Molto bello questo film di Mario Caiano: gli attori sono tutti nella parte e sono credibili nei loro ruoli. Mi è piaciuto soprattutto Walter (Vittorio Mezzogiorno) nella parte del bandito bastardo e meschino che tradisce il capo e cerca di farlo fuori in tutti i modi. Il film è molto coinvolgente fin dalle prime battute e non dà mai un attimo di tregua allo spettatore. Avvincente.
MEMORABILE: Cassinelli, dopo aver rubato un auto: "questo pezzente era pure in riserva!"
Più noir che poliziottesco, con belle facce di genere ma che arriva verso la fine col fiato un po' corto: a differenza dei poliziotteschi doc se ci si vuole addentrare nelle dinamiche psicologiche occorrono sceneggiature più robuste. Ma Caiano è come sempre regista di polso, e sul piano spettacolare il film porta ampiamente a casa il lesso.
A me è piaciuto molto. Mi ha affascinato soprattutto per come comincia da poliziottesco classico per poi virare naturalmente in un bel noir, ricordandomi vuoi Milano calibro 9, vuoi Cani arrabbiati. Perfetti gli attori, anche Elio Zamuto, solo apprantemente scialbo, in realtà perfetto per il ruolo di secondo piano che gioca la polizia in questo film. Sballata la rece del Giusti in Stracult, che lo definisce "giallo", ma non è una novità...
Dotato di buon ritmo e sorretto da una sceneggiatura leggermente estranea al poliziesco puro, il film di Caiano, pur se girato nella fase "terminale", rappresenta uno dei titoli -quantomeno- interessanti sulle "città violente". In primis per via del volto melanconico (e convincente) del determinato (e parecchio rude) Cassinelli affiancato dall'altrettanto bravo Vittorio Mezzogiorno. I visi di contorno, tra i quali quello della bella Dionisio, sopperiscono alla lacuna di un soggetto stereotipato ma risolto cinematograficamente con mestiere.
Ottimo noir. Ben scritto e ben diretto dal bravo Caiano è una sorta di rivisitazione del capolavoro di John Huston Giungla d'asfalto, girato con molta meno classe e budget ma da non disprezzare. Belle scene d'azione e gran ritmo sostengono la pellicola. E il cast non è da meno: Cassinelli è uno splendido protagonista così come ottimi sono Vittorio Mezzogiorno, Biagio Pelligra e Elio Zamuto. Bellissima Silvia Dionisio. Da riscoprire.
Classico poliziesco/noir con tutti gli elementi tipici che caratterizzano il genere e della serie "città violente". Ottimo il cast, da segnalare Claudio Cassinelli (Raul Montalbani detto il Gatto). Avvincente, girato con buon ritmo e con alcune scene d'azione davvero niente male.
Nonostante il titolo acchiappagonzi, non è un film poliziottesco, ma un noir alla francese su un bandito outsider e solo, che sta per essere fottuto dai suoi soci. Il film è dignitoso e si stacca dalla media di quegli anni, anche se qua e là si rivela povero e sbrigativo. Discreta l'idea del rapporto tra il Gatto e la prostituta e comunque il film è di quelli senza speranza né redenzione. Oggi anche un piccolo film così, vgamente melvilliano, in Italia non si potrebbe più girare. Viva gli Anni Settanta!
Buon poliziesco di Caiano, con una banda di rapinatori in fuga ed ottime scene d'azione, anche se quasi tutte girate in piena campagna. Cassinelli in film del genere era perfetto sia come integerrimo commissario sia come spietato delinquente, il che dice molto sulla sua grandezza di attore. Resta da capire perché il film abbia solo un paio di veloci inquadrature milanesi in tutto ed abbia questo titolo; qualche esterno "meneghino" in più non avrebbe certo guastato, anzi.
MEMORABILE: Tutte le sequenze in esterni girate al mattatoio.
Capolavoro di Caiano. Raul Montalbani detto il Gatto (magistrale Cassinelli) rimarrà per sempre nella memoria degli appassionati e non del genere proprio come l'Ugo Piazza (Gastone Moschin) di Milano calibro 9 di Di Leo. In assoluto uno dei migliori polizieschi di casa nostra. Non può deludere chi non lo ha ancora visto.
MEMORABILE: Tutto il film è un momento memorabile.
Pessimo! Ogni piccolo episodio o concatenazione della trama è un'aliquota di stupidità in più e mi domando come abbiano potuto riproporlo tante volte in tv e rieditare il dvd con tanto entusiasmo. Di una banalità catastrofica e di una prevedibilità fanciullesca, con un finale patetico. Un'offesa al genere. Noioso, inconsistente... da smantellare.
MEMORABILE: Sufficiente la trovata di inquadrare il caricatore del mitra mentre spara, abominevoli le cinture coi soldi e il bluff antidiluviano dei colpi in canna.
Tra i migliori noir polizieschi italiani, a livello dei più belli di Di Leo. Merito non solo della regia e del soggetto di Caiano quanto della gran bravura dei protagonisti, tutti assolutamente credibili ed in parte, con Cassinelli e Mezzogiorno in testa per intensità e carattere. Reale e diretto, efficace nelle tante scene d’azione come nei dialoghi. Amaro e cinico, senza nessuna caduta di tono. Coinvolgente e con un gran ritmo merito anche della stupenda colonna sonora funky jazz. Milano è vero c’entra poco, ma non conta. Da vedere assolutamente!
Milano è uno specchietto per le allodole collocato nel titolo dal momento che si vede quasi esclusivamente durante i titoli di testa. Caiano scrive e dirige con grande vivacità e senso del ritmo il film che non perde un colpo fino al deleterio avvicinamento tra la prostituta e il "Gatto", con tanto di futili scene in camera da letto e velleitari propositi di cambiamento. Da quel momento la pellicola frena decisamente. Si sente un po' la mancanza di un attore di grido, ma è comunque un piacere vedere all'opera gente come Pelligra, Mezzogiorno e Zamuto.
Un rapinatore di banca viene tradito da due suoi compagni, che tengono nascosto il bottino per poi spartirlo fra loro. L'inizio è di vera azione pura e Caiano si dimostra bravo ed intelligente. Ma dalla morte di Fausto diventa tutto monotono e noioso. Gli attori, pur bravi, non fanno uscire dalla mediocrità il film.
Milano si vede veramente poco qui e il titolo risulta inappropriato. Un gruppo di banditi tenta una rapina, ma qualcosa va storto. E così va avanti la pellicola, senza pause. Un continuo rincorrersi fra i diversi personaggi con scopi, però, differenti. Il cast non è eccellente. Certo c'è il bravo Vittorio Mezzogiorno, ma non vedo intorno a lui un gruppo ben affiatato. Inoltre la colonna musicale stanca. Non rientra fra i migliori del genere, ma è da vedere.
È più un noir che un poliziottesco vero e proprio. Si tratta di un film piuttosto mediocre nella trama, ma è da sottolineare l'ottima caratterizzazione dei personaggi, in special modo quella della figura de "Il Gatto" interpretato da Claudio Cassinelli, il killer spietato di turno. Belle le scene d'azione (spettacolari nel vero senso della parola) che mostrano e confermano tutte le doti registiche di Caiano.
Titolo quantomeno inappropriato, perché Milano si intravede poco e male. Genere falsamente poliziottesco: nonostante gli attori siano tutti giusti, sono diretti verso lidi drammaticamente noir, senza convincere nemmeno in quel senso. Il personaggio del gatto non ha artigli taglienti nemmeno per convincere lo spettatore più attento. Il gatto sembra più raccontato come "bestiale", che effettivamente tale. Cassinelli è completamente fuori ruolo, si salva appena la regia. La Dionisio deludente.
Discreto, ma non eccelso titolo di genere. Si nota una cura generale minore, nel doppiaggio a volte non troppo gradevole e in certi particolari (ad esempio in una scena si vede benissimo una finta notizia incollata sulla pagina del Corriere, in modo molto grossolano). Non male i personaggi, sopratutto il "Gatto" Cassinelli e l'amica prostituta, ma storia e musiche in effetti non si discostano dalla media nemmeno un momento. Classico titolo ben fatto, ma per appassionati.
Caiano regista non eccezionale ci dona una perla di rara bellezza. Stupende le musiche, insolite per un poliziesco-noir all'italiana; grandioso Cassinelli, ottima (e davvero bella) la Dionisio, il resto del cast? Ottimo. In questo film fatico davvero a trovare dei difetti: bellissimo e avvincente fino all'ultimo minuto.
MEMORABILE: Dionisio: "Dove nessuno sa che io sono..." Cassinelli: "una puttana e io un bandito".
Se il buon Caiano nutriva qualche dubbio per l'assegnazione di un titolo, l'alternativa adatta poteva essere: "La polizia non esiste". Sì, proprio così, perché il racconto cinematografico è puntato tutto sui comportamenti e sui rapporti tra i malviventi (alla Di Leo, tanto per fare un esempio). Da infarto la Dionisio.
Forse chi dice che questo film ha ispirato Le Iene di Tarantino esagera un po', ma ci troviamo di fronte sicuramente ad uno dei migliori momenti del nostro poliziottesco, in questo caso a prevalenza noir. Vero che Milano non è Milano ma Roma, ma i personaggi sono ben disegnati, la vicenda è interessante e ben sviluppata, Cassinelli piazza la prova più significativa della sua carriera spalleggiato dagli ottimi Mezzogiorno e Pelligra, più una bellissima Silvia Dionisio. Veramente notevole.
Onesta operina e nulla più di un eclettico artigiano (Caiano) che qui si salva col ritmo. La trama è quella che è e tocca il punto più basso con i dialoghi Cassinelli-Dionisio. Lui non pare bene in ruolo, così come male sfruttato è il volto di Steiner. Meglio Pelligra e Mezzogiorno. Qualche volto caro nelle seconde linee (Casellato, la Horowitz, D'Adda) e nelle terze (Sarlo, Sciamanna). Non è per nulla un poliziesco, ma un noir. Mediocre, ma con un suo perché.
Puntando sulla figura di un inguaribile perdente solitario, Caiano si affianca ai precursori Di Leo e Lenzi e realizza anch'egli il suo bel noir milanesotto, calato in un grigio contesto ambientale dal sapor lautneriano. Osservando alcuni particolari, viene spontaneo chiedersi se il sor Mario non avesse davvero la fissa per un film come La polizia chiede aiuto: dopo averne diretto un clone passabile ma di caratura inferiore, il nostro decide stavolta di ripescarne il Cassinelli/protagonista ed il Puntillo/poliziotto, ribaltando il ruolo dell'uno e promuovendo il grado dell'altro. Congetture...
MEMORABILE: Il mood internazionale conferito al film dalle ottime musiche funky-jazz (ad opera della band "I Pulsar" alias Chimenti& pieranunzi).
Nonostante il titolo da poliziesco il film tende più al noir con la figura di Cassinelli, rapinatore fuggiasco e solitario alla ricerca dei suoi compagni traditori. Un discreto ritmo corredato da un cast dignitoso che allinea un laido Mezzogiorno ed una sempre fascinosa Dionisio.
Il fatto che Milano compaia solo nel titolo non intacca il valore di questo pregevole poliziottesco/noir dal finale quasi melvilliano. Il punto di forza non è certo nella storia (già vista e risaputa), ma nelle sequenze d'azione e nell'eccellente caratterizzazione dei personaggi: Cassinelli è un delinquente rabbioso e solitario, Zamuto un commissario che (fatto inconsueto) predilige l'intelligenza alle maniere forti, la Dionisio una prostituta prima riluttante, poi innamorata, infine delatrice. La miglior prova di Caiano. Da rivalutare.
MEMORABILE: La morte di Steiner; i dialoghi tra Zamuto e Puntillo; il finale.
Cassinelli progetta un buon colpo, ma sceglie male i suoi compari e dopo cinque minuti tutto è già degenerato. Stereotipato, secco ed essenziale come un poliziottesco, ma anche cupo, senza speranza come un polar d'oltralpe. Buon ritmo, buon cast, musiche adeguate... se solo non fosse penalizzato da un titolo stanco e ingannevole, e se solo Caiano non avesse firmato la sceneggiatura da solo (magari facendosi coadiuvare da un dialoghista vero) avrebbe la personalità per essere un film notevole; è comunque un buon noir.
MEMORABILE: L'ultimo confronto tra Cassinelli e Mezzogiorno nella legnaia.
Quasi buono, questo mix tra poliziottesco (nella prima parte) e noir (nella seconda), girato dall'onesto Caiano. Al di là del titolo, decisamente truffaldino (dopo i primi minuti Milano non si vede più), il film è tenuto a galla dal buon ritmo e dalla discreta prova dei protagonisti: un insolito Zamuto commissario e l'altrettanto curioso Cassinelli in una rara parte da cattivo, con look e modi alla Vallanzasca. Non mancano anche vari caratteristi cari agli appassionati del genere; interessante Mezzogiorno in un ruolo da viscido. Non male.
Milano, una delle “città violente” per antonomasia del poliziesco italiano, è in realtà teatro di un noir cupo ed energico dagli echi melvilliani, in cui le indagini delle forze dell’ordine sono mero accessorio della parabola del “Gatto”, bandito disilluso e sradicato reso da un Cassinelli particolarmente introspettivo e convinto. Ogni momento di tensione è preluso o scortato dalle musiche dei Pulsar, conformi al sapiente mestiere di Caiano e alle incisive caratterizzazioni dei biechi Pelligra, Mezzogiorno e Steiner. Con i suoi seni nudi, la Dionisio non intasca lo stipendio a ufo.
MEMORABILE: Il “duello” dietro la porta chiusa tra Cassinelli e Mezzogiorno.
Insomma, così così. Cassinelli nella parte del capobanda l'ho trovato relativamente all'acqua di rose, anche se il film poi inquadra la storia dalla parte dei cattivi e quindi il protagonista e proprio lui (e non il commissario, pure non esaltante). La rapina in ditta è svolta bene ed anche il canonico inseguimento va per la sua strada, ma poi la via è faticosamente in salita. L'indagine con annessi e connessi non è sempre brillante ed annoia, perché troppo lunga e senza un vero trend sostenibile. Il finale duellante migliora il voto.
MEMORABILE: La cattivissima uccisione dell'ostaggio, poi barbaramente scaraventato dalla finestra.
Non certo tra i migliori polizieschi all'italiana (lo stesso Caiano farà meglio con Napoli spara). Tutto sa di risaputo, Cassinelli appare fuori luogo (pessimi i dialoghi tra lui e la Dionisio, peraltro sempre splendida) e quando non ci sono gli inseguimenti automobilistici (di cui non sono certo un grande estimatore) il ritmo si siede troppo. Comunque grazie alla corretta regia di Caiano e alla discreta interpretazione di Mezzogiorno, Pelligra e Zamuto la pellicola risulta almeno digeribile. **
Bel noir che si rivela sempre interessante non tanto grazie alla storia (tutto sommato risaputa), ma per un ritmo che si mantiene quasi sempre elevato e per la figura del protagonista, il gatto, interpretato dal bravo Cassinelli. Un personaggio
solitario come un felino, "ferito" e tradito da tutti, il cui destino è ineluttabile.
Tra le migliori regie di Caiano. Peccato per qualche ingenuità (a dire la verità abbastanza grossa), nel finale. Decisamente buono e più che consigliato agli amanti del
genere.
Una rapina alla Aspex, con tanto di basista, diventa una specie di regolamento di conti tra banditi che si contendono il malloppo alla faccia della complicità. Semplice la trama, ma allo stesso tempo non banale. Discreti momenti di tensione rendono la pellicola avvincente, nonostante ci siano diverse cadute di tono. Apprezzabile lavoro di Caiano.
Il robusto e gustoso poliziesco all'italiana della prima mezz'ora si indebolisce e si estingue in uno snervante e malinconico "wannabe noir", del quale Cassinelli non ha certo la stoffa per essere protagonista, né la sceneggiatura lo aiuta, riscodellando senza convinzione i triti luoghi comuni del bandito disilluso e rassegnato e della prostituta di buon cuore con velleità di riscatto sociale. Non un guizzo, non uno scarto dagli stereotipi, né la vivacità necessaria per renderli, ancora una volta, godibili e convincenti. Deludente.
MEMORABILE: La feroce esecuzione nel cimitero di auto; il Gatto ferito che si ripresenta dalla Dionisio.
A me è piaciuto. Un bel poliziesco ben diretto da Mario Caiano, con incursioni nel noir (seconda parte) e anche nel giallo. Begli inseguimenti, cosi come anche ritmi (tranne nei dialoghi) e l'azione, sempre degna di nota. Bravi gli attori tra cui il protagonista Cassinelli, alias Raoul Montalbani o meglio "il gatto", il buon Zamuto, un magnifico Vittorio Mezzoggiorno e un bravo Pelligra. Bene anche Silvia Dionisio, sempre stupenda come di norma e piuttosto in parte. A dispetto del titolo, le location milanesi sono pressocchè inesistenti.
Noir di produzione italica, incentrato sulle rapine condotte da una banda capitanata da un criminale soprannominato Il Gatto. Nessun tocco personale rispetto ai tanti altri film del genere prodotti nello stesso periodo, anzi la regia e' parecchio anonima e anche l'interpretazione del protagonista (Claudio Cassinelli) non convince più' di tanto. Qualche discreta scena d'azione ma pochissimo ritmo per uno spettacolo nell'insieme soporifero.
Mediocre opera di Caiano sospesa tra il poliziesco e il noir: trama piuttosto banale e sviluppo assai prevedibile; colpi di scena praticamente assenti e poca tensione. Diversi i "volti noti" nel cast, con ruoli atipici per Cassinelli e Zamuto. Ciò che caratterizza davvero il film è il gusto piuttosto efferato con cui il regista carica certi dettagli (vedesi l'abbondanza di sangue in diverse scene).
Caiano dirige un buon poliziottesco dalle tinte noir, che ha nelle fantastiche scene d'azione il suo punto di forza maggiore. La prima metà del film è tutta incentrata su di una rapina in banca e l'interminabile sequenza dell'inseguimento in macchina è una delle più memorabili nell'ambito del poliziesco all'italiana. La pellicola col passare del tempo perde un po' di vivacità, complice un tentativo un po' fuori luogo di rendere il criminale protagonista (soprannominato "Il Gatto") un po' più umano.
Caiano cura una buona regia; suo anche il non troppo originale soggetto, in questa pellicola che offre la sola sorpresa di trovare Cassinelli nel ruolo di cattivo e Zamuto nei panni di un commissario fin troppo gentile. Il resto del cast è di buon livello, le musiche un po' monotone, il grado di violenza piuttosto alto come in molti film del genere e che gli fa meritare il voto positivo, ma non troppo.
Non certo uno dei migliori esempi di poliziottesco. Una trama un po' sempliciotta e un ritmo narrativo a tratti scostante. Restano di positivo l'atmosfera classica del genere, alcune scene e la più che decorosa interpretazione di Cassinelli. Dionisio proprio una bella ragazza, ma non troppo a suo agio come attrice. Chi ama il genere non può mancare.
Si parte subito a mille con la scena della rapina, poi il film si sviluppa tutto sul tentativo di fuga e su quelli di nascondersi da parte dei rapinatori. Buon film che vede come totali protagonisti i cattivi, pronti a tutto pur di tenersi il malloppo. Lo scontro e i pericoli maggiori per i rapinatori vengono più dall'interno della banda piuttosto che dalle forze dell'ordine, che rimangono in balia degli avvenimenti. La brama di denaro acceca l'uomo e annienta ogni tipo di rapporto umano. Bravissimo Mezzogiorno.
Noir davvero mediocre, cioè nella media: né troppo buono, né sotto il livello di guardia. Ciò che il film perde nella caratterizzazione dei personaggi (i poliziotti, soprattutto) e nelle ingenuità della sceneggiatura, acquista in ritmo; inoltre si fa apprezzare per una generale aria di sconfitta che accompagna ineluttabile questi criminali di seconda fascia. Bravo Cassinelli; ben assortita la coppia Mezzogiorno/Pelligra.
Vicenda non molto originale e piuttosto prevedibile in cui la polizia è defilata rispetto ai malviventi e ai loro regolamenti di conti; il film di Caiano non è certo tra i migliori del genere, per scelte di casting poco felici (Cassinelli non convince appieno nel ruolo del bandito e Steiner si vede troppo poco) nonché per il doppiaggio. Si salva grazie al buon ritmo, alle prove del canagliesco Mezzogiorno e degli atipici poliziotti Zamuto-Puntillo e al funky jazz notturno del gruppo Pulsar.
MEMORABILE: L’esecuzione dallo sfasciacarrozze; I seni della Dionisio; La resa dei conti, quasi da western, tra Cassinelli e Mezzogiorno.
Buon poliziottesco di Caiano. Ben girate le scene d'azione, molto presente la violenza, come non mancano certo le Alfa Giulia in dotazione alla Polizia. Trama avvincente e tesa. Ottime le riprese esterne in una periferia di Milano tetra, squallida e degradata. Tra prostitute, malvimenti, spacciatori e poliziotti agguerriti non ci si annoia. Disturbante (nel senso positivo) la colonna sonora. Steiner, a mio avviso, poco sfruttato.
Uno dei migliori "poliziotteschi", uscito quando il genere funzionava e che non induce il cittadino, come spesso accadeva, a farsi giustizia da sé. Qui correttamente è la Polizia che dà la caccia ai banditi, che a loro volta fuggono lasciando una scia di sangue e di lotte interne. Le facce sono quelle giuste, l'azione dopo un buon inizio latita un po' ma rimane sempre un prodotto molto valido.
Rivisto a distanza di qualche anno l'ho apprezzato di più: parte spedito come poliziottesco per poi virare nel noir senza speranza. Rozzo e violento al punto giusto. Caiano dirige con buon ritmo (specialmente la prima parte), d'effetto le scene d'azione, mentre qualche dialogo risulta tedioso. Nutrito cast di genere, ottimi Cassinelli e Mezzogiorno, curioso Zamuto dalla parte dei buoni, più bella che brava la Dionisio. Azzeccato lo score dei Pulsar.
Nessuna deriva sociologica sulla situazione della metropoli di quegli anni, ma giusto una storia come tante di un malloppone da dividere senza entusiamo fra i componenti di una banda. Il ritmo è fiacco e si legge nelle facce dei protagonisti e dei personaggi minori che si impegnano quanto facciano gli impiegati del catasto. Silvia Dionisio si conferma al solito decorativa, pronta a mostrare il suo seno perfetto.
Una rapina all'ufficio retribuzioni di una fabbrica prende una piega molto più ampia del previsto. Con un titolo ingannevole (Milano, a parte una veloce inquadratura iniziale, non fa da cornice alla vicenda) e un discreto numero di efferatezze, il poliedrico regista Mario Caiano dice la sua sul nutrito filone dei polizieschi all'italiana. La storia, poco originale, si tinge soprattutto di nero e colpisce in definitiva più per la convincente interpretazione degli attori (le "maschere" di un certo cinema di maniera Anni '70). Buone le musiche.
Il noir, al cinema come in letteratura, è più uno stile che un genere e qui francamente il film, che merita soprattutto per il ritmo forsennato, assume le cadenze da noir solo nella parte finale, nella parte di dialoghi ben cesellata tra la prostituta e il bandito "Gatto" (un sosia di Vallanzasca) sulla redenzione impossibile e l'ineluttabilità della propria condizione di perdenti nella vita. A me è parso più un ottimo poliziesco, crudo, con tante sorprese e ottime location. Certo è che comunque il finale pare voler omaggiare quello de I senza nome.
La violenza promessa dal titolo c'è; Milano si vede poco e niente. Caiano apre le danze con una rapina cruenta e inseguimenti in auto: si spara già abbastanza e scorre il sangue; l'impronta dell'artigianato nobile è subito palese, l'interesse si accende e si intuisce che l'opera sarà d'azione vivace e di tormento dei personaggi. Non si resterà delusi e l'interesse si manterrà desto; se l'intreccio rischia la prevedibilità è anche vero che è scosso da improvvisi sobbalzi e che è arricchito da un convincente clima di maledettismo criminale.
Dopo una rapina in fabbrica i banditi faranno i conti tra loro. Ambienti di periferia, meglio se degradati, in cui l'attenzione è più per la caccia ai soldi che ai delinquenti. Non eccessivo come noir, con discreti inseguimenti e diversivi indovinati. Bene anche il comparto attoriale per quanto riguarda i rapinatori, scarso invece per la polizia. Qualche dialogo andava studiato meglio, come il finale sul crimine che non paga.
MEMORABILE: L'incidente in moto; Le brande al mattatoio; L'ostaggio gettato dalla finestra.
Si disperde un po' nella seconda parte e ancor più nel finale questo noir (non poliziottesco) di Caiano. La prima parte con la rapina, il patteggiare e la fuga è di livello, così come le scene d'azione in tutto il film. Il quartetto criminale Cassinelli, Mezzogiorno, Steiner e Pelligra è da all star. Ma perché per il buono e il cattivo Zamuto e Cassinelli non hanno invertito i ruoli? Bellissima la Dionisio e una Milano presente solo nella sequenza iniziale. In definitiva buono.
Caiano conferma la buona professionalità del suo mood cinematografico ma pure i limiti dati da una certa legnosità e mancanza di orizzonte e respiro filmici. Piuttosto sostenuta e adrenalinica la parte che prendendo le mosse fin dai titoli di testa si sviluppa indi con rapina, fuga e dispersione della banda. Poi ecco la crasi a dir poco incongrua dell'attrazione fatale tra la prostituta (!!!) Dionisio e il Gatto Cassinelli (che gli avrebbe tra l'altro ammazzato il tipo). Simpatici ma caricaturali i poliziotti Zamuto e Puntillo, ben in palla Mezzogiorno/Pelligra.
Convincente prova fra poliziottesco e noir di Caiano che si dimostra uno dei registi più dotati del nostro cinema di genere. Ottimo il cast, senza nomi altisonanti ma che conta numerosi attori di talento, con Cassinelli e Zamuto particolarmente ispirati. Lo script, pur senza fornire momenti memorabili, mantiene una linea originale e plausibile, con un ritmo vivace che tiene alta la tensione. Efficaci e pertinenti le musiche dei Pulsar. Nel complesso un film piuttosto valido, che consiglierei di visionare anche ai non appassionati del genere.
MEMORABILE: Le scene d'azione, particolarmente curate.
Uno dei film migliori di Mario Caiano, che infatti di lì a poco inizierà a girare gialli per la televisione proprio grazie al successo di questo film. Tra tutti campeggia Claudio Cassinelli, ma la regia è corretta, il ritmo è serrato e il film si vede sempre volentieri. E' anche un bel modo per rivedere tante parti di Milano che non esistono più. Ottime le corse in macchina.
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MusicheEllerre • 8/06/09 10:22 Call center Davinotti - 1187 interventi
Ottima cosa Markus. Se dovessi riuscire nell'impresa fammi sapere ovviamente.
Probabilmente hai ragione, difficile capire fino in fondo la storia di questo album. Proverò ad approfondire. Nel frattempo ti consiglio l'ascolto di una mia compilation che circola su internet da un bel po' http://odeo.com/episodes/23267943-Spaghetti-Jazz-Funk-II
Probabilmente hai ragione, difficile capire fino in fondo la storia di questo album. Proverò ad approfondire. Nel frattempo ti consiglio l'ascolto di una mia compilation che circola su internet da un bel po' http://odeo.com/episodes/23267943-Spaghetti-Jazz-Funk-II
Al minuto 44 Raul Montalbani detto il gatto (Claudio Cassinelli) gioca a un videogioco in un bar, mentre discute con il ragioniere (Luigi Casellato). Il videogioco è il mitico Pong, commercializzato dalla Atari nel 1972: