gli effetti speciali) dovette per forza imporre una banalizzazione da botteghino che impoverisce i lati più profondi della storia di William F. Nolan. La sceneggiatura risulta quindi lenta e prevedibile. Un film da vedere sia per la storia comunque intrigante sia per la contestualizzazione del genere negli anni 70.
Nel mondo di Logan, tutti vivono in mezzo agli agi, sani, belli, giovani... appunto, solo giovani, perché invecchiare è impossibile. Mi ricordo che, vista all'uscita, questa Fuga mi fece una bella impressione, a parte il solito ruolo ancillare delle femmine. Rivisto oggi, il film appare parecchio invecchiato, con una messa in scena in più punti manierata ed ingenua e un cast non molto convincente (a parte il grande vecchio Ustinov) però conserva un certo fascino, grazie alla bellezza della storia: non un capolavoro, ma un film da ricordare fra le distopie degli anni '70.
A suo favore: le trovate visive e scenografiche, dalla città moderna alla Washington ricoperta dalla vegetazione e parecchi temi anticipatori. A suo sfavore la lentezza di fondo (ogni tanto ci vuole il FF), la vacuità dei dialoghi, alcune situazioni dirette in modo grossolano. Aggiungo ahimè il doppiaggio italiano. Voto mediano. In sintesi il film merita sicuramente la visione (e una riflessione), ma anche volendo definirlo un cult lo è solo a metà.
MEMORABILE: Il Lincoln memorial; L'interrogatorio finale.
Oggi può sembrare un po' datato, ma questa pellicola resta un buon esempio di fantascienza realizzata con una commistione di idee e immagini visivamente interessanti, rafforzate da modellini realizzati con una certa minuziosità, avveniristici (allora) e adatti a far credere allo spettatore che la storia era ambientata in un futuro lontano, ma non troppo. I protagonisti se la cavano dignitosamente, l'azione non manca; e il finale, dove la veneranda età, visto il tipo di organizzazione, è vista come un qualcosa di stupefacente, è piuttosto originale.
MEMORABILE: Il giorno del rinnovamento; Dal chirurgo plastico; La grotta-dispensa ghiacciata con guardiano; Gli occhi da psicopatico dell'amico arrabbiato.
In una dimensione futurista, dove tutto è codificato sotto un dominio tirannico, la vita non dura più di trent'anni. Da qui Logan tenta una difficile, quasi impossibile fuga che lo aiuterà a capire. Un film poetico, in cui il mondo si è già estinto da un pezzo, invaso dal rigoglioso verde delle piante; dove la presenza di un unico anziano (il grande Peter Ustinov) ha molto da insegnare. Alcuni effetti ricordano le discoteche anni '70!
Da vedere tenendo ben presente ciò che era un certo tipo di cinema negli anni '70. Teoricamente interessante per la visione del futuro che propone, con un computer onnipresente che tutto rivela a guardiani tutto sommato idioti (guardando Logan e il suo amico), cede negli effetti speciali, piuttosto scadenti (i plastici). Ricorda, per alcune ambientazioni, Il dormiglione, girato tre anni prima e qualche sorriso ci scappa nonostante la drammaticità della trama. Utile per documentazione personale.
Mi hanno colpito molto di più le scenografie del film piuttosto che gli effetti speciali (premiati con l'Oscar) i quali, forse perché ancora molto artigianali, non lasciano il segno; da notare in particolare la Washington deserta. Storia interessante e alquanto profetica sotto molti aspetti. Buono.
Ci sono l'apocalisse, la distopia, la fuga, persino un accenno alla leggenda del Buddha (Logan e la compagna che scoprono la vecchiaia e la solitudine). Il film funziona solo a tratti, risultando datato e un po' approssimativo nella progressione drammaturgica (la presa di coscienza del protagonista, il rapido precipitare degli eventi). Un piccolo classico, appassito ma pur sempre piacevole: la Agutter, scosciata all the time, alza il livello.
Cult fantascientifico che può vantare un discreto impiego di mezzi e che, a differenza del contemporaneo Guerre stellari, riesce a preservare una sua credibilità (tranne il robottone Box, che oggi fa tenerezza). Il tema affrontato è interessante (oggi potrebbe essere un episodio di Black mirror) e gli attori si muovono con eleganza in mezzo a imponenti scenografie. Dopo una prima parte claustrofobica i due protagonisti scoprono il mondo esterno: là si comprende l'Oscar agli effetti speciali. Memorabile l'incontro con l'anziano dei gatti.
Piuttosto datato nella messa in scena (soprattutto nella parte ambientata nella città distopica) e negli effetti, non ha ancora perso del tutto il suo fascino, soprattutto grazie alla buona idea di partenza e a una sceneggiatura piuttosto coinvolgente. Funziona ancora meglio quando i protagonisti escono dalla città, con scenografie abbandonate che lasciano il segno e l'arrivo di un Ustinov in gran forma che oscura i più insipidi York e Agutter. Il finale, poi, è ancora intatto nell'impatto che ha sullo spettatore. Buono.
Un classico della fantascienza anni '70 che si lascia apprezzare ancora oggi, non tanto per merito della storia (abbastanza interessante ma con qualche rallentamento), quanto per un impianto visivo davvero notevole, valorizzato dalla fotografia di Ernest Laszlo e arricchito da effetti speciali giustamente premiati con l'Oscar. York se la cava discretamente, Jordan è un efficace antagonista, la Agutter è incantevole, Ustinov gigioneggia alla sua maniera. Epilogo insolitamente ottimista, per il genere. Buone le musiche di Goldsmith.
In una comunità futura vivono solo giovani e a trent'anni devono “rinnovarsi”. Ottimo film, con notevoli ricostruzioni sceniche (sia la città futuristica che il vecchio mondo disabitato). La pellicola scorre bene e la seconda parte risulta più affascinante della prima. Azzeccati gli attori, naturalmente tutti ragazzi tranne un buon Peter Ustinov. Spiccano pure il protagonista Michael York e Jenny Agutter, ma anche Richard Jordan dà un'ottima prova nel ruolo dell'irriducibile servo del Sistema.
Maestoso per quanto riguarda la fotografia, le scenografie e l'utilizzo di luci, colori ed effetti visivi, mentre dal punto di vista della trama, pur avendo molti spunti interessanti, si perde un po' in una storia a tratti melensa, che mostra il meglio di sé nella prima parte. La componente formale della pellicola, però, è davvero una delizia per gli occhi e le orecchie, visto che anche le musiche sono di altissimo livello. Bellissima Jenny Agutter.
Si narra la storia di una società che vede scoccare la morte al compimento dei trent'anni d'età. Assistiamo alla rivolta dell'umanità, alla riconquista del diritto, alla vita naturale contro un regime totalitario. Temi un po' abusati, certo, ma il film risulta nel complesso piacevole, con un gran Peter Ustinov pronto a sfamare i suoi gattini in quel che fu il senato degli Stati Uniti d'America. Buona fantascienza anni '70.
Bizzarro film che alterna momenti notevoli ad altri meno felici. Grande debitore sia de Il pianeta delle scimmie (negli scenari fuori dalla città), sia de "Il mondo nuovo" di Huxley, ha il merito di portare su grande schermo felici intuizioni di quest'ultimo. Colpisce la descrizione di una società "perfetta" in cui tutti sembrano felici anche quando si avviano alla "rinascita" alla soglia dei trent'anni. Ha molte ingenuità (i dialoghi, le donne erotizzate, gli sfx...), ma offre grandi scenari e grandi emozioni. Simpatico il personaggio del vecchio.
MEMORABILE: Il "tinder" futuristico in cui scegli il partner per una notte.
Molto datato sul piano degli effetti formali, paga un pegno pesante al passare degli anni. La storia è molto semplice e, con gli occhi non adolescenziali, ha clamorosi buchi un po' ovunque. La scenografia che, ai tempi, era proprio un plus del film, è un po' carente, soprattutto nel lato degli effetti speciali. Un discreto B movie da cui si potrebbe trarre una serie interessante, proprio a coprire tutti i buchi della trama.
MEMORABILE: Washington conquistata dalla fauna è interessante.
L’Eden era una gabbia dorata e il peccato originale la prima disobbedienza al totalitarismo. La Bibbia non racconta il passato remoto, ma l’avvenire. Opera predittiva su usi e costumi della società edonista, rielabora elementi di Metropolis e Il pianeta delle scimmie rivelando ambizioni superiori ai mezzi disponibili, ma distinguendosi per le soluzioni visive e scenografiche. Purtroppo la lungimiranza non è un criterio di valutazione sufficiente e il tempo è stato meno clemente con Anderson che con il novello Mosé di Ustinov: troppo datato e ingenuo per essere ancora autorevole.
MEMORABILE: Il Carousel; Il laboratorio di chirurgia estetica; La dark room.
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DiscussioneDaniela • 8/10/11 09:12 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Fauno ebbe a dire: NON E'SOLO COLPA NOSTRA SE LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DI VOI CE L'HA NEL SANGUE DI RISPECCHIARSI NELLA NOSTRA SODDISFAZIONE MENTALE ANCOR PRIMA CHE FISICA,
"Stragrande maggioranza"?
Guarda che una affermazione simile potrebbe andar bene, e con molti distinguo, solo per il nostro disgraziato tele-paese, dove da decenni stanno imponendo i modelli femminili di riferimento fra l'ancillare e il puttanesco.
Non ha caso siamo all'ultimo posto fra i paesi occidentali per quanto riguarda i diritti delle donne.
Ma siamo in un forum di cinema, quindi la chiudo qui con il mio sussulto vetero-femminista :o)
Per chi avesse ancora dubbi sul fatto che trattasi di un cult, basta digitare Logans'run cult o La fuga di Logan cult per vedere a quanti siti si viene indirizzati :)
Tanto ti becco comunque! La scena è quella in cui l'ormai ex amico di Logan, dal piano superiore della vecchia biblioteca, si lancia su di lui che si trova sotto; se il volo fosse stato quello della prima ripresa l'avrebbe mancato di almeno cinque metri, ma la seconda inquadratura aggiusta tutto, facendolo planare con chirurgica precisione sul povero Logan.
Warner ha editato il blu-ray di questa pellicola. Extra (secondo quanto appare in fascetta): - Commento al film del regista e del costumista - Featurette vintage: A look into the 23rd century + poster Ha anche la lingua italiana La fuga di Logan