Riccone cinese vive con le sue concubine in un arzigogolato edificio. Le lanterne del titolo indicano a chi tocca... Rivelazione in Occidente per il regista Yimou e la bella e altera star Gong Li, un capolavoro di composizione architettonica e dell'inquadratura che spalancò un'inopinata finestra sul cinema della remota e impenetrabile cina "popolare". Tutta l'opera di Yimou è a rischio di estetismo manierato, ma in quest'opera, come nelle altre migliori, c'è un'arte sapiente. Memorabile
Film denso di manierismo estetizzante, Lanterne Rosse è un manifesto programmatico della cinematografia di Zhang Yimou. In una struttura architettonica complessa che funge da specchio alla complessità dei riti che scandiscono la quotidianità della società cinese dell'epoca (siamo negli anni '20), si muovono personaggi simili a bozzetti che alla fine compongono un'affascinante quadro fatto di piccoli episodi, di crudeltà fatte e subite sopratutto da donne (la figura maschile rimane sullo sfondo). Scenografie sublimi.
Il capolavoro di Zhang Yimou che funge da viatico per l'invasione del cinema cinese e, più in generale, orientale. "Lanterne rosse" è un concentrato di tradizione, maniera, stile, un film che a molti potrebbe sembrare di una lentezza esasperante; ma il punto di forza di questa pellicola sono senza dubbio i colori, la fotografia e la sensibilità di ogni singola ripresa. Gong Li di una bellezza disarmante. Per pochi, sicuramente non per tutti.
Splendida pellicola coinvolgente e al profano occhio occidentale quasi surreale. Una rivoluzione di estetica del cinema cinese, una vera rivelazione racchiusa in una storia tragica che narra la tradizione di un signorotto e del suo piccolo harem di mogli presso le quali suggerisce il suo favore facendo accendere delle lanterne rosse nel distretto del castello nel quale abitano come una piccola comune.
Una storia dura e ben fotografata come nella tradizione del regista. Una storia densa di rituali e di costrizioni all'interno della casa-fortezza che delimita tutto il racconto: una gabbia anche mentale che appassiona lo spettatore anche se alla lunga può diventare insopportabile. Ad impressionare è poi la trasformazione di Songlian: combattiva e positiva prima, fiaccata e meschina al livello delle sue nemiche dopo. A significare che le leggi della casa hanno vinto ancora una volta e che non esiste via d'uscita praticabile.
Le prime inquadrature come viatico di un film considerabile l'ideale trait d'union tra l'idea che gli occidentali hanno dell'oriente e quello che l'oriente ha voglia di svelarci. Le prime inquadrature come cultura estetizzante: i tetti delle case centratre come col compasso, le luci perfette, i personaggi disegnati con accuratezza certosina. Le stesse lanterne rosse, furbata inesistente nel libro, sembra adottata per esemplificarne dei passaggi. Film senz'anima, bello.
E' la concubina di un ricco signore, la quarta, malvista dalle altre e insofferente alle regole. Straordinario racconto sul mondo come lager, in una cornice visiva stupefacente e impressionante (con l'assenza del volto del potere!). E straordinario apologo sulle relazioni umane come rappresentazione, dove si deve saper stare al gioco e recitare altrimenti l'incapacità o l'insubordinazione portano solo morte e autoannullamento. Poetico e spietato, suggestivo e agghiacciante. Un grandissimo film, che ha in Gong Li una protagonista esemplare.
Grande film di Zhang Yimou in cui allo splendore formale si coniugano perfettamente
dei contenuti interessanti (come l'analisi dei rapporti di potere e quelli tra i due sessi) oltre che, per certi aspetti, "eversivi" (tanto da essere vietato in Cina).
Bella e brava Gong Li ma anche il resto del cast fa la sua figura. Tra le migliori
opere del regista cinese.
Zhang Yimou è stato giustamente premiato (Leone d'argento) a Venezia per questa sua dolce storia drammatica. Tecnicamente è un capolavoro: dalla fotografia alla regia per finire alla colonna sonora. Interpretazione sontuosa di Gong Li, attrice "preferita" del regista cinese.
L'imponente bellezza formale si contrappone alle imponenti regole della Cina tradizionalista anni '20 all'interno di un ricco edificio in cui il Padrone sceglie, tramite delle lanterne rosse, quale delle sue quattro mogli dovrà passare la notte con lui. Durissima storia di crudeltà, invidie, ricatti; ridondante forse nel mostrare riti e tradizioni della Cina dell'epoca, ma anche fortissimo e coinvolgente nel metterli in scena. Un Mondo fatto a prigione, da cui è impossibile evadere e dove è imprescindibile l'importanza dell'obbedienza. ****
MEMORABILE: Il cambiamento che subisce la protagonista, una stupenda e bravissima Gong Li.
L'ho sempre considerato, rispetto al capolavoro assoluto Ju Dou, un passo indietro, avendoci sempre visto un che di affettazione e concessione al gusto occidentale, sostanzialmente un morboso tirato a nuovo. Rivisto con gli occhi (appannati?) del 40enne, rivaluto lo straordinario cromatismo plastico, mentre è forse la sostanza melò ad apparir reiterata e manieristica. Certo question di bilancino da farmacista, perché il Genio di Zhang è puro quanto abbagliante il suo cinema. Gong Li ci trascina nell'abisso dei suoi occhi e nell'opprimente gorgo del Potere.
MEMORABILE: Songlian che entra nella stanza della serva trovando il bambolotto pieno di spilli col suo nome.
Zhang Yimou, dopo lo straordinario Ju Dou, torna a riflettere sul rapporto tra il potere e l'uomo e la condizione di subordinazione della donna nei confronti del sesso opposto. Il regista dimostra di saper miscelare, con profondo gusto, la bellezza indicibile delle immagini all'elegante sceneggiatura che predilige l'aspetto "morale" e interiore dei personaggi. La visione è tutt'altro che rassicurante: spinge, senza retorica, alla più intima riflessione. Gong Li possiede un talento unico e cristallino. Grande esempio di cinema.
Un’opera squisitamente politica, sul Potere che corrompe gli animi più semplici e provoca emulazioni e conflitti interpersonali e su un tradizionalismo chiuso ed immutabile che soffoca le spinte progressiste o ribelli isolando chi le promuove: la Storia universale passata lo insegna, e quella presente continua a farlo... Architettonico e raffinatissimo, pervaso da un’atmosfera di ieraticità gelida e claustrale e dalla luce rosseggiante delle lanterne, segnali fatti accendere ad ogni capriccio del poligamo padrone.
MEMORABILE: Il rituale massaggio ai piedi; i vocalizzi della “Terza Signora”.
Un trattato. Di fotografia, estetica e, soprattutto di un silenzio interiore che vorrebbe essere urlato e che di fatto lo è, anche se nella quotidianità del rito scandito nella casa di questo ricco signore poligamo che non si vede mai, ma si sente dire cose di una banalità assoluta, sconcertante. Perfetta la scenografia, che si caratterizza attraverso geometrie claustrofobiche asservite ai colori, alle stagioni e agli usi assurdi ad esse collegate. Un film dove tutto è straordinario, anche il doppiaggio in lingua italiana.
Con il padrone sempre intravisto da lontano si assiste a una vicenda sulla situazione femminile cinese negli anni venti. Una narrazione inquieta con una cinica cattiveria femminile sempre pronta a implodere. Scenografie piacevolmente pompose e un clima torbido ben analizzato dal regista. La Li appare antipatica ma nella seconda parte molto efficace.
Zhang Yimou riesce a farmi amare e apprezzare il cinema cinese come nessun altro. Una giovane ragazza cerca di riscattare la propria esistenza sposandosi a un uomo ricco, ma finirà per ritrovarsi in un vero e proprio inferno governato da donne. Tutto quello che di solito si ama meno nei film (il ritmo lento e compassato) qui funziona alla perfezione. Anche le atmosfere dell'epoca vengono ricreate ottimamente partendo dall'attenzione verso i dettagli. Un film importante che difficilmente deluderà chi lo guarda.
L’ambizione di una giovane studentessa di diventare concubina per uscire dalla povertà si trasforma in un claustrofobico annullamento della sua volontà. Spietato nelle dinamiche all’interno della casa, diviene metafora politica a denunciare i limiti della tradizione e il suo mancato progressismo. Simbolismi cromatici grazie alle lanterne e inquadrature fisse aiutano a descrivere lo stato d’animo dei momenti; l’atto della segregazione viene invece descritto da lontano a sottolineare la zona fosca che il potere esercita sul popolo.
Rimasta orfana, una studentessa viene data in sposa come quarta moglie a un ricco possidente che ogni sera sceglie in quale talamo giacere... Se dal punto di vista del coinvolgimento emotivo si possono preferire altri film del regista, "Lanterne rosse" è visivamente il più appagante per l'elegantissima messa in scena che lo rende un'opera d'arte in movimento, con una perfezione formale che mette ancora più in risalto la crudeltà di questa lotta intestina tra donne per conquistare i favori di un marito-padrone invisibile. Epilogo tragico, indimenticabile.
Ambientato nella Cina patriarcale degli anni '20, è uno dei pochi film in cui il ritmo lento è un piacere perché permette di assaporare ogni dettaglio di questa straordinaria opera. Perfetta la sceneggiatura, ottima la ricostruzione storica, eccezionale la fotografia, assolutamente degno il cast, ma a sorprendere è la regia, semplicemente straordinaria. Bella anche la vicenda all'interno della casa, piena di intrighi e di intensi drammi. Il padrone non si vede mai bene in volto: una delle tante scelte geniali di questo autentico capolavoro. Esperienza indimenticabile.
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DiscussioneRaremirko • 9/01/21 21:37 Call center Davinotti - 3862 interventi
Con il passato si critica il presente in un'opera che ebbe vari problemi anche e soprattutto in terra natia; film magnifico a livello tecnico/figurativo, dove il rosso ed il cromatismo simbolico la fan da padroni.
Si badi bene: contrariamente a ciò che si possa pensare le vicende narrate, i riti, ecc. non son storici, ma bensì, almen a quanto ho capito, inventati dal regista stesso (sempre per intenti di denuncia, credo), incluse le famose lanterne, qui simbolo di scelta e di potere.
Stile, impianto parateatrale, tanta maestria, grandi attori: Yimou è una garanzia.
Più che perfetta l'analisi del grande Gianni Canova nel doppio dvd dedicato al film.