In pieno Ventennio il prefetto Mori (Giuliano Gemma) torna in Sicilia per combattere la mafia con una durezza senza precedenti: impassibile, mai un sorriso, l'espressione intensa di un Gemma decisamente in parte, è lui il fulcro del film. Gli altri sono solo comparse: Stefano Satta Flores, l'aiutante fedele, Claudia Cardinale (si vede proprio di sfuggita), il brigante Francisco Rabal. Col potere in mano Mori si sente di poter sconfiggere chiunque, arrivando anche ad abusarne assediando un paese di briganti. Ma il fine giustifica i mezzi e in qualche modo la storia gli darà ragione; mentre l'autorità fascista, inizialmente defilata, entra poco per volta nei meccanismi...Leggi tutto di una sceneggiatura incerta (opera di Ugo Pirro, Augusto Caminito e lo stesso Squitieri partendo dall'omonimo romanzo di Arrigo Petacco) che la regia non riesce a rendere sufficientemente interessante. L'effettivo incalzare degli eventi viene stemperato da qualche lungaggine di troppo e l'autocompiacimento per l'accuratezza della ricostruzione storica (dal punto di vista puramente estetico) rallenta il ritmo facendo perdere di vista la concatenazione degli eventi stessi. Ad ogni modo la figura disegnata con bravura da Gemma ha ovviamente modo di emergere, mettendo in luce il doppio filo che lega da sempre Stato e mafia. Un finale meno scontato del previsto contribuisce a chiudere con una certa classe un film con molti difetti, spesso noioso e retorico ma indubbiamente confezionato con professionalità (anche se a deludere, questa volta, sono le musiche di Ennio Morricone). Aderenza storica sommariamente rispettata, ma si poteva fare meglio.
La guerra del prefetto Mori contro la mafia che combattè in Sicilia (arrivando dal nord italia) negli anni '20, è narrata da Pasquale Squitieri in quello che è considerato il film migliore del regista. In effetti, pur non essendo un capolavoro, Il prefetto di ferro è uno spettacolo godibile, realizzato con i toni del western all'italiana e privilegiando le atmosfere più che la caratterizzazione psicologica dei personaggi che sono piuttosto schematici. Belle le musiche di Morricone. Buono il cast.
Discreto film di Squitieri. Mori è un uomo dello Stato, ligio al dovere e non guarda in faccia nessuno, mafiosi, briganti, fascisti e antifascisti. L'uomo tutto d'un pezzo, paladino della legge e dell'ordine è reso parecchio bene da un Gemma in parte. La ricostruzione storica della Sicilia è perfetta, anche se l'eccessiva ostentazione estetica di paesaggi, usi e costumi mina il ritmo e il procedere degli eventi. Nonostante questo difetto la pellicola si lascia seguire piuttosto volentieri, proprio perché riesce a fotografare in maniera autentica gli eventi.
Bisogna deporre qualsiasi considerazione circa l'attendibilità storica di questa ricostruzione dell'opera repressiva attuata dal prefetto Mori nella Sicilia degli anni Trenta. Squitieri - in questo caso piuttosto ispirato - racconta questa storia con le cadenze di un western ben ritmato e senza fronzoli. La figura di Mori (Giuliano Gemma in una delle sue migliori interpretazioni) è eroica e perdente al punto giusto, come ogni onesto servitore dello Stato che si rispetti. Onesta e robusta pellicola popolare che merita una visione.
Il viaggio di Squitieri nella storiografia del crimine organizzato fa tappa nel controverso ventennio fascista, con la rievocazione strenua e apologetica dell'opera di "pulizia" attuata in Sicilia dall'integerrimo e caparbio prefetto Mori, lì inviato dallo stesso Mussolini a reprimere il brigantaggio ed estirpare la gangrena mafiosa. L'ipertensione melò dell'autore si dopaminizza nello spettacolo, a volte prolisso, di un compassato western siculo, tutto volto alla cristallizzazione "Falconesca" dell'icastica irreprensibilità di Gemma, aurea personificazione del più ferreo concetto di Stato.
MEMORABILE: La micidiale fucilata in testa con cui Gemma "battezza" la sua crociata antimafia...
Squitieri è un regista immenso e questa è un'altra opera talmente chiara che è arduo commentarla. Perfino sotto il Duce la mafia si è salvata, anche se non ha mai vacillato tanto come allora. La mafia è come una prostituta che si struscia addosso a chi ha potere; nessuna speranza: quello è il mestiere più antico del mondo e non ha mai conosciuto crisi. Peccato Cesare, mezzi e intenzioni erano valide, forse su un altro pianeta qualcuno le applicherà, visto che sulla terra dovremmo essere tutti eunuchi.
MEMORABILE: Il togliere acqua al villaggio dei briganti; I telefoni con la manovella, ridicoli ma efficaci...
Squitieri mette in scena una ricostruzione storica decisamente credibile con un’attenzione quasi maniacale ai dettagli degli usi e costumi siciliani degli anni '20 e con un tono quasi western che ben si addice alle gesta del prefetto Mori (incarnato da un Gemma intensissimo e in stato di grazia che mostra fin dalla prima scena il suo fiero cipiglio senza mai concedersi l’ombra di un sorriso). Bravo Satta Flores e poco sfruttate la Cardinale e Lina Sastri.
MEMORABILE: L'esecuzione di Capecelatro; La chiusura delle condotte dell'acqua; L'attentato.
Pur confessando di preferirgli lo Squitieri ideologicamente più languido e cinematograficamente sopra le righe, sostanzialmente ruspante, non si può negar tuttavia a questo "americaneggiante" ritratto d'un paladino della legalità, effettivamente ben poco "nostrano", la consueta provocazione atta a innescare il dibattito, oltre che una solida resa spettacolare pur diluità nella meccanica episodicità dello script (più di Petacco che di Pirro). Intelligente e matura la prova di Gemma, cui Satta Flores con la sua nervosa vivacità fa da chansonnier de geste.
MEMORABILE: L'alterco tra Gemma e Rick Battaglia alla stazione; La cerimonia dell'"incoronazione" a senatore.
L'amaro parabola del prefetto Mori, integerrimo uomo dello Stato che combattè con tenacia il brigantaggio e scoprì la probabile collusione mafia fascismo. Un film asciutto che denuncia senza ghirigori certi intrallazzi. Squitieri è regista avvezzo a certi generi e si avvale di un cast adeguato in cui Gemma troneggia impavido, ma Satta Flores e la Cardinale non gli sono da meno.
Al di là della visione storica dei fatti il film è davvero ben fatto. Giuliano Gemma rende bene il suo ruolo in un contesto di una Sicilia ancora borbonica ben lontana da una integrazione vera con lo Stato Italiano. Il cast è importante e Rabal fa il suo alla grande. La Cardinale - more solito - è più bella che brava. Comunque da vedere.
Operazione lodevole e di accattivante impianto spettacolare (davvero apprezzabili, in tal senso, le scene "western"); tuttavia (una volta scusata una certa semplificazione rispetto al fatto storico), occorre riconoscere che lo svolgimento risulta piatto e senza particolari scosse. Monocorde, ma convincente Giuliano Gemma nella sua parabola d'intransigente servitore dello Stato. Di puro contorno la Cardinale.
Forse la Mafia ha avuto paura solo di Falcone come del prefetto Cesare Mori, che ridimensionò la criminalità organizzata nell'isola. Squitieri in questo film ci racconta come, con rigore storico e stilistico, avvalendosi dell'opera di un grande cast che comprende Morricone, Ruggero Mastroianni, Petacco, Gemma e Satta Flores. L'epilogo, purtroppo, assomiglia a quello visto già troppe volte: come al solito i poteri forti riescono a tornare in auge in barba alla legge. E la sua grande attualità, purtroppo, sta tutta qui. Da riscoprire senz'altro.
Un'interessante ricostruzione storica di una vicenda quasi dimenticata, che ha come punto di forza la buona ricostruzione della Sicilia dell'epoca e del clima di omertà che avvolge l'intera isola. Gemma forse un po' troppo sopra le righe e il film nel complesso tende un po' all'agiografia. Regia di Squitieri senza infamia e senza lode, certo non particolarmente emozionante.
Già in una delle prima sequenze, in cui si vede il prefetto armato di fucile affrontare da solo un mafioso impunito, si comprende il taglio dato da Squitieri, da cui emerge un personaggio certo coraggioso ed integerrimo ma anche tagliato con l'accetta ed inattendibile dal punto di vista storico, al quale Gemma non è in grado di conferire la minima sottigliezza psicologica. Meglio vanno le cose se non ci si focalizza sul protagonista ma sulle figire di contorno e sul quadro ambientale, per cui il film, se lascia perplessi sotto vari aspetti, funziona come western rusticano.
Ispirato alla figura del prefetto Mori, il film di Squitieri si presenta come un gangster movie in cui la fa da padrone il contesto mafioso con tutto ciò che ne consegue. La pellicola mi è parsa alquanto fredda, con una serie di sequenze noiose (specie nella seconda parte) che a lungo andare portano alla noia. Molto meglio la parte iniziale (l'arrivo del prefetto; Mori davanti a casa del mafioso armato di fucile). In ogni caso va premiato l'impegno di Giuliano Gemma nei panni del protagonista. Non male.
Film interessante sulla mafia siciliana del periodo fascista e del suo rapporto con alcuni personaggi della politica. Un prefetto veramente duro cerca di salvare il salvabile ma, si sa, eravamo in Italia. Un bel film che si concentra sulla figura del prefetto Mori e ne sviscera tutte le emozioni e sensazioni, relegando gli altri a ruolo di comprimari (il fedele Satta Flores però supera tutti, mentre la popolana Cardinale annoia dopo pochi minuti). Oltre che per l'ottima fotografia, il film si segnala anche come quello in cui Giuliano Gemma dà forse la sua prova attoriale migliore.
Eccellente nella ricostruzione ambientale e spettacolare come un western, il miglior film di Squitieri funziona anche sul piano della denuncia, laddove sfata uno dei tanti falsi miti del fascismo: benché duramente colpita, la mafia non fu affatto sconfitta, ma seppe insinuarsi tra i gangli del regime e perfino della Chiesa. Gemma è un Mori di inflessibile autorevolezza, bravi anche Satta Flores maggiore dei carabinieri, Mollica procuratore e Rabal capobrigante con un suo senso dell'onore, mentre la Cardinale aggiunge una nota melodrammatica di cui si poteva anche fare a meno.
MEMORABILE: Sul luogo della strage; Le riunioni tra i notabili, tutti con il volto opportunamente celato; L'assedio di Gangi; Il congedo tra Gemma e Satta Flores.
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"Il film Corleone nasce dopo il successo planetario de Il prefetto di ferro. Il prefetto di ferro aveva veramente superato tutti i confini; addirittura proiettato alla Casa Bianca nel 1977".
Pasquale Squitieri, dagli extra del DVD "Corleone", edito da "Cecchi Gori".
Lingue principali: Italiano
Sottotitoli principali[/b]: Italiano per non udenti
Audio Italiano: Dolby Digital 2.0 Mono
Rapporto Schermo: 2.35:1 Anamorfico
Extra: A proposito di..., intervista a Pasquale Squitieri e Giuliano Gemma + Trailer + Filmografie