Secondo capitolo della trilogia camorristica di Squitieri (dopo CAMORRA e prima de L’AMBIZIOSO), che questa volta sposta l'azione nella Napoli del primo Novecento, in un quartiere dove guappo riconosciuto è don Gaetano “core ‘e fierro” (Fabio Testi, con la tipica basetta che va a congiungersi ai baffi). Non c'è cosa che possa essere fatta senza prima averlo avvertito e con la sua presenza forte e virile mantiene il quartiere sotto controllo. Fino a che non vi fa ritorno un ex scugnizzo col sogno di diventare avvocato (Franco Nero). Dopo i primi scontri...Leggi tutto i due diverranno amici, mentre nuovi pericoli si profileranno all'orizzonte. Squitieri punta molto sulla ricostruzione storica e grazie anche a un cast di primo livello (splendida Claudia Cardinale nel ruolo di amante del guappo Fabio Testi) mette in scena una vicenda a tratti coinvolgente, ricca di gustose notazioni folkloristiche (bella la figura del “pazzariello”, che al cinema ci fa subito tornare in mente il Totò di L’ORO DI NAPOLI) e di un'intensità datale dalla sceneggiatura, attenta e puntuale. Pur senza raccontare nulla di particolarmente travolgente o singolare, Squitieri sa porre l'accento sui momenti giusti, ricavando grazie alle sfaccettature dei caratteri un quadro credibile della Napoli che fu. Il passaggio di Nero all'avvocatura sposta il film sul piano giudiziario, introducendo qualche importante fase processuale senza dimenticare di concedere qualcosa allo spettacolo. Un buon lavoro d'insieme, nel complesso, penalizzato forse dalla debolezza del soggetto e da una regia comunque non sempre in grado di mantenere viva l'attenzione.
Film marcatamente folkloristico nel risultato ma sicuramente più ricercato nelle intenzioni. Squitieri adotta il cinema storico e di denuncia come personale metro espressivo ma sceglie la via del cinema popolare privo di una particolare cifra stilistica, tutto incentrato sulla narrazione "de facto" piuttosto che sulla elaborazione del particolare formale, ciò non priva però l'opera della sua importanza storica; essa è infatti utilissima a ripercorrere la fisionomia originaria della camorra e il suo modus operandi, ciò per meglio comprendere il presente, ovviamente.
Superbo Squitieri. Questa volta l'ambientazione non è la solita Napoli del 70, ma quella post-risorgimento, con una camorra fortissima. Fabio Testi e Franco Nero si fanno valere, anche se il personaggio migliore è il bastardissimo delegato Aiossa (uno sbirro ex guappo). In parte un film di denuncia, bellissimo.
Discreto feuilleton ambientato nella Napoli di fine '800, vanta un'ottima ricostruzione ambientale ed un trio di bravi attori, oltre a numerose scene d'azione che tengono alto il ritmo nonostante le due ore di durata. Lo stile però è sovraccarico, con un inizio folcloristico e troppi finali, che allungano il brodo quando la storia sembrava già finita. Ed anche il finale "vero", per quanto sia girato con tecnica ineccepibile, mi è parso didascalico e poco centrato. Memorabili i basettoni posticci di Fabio Testi, ovviamente.
Spettacolare pellicola di Pasquale Squitieri che con questa opera firma, forse, il suo capolavoro. Il regista napoletano rilegge a modo suo le origini della camorra che, con la caduta del regno borbonico, rappresentava il vero “ordine” nella città partenopea e scrive una storia, per molti versi, epica. Ottimi gli attori e soprattutto i doppiatori. Interessante la ricostruzione storica, con qualche necessaria concessione al folklore. Finale meraviglioso.
MEMORABILE: Il piano sequenza finale senza stacchi con la cinepresa che esce dal tribunale, si inerpica nei vicoli e trasporta lo spettatore dal 1891 al 1974.
Un grosso passo in avanti per Squitieri rispetto al prematuro e acidulo Camorra. Le lancette epocali si spostano indietro di un secolo riportando così l'autore ad una dimensione più consona all'impetuoso romanticismo della sua turgida messinscena. La robusta ricostruzione ambientale ha il pregio di offrire una rappresentazione accalorata e palpitante della Napoli di fine '800 e del fenomeno tradizionale del guappo di quartiere, col suo incarico bifronte di arruffapopolo giustiziere e tentacolo proletario del camorrismo organizzato. Sbuffa un rivolo di retorica solo nella parte conclusiva.
MEMORABILE: Le ottime prove di Franco Nero, Fabio Testi e Claudia Cardinale.
Secondo film camorristico di Squitieri, che stavolta sposta l'azione a fine '800 e trova il giusto equilibrio tra impegno civile e cinema popolare, ricostruzione storica e melodramma e negli ultimi fotogrammi sembra volerci dire che, nonostante il tempo trascorso, a Napoli le cose non sono affatto cambiate. Un filino di retorica affiora, qualcosa si sarebbe potuto tagliare, ma il film regge bene l'intera durata e gran parte del merito va agli interpreti: ottimi i tre protagonisti, appena una spanna sotto Pellegrin.
MEMORABILE: Il processo; L'agguato mortale a Testi; Il finale.
Da annoverare, nella carriera di Squitieri, tra i più stratificati tentativi di interpolare l'arrembante messa in scena del cinema di genere con la documentata disamina storica delle pellicole di denuncia e impegno. Così lo script di Prisco e Pirro diventa, nelle mani del tumido Pasquale, non solo un film che descrive con cognizione di causa le origini ambigue del fenomeno camorristico, ma anche un veicolo per le doti "ormonali" del suo cinema, pronto (fin troppo) a mutuar stilemi western, processuali e carcerari. Si imprime la lascivia untuosa di Pellegrin.
MEMORABILE: La Cardinale che va ad attendere il suo amante all'uscita del carcere.
Decisamente più curato rispetto ad altri contemporanei (penso a Camorra e Il mammasantissima), non foss'altro per le ricostruzioni ambientali e i costumi (siamo a fine '800), ha un incipit che insiste abbastanza sugli aspetti documentaristici (comunque, visti con occhio attuale, ancor più interessanti rispetto all'epoca). Nel prosieguo il film migliora, i personaggi sono ben amalgamati e i protagonisti, benché non partenopei, offrono un'ottima prova. Bello lo stacco temporale nel finale.
MEMORABILE: Chi nasce miserabile, nella vita, ha sempre bisogno di padrone.
La mano dello scrittore Michele Prisco in questo film si sente quando c'è, in un soggetto coinvolgente che ci porta splendidi quadretti di una Napoli antica, rivisitata forse con troppo romanticismo. E si sente che manca in una sceneggiatura che stenta a fare il salto di qualità, rifugiandosi a volte nello stereotipo. Ma siamo comunque nei piani alti del cinema, con una regia rigorosa e vivace e un cast di tutto rispetto che non si risparmia. Su tutti i tre protagonisti, molto dentro il personaggio, e un rivoltante villain Pellegrin. Bello!
MEMORABILE: Il "perdono" di Fabio Testi; La testimonianza della Cardinale; L'esecuzione dopo la corsa con le carrozze.
Il folclorismo più compiaciuto e il colore napoletano più vieto sono, stavolta, al servizio di un film sì brutale e grezzo, ma dal prorompente vitalismo. Se la coppia dei protagonisti assolve con tetragona virilità ai doveri della sceneggiatura, i personaggi minori ("'O Pazzariello", Aliossa) vanno a infondere spessore al testo. Per questo, nonostante la congenita piattezza nell'esposizione (e nel tratteggio dei caratteri femminili), il film conserva una epidermica gradevolezza.
Convincente noir d’ambientazione partenopea. Molto interessante per capire l’evoluzione della camorra nel tempo. Gli attori sono molto ispirati (anche Testi, che solitamente non prediligo) e molto significative le ambientazioni. C’è persino un omaggio al Totò pazzariello de L’oro di Napoli, solo che qui il ribelle fa una fine ben più tragica. Tanto guadagna in simpatia don Gaetano tradendo il patto di sangue sul finire del film, tanta ne perde il commissario “delegato” ossessionato dall’incriminazione del suo antagonista.
MEMORABILE: La Cardinale porge il coltello a Testi, all’uscita della prigione, affinché possa ucciderla per lavare l’onta subita.
Uno dei film migliori e più rappresentativi di Squitieri, che affronta la Camorra come istituzione para-(più che anti)statale attraverso ritratti umani appassionati, imperniati sull'onore personale e sulla tematica noir dell'amicizia virile fra i due protagonisti. Buon equilibrio di azione e verbosità, cui si perdona un filo di necessaria retorica grazie a una convinzione che appare autentica. Accurata la ricostruzione ambientale, che ne fa anche un buon documento storico sul meridione post-unitario.
MEMORABILE: La ricostruzione dello stupro in tribunale.
Un ottimo Squitieri in un gran film sulle origini della camorra molto efficace, con un ritmo veloce che tiene sempre alto l'interesse. Certo, non è privo di difetti. Soprattutto all'inizio e in alcune altre parti, la pellicola appare quasi un documentario sul folklore napoletano. Inoltre la scelta di far parlare alcuni personaggi in napoletano stretto è realistica ma crea qualche problema. Veramente notevole la fotografia e anche le musiche non sono da meno. Bravi i protagonisti. Notevole.
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HomevideoGeppo • 7/11/08 18:46 Call center Davinotti - 4335 interventi
Disponibile in Germania il DVD "I GUAPPI".
Audio: italiano e tedesco
Extra: Interviste e booklet
Durata: '126
Titolo tedesco: DIE RACHE DER CAMORRA (La vendetta della Camorra)
DiscussioneNeapolis • 22/01/14 19:49 Call center Davinotti - 3213 interventi
Relativamente al post in verificate in data odierna vorrei specificare che quella inquadrata è la Chiesa di S. Maria Vertecoeli, sita nell'omonimo vicolo. Giustissima e molto acuta l'osservazione di Mauro che ha individuato lo stato di degrado esterno della Chiesa ma assicuro che all'interno le cose sono molte peggiori a causa dello stato di degrado e abbandono in cui versa la Chiesa chiusa dal terremoto del 1980. Vi inviterei a leggere al riguardo il seguente articolo che parla appunto di quanto sia stata profanata questa Chiesa.