Episodi comici in un tribunale: un'idea non male, con simpatiche gag e qualche bravo caratterista (a parte i grandi F&C). Lino Banfi non molto rilevante ma comunque simpatico, mentre il migliore è senza dubbio Franchi, Benenato artista di vocazione ma avvocato nella pratica che usa il tribunale come palco su quale sfogare la spropria creatività. Ci sono troppe incuratezze: la moglie e gli undici figli dell'inizio non si vedono più; scade decisamente dalla scena del castello in poi. Un po' misero ma diverte, non mancano i riferimenti alla corruzione della legge.
MEMORABILE: Implacabile come una cambiale in protesto, Benenato continua a torturare il mio fegato annullando tutti i vantaggi della dieta e delle medicine.
Uno dei tanti, troppi film realizzati come in una catena di montaggio da Franco & Ciccio. Dopo un divertente inizio si assiste ad un lento, inarrestabile declino della qualità di molte gag, fino a riprendersi nelle scene ambientate al castello. Franco e Ciccio sono al solito grandissimi, in particolare il primo. Del resto del cast ottimi i comprimari Banfi, Carotenuto e Mulè. Non tra i migliori ma si lascia vedere.
Non ha una trama vera e propria, è più che altro un insieme di sketch dove assistiamo a Franco avvocato e Ciccio pretore che odia il primo. Troppe poche idee per far ridere davvero e questa volta anche i due grandi attori sembrano svogliati (soprattutto Ciccio che si limita ad assistere alle straripanti arringhe di Franco). Banfi è ancora troppo acerbo per essere incisivo, per fortuna però c'è un grande Memmo Carotenuto in partecipazione e qualche gag simpatica nella parte al castello (che sembra però appartenere a un altro film).
Film che regge 25' cadendo poi in aberranti giochi di parole degni di una sceneggiatura vacua e con un Franchi che gigioneggia in molte occasioni imitando anche Totò. Fra arringhe stralunate notiamo un Banfi che appare brevemente parlando con il suo tipico parlato pugliese. Ci si ritrova davanti a 5 processi/episodi che trattano censure di spettacoli e pernacchie che non divertono proprio nessuno. Si arriva al peggio quando i due vanno al castello per un presunto fantasma: sembra una puntata di Scooby-Doo! Guerrini ha fatto di meglio. Noioso.
Una commedia piuttosto pasticciata e con poca carne al fuoco è quella che ci offre il regista Mino Guerrini con l'accoppiata Franchi e Ingrassia. La maggior parte delle gag regala pochissimi sorrisi e il merito è soprattutto di un Franchi straripante (ma non al suo meglio). Il resto degli attori fa quello che può, ma di certo la sceneggiatura non rende loro merito.
Il film soffre per una mancanza totale di trama e le varie scene si susseguono in modo caotico senza una strategia drammatica precisa; però i vari personaggi sono abbozzati con tratti vigorosi e dipinti con colori vivaci, il conflitto di caratteri e di ruoli tra il sanguigno avvocato Franco e l’incorruttibile Pretore Ciccio produce un forte attrito comico e il cancelliere interpretato da Lino Banfi aggiunge un po' di sale agli ingredienti caserecci di un canovaccio che fa continuo appello alle risorse estreme della commedia dell'arte. Così così.
MEMORABILE: Francesco Mulè, Memmo Carotenuto e Renato Malavasi sono i caratteristi che aggiungono ai loro personaggi una marcia in più di vis comica.
Pretore (Ingrassia) e avvocato (Franchi) in eterna diatriba caratteriale danno adito a vicende più o meno spassose. E' costruito usando la formula di Un giorno in pretura: episodi processuali (con flashback esterni all'aula) che sviscerano l'eterno battibecco del duo siculo (nel 1971 ormai alle corde). Le vicende faticano a decollare e, soprattutto, a generare la risata tanto attesa. Un breve momento "pruriginoso" con le belle gambe della pin-up Gillian Bray, ma già allora era "roba" da Anni '50 decisamente anacronistica. Complessivamente deludente.
Con molta generosità, un pallino e mezzo. Poco da salvare in questo film. Non dispiace il personaggio di Banfi che si diverte con l'avvocato Benenato (ma dopo un po' la trovata stufa), Memmo Carotenuto mostra il suo talento, Patricia Reed (che fu moglie sedicenne di George C. Scott) usa bene il suo fascino ambiguo (sfruttato, in altro modo, da Bergonzelli). Tutti gli altri al minimo sindacale. Si resta stupiti nel vedere Norton/Monselesan in un ruolo non western, ma poi tutto torna (o quasi)...
MEMORABILE: "Se non le dispiace, le conclusioni le traggo io".
Assai debole: peccato perché lo spunto che vede le spericolate arringhe dell'avvocato Franco provocare l'ulcera al giudice Ciccio era promettente avrebbe meritato una sceneggiatura più brillante, soprattutto negli aneddotici flashback a episodi che illustrano allo spettatore le vicende oggetto di dibattimento processuale. I comprimari (Banfi, Mulè, Carotenuto) incidono - per poco - più del duo protagonista, che interagisce meno del solito e col freno a mano tirato. La visita finale al castello infestato poi è di un incollato che non si commenta.
L' idea di mettere i due comici siciliani a scontrarsi in pretura è buona, purtroppo la messinscena si rivela presto una grossa delusione e non solo per l'assenza di una trama che faccia da collante alle varie cause, quanto invero per I pessimi dialoghi che riescono a spegnere persino la verve di Franchi (il quale tuttavia esibisce la sua simpatica mimica facciale nelle sequenze ambientate all'interno del castello infestato, la parte più breve e divertente del film). I comprimari se la cavano con il mestiere (Banfi riveste un ruolo marginale), la regia arranca, il finale pure.
Mino Guerrini HA DIRETTO ANCHE...
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Fa parte del cast l'attore Antonio Monselesan( a volte è presente con il nome di Tony Norton).
DiscussionePanza • 24/09/12 16:27 Contratto a progetto - 5250 interventi
Manca la s nel titolo ...De Ingras?
DiscussioneZender • 24/09/12 20:24 Capo scrivano - 48843 interventi
Purtroppo non c'era spazio, titolo troppo lungo. Però forse è meglio cancellare il punto di domanda e mettere la S, per quell'ultimo carattere disponibile...
HomevideoZender • 2/11/14 11:38 Capo scrivano - 48843 interventi
Vista così si direbbe senza dubbio che sia un taglio sballato del quadro... Fatto forse per ottenere un 16:9 (farlocco) senza avere il materiale per farlo.
Zender ebbe a dire: Purtroppo non c'era spazio, titolo troppo lungo. Però forse è meglio cancellare il punto di domanda e mettere la S, per quell'ultimo carattere disponibile...
Solo per la lunghezza del titolo si meriterebbe il monopalla.
Capannelle ebbe a dire: Zender ebbe a dire: Purtroppo non c'era spazio, titolo troppo lungo. Però forse è meglio cancellare il punto di domanda e mettere la S, per quell'ultimo carattere disponibile...
Solo per la lunghezza del titolo si meriterebbe il monopalla.
...e non è nemmeno il più lungo della storia del cinema. ce ne sono alcuni che per schedarli si deve pregare che esistano aka, o inventarseli!
Segnalo che la padrona del Castello (ultima parte del film) è Patricia Reed, che aveva sposato, sedicenne, George C. Scott. Nello stesso anno interpretò la moglie del protagonista in Io Cristiana, studentessa degli scandali, di Bergonzelli.