Un’intervista che diventa un incontro di boxe in quattro riprese; in cui però alla forza fisica si sostituisce l'acume degli sfidanti, con evidente gratificazione dello spettatore. Perlomeno così dovrebbe essere sulla carta, perché poi, nonostante la corretta regia di Ron Howard, si ha l'impressione di un'eccessiva rincorsa a una impossibile spettacolarizzazione. Montare una sfida in poltrona come si trattasse di un vero match di pugilato con tanto di secondi pronti anche a "gettare la spugna" era un'idea stimolante, ma il contenuto dell'intervista (che presuppone comunque una certa conoscenza di alcune fasi della presidenza Nixon e soprattutto...Leggi tutto dello scandale Watergate per essere compresa appieno) non avvince particolarmente, né possono troppo farlo le riunioni tra staff in attesa della seduta successiva. Il vero atout è invece uno straordinario Frank Langella il quale, nonostante una scarsissima somiglianza con il Nixon autentico, ruba la scena all'insipido Michael Sheen e caratterizza tutti i momenti migliori del film imponendo una presenza scenica catalizzante. Non ci si annoia troppo, ma la sensazione che il film sia troppo costruito con le regole del blockbuster (vedi epilogo) è forte.
Mi è venuta una gran voglia di visionare le interviste originali; e questo è un buon segno, perchè vuol dire che ciò che ho visto mi è piaciuto, grazie soprattutto all'interpretazione dei due attori, alle prese con personaggi agli antipodi. Langella è molto convincente (Nixon se l'è studiato alla grande) e Sheen è altrettanto bravo nel disegnare il giornalista, abituato ai talk show semi pagliacceschi, che finisce nella tana del lupo Nixon, il quale, per buona parte della pellicola, se lo lavora per bene. Il resto degli attori è più che altro contorno, ma di buon livello. Notevole e da vedere.
MEMORABILE: Frost alla bella ragazza: "Sono sicuro che Vienna le piacerebbe molto; è come Parigi, ma senza i francesi".
Dopo il mediocre Codice Da Vinci (e prima del suo prequel), il regista Ron Howard piazza a sorpresa un colpo da maestro con questo validissimo film che rende spettacolare un'operazione giornalistica politica. Il film è caratterizzato da un'eccellente regia che incolla lo spettatore alla poltrona e da una magistrale prova di tutto il cast a partire dall'ottimo Langella (ma Sheen non gli è da meno). Raro caso di spettacolo cinematografico di alta qualità unito ad informazione e cronaca.
Ron Howard regista è un po' come il Richie Cunningham da lui interpretato in Happy Days: fa una serie di cazzate, ma, poi, al momento giusto fa la cosa giusta. Frost/Nixon - Il duello è la cosa giusta. Lo è perché riporta ad antico splendore quel cinema di impegno civile che negli Usa hanno fatto benissimo, nei '70, i vari Pakula, Ashby, Nichols, Lumet e lo è perché Howard dimostra di essere un regista (l'inquadratura dal basso verso l'alto di Nixon fuori fuoco: un ossimoro filmico, volendo) e non un Alan Smithee qualunque.
Gran bel film. La ricostruzione è ottima e tutto sommato fila abbastanza liscia. Solo all'inizio gli avrei dato quei 15 minuti di scrematura, per renderlo più scorrevole. Howard (che non mi fa impazzire di certo) è bravo a tenere la mdp sempre in movimento, donando dinamicità alla vicenda, evitando un eccessivo "peso" sullo spettatore. Langella è un mostro di bravura, si meriterebbe l'Oscar; molto bravi anche Sheen e i comprimari Bacon, Rockwell, Hall. Vorrei un film del genere su alcuni politici italiani...
Gran bel film girato da Howard che si ispira ad uno dei programmi più famosi della storia della televisione. Teso, serrato, avvincente e molto interessante. Può contare su una regia sicura, su una bella sceneggiatura e su una buona prova degli attori su cui però spicca la notevole prova di Frank Langella che esprime tutta la sua bravura ed eleganza. Una delle migliori pellicole dell'anno. Da non perdere, specie per chi è interessato alla storia politica degli U.S.A.
Con un ritmo eccezionale, il buon Richie Cunningham (certe etichette non si cancellano) parte da un'opera teatrale e ridisegna il duello Frost – Nixon. Le notazioni storiche sono tutt'altro che eccessive, esistono degli additivi romanzati (telefonata notturna e scarpe) e i due protagonisti contribuiscono in maniera determinante all'umanizzazione del racconto documentaristico. Che vola via leggero senza che neppure ce ne si renda conto, tra inquadrature sempre azzeccate, fuori fuoco calcolati e altri giochetti da consumato regista. Sarà per l'indugiare della telecamera sulle sue forme espressive, ma io avrei dato l'oscar a questo sublime Langella.
Diavolo di un Langella: attore semisconosciuto (almeno in ambito widescreen) ti tira fuori una prova da Oscar che nobilita tutto il film di Howard (bravo anche lui per tempi di regia e inquadrature) e ci offre un Nixon diabolico e infantile al tempo stesso. Il racconto denuncia, oltre alle malefatte di un presidente che si era dimesso senza riconoscere i propri errori, anche i giochi commerciali e l'ambiguità dei media.
Fra una marchetta e l'altra, Howard si ricorda di essere un buon regista e non solo un mediocre illustratore di bestsellers. La materia di partenza, per quanto interessante, sembrava mal prestarsi ad una resa cinematografica, ed invece il risultato è teso ed avvincente, grazie soprattutto alla monumentale prestazione di Langella. Alla resa dei conti, il Nixon da lui interpretato perde come politico ma vince come essere umano, con le sue meschinità ma anche con il coraggio, segno di grandezza, di prendere atto dei propri errori e del proprio "tradimento".
Dopo il primo quarto d'ora non riuscivo a capire il perché di tante recensioni positive e ho filtrato pericolosamente con l'abbiocco: ho resistito e sono stato ripagato da un buon film girato con mestiere da Howard ed interpretato alla grande da Langella che imita Nixon anche nella voce e nella postura. Il ritmo è garantito da una storia che si snoda avvincente ed agile attorno alla preparazione dell'intervista e all'analisi della solitudine del "condottiero". I passaggi storici più oscuri (per i non americani) sono spiegati con chiarezza.
Buona prova di Ron Howard: Frost/Nixon è un bel film che riesce a suscitare interesse per vicende politiche che abbiamo vissuto solo marginalmente. Lo spettatore è incollato allo schermo e la pellicola ha il pregio di informare senza risultare didascalica o retorica, soprattutto grazie ad una robusta sceneggiatura. Film molto interessante, consigliato!
Howard è un regista che non mi è mai piaciuto, ma riconosco che questo è un buon film, per me sicuramente la cosa migliore della sua carriera. Rinunciando alla retorica melensa che contraddistingue in genere la sua produzione, concepisce qui un prodotto ben congegnato, asciutto, in cui saggiamente si astiene dal veicolare prese di posizione moralistiche su un tema che poteva facilmente indurre in tentazioni di quel genere. Stavolta lascia che sia la storia a mostrare, e gli attori lo seguono ben ispirati.
Il solitamente tonitruante Ron Howard tira fuori ogni tanto dal cappelletto (che nasconde e raccoglie l'ormai radissimo rosso pelo) un gran coniglio cinematografico (gli era già capitato con Fuoco assassino). Qui memore certamente dei suoi trascorsi televisivi consegna ritmo e verità ad un'opera teatrale che poteva assopire se mal "trasportata". I due perdenti si specchiano, riconoscono e alla fine forse rispettano: l'odiosamente antipatico Nixon di Langella è la speculare nemesi dello scioccamente simpatico Frost di Sheen.
MEMORABILE: La telefonata notturna dell'ubriaco (?) Nixon a Frost: la voglia di riscatto di due solitudini infinite.
Un modesto presentatore tv intervista Richard Nixon, appena dimessosi dopo lo scandalo Watergate. Una riabilitazione tardiva o l'occasione per dare all'America il processo che "Dick" non ebbe mai grazie al perdono presidenziale? Gli storici hanno segnalato le mancanze del film, che riesce bene nell'usare la struttura del legal thriller per creare tensione e si avvale della gigantesca prova di Langella, attore dal non clamoroso passato che qui fa rivivere Nixon in modo incredibile. La storia è un po' lontana da noi, qualche concessione spettacolare. Buono.
Film politico intessuto da appassionanti dialoghi, combattuto e stimolante come una partita a scacchi dall’esito incerto. Bravi sia Langella che Shenn, con lieve preferenza per quest’ultimo, capace di rendere a perfezione il cambio d’impostazione del proprio personaggio, inizialmente frivolo e apparentemente impreparato. Da vedere e rivedere con calma riassaporando i punti topici.
MEMORABILE: La scena dell’ultima intervista, con il crollo di Nixon.
La serie di celebri interviste realizzate al dimissionario Presidente vengono rivissute in questo film che trasforma il duello fra i due in una specie di sfida personale. In quasi due ore Howard tiene un ritmo serratissimo grazie al montaggio e a una sceneggiatura realistica e mai arzigogolata. Bravissimi gli attori, con facce adatte ai personaggi incarnati (Langella/Nixon ricorda Servillo/Andreotti ne Il divo). Il finale con l'equivoco sulle scarpe è la ciliegina sulla torta di un film davvero ben fatto, che ti tiene incollato allo schermo.
Grande lavoro, poco da dire. Convincono il soggetto e soprattutto la sceneggiatura, che sfrutta in modo abilissimo la vicenda reale. Forse qualche battuta rasenta troppo la retorica spicciola da ambo le parti, ma il resto è davvero di alto livello. Perfetta l'interpretazione di Sheen, Langella bravo ma forse non molto adatto alla parte. Consigliato.
Un gran bel pezzo di cinema: due ore di film che scorrono senza intoppi, due attori molto in parte, una sceneggiatura solida che ha il gran merito di ridurre la realtà, sottolineandone però i passi fondamentali. Qualche (necessario) riferimento al Watergate resta poco chiaro se non si conoscono i retroscena e, inoltre, la figura di Frost non convince pienamente, soprattutto se confrontata a un drammaturgicamente magnifico Nixon. Si riflette sul passato, ma anche sul presente: un politico che ammmette le proprie colpe è cosa più unica che rara.
MEMORABILE: Le battutine destabilizzanti di Nixon a Frost subito prima dell'inizio delle riprese.
Il famoso dibattito del 1977 è messo sotto forma di film da Ron Howard, che riesce abilmente a ricreare con i bravissimi Langella e Sheen (i due protagonisti della vicenda) un film coeso con pochi difetti, riuscendo a creare un certo interesse e facendoci cogliere in modo quasi empatico le sfumature anche private del personaggio controverso Nixon.
E' raro che un film a sfondo "politico" riesca a intrattenere in maniera adeguata il pubblico. Traendo spunto dal dramma teatrale scritto dallo sceneggiatore stesso, Ron Howard mette in scena questo "duello", come recita appunto il titolo italiano, come un incontro di boxe. Bravo anche Langella nell'interpretare un presidente altezzoso ma nello stesso tempo consapevole di aver degradato, moralmente, il proprio Paese.
Con questo adattamento dell'omonima pièce teatrale, Howard si riscatta dai propri lavori più commerciali per dimostrare un grande talento registico. Imperniato su una serie di interviste, il film cattura dall'inizio alla fine grazie a due straordinarie prove d'attore. Se il Frost di Sheen vince a livello storico e umano, è il Nixon di Langella a dominare la pellicola: un'interpretazione a tutto tondo, monumentale, che non assolve ma conferisce all'uomo una grandezza nella caduta e nella sconfitta degna di una tragedia classica.
MEMORABILE: La telefonata notturna; "Ha avuto modo di fornicare? "
Un duello tra ego feriti e smisurati: l'uomo politico in declino, ma oratore dalla dialettica ancora formidabile e lo showman sulla cresta dell'onda, divorato da insicurezze e complessi di inferiorità. Il primo sembra schiacciare il secondo su tutta la linea, quando la sonnecchiante Ubris torna a rialzare la testa... Ritmo incalzante e narrazione spedita per questa intervista-verità, che funge da pretesto per un ritratto psicologico onestamente non così sul pezzo come ci si sarebbe attesi. La metamorfosi interiore del finale è realistica.
Quello che si dice di un buon film. Storia che ripercorre il dietro le quinte della famosa intervista di Frost a Nixon. Discreta la prima parte, mentre la seconda eccelle per coinvolgimento e interesse. Gran parte del merito è anche di un bravissimo Frank Langella che riproduce bene l'introspezione di un uomo all'apparenza solo cinico e orgoglioso. Ottimo il montaggio.
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Visto ieri sera. Teso, interessante, avvincente.
Grande prova di Frank Langella. Di sicuro più bello di "The Millionaire". Eppure non porta a casa nemmeno un premio.
Cotola ebbe a dire: Visto ieri sera. Teso, interessante, avvincente.
Grande prova di Frank Langella. Di sicuro più bello di "The Millionaire". Eppure non porta a casa nemmeno un premio.
condivido in pieno, purtroppo oltre alla delusione degli Oscar (dove meritava il premio come miglior film a mio giudizio) è stato pure un flop commerciale e questo dovrebbe fare riflettere
DiscussioneZender • 8/03/09 10:44 Capo scrivano - 48839 interventi
Credo che il film politico in generale (se non supportato da attori di grido o dal forte impatto dovuto alla grandiosità dell'evento raccontato, vedi JFK) difficilmente anche in passato abbia fatto breccia sulle masse.
HomevideoZender • 16/05/09 10:00 Capo scrivano - 48839 interventi
In uscita il 21 maggio 2009 per la Universal.
Audio: Ita.5.1
Video: 16:9/2.35:1
Extra: Oltre un’ora di Extra che comprendono parti delle interviste originali: Scene eliminate + Making Of + Le interviste originali + La biblioteca di Nixon + Commento al film del regista Ron Howard.
Come mai nella trascrizione del titolo si è deciso di tralasciare la punteggiatura? Da quel che mi risulta è questo: Frost/Nixon - Il duello.
DiscussioneZender • 9/08/09 09:37 Capo scrivano - 48839 interventi
Non saprei, probabilmente quando venne inserito si è guardata la locandina (tipo quella qui a fianco) in cui non esiste punteggiatura di sorta tra i due nomi... Adesso in effetti correggo, è più probabile che si trovi in giro come dici tu.