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La nostra recensione di Il pentito

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Si scrive Vanni Ragusa ma si legge Tommaso Buscetta. IL PENTITO racconta, con costruzione elementare e ben lontana dalla complessa realtà, un pezzo di storia italiana, concludendosi con il pentimento di un boss mafioso (Ragusa, appunto, cui dà il volto il buon Tony Musante) che porterà a una serie di arresti eccellenti e alla conoscenza del sistema organizzativo di Cosa Nostra. Il riferimento alla vicenda di Buscetta è palese (gli States, l’avvento dei corleonesi capeggiati da uno spietato Erik Estrada, il Poncharello dei CHIPS, la scelta dell’ “unica via d'uscita”... Ma Squitieri (che ha scritto...Leggi tutto il soggetto con Mario Cecchi Gori!) mette in verità troppa carne al fuoco, inserendo anche le figure secondarie di un bancarottiere (Sindona, ovvio, interpretato da Max Von Sydow), di un avvocato che tanto ricorda Ambrosoli e lasciando molto spazio al giudice che convince Ragusa a pentirsi. Lo anima Franco Nero, che anche dal nome (Falco) cerca il suo corrispondente in Giovanni Falcone. Insomma, un potpourri abbastanza ambizioso nelle intenzioni che si stempera però in una realizzazione incapace di rendere lo spettatore veramente partecipe. La sceneggiatura (scritta in cinque) non è mai ficcante, sorvola gli avvenimenti senza riuscire a descrivere bene nemmeno un personaggio. In un turbinare di agguati, macchine che esplodono, ricatti, scontri a fuoco (anche molto cruenti), ritorsioni e vendette c’è tutto il cinema di mafia che ci si aspetta; con un epilogo piuttosto inconsueto. Non si può dire che il film sia fatto male, anche perché la direzione del cast è discreta, ma manca di un vero filo logico che lo regga in piedi. In una parte di contorno c’è Rita Rusic (poi Cecchi Gori).

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Tutti i commenti e le recensioni di Il pentito

TITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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Undying 30/01/09 02:34 - 3807 commenti

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Lunga odissea di un giudice (Franco Nero) intento a mettere un freno all'escalation di violenza mafiosa, sottoposta alla rivoluzione del clan corleonese. Per far questo l'uomo di legge punta a ricorrere alle confessioni di un pentito (Tony Musante) rancoroso perché colpito negli affetti familiari. Notevole ricostruzione storica, mascherata con nomi fittizi, che deve molto al cinema di Damiani (Il giorno della civetta) dal quale, peraltro, riprende lo stesso Franco Nero. La regia sòbria, i buoni dialoghi e l'eccellente cast donano alla pellicola un alone di credibilità preoccupante...

Homesick 25/06/11 09:40 - 5737 commenti

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Intuibili riferimenti alla storia politica del nostro paese (i casi Buscetta e Sindona, le indagini di Falcone, l’alba dei maxiprocessi) in una sceneggiatura scomposta e didascalica, che si fluidifica a tratti negli attentati e nelle uccisioni mafiose, dirette con la mano pesante e realistica dei polizieschi italiani. Assai nutrito l’eterogeneo cast, che assembla attori autoctoni, interpreti di fama mondiale e caratteristi. Di maniera la colonna sonora di Morricone.
MEMORABILE: L’incubo di Nero in ospedale; Musante che apprende per telefono l’uccisione in diretta del figlio.

Gestarsh99 11/05/12 16:40 - 1395 commenti

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Nello stile rapido e succinto, ma anche con la medesima approssimazione spiccia di un instant-movie, Squitieri stringe un rendiconto "camuffato" delle fasi salienti che condussero nei primi anni '80 alla "seconda guerra di mafia" innescata dai Corleonesi, ponendo l'accento sulla figura chiave del maxi-pentito Ragusa (Buscetta) e sul caso internazionale del banchiere/riciclatore Spinola (Sindona). Dopo alcune pellicole sfocate e mal scritte, il regista torna a dirigere con discreta coordinazione d'insieme anche se l'epoca felice de I guappi e Il prefetto di ferro è oramai lontana all'orizzonte.
MEMORABILE: Franco Nero in vesti passabili di replicato del giudice Falcone.

Galbo 1/10/12 19:12 - 12655 commenti

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E' facile riconoscere in questo film di Pasquale Squitieri una ricostruzione più o meno aderente a fatti reali della storia della mafia italiana. Tra fiction e tentativo di denuncia sociale, il film è tecnicamente ben realizzato, specie nella ricostruzione ambientale, ma pecca di una sceneggiatura che cura poco la caratterizzazione dei personaggi, spesso figure bidimensionali, tipo "santini". Buona la prova del cast.

Saintgifts 17/04/15 17:42 - 4098 commenti

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Film sulla mafia nostrana di quegli anni che prende spunto dalla realtà. Dall'America alla Sicilia, come prassi quando si parla di Cosa Nostra, con indagini portate avanti da un giudice determinato (Franco Nero). C'è un pessimismo di fondo esplicito; le ambizioni non sono quelle di distruggere un'organizzazione, a quanto pare indistruttibile, attraverso le dubbie rivelazioni di un pentito, ma solo di "mettere ordine" sui due fronti: da una parte lo Stato, dall'altra l'organizzazione criminale, con la speranza (vana) di eliminare collusioni.
MEMORABILE: La chiesa deserta al funerale dell'onesto politico ucciso in un attentato.

Nicola81 22/03/16 10:44 - 2986 commenti

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Squitieri attinge dalla cronaca a piene mani (il giudice si chiama addirittura Falco!), ma dirige con la professionalità e il senso dello spettacolo per lui consueti un mafia movie che, apparentemente privo di originalità, riserva anche una buona idea: quella dei pentiti di comodo, che all'epoca (eravamo nell'imminenza del maxi-processo di Palermo) poteva sembrare provocatoria e azzardata, ma che in seguito ci è apparsa sotto ben altra luce. Bella confezione e bravi interpreti, mentre Morricone stavolta non incide.

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