In Inghilterra, concluso il glorioso periodo della Hammer, vi è stato forse solo un regista capace di rinnovare l’horror d'oltremanica: Peter Walker. Al suo attivo qualche opera abbastanza convenzionale e un capolavoro, LA CASA DEL PECCATO MORTALE. Tra gli autori minori invece si fece strada Norman J. Warren, che con questo TERROR firma un pallido tentativo di scopiazzatura ai danni del nostro Argento. È innegabile infatti che, soprattutto cromaticamente, l'influenza di SUSPIRIA sia pesante. Se poi ci aggiungiamo che anche qui la storia (scritta peraltro dallo sceneggiatore...Leggi tutto di fiducia di Walker, David McGillivray, evidentemente svogliato) conta poco o nulla rispetto alla costruzione delle scene d’omicidio, capiamo bene gli intenti di Warren. Purtroppo per lui gli mancano l'inventiva, la classe, i mezzi, le capacità tecniche di Argento e il risultato è uno slasher confuso a metà tra thriller e horror imparagonabile ai modelli cui si ispira. TERROR è debole, solo abbozzato nei dialoghi, misero nella messa in scena e anche i delitti (salvo in un paio di casi) deludono e avvengono senza mai riuscire a creare prima un briciolo di suspense. La regia è grossolana, il cast smorto, il ritmo lento. In pratica, in mezzo a tanta mediocrità, c'è da salvare solo un buon impatto visivo che, accostato a una colonna sonora (di Ivor Slaney) almeno moderna (che mischia i sussurri di SUSPIRIA con i temi elettronici alla John Carpenter) riesce in qualche occasione ad affascinare. Ma dal momento che anche lo splatter è carente (colpa di effetti speciali a dir poco artigianali) c'è poco da stare allegri. Argento stava davvero su un altro pianeta e TERROR conferma quanto gli inglesi abbiano incontrato notevoli difficoltà (escluso il sopravvalutato periodo Hammer) nel produrre horror moderni e competitivi.
Slasher stregonesco britannico con trama sgangherata e attori di scarsissime capacità, che tuttavia può vantare un discreto impatto visivo. La regia è palesemente ispirata ai gotici di Mario Bava (la maledizione de La maschera del demonio) e soprattutto a Suspiria di Argento, dal quale si riprendono, oltre al tema portante del film, le luci verde-blu e le musiche ossessive e onnipresenti. Negli ultimi dieci minuti si assiste ad un vero finimondo, non ultima la “levitazione” di un’automobile: ma il trash è dietro l’angolo.
MEMORABILE: Il falso inizio; la vasca che prende fuoco.
Da noi venne, fortunatamente, distribuito in un'edizione VHS (unica in Italia) restaurata e voluta dai tipi di Nocturno Cinema. Norman J. Warren è regista eclettico, che ha saputo distinguersi (al pari di Pete Walker) dallo scialbo panaroma inglese degli anni '70. E sì che solo alcuni anni prima la Hammer era sinonimo di cinema horror... Ma il cambio della tematica (non più impostata su soggetti estranei al periodo storico) ha dato corso ad una regressione artistica nella quale ricade anche questa emulazione povera di Suspiria. Caotico e confuso.
Gustoso horror che, nonostante una trama un po' strampalata e risaputa, risulta invece particolarmente interessante da un punto di vista visivo: ci sono, infatti, diverse idee azzeccate, una delle quali (la ghigliottina di vetro) ispirerà addirittura il Dario Argento di Inferno. Non un capolavoro ma gli spettatori di bocca buona lo potranno apprezzare e divertirsi.
MEMORABILE: La ghigliottina di vetro, l'auto sospesa nel vuoto.
Nonostante il cast di attori sia davvero penoso (si salva solamente la Courage, l'unica a recitare), il film è ottimo per quanto riguarda le parti sovvranaturali. Infatti gli omicidi (chiaramente ispirati da Suspiria come affermato dal regista) sono ottimamente realizzati, con un buon uso della suspence e discretamente sanguinosi. Inoltre c'e un buon ritmo e una buona colonna sonora. Da citare la ghigliottina, la fuga sotto la pioggia battente e il prologo.
MEMORABILE: Il prologo, i titoli di testa e la partecipazione di Milton Reid!
Per il cinema horror inglese anni '70, Norman J. Warren si può considerare il "fratellino" del ben più apprezzabile Pete Walker; tuttavia questo suo film ha saputo ritagliarsi una fetta di estimatori, anche grazie alle numerose edizioni home-video circolate pure da noi. Ma il film non è tutto da buttare: nonostante la palese influenza di Argento e del suo inarrivabile Suspiria (che Warren imita nell'uso delle luci blu/verdi e nella trama stregonesca), troviamo qui momenti di autentico cinema horror anni '70. Tetro, piovoso, con ottime musiche.
MEMORABILE: Strano come, dopo aver imitato Suspiria per tutto il film, Warren se ne esca con la trovata della finestra/ghigliottina, anticipando Inferno...
Guardabile, anche se è molto semplice dimenticarsi l'intera storia dopo la visione. Storia che non ha molto senso, anche se il film recupera con una buona regia e con degli effetti speciali caserecci ma degni di nota. La parte migliore è senza ombra di dubbio il prologo con protagonista una strega. Da lì sarebbe anche potuto uscire un film coi fiocchi.
L'inizio pareva promettere bene, ma il risultato finale è ben poca cosa. La storia è banale e si vede lontano un miglio che molte "ispirazioni" sono tratte dal cinema di Dario Argento. Il delirio vero e proprio lo abbiamo negli ultimi dieci minuti, dove vediamo le cose migliori (insieme al prologo). Salvo le atmosfere e in parte le musiche, ma non è un film che consiglierei.
Horror sospeso tra il ridicolo e l'inaspettato colpo d'ala, che comincia come un gotico vecchio stile e si trasforma prima in uno slasher non ancora teen-izzato e poi in uno stregonesco che di Suspiria imita sia il positivo (la fotografia) che - amplificandolo - il negativo (gli effetti fracassoni). Rozzo e spudorato nei suoi effettini, ma con momenti quasi sorprendenti e a suo modo seminale, tra la pluricitata finestra decapitante ripresa da Argento stesso e un'auto svolazzante che ritroveremo nei dintorni di un paio di ghosthouses nostrane.
MEMORABILE: Il ragazzo avvolto dalla pellicola posseduta; Il solo nudo (integrale) femminile: l'unico che avremmo preferito non vedere; La secca scena finale.
L'inesistenza di una trama davvero perspicua (a dire la verità: incomprensibile) limita lo spettatore all'apprezzamento dei singoli momenti: e è, a sorpresa, un compito davvero piacevole. Le musiche elettroniche costituiscono un bordone sonoro ipnotico rispetto alle varie truculenze in scena dove sesso, sangue e grossolanità si miscelano felicemente. Plateale (e scusabile) la derivazione dal (migliore) thriller italico. Con una sceneggiatura al suo servizio, pur minimale, sarebbe un cult inossidabile.
Chi si accontenta gode, ma in questo film vi è più di un sospetto che lascia a chiedersi se si sia mancata un'occasione. La risposta sta nel mezzo: un'occasione colta a metà. Le buone idee di base, ispiratrici per altri film, vengono condotte in modo un po' troppo semplicistico, col risultato di scoprire il bluff. È un peccato, poteva essere veramente un piccolo gioiellino. Forse col tempo verrà rivalutato, ma per ora vale due pallini.
Il breve tratto iniziale è un piccolo gioiellino “stregonesco”; anche se semplice, fa il suo effetto poiché basato sulla consolidata formula del rogo della maga figlia di Satana. Tornando alla realtà del suo tempo, il film mantiene una buona struttura nelle scene violente, non mancando di qualche sprazzo di umorismo contenuto non invasivo e del classico nudo integrale gratuito. Il regista mantiene bene la tensione giocando la carta del “male” che arriva nella tempesta: tuoni e fulmini che faranno soccombere una parte di fronte all'ineluttabile.
MEMORABILE: Gli efferati omicidi; La tremenda scena nella vasca da bagno dei due attori hard; I temporali violenti e gli assalti del "male".
La sceneggiatura di David McGillivray, già collaboratore di Pete Walker (pare sia stata molto rimaneggiata), è molto confusa, indecisa se essere horror o thriller, e la trama è a dir poco risibile. Però alcune scene, prese singolarmente, sono piuttosto riuscite e sollevano un po' l'esito di una pellicola i cui difetti son ben più numerosi dei pregi. Buona, anche se non molto originale, l'idea dell'intro che si rivela il finale di un film in realizzazione. Pessimo invece il finale, assai fracassone (presenta anche una macchina sollevata da terra con effetto ridicolo involontario).
Warren dedica al giallo e all'horror stregonesco made-in-Italy (dall'incipit sulla falsariga de La maschera del demonio all'impronta fotografica di Suspiria) un divertente proto-slasher metacinematografico che alterna toni carnevaleschi (il trashoso film-nel-film del prologo, in realtà non meno ridicolo del finale vero e proprio) a momenti di buona atmosfera (l'inseguimento boschivo in stile Phenomena). Gli omicidi sono sufficientemente sanguinosi e soprattutto creativi (la decapitazione con finestra pre-Inferno, lo stritolamento con auto tra Christine e Torso). Goffo ma adorabile.
MEMORABILE: L'inutile ma tesa telefonata al meccanico (Peter "Chewbecca" Mayhew); La pellicola posseduta; Accoltellamento dalle scale à la Comunione con delitti.
Il film si apre con il finale di una proiezione in cui una strega viene messa al rogo e da lì inizia la storia, che si dipana in maniera assai confusa; inizialmente si vira nel thriller, poi si punta di nuovo al paranormale. Un lavoro che non stupisce ma non tradisce; di momenti buoni ce ne sono, peccato che molti siano scopiazzati (fin troppo evidenti le similitudini con Suspiria di Argento). Warren s'impegna e trae spunto dal nostrano maestro ma ottiene risultati peggiori. Il cast non è gran cosa, ma musiche ambientazioni e cromie reggono il gioco fino al finale, derivativo.
MEMORABILE: La macchina volante.
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Attenzione al DVD targato Stormovie e dal titolo Killing House (sotto la cover).
Altri non è che Delirium House, titolo apparso sinora in home video unicamente in VHS (Shendene allegata a Nocturno Cinema).
La scheda del prodotto indica una versione integrale (87 minuti) con formato anamorfico 1.85:1 e audio stereo (e chi ci crede?) 2.0.
Resta una buona occasione per vedere un (pessimo) clone di Suspiria e capire la differenza che intercorre (con buona pace di chi lo attacca in continuazione) tra Dario Argento e gli altri registi (cosa che anche i recenti Masters of Horror hanno provato)...
HomevideoZender • 11/06/08 17:42 Capo scrivano - 48264 interventi
E' curioso come sto film l'abbiano reintitolato non so più quante volte. Pare che ad ogni nuova uscita i nuovi distributori si divertano a cambiargli il titolo. Mah.
Operazione che, solitamente, viene effettuata nel confronto di un film che non si vuole far riconoscere... ed è evidente il motivo, almeno in questo caso...
In una scena del film, sulla parete si possono notare i poster di Satan's Slave (1976) dello stesso regista Norman J. Warren, nonché del cult-movie Thriller - A Cruel Picture (1974) di Bo Arne Vibenius:
La sceneggiatura originale è stata così tanto rimaneggiata che l'autore, David McGillivray, non ricorda nemmeno più cosa sia rimasto del suo lavoro nel film ultimato.
Fonte: intervista pubblicata su "Il cinema dell'eccesso - Vol.1 di Rudy Salvagnini
CuriositàZender • 31/08/20 18:02 Capo scrivano - 48264 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: