Uno dei primi figli (non degeneri) del classico di Romero che aprì una nuova via al cinema horror (LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI, naturalmente) fu questo misconosciuto CHILDREN SHOULDN’T PLAY WITH DEAD THINGS, zombie-movie diretto con discreto senso dello spettacolo dal valente Benjamin (poi Bob) Clark, futuro regista di... PORKY’S! Rispetto al capolavoro romeriano le ambizioni sono decisamente minori e scopo del tutto è solo spaventare un po' con atmosfere cimiteriali, un make-up...Leggi tutto sufficientemente raccapricciante (opera di Alan Orsmby, presente anche come attore assieme all'inseparabile Jeff Gillen) e una musica straniante (di Carl Zittrer) composta da suoni distorti a volte calzanti altre meno. Comincia tutto per gioco, con un presunto santone hippie che porta un gruppo di persone in un cimitero a cercar fantasmi. I morti, invocati, risorgeranno, ma dapprima è solo uno scherzo ben congegnato dal santone. Quando però - chiamati a nuova vita da una del gruppo che prende la cosa tremendamente sul serio - salteranno davvero fuori dalle tombe, ci sarà poco da ridere. Avverrà solo nell'ultima mezz'ora, e tutti si rifugeranno in una catapecchia del cimitero a sbarrare porte e finestre come fossimo in un vero e proprio remake a colori del film di Romero. Girato interamente di notte (la stessa), L’ASSEDIO DEI MORTI VIVENTI è cupo è interessante (anche se la prima parte, scherzosa, è tirata troppo per le lunghe), con buone intuizioni registiche, qualche bella resurrezione da sottoterra e un finale al ralenti decisamente d'effetto. Purtroppo la povertà di mezzi è evidente, la fotografia scadente e il cast non proprio il massimo. Eppure, a tratti, funziona.
Bizzarro zombie-movie dei primi '70. La particolarità del film è che la 1a ora è interamente basata sui dialoghi e sul comportamento anomalo del gruppo di strani personaggi, tanto da sfiorare la piéce teatrale, vista anche la monotonia dell'ambientazione (un nebbioso cimitero nel bosco e una casa adiacente) e la ridondanza dei dialoghi. Poi nell'ultima mezz'ora si assiste a un remake del classico di Romero, con l'assalto degli zombi, peraltro dotati di un buon make-up. Difficile da giudicare, ma l'atmosfera cimiteriale e le musiche meritano.
Classico sui non morti questo "Zombie graveyard" di Bobby Clark. Le strizzatine d'occhio a Romero sono più che evidenti, come testimonia lo svolgimento di tutta l'azione principale in un luogo chiuso e claustrofobico, ma il poliedrico regista sa dirigere e lo fa in maniera fine ed elegante. Un consiglio: guardate la versione non doppiata.
Se Clark si fosse limitato a girare un mediometraggio, sicuramente l'opera ne avrebbe beneficiato. Invece così abbiamo una prima ora decisamente ripetitiva, con situazioni poco interessanti e dialoghi noiosi quanto assurdi. Poi, col risveglio dei morti viventi, le cose incominciano a migliorare fino ad arrivare agli ultimi dieci minuti, che funzionano davvero bene. Peccato aver dovuto penare non poco per arrivarci. Cast attoriale che non eccelle ma non demerita nemmeno troppo. Alcune scelte registiche anticipano già il miglior Clark.
Che sia un piccolo cult è merito da confermare. Gli ingredienti son quelli soliti (la giovane combriccola che si mette nei guai), ma l'atmosfera, suscitata da un gusto artigianale per l'horror e da una location angusta, è azzeccata. La prima parte si avvia lenta disimpegnandosi in una serie di dialoghi, però, non banali; il prosieguo entra nel vivo (anzi: nel morto) mantenendo un'arietta malsana che solo i migliori prodotti low-budget riescono a generare. Discreto anche il make up, grottesco il giusto.
Curioso zombie-movie di Clark che si fa notare specialmente per il clima abilmente giostrato fra il lugubre e il buffo (che segnerà molti horror anni '80, da La casa a Il ritorno dei morti viventi), nonché per il pessimismo misantropico che emerge nel corso dell'opera (dall'uccisione dell'innocente e inerme guardiano alla ragazza gettata in pasto ai morti dal tremendo Ormsby, cosa che sembra stupire gli stessi redivivi). La gestione dei tempi è pessima (si arriva all'attesa svolta romeriana solo dopo un'ora), ma il finale, tra Ma come si può uccidere un bambino? e Zombi 2, è valido.
MEMORABILE: I due gay vestiti da zombi; Le reazioni ultra-camp della hippy Anya; Il matrimonio col cadavere; La resurrezione collettiva; La vendetta di Orville.
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Kop ebbe a dire: Cosa vuoi dire Schramm ?
Anche tu dubiti dell'esistenza della vhs?
tutt'altro (e poi, oibò, mi stai forse dicendo che c'è chi ne dubita? O_O è una nuova setta negazionista o neocospirazionista tipo fruttariani e terrapiattisti?)
intendevo esprimere che mi ha preso un mezzo colpo apoplettico per l'effetto nostalgia. e a tal proposito, ti invito a fiondarti sul davibook per dirimere un quesito che sto illico et immediate per postare...
Beh, in questa discussione c'è chi dice che è leggendaria :)
Io personlmente non l'ho mai visto dal vivo, ma in foto almeno 2-3 volte.
Mica ne avresti una copia?
ah no aspetta ieri avevo frettolosamente letto delle vhs, cioè dubbio sull'esistenza generica delle stesse. volevo ben dire. ora mancano solo i negazionisti del nastro magnetico e il mondo può finire.
comunque no. qui uno dei pochissimi che avrebbe potuto averla è buio, e se non la tiene protetta in una gabbietta di faraday lui, temo tu possa scordarti di reperirla per questi meandri... a meno che non ce l'abbiano mco o digital. prova a sentire loro.