Se shakeriamo l'episodio di Carpenter in Body Bags con l'abbigliamento e l'andatura di Ben Willis in So cosa hai fatto e una spruzzatina di Saw avremo "ATM"; il che poteva essere interessante se lo script di Chris "Buried" Sparling fosse stato gestito in maniera diversa da quella tipica del regista esordiente: Brooks che si limita al compitino, già visto e meglio da altre parti. Anche non considerando le evidenti incongruenze, la vera tensione latita e non migliora con l'epilogo. Rimane l'idea del bancomat come unità di luogo e il killer spettatore/regista.
Tre colleghi di lavoro, tornati da una festa di capodanno, si fermano ad uno sportello bancomat, ma hanno la sventura di imbattersi in uno psicopatico incappucciato. David Brooks dirige un horror che non convince appieno (il finale ambiguo lascia l'amaro in bocca e la vicenda non è particolarmente innovativa). Ciononostante ha una buona escalation claustrofobica e i brividi non mancano. Un film con pregi e difetti, ma che di certo non annoia.
Dirigere un film in un unico ambiente e con pochi attori, è un banco di prova duro per
tanti registi: lo è per quelli esperti, figuriamoci per un esordiente. Purtroppo Brooks
non riesce nell'impresa: a parte l'idea di partenza (i protagonisti chiusi nella cabina
di un bancomat), il resto è di seconda mano. La progressione "drammaturgica" dei fatti
è abbastanza prevedibile sotto molti aspetti (ad esempio quando si iniziano a dare l'un l'altro la colpa dei fatti) ed anche il finale, peraltro fastidiosamente incompiuto, non è certo imprevedibile.
Emulo dei tanti squilibrati maniaci in 16/9, questo "nuovo" stratega del sadismo non lascia in fin dei conti puncicanti irritazioni sensoriali: pacatamente enigmatico, imbacuccato nel suo eskimo subpolare, si limita a portare ad ebollizione la dappocaggine brodosa dei suoi tre burattini e di una sceneggiatura da inedia pannelliana. Le "trappole" sottintese sono proprio i sistemi di sicurezza odierni (in questo caso gli impianti di videosorveglianza a circuito chiuso), che se "aggirati" a dovere possono anche ritorcersi contro lo stesso cittadino da proteggere. Claustro-slasher d'andazzo.
MEMORABILE: La stupidità indecifrabile dei tre reclusi allo sportello bancomat (botta e risposta cult: "Forse è un barbone..." "No, non è un barbone: è troppo grosso"...)
Un luogo chiuso come unico spazio per la paura è un'idea che ha affascinato molti registi (e che lo stesso sceneggiatore di ATM aveva già sfruttato per Buried, con ben altri risultati). La incredibile serie di incongruenze e il comportamento irrazionale dei protagonisti (tre contro uno e non tentano neanche una sortita...) fanno di questo film una delle applicazioni peggiori dell'idea. Bocciato.
Tre colleghi bloccati in una cabina del Bancomat da uno psicopatico in eskimo. Idee così scarne devono essere sviluppate con attenzione per creare un film soddisfacente. Qui, invece, l'unico modo per allungare la trama è quello di far comportare i protagonisti come degli idioti e fare affidamento su eventi ben poco plausibili (chi si sognerebbe di lasciare il cellulare in macchina?), il tutto per tentare di spaventare con situazioni già viste fino alla nausea. La vera vittima, ahimè, è la logica. Mezzo punto per il trio d'attori discreto.
Spunto iniziale tutto sommato non malvagio. Potevano esserci le premesse per un film più che dignitoso. Invece ATM gioca male le sue carte, soprattutto a causa di una sceneggiatura piatta e prevedibile nelle dinamiche personali dei tre protagonisti. Anche la regia è piuttosto anonima e per di più si rivela piuttosto infelice la scelta del cast, con attori banali, la cui prova si dimentica in fretta. Occasione sprecata.
Asfittica pellicola dove il solito gioco del gatto con il topo è trasferito all’interno di una postazione del bancomat. La logica viene continuamente presa a sberle, ma il grosso errore sta nello scegliere tre attori (bravini, per carità) poco simpatici che ostacolano l’immedesimazione dello spettatore, cardine fondamentale in una pellicola del genere. Finale deludente e poco calzante. Trascurabilissimo, anche se la parte tecnica non è da buttare.
I tempi sono giusti: tre bancari (uno dei quali responsabile del dimezzamento patrimoniale di un utente) si ritrovano (casualmente?) rinchiusi in un bancomat nel periodo natalizio. I dialoghi pure, a volte, sono profondi e non banali. Ai personaggi - in fondo - ci si affeziona per quanto vengono presentati (l'incipit venato commedia). Ma poi si fa una bella fatica a sorbirsi il restante del girato. L'idea era buona per un corto (molto meglio l'episodio -diretto da Carpenter- Gas Station in Body Bags) ma alla lunga, dato anche il casto e censurato (dagli autori) livello di gore, il film annoia.
MEMORABILE: L'incredibile e pessimistica chiusa, con realtà sfalsata dalle telecamere di sorveglianza, come progettato dal maniaco.
Il corpo centrale dell'opera, oltremodo noioso e prevedibile, manda alle ortiche ciò che di interessante si era costruito in precedenza (l'inizio con tinte comedy non era male). Fortunatamente il finale, dannatamente malvagio, risolleva le sorti dell'opera - comunque dimenticabilissima - donandogli quel "suo perché" che gli permette di arrivare alla quasi sufficienza. Recitazione ai minimi termini e regia anonima sono due gravi difetti. Lo sceneggiatore è quello di Buried - Sepolto (evidentemente fissato con ambienti claustrofobici).
Pena: ecco cosa fanno registi di primo pelo quando si cimentano con progetti troppo ambiziosi. Spiace dirlo ma è così. Non è per nulla semplice avvincere lo spettatore con un'unica striminzita location e tre personaggi in croce; per riuscirci ci vogliono uno script a orologeria, dialoghi serrati e un gran senso della regia. Tutte cose che mancano al povero Brooks. Si salvano un paio di sequenze dotate di buona tensione e il killer agghindato manco stesse tra i ghiacci sul set della "Cosa".
Francamente mi ha lasciato l'amaro in bocca e non solo perché mi aspettavo qualcosa di meglio. Sembra un'opera incompiuta che gioca con lo spettatore dandosi arie d'autore. In realtà la sceneggiatura è davvero poca cosa e la parte finale è irritante. Un paio di idee in più non avrebbero guastato. Come poi i tre arrivano al bancomat è da comica. Filmaccio.
Indubbiamente ci vuole del coraggio nell'avventurarsi in un film del genere, con una manciata di attori, un'unica location e uno spazio temporale molto limitato. Ma il coraggio non basta se poi alle spalle non ci sono idee e se il tutto viene affidato a dei carneadi qualsiasi. Sceneggiatura piatta e prevedibile con dialoghi folli quanto le scelte dei protagonisti. Cast giovane già visto in altri film ma con poca qualità. Meno male che almeno fotografia e sonoro sono a livelli discreti: aiutano lo spettatore ad arrivare alla fine.
La vicenda, per quanto non originalissima, avvince e non può fare a meno di tenere alta l'attenzione dello spettatore come succede con i film girati in un luogo chiuso. Detto questo, attori poco convincenti e una storia che non spiega nulla lasciano un senso di incompiutezza a una pellicola che rimane puro intrattenimento basato su spaventi facili e violenza.
Modesto thrillerino che ha dalla sua la sempre interessante idea di essere girato in un luogo solo dal quale i protagonisti non possono uscire ma che allo stesso tempo non sfrutta appieno tale spunto e finisce per essere un film da guardare e poi rapidamente dimenticare. Mancano infatti del tutto i perché e i percome che in genere rendono avvincenti questo tipo di pellicole: qui tutto sembra essere casuale. Anche il comparto attori non lascia traccia indelebile di sé. Non brutto ma dimenticabile appunto, che forse è pure peggio.
Ignoto eskimo-munito assedia tre dipendenti bancari rinchiusi in un bancomat isolato in mezzo ad un parcheggio. E' notte, fa freddo, i cellulari sono al solito latitanti... Premesse discrete, ma racconto mal gestito: a parte l'inverosimiglianza di certi passaggi, le manovre messe in atto dai malcapitati di turno sono troppo maldestre/sciocche per suscitare empatia, né aiuta la goffaggine degli interpreti. Il finale beffardo cerca di dare un colpo d'ala alla vicenda, riuscendovi solo molto parzialmente.
Gli horror minimalisti partono generalmente da buone premesse ma si arrestano sul livello della sufficienza, senza andare troppo oltre. Questo "ATM", invece, non riesce neanche a raggiungere il paletto della decenza. La storia è troppo inverosimile e il clima di angoscioso terrore che va creandosi nel gruppetto di vittime è forzato. Inoltre si seguono pedissequamente tutti i cliché del filone senza mai cercare di trovare una svolta originale, finale dark compreso, che non solo non soddisfa ma fa storcere il naso. Peccato, poteva essere simpatico.
Partenza simpatica con il taglio da commedia americana e la sagoma minacciosa con eskimo in penombra. Il prosieguo, purtroppo, è foriero di scelleratezze varie. Crolla drasticamente la tensione, mentre la sceneggiatura tradisce le basse pretese di quello che, al massimo, poteva essere un discreto corto dal ritmo serrato. Il finale non è nemmeno disprezzabile in sé, ma va ad allinearsi a tutte le superficialità che sottolineano quanto sia scarno il soggetto del film. Francamente dimenticabile.
MEMORABILE: Il primo contatto visivo con l'assassino.
Idea semplice ma che almeno a inizio film si rivela efficace, con una tensione che aumenta man mano e una discreta prova dei protagonisti, soprattutto la bella Eve. Il film si sfilaccia però nella seconda parte, diventando ripetitivo e trovando soluzioni poco soddisfacenti per uscire (proprio a livello narrativo) dalla gabbia che la stessa idea ha costruito. Il finale sembra inoltre poco coerente con quanto avvenuto in precedenza e sinceramente lascia alquanto perplessi. Mediocre.
Periodo di Natale. Corteggiatore e corteggiata, con il collega, si fermano a prelevare in un ATM, ennesimo bersaglio di un un folle incappucciato col parka. Singolare variante sul tema "folli, serial killer, maniaci, ecc..." che potrebbe piazzarsi tra il thriller e lo slasher (pur non essendolo in piena regola). Come confezione siamo negli standard, la sceneggiatura funziona, l'intrattenimento c'è, ma a somme fatte il film risulta fine a se stesso, lasciando veramente troppi interrogativi in sospeso, con un finale che lascia sicuramente a bocca asciutta. Senza pretese si guarda.
Fa già sorridere che si sia pensato che un film ambientato nell'atrio di un bancomat potesse risultare interessante; e infatti, tolta la critica piuttosto semplicistica a certo yuppismo moderno e alla mancanza di scrupoli del sistema bancario, resta un thriller/captive con qualche tocco slasher che non convince affatto. Dai protagonisti anonimi, a un villain incappucciato poco carismatico, fino a snodi improbabili e a un finale ambiguo che non soddisfa, il film si trascina con stanchezza e più che creare tensione annoia profusamente e si dimentica appena finita la visione.
Gli horror ambientati in unica location e con cast ristretto sono tra i più ardui da concepire, in quanto il rischio di scivolare nel ridicolo a causa di dialoghi e sceneggiatura è ben maggiore che in differenti opere; e in questo film, purtroppo, la cosa è piuttosto evidente. Di apprezzabile ci sono il beffardo epilogo e la pragmatica intelligenza del killer, ma è anche vero che il lavoro sporco di costui viene facilitato non poco da quell'inebetito trio rinchiuso nel bancomat. Si aggiunga qualche inverosimiglianza (i telefoni senza campo in area urbana?) e la frittata è completa.
MEMORABILE: "Non è un barbone, è troppo grosso": ma che vuol dire?
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Si può guardare, ma credo sia più un film da home video che da sala cinema. Non aspettatevi chissachè, i tre ragazzotti che vengono bloccati in una cabina bancomat dal psicopatico di turno, non e nuova come idea, al massimo è nuova la location, ma il resto è già stato rivisto più volte, e anche meglio, c'è una certa dose di suspense questo si, ma non in maniera superiore a qualsiasi altro film del genere.
Capannelle ebbe a dire: Atm - Trappola mortale Credevo fosse un film girato sugli autobus milanesi alle 8 di mattina..
PS Ruber non ho capito se il film l'hai visto o no?
divertente la battuta, anche io quando ho visto la pubblicità pensavo cosi!
No non ho visto il film, se no l'avrei commentato, ma il genere horror mi piace molto, ma dal trailer non e che sia chissachè, aspetterò che esca in dvd per vedermelo.