Lee Chang-Dong, autore del recente Poetry, aveva già dato eccellente prova di sè nel 2002 con questo "Oasis", una storia dai toni commossi, in cui il regista riesce a trasmettere il senso di impotenza per le prevaricazioni e l'indifferenza che colpiscono i più deboli. La vicenda si snoda prendendosi i suoi tempi, che sono tutti dominati dalla superba, intensa, difficile interpretazione di Moon So-Ri nei panni della ragazza disabile: giù il cappello, perchè Day-Lewis non aveva saputo far meglio ne Il mio piede sinistro
Struggente storia d’amicizia e profonda riflessione sull’importanza dei sentimenti fuori e dentro il nucleo familiare. Lascia assolutamente ammirati il modo in cui Chang-dong racconta - scevro da qualsivoglia ricatto emotivo o eccesiva voglia di mostrare il disagio - l’ipocrisia e il cinismo che grava sulle persone più deboli e indifese. Straordinaria parabola sull’amore, sulla capacità di amare, sull’altruismo e sull’accettazione del dramma. Gli squarci onirici di Moon sono alcuni dei più sensibili e toccanti che abbia mai visto nel cinema.
Film molto duro e crudo nel raccontare la storia di due personaggi "diversi", profondamente e spietatamente emarginati da una società senza più anima e dominata solo
da interessi utilitaristici. Le capacità del regista sono indubbie (e saranno confermate anche in futuro) così pure come la sua "onestà" intellettuale: nonostante
il tipo di storia, non cade mai nel patetico, non tira colpi bassi e non indulge nella
lacrima facile. Anzi a volte mette quasi a disagio e può risultare sgradevole, pur regalando alcuni momenti di vera emozione e tenerezza. Bravissima la protagonista.
Lui è un semplice di spirito, incapace di seguire le regole del vivere sociale, lei una tetraplegica; considerati un peso dalle rispettive famiglie, sembrano destinati alla solitudine e alla disperazione, eppure... Commuove e suscita pietà questa storia d'amore fragile e tenero fra due emarginati, ma mette anche in imbarazzo. Come avviene nella sequenza della festa di compleanno al ristorante, anche noi spettatori abbiamo la tentazione di volgere altrove lo sguardo: nessun abbellimento del disagio fisico e mentale, pochi appigli al patetismo, visione cruda, non gratificante ma necessaria.
In una Cina affollata e distratta come sempre, c'è posto, a quanto pare, per due ragazzi a cui la sorte ha assegnato un ruolo di subalternità. Lee Chang-dong porta in superficie un fenomeno sommerso, ma presente, quello dell'amore fra portatori di handicap, senza artifizi e retorica, ma con un registro realista e uno stile asciutto, documentaristico. Bravissimi i protagonisti, in special modo l'interprete coreano dello svitato Hong Jong-du, capro espiatorio delle colpe altrui.
Chang-dong è regista il cui cinema riflette costantemente i mutamenti della società coreana, ma resta anche e principalmente cinema intimista, cinema del personaggio: di personaggi che vivono sempre un po' "ai margini". Oasis è storia d'amore (impossibile?) tra una disabile e un uomo affetto da disturbo mentale e con qualche precedente penale - entrambi rifiutati da un mondo che cerca di negare loro l'identità e la possibilità di amare. Limite che sapranno valicare con le loro uniche forze.
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DiscussioneDaniela • 5/11/11 15:31 Gran Burattinaio - 5928 interventi
A Mickes2 - Già messo in lista dopo il commento dell'amico Greymouser, ls tua segnalazione gli farà scalare posizioni nell'elenco - sempre troppppoooo lungo - dei film da vedere :o)