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La nostra recensione di Diamanti

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Celebrazione partecipata dell'universo femminile da parte di un Ozpetek che chiama a sé un sontuoso parco di valenti attrici ("un vaginodromo", lo definisce prosaicamente Geppi Cucciari, seduta tra le invitate) radunandole intorno al tavolo in giardino per parlar loro del suo nuovo film. Un incipit metacinematografico piuttosto pretestuoso grazie al quale capiamo come i diamanti del titolo siano proprio le "sue" donne, alle quali, leggendo la didascalia finale, il regista aggiunge idealmente Mariangela Melato, Virna Lisi e Monica Vitti.

Sarebbe inutile elencare tutti i grandi nomi in scena (ai quali, per onore di cronaca, andrebbero affiancati quelli di almeno un...Leggi tutto paio di interpreti maschili, Stefano Accorsi e Vinicio Marchioni), ma se le più presenti sono una statuaria Luisa Ranieri e Jasmine Trinca (nel ruolo di due sorelle), tutte hanno modo di ricavarsi un loro spazio. In special modo la citata Geppi Cucciari, cui spetta il compito di sdrammatizzare mettendo il sale attraverso qualche battuta “scorretta”.

Ozpetek consegna alle sue dive il copione e in un attimo ci cala nella fine degli Anni Settanta, all'interno di una vecchia sartoria dove tutte insieme lavorano in un clima amichevole e di bella complicità. L'arrivo di una importante commessa per il cinema mette l’ambiente in allarme, mentre Alberta Canova (Ranieri), la titolare, mantiene un invidiabile self control e una rigidità spesso scambiata per gelido distacco, nonostante non manchi in più di un'occasione di farci capire quanto, se si tratta di aiutare, sia la prima a non tirarsi indietro. Basti vedere come si comporta con la figlia di una delle sue lavoranti, rifugiatasi in sartoria dopo essere sfuggita alla polizia durante una carica a una manifestazione, o con un'altra che deve vendere una spilla che crede essere preziosa....

Le microstorie compongono un film corale che tuttavia fatica a rendersi interessante, più ammirevole per la direzione dell'ottimo cast e l'eleganza della messa in scena o della colonna sonora che non per la sceneggiatura, composta di scambi semplici e costruita su situazioni appena accennate (la Mancini picchiata e maltrattata dal rozzo marito interpretato da Marchioni, la Minaccioni alle prese con un figlio problematico), mai troppo approfondite anche perché non esiste il tempo per farlo. A rimanere impressi sono in definitiva i primi piani sugli sguardi enigmatici della Ranieri (e sul suo volto che pare scolpito), su quelli più dolci e profondi della Trinca o su quelli affilati e taglienti della Cucciari, sempre caustica e cinica.

Gli uomini descritti nel film da Ozpetek sono figure sfuggenti sullo sfondo, diafane (Barbarossa) o negative (oltre a Marchioni spietato marito vessatore c'è Accorsi che ha l'ultima parola sui costumi scelti per il film e si rivolge alle povere lavoranti con fare sprezzante e sgradevole), a conferma di un film centrato in tutto e per tutto sulle donne. Se però l'insieme ha l'apparenza di un bel ritratto corale puntellato dalla bravura dello splendido cast, l'impressione è che si resti tremendamente in superficie accontentandosi di dipingere a pastello un quadro gradevole e niente più, inconsistente e a lungo andare (considerata la durata non indifferente di oltre due ore) pure tedioso, un esercizio di stile vanamente teso alla poesia che troppo spesso scivola nel lezioso...

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Tutti i commenti e le recensioni di Diamanti

TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/12/24 DAL BENEMERITO MYVINCENT POI DAVINOTTATO IL GIORNO 6/01/25
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Myvincent 19/12/24 20:38 - 4005 commenti

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Buio in sala… si proietta la magia del cinema, quello tipico di Özpetek, fatto di donne (ben 18), costumi, colori, rumori, cibo, tavolate e, naturalmente, qualche bel momento drammatico sincero e ben recitato. Il film è ambientato in una sartoria molto professionale che sforna il fior fiore dei costumi per il cinema e per il teatro. Siamo negli anni 70 (ma non sembra) e il regista sa come parlare di donne, completamente dalla loro parte. Se la prima parte ha il sapore di un feuilleton all’italiana, poi poco a poco si dipana in una trama avvincente verso un finale con lo scoppio.

Caesars 9/01/25 15:48 - 4000 commenti

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Non troppo entusiasmante questo film "corale" diretto da Özpetek. Si immagina che il regista stesso raduni uno stuolo di attrici (più qualche attore maschio) per dirigere una pellicola sulla realizzazione di un film di ambientazione settecentesca, per cui viene chiamata al lavoro una famosa casa di sartoria diretta da due sorelle. Il gioco del film nel film non è certo nuovo e le storie che ci vengono narrate non riescono a essere troppo interessanti, anche a causa del loro scarso sviluppo narrativo. La realizzazione è buona e le interpretazioni, mediamente, risultano convincenti.

Xamini 28/12/24 15:40 - 1295 commenti

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Özpetek lavora ancora sul concetto di famiglia, in questo caso quella delle maestranze di una sartoria degli anni '70, e costruisce un film che fa del femminile la sua essenza: diverse le sue declinazioni e profondità mentre appena abbozzati due maschili (Marchioni decisamente negativo). Gli altri uomini sono fantocci bidimensionali al limite del fastidio, ma a valle di questo il risultato è notevole per equilibrio, direzione (tutt'altro che facile), interpretazioni (diverse di livello), intensità dell'emozione trasmessa. E ciò che conta, insegna il maestro, è quel che rimane.
MEMORABILE: La metafora e ossessione della tavola come comunione; Il murale; I costumi; Gli inserti meta narrativi.

Rambo90 28/12/24 21:18 - 8015 commenti

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Özpetek chiama un cast lussosissimo per guidare un'operazione leggermente vuota, in cui le storie private delle protagoniste urlano banalità da tutti i pori, pur lasciandosi seguire grazie alle ottime performance e a una bella coralità di sceneggiatura. La confezione è ottima, alcuni momenti spendono (soprattutto quelli con la Ranieri e con una naturalissima Venier), ma alla fine la sensazione di vacuità rimane. Cornice metacinematografica pretestuosa ma affascinante.

Deepred89 30/12/24 23:59 - 3873 commenti

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Un Özpetek particolarmente ambizioso cerca di mettere in scena il proprio Effetto notte, incentrato su uno spesso stucchevole reparto costumi al femminile, con ogni personaggio alle prese con la propria storia, tra anacronismi e tematiche di facile presa (ma al problema della violenza sulle donne viene proposta, per una volta, l'unica soluzione efficace), per quanto nel complesso coinvolgenti. Ancora una volta va scontata l'italianità un tanto al chilo di interminabili cene con canti e balli appassionati, ma tecnicamente Özpetek sa il fatto suo. Cast mediamente azzeccato.

Nando 3/01/25 22:56 - 3909 commenti

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Un magniloquente omaggio alle maestranze cinematografiche che si occupano di sartoria sommato a un plauso alle attività del gentil sesso. Il regista turco si avvale di diciotto attrici femminili che interpretano tutte una parte importante, nella narrazione. Da segnalare la Ranieri e la Mancini, ma anche il resto del cast appare egregio, con un laido Marchioni. Finale sognante tipico della cinematografia del regista.

Giùan 4/01/25 11:11 - 4946 commenti

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A conti fatti, a rivelarsi debole è proprio quel tentativo (che sulla carta al "turcoromano" sarà sembrato una diga ai suoi eccessi melò) di "coro metacinematografico" che esplicita nei momenti caldi che di messinscena comunque parliamo. Se infatti questo fronzolo paradossalmente sovraccarica il film, la stoffa invece, pur con i consueti scampoli, c'è e si vede nella creazione di una discreta media res, nel sincero tributo al dietro le quinte della bellezza, in alcuni momenti di sorrisi liberatori (Cucciari, l'"ominicidio") e verità emotiva (il rapporto Trinca/Ranieri, bravissime).
MEMORABILE: Il "L'ho fatto per te" strepitosamente trattenuto della Trinca; L'abbraccio in strada di Luisa Ranieri.

Gabrius79 7/01/25 14:14 - 1517 commenti

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Ozpetek si conferma regista di razza e lo fa con questo film corale praticamente tutto al femminile in cui i maschi compaiono in camei o poco più. La pellicola è ambientata negli anni 70 in una sartoria e qui emergeranno le varie sfaccettature di chi ci lavora. Spiccano la Ranieri, la Trinca e la Mancini per intensità, mentre la Cucciari e in minor parte la Minaccioni danno quel tocco frizzantino. Ottimo Marchioni in un ruolo odiosissimo, sottotono Accorsi. Curiosa l'idea di dare quell'impronta di metacinema fin dall'inizio. Il ritmo tiene nei circa 135 minuti di durata.

Minitina80 8/03/25 21:49 - 3214 commenti

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È un racconto di donne e sulle donne, narrato con delicatezza e al contempo lucida fermezza per parlare di fragilità, debolezze e problematiche che affliggono un gruppo di sarte che trovano nell’amalgama la forza per uscirne. Si percepisce la profondità con cui vengono raccontate le singole vicende che animano la sartoria romana negli anni Settanta. Non soffre momenti di stanca e coinvolge al punto da non sentire la fatica del minutaggio. Le parentesi metacinematografiche incidono poco a differenza delle musiche, che enfatizzano i momenti migliori senza essere invadenti.

Luluke 22/04/25 07:18 - 807 commenti

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Per quanto un po' ruffiano nel suo celebrare un universo femminile talmente coeso da riuscire a mantenere gli uomini su uno sfondo, spesso negativo, è un film che non dispiace affatto, anzi. Özpetek riesce infatti a proporre in un quadro corale piccole storie che si svolgono fuori dalla sartoria e trovano al suo interno una soluzione: quasi fosse, quello, un luogo magico. Un po' Almodóvar, un po' Scola. Non tutto funziona, non tutte le attrici impiegate sembrano pienamente in parte, ma alla fine gli si perdona anche la digressione nel metacinema, un po' Fellini, un po' Altman.
MEMORABILE: I pranzi cucinati dalla Venier che oggettivamente fanno venir fame.

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Daniela 22/04/25 10:09 - 13295 commenti

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Sartoria d'alta moda deve creare i costumi per il film di una regista famosa: l'incarico è prestigioso ma il tempo è poco e i problemi personali di cui vi lavora tanti... Film corale al femminile, in cui i pochi uomini sono spregevoli o irrilevanti. Le ambizioni autoriali sono palesate fin dal prologo in cui compare lo stesso regista ad assegnare i ruoli alle sue attrici e l'intento è esaltare la forza delle donne e la loro solidarietà, ma il risultato è deludente come l'abito rosso mostrato verso la fine, che vorrebbe essere raffinato ma risulta pacchiano perché eccessivo.

Pigro 5/05/25 13:00 - 10128 commenti

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Fotografia calda (bella), musica debordante e leziosa, coralità di storie intrecciate e inevitabile superficialità formano il mix di una soap opera che ha l’unico punto di forza nella scelta radicale di un cast quasi solo femminile (con tinte da emancipazione pre-femminista, tra forza nell’unione, complicità e senso di inadeguatezza per colpa maschile). Per il resto, il solito repertorio stucchevole ozpetekiano di cene amicali e canti collettivi. Un polpettone mélo, realizzato con gran mestiere. Terribile la pretenziosa cornice metacinematografica.
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