Sicuramente l'avvenimento "underground" del 1997, FULL MONTY arriva finalmente in Italia l'anno dopo. E’ la storia tutta inglese di un gruppo variegato di disoccupati dello Yorkshire (Sheffield, per la precisione) costretti a ricorrere a una parodia dello strip maschile per sfuggire alla povertà più nera. Capitanato da un Robert Carlyle (l’ex baffo cattivissimo TRAINSPOTTING) smanioso di guadagnare per riavere il rispetto del figlio (già quasi del tutto sottomesso alla madre separata), il gruppo recluta un paio di “esterni” e comincia le prove per il balletto. Ovviamente, non possedendo alcuno di loro il physique du rôle” (salvo...Leggi tutto forse il “superdotato”), i tentativi sono tutti da ridere e prima di trovare il coraggio per esibirsi veramente di fronte alla platea passeranno attraverso problemi di ogni genere: arrestati per oltraggio al pudore, scoraggiati da mogli e figli, tentati sempre di smettere per l'evidente imbarazzo della questione... Il regista Peter Cattaneo sa sfruttare in pieno il cosiddetto humour inglese e se anche non dimostra una perfetta conoscenza del ritmo narrativo sa trovare almeno cinque o sei situazioni assolutamente esilaranti. Merito di un cast ottimamente assortito (tanto che il navigato Carlyle risulta, proprio lui, il meno incisivo), ma pure di una sceneggiatura furba che ricicla i luoghi della comicità rimodernandoli attorno a personaggi indiscutibilmente “nuovi”. La prevedibilità di molte gag, insomma, si riscatta grazie al profilo basso (molto inglese) che mantiene FULL MONTY sui binari di un’apprezzabile, e scaltra, operazione commerciale, quasi un incrocio tra i paesaggi, i volti, la fotografia di TRAINSPOTTING e l’eversiva trasgressione di PRISCILLA - LA REGINA DEL DESERTO. Un film perfettamente al passo coi tempi quindi, socialmente curato e divertente. Montaggio a volte sballato, che si riprende giusto in occasione del colpo di genio finale, un fermo immagine simbolico che ci permette di uscire dal cinema col sorriso sulle labbra. Colonna sonora dai suoni una volta di più moderni e contemporaneamente rétro, datati solo apparentemente, figli invece della nostra epoca: jazzati e remixati. La recitazione spontanea dell'intero cast provvede a donare credibilità a una vicenda altrimenti forzata. La canonica ora e mezza è raggiunta a fatica, a costo di inserti non sempre giustificati e forse pesanti, ma nel complesso la sdrammatizzazione di una professione che tenga a prendersi troppo sul serio non è solo parodia: assolve anche a una funzione altamente educativa. Da vedere.
Il film racconta in maniera divertente la vita disastrata di uomini che hanno perso il loro lavoro e non sanno come sbarcare il lunario. Folgorati da un idea, decidono di metterla in atto. Il film è stato un successo alla sua uscita ed ha lanciato una nuova moda di fare spettacolo. E' stato anche ispiratore di molte repliche a teatro. Bravi e divertenti gli attori ma anche il regista. Alcune scene sono passate alla storia per la loro comicità. Da vedere assolutamente.
Grande successo commerciale della stagione 97-98, è un film estremamente divertente che comunque ha il pregio di affrontare un tema non banale e, purtroppo, attualissimo quale la disoccupazione. Ottimamente interpretato da un manipolo di attori non molto famosi, almeno in Italia, e ben diretto da Peter Cattaneo, lo spettacolo fila liscio per tutta la sua durata, anche se qualche caduta di ritmo non manca. L'umorismo è di marca tipicamente "british" ma può essere apprezzato da tutti (e i risultati al botteghino lo confermano). Da vedere.
Film veramente azzeccato. Gli attori poco conosciuti (a parte Carlyle) recitano benissimo e sono ben diretti dal regista che senza eccessi e/o volgarità li traghetta fino alla scena finale summa in chiave inglese-umoristica del riscatto dalle difficoltà della vita ed in particolare della frustrazione dell'uomo che cerca lavoro e non lo trova. Infatti, mettendosi a nudo di fronte a una platea, sembrano quasi urlare: "noi siamo fatti così e ce ne vantiamo" (non hanno proprio fisici scultorei, tranne il "boa" del superdotato).
Deliziosa commedia inglese che, per qualità ed accuratezza, potrebbe avvicinarsi a Un pesce di nome Wanda. La storia è divertente, pur partendo da una triste realtà quotidiana, ed è spunto per mai volgari, acute e raffinate battute e situazioni. Ovviamente, vuoi per il carisma, vuoi per l'effetto "attore noto", Carlyle resta maggiormente impresso, ma per dirla tutta il cast nel suo complesso è eccellente. Assolutamente da vedere.
"Full Monty" ha avuto il vantaggio di uscire in un momento cult per il cinema inglese: dopo Trainspotting si sono affacciate sul grande schermo tantissime pellicole di scuola britannica che, sull'onda di questo desiderio "underground", sono riuscite a imporsi anche fuori dai confini di produzione. Fosse uscito in un altro momento e se Carlyle non avesse vestito i panni di Bagpie in Trainspotting, forse nessuno se lo sarebbe filato: tutto è ridotto all'osso, dalla sceneggiatura alle location, ma in qualche modo il film funziona ed è divertente.
Divertente commedia british nella Sheffield post-boom dell'acciaio e quindi in piena decadenza. Sei uomini disoccupati e ognuno con problemi e frustrazioni decidono di cimentarsi in uno spogliarello per sole donne per raggranellare velocemente qualche sterlina. Svettano le storie di Carlyle e Mark Addy. Grandissimo Cavallo. Bene anche gli altri protagonisti. Ottima colonna sonora con discomusic anni '70/'80.
MEMORABILE: Il ballo di "Cavallo". Il colloquio di lavoro di Gerald; il personaggio di Gerald
Dopo li licenziamento un gruppo di operai trova la soluzione per sbarcare il lunario: lo spogliarello. Gustosa commedia fondata sul terremoto sociale della crisi economica inglese. Il gruppetto è ben assortito, la regia ha il ritmo giusto, la sceneggiatura ha costruito una trama convincente e al tempo stesso ironica e quasi surreale, l’ambientazione verista è perfetta. Insomma, un bel mix di ingredienti per un film senza aspirazioni ad analisi profonde, con il principale obiettivo di far ridere ma senza baracconate.
Divertente film con un buon cast di attori improbabili spogliarellisti (alcuni anche dal punto di vista fisico). Si ride e la commedia è abbastanza divertente, compreso il finale con qualche chiappa. Insomma, simpatico; un piccolo film da vedere, a mio avviso.
Commedia molto divertente di "marca" tipicamente britannica che ha il pregio di affrontare in maniera decisamente originale e poco "tediosa" alcuni temi assai seri come quello della disoccupazione, compiendo un buon ritratto della "workin class" inglese alle prese con tutti i problemi quotidiani. Il film scorre in modo brioso, grazie ad una regia dotata di buon ritmo e ad un cast affiatato e simpatico.
Commedia "proletaria" il cui regista si ispira, parzialmente, a Ken Loach pur non avendo la capacità di mettere a fuoco le problematiche di cui vorrebbe trattare. Ne viene fuori un ibrido che non fa né tanto ridere (pochi i momenti di vera ilarità: le prove per lo spogliarello e il fatto che provino i movimenti un po' ovunque) né tanto riflettere. Tra l'altro nasce il sospetto che dietro l'operazione ci sia più furbizia che sincerità. In ogni caso non un film indegno.
Il maggior pregio del film è che il registro comico non offusca la drammaticità del tema di fondo, anzi in qualche modo la pone persino in risalto. E' uno sberleffo amarognolo, quello dei sei ragazzi del profondo nord inglese, spogliarellisti per disperazione, ma anche per provocazione. Un film godibile, con angoli molto smussati, ma non privo di mordente.
Filmetto troppo celebrato per il suo reale valore, è evasivo ma superficiale. Riesce però a far riflettere sul delicato tema della disoccupazione, con un umorismo pseudo-impegnato e con diversi momenti indovinati benchè elementari. Dopo la prima parte diventa piuttosto prevedibile. Può darsi che per dei gruppi di disoccupati sia stato spunto per un'idea di guadagno, ma per il cinema è la conferma che spesso i successi al botteghino sono idee semplici e di non elevata qualità. **!
Un gruppo di lavoratori inglesi prossimi al licenziamento inventano un surreale spettacolo burlesque che li porterà allo spogliarello. Una discreta commedia di stampo tipicamente inglese in cui si analizza lo stato sociale delle masse più deboli per arrivare poi alla preparazione dello spettacolo. Trascinante il pezzo cantato da Donna Summer "Hot Stuff".
Gradevole commedia britannica, di un classico stile che ha permeato gli anni 90 oltremanica. È un ritratto veritiero ma affettuoso della working class, alle prese con l'annoso problema dello sbarcare il lunario e dell'originale idea di mettersi a fare gli spogliarellisti. Vero e proprio fenomeno di culto per alcuni mesi, anche qui da noi ebbe discreta risonanza, per poi essere dimenticato abbastanza in fretta. Rimane una pellicola divertente, con un cast affiatato e ben diretta da Cattaneo.
Discreto film di Cattaneo che riesce a far sorridere pur non dimenticando i problemi occupazionali che flagell(av)ano l'Inghilterra orfana della sua supremazia siderurgica ed industriale. Certo la storia non è il massimo dell'originalità e molti temi sono sfiorati in maniera piuttosto superficiale (la solidarietà maschile, i problemi relazionali tra genitori e figli e tra marito e moglie) ma sono da apprezzare il brio del racconto e la snellezza della regia. Carlyle è come al solito bravo ed anche il resto del cast se la cava. Gradevole.
MEMORABILE: Ooh, ah, Cantona, has to wear a girlie bra.
La nota drammatica di fondo non viene fortunatamente offuscata dal registro comico che regala momenti di puro divertimento in salsa tipicamente british. Il trionfo della mediocrità offre speranza per tutti coloro che sono privi di talento. Oltremodo azzeccata la scelta di Sheffield come cardine della vicenda per la presenza del comparto industriale ormai dismesso. La sceneggiatura mantiene perfettamente l'equilibrio fra riflessione e risata. Notevole!
Contrapposizione tra il serio (la mancanza di lavoro) e il faceto (lo strip) che si incastra bene sullo sfondo dei postumi del primo benessere industriale. Recitato discretamente (Wilkinson in primis), adattamento proletario quanto basta, trama semplice che arriva in porto in tempi brevi. Essendo una commedia i momenti di sorriso arrivano, però solo trascinati dalle canzoncine per le varie prove; oltre a ciò si denota un ritmo sotto la media che è costretto a usare fasi più serie (il ruolo del figlio) per riempire i vuoti che si presentano.
Cult-movie di costume degli anni 90 che deve la sua fortuna più all'argomento trattato che alla vera fattura del film stesso. Stringi stringi di gag travolgenti non è che ce ne siano e più che ridere si sorride. Anche la sceneggiatura piuttosto che sulla sostanza indugia su alcuni aspetti secondari assolutamente inglesi che, per la maggior parte, risultano incomprensibili e/o indifferenti ai pubblici di culture differenti. Anche le caratterizzazioni alla fine risulteranno trattate a metà. Grande spazio per alcuni, quasi niente per altri. Godibile.
Gradevole commedia di stampo british, un po’ facilona e scombussolata, che all’assunto drammatico (il calo drastico di lavoro, le poche prospettive, i problemi famigliari) antepone ricchezza di humour e toni scanzonati, così come fu per il maestro Ken Loach in Piovono pietre, ma non con la stessa profondità e arguzia antropologica. Un divertissement, la rivincita degli antieroi proletari dotata di una sceneggiatura a ogni modo brillante, un ritmo mai domo e gag da far quasi sbellicare. Buono.
Commedia inglese molto ben calibrata fra momenti comici (tutti quelli inerenti allo strip) e momenti realistici quando non persino drammatici (la disoccupazione, i servizi sociali). Il regista sa confezionare quindi una pellicola in grado di divertire senza volgarità (ed è un merito visto l'argomento) e con un po' di cervello in più rispetto a operazioni simili. Superbo il cast (in particolare Wilkinson e Carlyle) e ritmo più che scorrevole. Ottimo.
Disoccupati inglesi si reinventano spogliarellisti con ironia e spontaneità: sarà un trionfo. Commedia che si lascia guardare, scorrevole e del tutto priva di volgarità che ha la sua punta di diamante in Carlyle; ma anche il resto del cast si dimostra affiatato e coinvolgente. In patria fu un enorme successo e risentire "Hot Stuff" della compianta Donna Summer è sempre un piacere.
Film con momenti decisamente divertenti e l'umorismo necessario per affrontare un tema serio come la disoccupazione dell'era post industriale (il documentario sul passato glorioso di Sheffield introduce fin dall'inizio il giusto mood, l'idea di un irreversibile cambio dei tempi). Pure la colonna sonora (diversi successi della disco music) pare richiamare un'epoca spensierata e lontana. Bravi tutti gli attori, ma Tom Wilkinson è una spanna sopra gli altri.
La tipica commedia inglese, geniale e divertente in cui un gruppo di disoccupati mette in piedi uno spogliarello totale per raccattare qualche sterlina. Nel film funziona tutto a partire dai vari protagonisti, dolcissimi e simpatici, per finire con la bellissima colonna sonora fatta di grandi successi della disco anni 70 e 80. Le scene memorabili sono innumerevoli. Suggestiva l'ambientazione di un'Inghilterra periferica e decadente. Fantastico.
Uno di quei casi in cui non si riesce a capire esattamente dove guardare. Se alla tragicità scaturita dalla falsa illusione della rivoluzione industriale sulla cui strada sono rimaste solo disoccupazione e crisi familiari, oppure alla folle idea di dare un calcio al destino beffardo mettendo su uno degli spogliarelli più improbabili della storia. In entrambi i casi la soddisfazione è tangibile e qualcosa in mano resta impresso perché anche gli attori e la colonna sonora funzionano, dando quel pizzico di dinamismo in più che non guasta.
Sugli uggiosi sfondi grigi di uno Yorkshire minato dalla disoccupazione, un piccolo gruppo di ex-metalmeccanici si reinventa organizzando uno spettacolo di spogliarellisti. Tenacia, disperazione, un pizzico di follia e tanta autoironia per una commedia ottimamente equilibrata fra risate e dramma, apologia dell'amicizia e dello spirito di rivalsa di fronte alle avversità quotidiane, delicatamente ottimista senza scadere nella retorica. Facile affezionarsi agli scalcinati protagonisti, anche per merito di un cast perfettamente in parte. Il finale è un sicuro corroborante per l'umore.
MEMORABILE: Il marito disoccupato con moglie ignara; I problemi sessuali di Dave; I provini degli aspiranti stripper; Il funerale della madre; Il grande evento.
Bell'esempio di commedia brillante che affronta un tema importante come la disoccupazione. Affresco del periodo fine anni 90 britannico, con attori in forma (Carlyle e Addy su tutti) e un ritmo ben scandito. La trovata dello spogliarello in chiave ironica, insieme alla voglia di reagire dei protagonisti al periodo negativo della loro vita, sono sicuramente i temi trainanti della pellicola british. Dopo il grande successo, il regista seguirà la stessa linea con Lucky break, seppur con risultati diversi al botteghino.
MEMORABILE: I protagonisti all'ufficio di collocamento; L'arresto durante le prove; I dubbi di Addy.
Tipico esempio di commedia impegnata inglese che racconta con divertimento (ma senza fare sconti, senza accettare compromessi) come è costretta a vivere la working class in un modo in cui il profitto è diventato un valore molto più importante dei rapporti umani. L'inventiva del gruppo è simpatica proprio perché non ha niente di consolatorio, perché non rimuove i problemi di fondo ma li sottolinea con ironia.
Film manifesto di un periodo di crisi, economica ma soprattutto esistenziale, di maschi quarantenni o giù di lì che fanno i conti con la loro incapacità di adeguarsi a dinamiche socio-culturali destinate a diventare dominanti nel nuovo secolo, compreso l'irreversibile cambiamento di ruolo tra uomo e donna nel rapporto di coppia. La Sheffield post industriale, rappresentata quasi come realtà urbana immobile, fa da contraltare alle nevrosi del protagonista, un Carlyle a dir poco perfetto nella parte. Peccato che Cattaneo non abbia neppure più avvicinato il livello di questa sua regia.
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La canzone guida del film è interpretata da Donna Summer, regina incontrastata della discomusic anni 70. Pubblicata nel 1979, nell'album "Bad Girl", ottenne 2 dischi di platino, avendo venduto oltre 2 milioni di copie nei soli USA, altresì permise alla cantante di ottenere un Grammy Award, massimo riconoscimento della musica leggera, nella categoria "miglior voce femminile".