Sicuramente in corsa per l'ipotetico premio di remake più spudoratamente ricalcato sull'originale, il film di Stefano Mordini riprende CONTRATTEMPO in ogni sua parte conscio del fatto che metter mano a una trama tanto complicata e intrecciata sarebbe stato un salto nel buio rischiosissimo. (Ri)eccoci quindi alle prese con l'avvocatessa Virginia Ferrara (Paiato) che s'incontra con l'imprenditore di successo Adriano Doria (Scamarcio) per organizzarne la difesa in processo: l'uomo è infatti accusato di aver ucciso nella stanza di un albergo la sua amante Laura Vitale (Leone). Ritrovato privo di sensi a fianco del cadavere, con l'arma del delitto...Leggi tutto in mano in una camera chiusa dall'interno, pare non avere scampo. Ma la sua avvocatessa, donna sveglia, propone una linea di difesa assai ricercata e che va a toccare un possibile delitto compiuto qualche tempo prima e di cui si capisce che Adriano e Laura, quel giorno in auto assieme, sono corresponsabili: a causa di un cervo sbandarono causando l'incidente di un ragazzo a sua volta al volante. Ora è soprattutto il padre (Bentivoglio) di questi a voler sapere che fine abbia fatto suo figlio, dato dagli inquirenti in fuga con un bel gruzzolo di denaro. Ambientato all'interno della stanza dove Adriano è a colloquio con l'avvocatessa, il film ne esce virtualmente attraverso una fitta sequenza di flashback che cambiano più volte le carte in tavola avanzando una ridda di ipotesi che si sovrappongono confondendo la storia. Solo apparentemente però, perché la sceneggiatura è invece un meccanismo geniale che si fa asse portante del film, a cui la regia (nella versione spagnola come in quella italiana) non può che sottostare palesando uno stato di manifesta dipendenza. Teatrale, assai parlato, giocato sugli sguardi che Scamarcio sfrutta forse meglio di Casas senza però raggiungere la stessa immedesimazione col personaggio, questo remake risulta davvero di difficile valutazione: le qualità indubbie ci sono, ma discendono direttamente dal modello, a cui non si è stati capaci di aggiungere quasi nulla se non a livello superficiale. Il solo Bentivoglio, con marcato accento del Nord, sa staccarsi meritoriamente dal suo omologo spagnolo, gli altri poco fanno per personalizzare i propri ruoli. La regia mostra le stesse titubanze che ebbe Orion Paulo, spaventato evidentemente dall'idea di distrarre dall'intreccio, mentre i bei paesaggi montani e boschivi sono anch'essi ripresi senza fantasia alcuna dall'originale spagnolo, uno dei più straordinari gialli cinematografici degli ultimi tempi. Rifare un film così a distanza di appena due anni ricalcandolo in pieno, straordinario colpo di scena finale compreso naturalmente, pare operazione di dubbio senso. Poi certo, chi non ha visto CONTRATTEMPO potrà godersi il remake ammirando la qualità dello script, ma chi invece l'ha visto? Potrà ripassare il tutto, d'accordo. Per quale motivo, però, ci si chiede...
La versione italiana di un recente thriller spagnolo di successo (Contrattempo) si rivela macchinosa e non del tutto convincente. L’intreccio è originale e articolato, ricco di colpi di scena, con una ricostruzione degli eventi che avviene attraverso flashback che ribaltano continuamente la prospettiva. Manca però autenticità, e anche il cast non brilla; solo Bentivoglio sa distinguersi per credibilità.
Un'avvocatessa scova nella memoria di un imprenditore con due delitti alle spalle: uno a suo carico e un altro non ancora noto alla giustizia. Un film che trasporta lo spettatore in un turbine d'angosce. Quello che spinge un regista a fare un mero copia - incolla di un noir spagnolo resta un mistero (perché non realizzare qualcosa di proprio, di personale? Perché sminuire il cinema italiano?); resta però indubbiamente la capacità attoriale (Bentivoglo in primis) di creare tensione sfruttando al meglio gli spazi. Una pellicola di sicuro interesse.
Un imprenditore viene accusato di aver ucciso l’amante e, per scagionarsi da ciò, si fa aiutare da una rinomata penalista. Thriller che riesce a generare tensione sin da subito, cingendo lo spettatore in una morsa che si fa sempre più serrata con il progredire della storia. Certo, il presunto colpo di scena è subodorabile con certo agio, il che va a inficiare inevitabilmente sul risultato finale, che resta tuttavia più che lodevole. Tra gli attori, il plauso più grande va certamente a un'ottima Maria Paiato, ma anche Scamarcio si fa ben valere.
Un ottimo intreccio da giallo puro, reso con continui flashback e ricostruzioni che, alla lunga, ne rendono pesante la visione. Il clima è teso e cupo, buona è l'ambientazione alpina, non troppo convincenti sono le prove dei protagonisti, con l'eccezione di un intenso Bentivoglio. D'effetto i colpi di scena. In sintesi è meglio il soggetto della sua rappresentazione cinematografica. Interessante.
Mordini ha reso giustizia a Contrattempo (uno dei migliori thriller degli ultimi anni), estendendolo a una platea più ampia. Incalzante, mozzafiato, ingarbugliato, eppur logico e spiazzante, il film scorre liscio come un bicchier d’acqua in piena calura. Gli attori fanno il resto: tutti decisamente in parte. Abbandonato il genere d’essai dormiente, di nicchia e privo di ritmo, il regista decolla con Pericle il nero (non male), fino a questa ottima scelta che non stravolge l'originale ma lo valorizza con un personale stile nostrano, asciutto e incisivo.
Remake italiano di un noir spagnolo, ne mantiene la trama pressoché inalterata. Nessuna sorpresa o novità dalla storia pertanto per chi conosce l'opera originale. Il regista riesce tuttavia a riprodurre bene la tensione grazie alle indovinate location e ad un notevole ritmo. Tra gli interpreti, più che i protagonisti, si segnalano Fabrizio Bentivoglio e sopratutto la vera rivelazione del cast, Maria Paiato.
Pur essendo un remake del bellissimo Contrattempo resta un film notevole, grazie a una trama ben congegnata che tiene incollati davanti allo schermo. Il ritmo è sempre costante e se non si è visto l'originale ci si diverte a cercare di capire il reale svolgimento dei fatti, raccontati in flashback dal protagonista Riccardo Scamarcio. Migliore del cast Fabrizio Bentivoglio.
Nonostante la scarsa aderenza alla realtà della vicenda, la pellicola si mostra piacevole e soprattutto incalzante sin dall'inizio. Un noto manager viene accusato di un delitto e da qui in avanti si dipana una storia che tra corsi e ricorsi giunge alla fine. Valido il cast, che vede la Paiato e Bentivoglio superiori nonostante l'impegno di Scamarcio.
Riuscito e avvincente triller, incalzante dal primo all'ultimo minuto. L'indovinata ambientazione del fatto scatenante l'intera vicenda tra i boschi del Trentino ci regala un'inquietante e quasi surreale atmosfera mista di ansia e solitudine. Riccardo Scamarcio è qui sufficiente, molto brava Maria Paiato e sui suoi sempre ottimi livelli Fabrizio Bentivoglio.
Un remake che non ha nulla da invidiare rispetto all'originale, condotto con grande maestria dalla regia di Stefano Mordini che è uno tra i nostri registi giovani che dimostra di avere idee e capacità. Interpretazione a ottimi livelli da parte di tutti, la Paiato in modo particolare, ma anche Scamarcio sa impersonare bene il suo personaggio odioso. Belle le scene in cui la bellissima natura dei posti fa quasi da contrasto con le abiezioni dei personaggi.
Copia carta carbone Pelikan di un riuscito film spagnolo. Chi non ha visto l'originale si godrà senza dubbio un buon thriller che riesce a non perdersi nonostante una storia ai limiti del possibile: visto il genere, sempre prono alla tranvata senza speranza, già questo non è un merito da poco. Chi invece si è già goduto l'opera primigenia riuscirà ad arrivare in fondo grazie a un inghippo che funziona sempre, anche conoscendo già il trucco. Mordini dirige le danze e gli attori con bastevole rigore. Insomma, un film di cui forse non si sentiva il bisogno ma che risulta ben fatto.
Copia e incolla del capolavoro di Oriol Paulo, con la differenza sostanziale rispetto all’originale che in questa versione le “seconde linee” appaiono più convincenti dei protagonisti: se da un lato c’è una Leone dall'espressività “rivedibile” e uno Scamarcio che se la cava con mestiere ma che appare piuttosto “ingessato”, dall’altro è Bentivoglio a caratterizzare al meglio il proprio personaggio (il padre del ragazzo), per non parlare della strepitosa interpretazione di Maria Paiato. Due pallini in meno perché non è originale. Consigliato se non si è visto Contrattempo.
Chi ha visto originale e non ha memoria di ferro può godersi questo remake. In realtà può goderselo anche chi lo ricorda, perché la resa filmica e le prove degli attori poco hanno da rimpiangere rispetto al film spagnolo. Certo il compito è facilitato, gli spunti narrativi e l'atmosfera sono già a disposizione e bisogna solo stare attenti a non rovinarli, a mantenere la coerenza di base e l'incalzare dei dialoghi. Efficace Scamarcio - con la sua mimica facciale - e Bentivoglio grazie alla sua parlata ambigua e che non lascia scampo.
Non si può essere contrari in generale all'idea dei remake, però per avere un senso devono sviluppare lo stesso soggetto in modo più o meno fedele ma comunque con un taglio diverso oppure aggiornato ai tempi, mentre qui siamo di fronte al caso, purtroppo sempre più frequente, di remake-fotocopia, con l'aggravante di uscire a soli due anni di distanza. Un film così merita il voto che si dà all'alunno sorpreso a copiare dal compagno di banco.
Bel thriller “da salotto” che si svolge soprattutto nel colloquio tra Scamarcio e la Paiato (bravissima), nella intricata ricostruzione di un omicidio. Un film che per gustare a pieno necessita di attenzione ché la trama è complessa ma, una volta tanto, ben costruita, salda e assistita da accurata fotografia, in particolare riguardo la scelta dell’hotel, un nido d’aquila.
Inizia discretamente, lasciando intendere una fattura produttiva superiore alla media. Ben presto, tuttavia, la trama si assesta sui toni di un thriller mediocre e di respiro televisivo. Purtroppo anche tale blanda tensione crolla verticalmente a causa di una puerile quanto involontaria rivelazione che i più avvertiti avranno a notare (a meno che non abbiano usato acido solforico come collirio). A parziale discolpa del film si potrebbe addebitare questo difetto (e numerosi altri) al capostipite, di cui è fedele remake... Sottotono e poco convincente il cast.
Mordini quasi alla Van Sant (canonico caso del "non male senza un perché") ma certo si fa davvero pressante e ineludibile chiedersi il motivo del remake di un thriller peraltro perfetto e uscito a così stretto giro di posta in un paese, la Spagna, per tanti versi già simile al nostro. Passando sopra queste capitali questioni (e per chi ha visto l'originale è un impresa), restano la buona prova di uno Scamarcio sempre più attore, un Bentivoglio non convinto ma al solito penetrante (della Paiato si apprezza la voce) e una discreta confezione. Controtempo, forse controvoglia.
Più che un remake si tratta di una fotocopia del film spagnolo. Operazione resa possibile solo dalla mancata distribuzione in sala della pellicola di Oriol Paulo. Ma che poi lo streaming ti fa conoscere, obbligandoti a una valutazione comparata dei due prodotti. E a quel punto ti rendi conto che quello realizzato da Mordini non riproduce l'identica tensione dell'originale, perché Scamarcio, attore feticcio del regista, non appare in grado di fornire al confronto del protagonista con l'avvocata quel senso di gioco delle parti che nell'originale ti accompagna fino al twist finale.
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