Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Pigro: Grande esempio di cinema delle lacrime. La storia del bambino più grande, maltrattato dal genitore che non ne comprende i bisogni e responsabilizzato nei confronti del fratellino più piccolo, rimane scolpita nei ricordi di chi vede questo film e questa è la riprova della sua riuscita. Ottimo Comencini per un film di altissima qualità e sensibilità; bravi Anthony Quayle, padre incapace di affetto e Stefano Colagrande, il figlio dallo sguardo profondo e doloroso. Efficacemente petulante e insopportabile il piccolo Simone Giannozzi.
Cotola: Datato e non del tutto riuscito, ha quanto meno un certo valore “documentaristico”: si possono, infatti, vedere antiche figure umane (i lupari) nonché tradizioni ormai scomparse. La storia invece è poca cosa: non intriga più di tanto. Che il risultato sia deludente lo dimostrano le varie vicissitudini produttive cui il film andò incontro: De Santis pretese addirittura, senza successo, che il suo nome fosse tolto dai titoli. Chiariamoci: non male, dopotutto.
Gestarsh99: Penultima Squadra seriale, in cui l'usuale missione all'estero si accaparra quasi tutta la durata del film. Da furti, scippi e truffarelle paesane Corbucci e il suo fidato maresciallo in tuta blu si confrontano a suon di vaffa addirittura con l'ambiente grosso della mafia italoamericana. La vicenda mostra presto la corda, rivelando una scrittura esigua inadatta sia ad ottimizzare verosimilmente l'incarico sotto copertura del "reimpiratito" Giraldi sia a rendere organici all'intreccio gli interludi farseschi (quelli con la stridula befana Maria Sole). Wallach siede a tavola e corleoneggia indolente.
MEMORABILE: Il forbito totoscommesse di Ennio Antonelli: "Così se vince Pasquale pìo la percentuale, se vvince Chècca pìo la stecca e ssi pperde Ciulo ma pìo in der culo".
Jandileida: Western molto riflessivo, tutto impostato sui ritmi della grande natura americana e sull'epopea dei primi trappers a stelle e strisce. Pollack esplora con classe e con coraggio vista l'eccezionalità della pellicola nella sua filmografia, non solo, appunto, il sempiterno e fondante rapporto degli americani con il loro territorio ma propone anche una nuova interpretazione del difficoltoso rapporto tra yankees ed indiani, molto più complesso dei paradigmi tradizionali. Bravissimo Redford in un ruolo non facile. Non trascinante ma di sicuro effetto.
B. Legnani: Di una debolezza sconcertante. Uno dei Franco&Ciccio peggiori. La storiella è farcita di trovate che dovrebbero far ridere e invece fanno venire il latte alle ginocchia, per cui le smorfie di Franco e il volto assorto di Ciccio non bastano a salvare la baracca. Opache la Orfei e la Luce. L’unico che ha qualche sprazzo è Gino Buzzanca, all’epoca compagno di viaggio del duo. Da evitare.
Buiomega71: Straordinario drammone fiammeggiante e quintessenza del melò. Dall'incipit mozzafiato (corsa in auto, foglie che penetrano nella grande villa, lo sparo, il calendario a flashback) ai livori visivi di una suggestiva fotografia tra il sogno e l'incubo (Bava ci pescherà). Sirk tra i più sanguigni e viscerali maestri del genere, tra scazzottate, balli scatenati e infarti, silfidi vacue e degenerate (la Malone in spider rossa che abborda il benzinaio avrà fulminato il Dennis Hopper di The hot spot) e un pre-finale violento e urlato in crescendo emozionale. A un passo dal capolavoro.
MEMORABILE: La feroce reazione di Stack quando la Bacall le dice che è incinta; La Malone al tavolo di un bar con un poco di buono; La danza furente della Malone.
Giùan: Primo spaghetti western di Sollima, dagli intenti meno esplicitamente politici rispetto ai due successivi ma dai più longevi esiti cinematografici. Se dal punto di vista della tecnica non si raggiungono i picchi di plasticità figurativa che caratterizzeranno lo stile del regista, l'andamento episodico dello script e l'alone alternativo picaresco, conferiscono al film un nucleo ruspante che lo immunizza dalle sofisticazioni. I volti di Milian e Van Cleef (immenso), poi, son clamorosi catalizzatori d'un percorso di presa di coscienza etica e solidarietà umana.
MEMORABILE: Nieves Navarro mantide tra i mandriani: eccezionale!; Il duello con il tedesco.
Giùan: Il film che (mentendo sapendo di mentire) i più segnalano come l'Araba fenice di Ozpetek è in realtà un'operetta senza spessore, unidimensionale, che tratteggia un'Italia ferma neanche ai tempi del Vizietto quanto a quelli di La moglie in bianco l'amante al pepe. I rituali del buon Ferzen ci son tutti: belle musiche, ricco cast (in cui spiccano Lunetta Savino madre accidiosa e l'ottima prova comica della Ricci), i salti di registro... ma la verve dei tempi migliori sembra persa e forse sarebbe necessario fermarsi a riflettere su che pesci pigliare.
Caesars: Jim Carrey fornisce una prova strepitosa, su questo non si discute, e Cameron Diaz è sempre un bellissimo vedere. Per il resto un film banale che ricicla idee vecchie come il mondo e lo fa senza sforzarsi di cercare una qualche originalità. Grande successo di pubblico, ma si può tranquillamente evitare.
Galbo: La costante dei film di Tony Scott (fratello del più talentuoso Ridley) è la semplicità narrativa delle storie raccontate: anche in "Man on fire" la vicenda è priva di fronzoli ma presenta una sceneggiatura che va dritta all'azione, attraverso una storia che è di vendetta ma anche di redenzione personale interpretata dal bravo D. Washington, vero attore icona del regista. Il film è molto girato con stile da videoclip (e questo è talvolta un limite) e nel complesso godibile.
Urraghe: Ebreo belga destinato allo sterminio inventa di sana pianta la lingua persiana per sopravvivere ed entra nelle grazie del comandante nazista del campo. Racconto teso e lineare. Un ottimo regista, Perelman, regala un film con due interpreti in stato di grazia che rimangono indimenticabili. Personaggi secondari credibili e ben recitati. Si alternano momenti di paura, rabbia e commozione. Molto diverso da La vita è bella. Il finale, amaro, è catartico. Bellissimo.
MEMORABILE: La paura e la disperata lotta per sopravvivere di tutto il film.
Minitina80: Nel complesso noioso e senza un valido motivo che dia un senso alla visione. La qualità della recitazione è l’elemento peggiore in quanto assai deficitaria, anche nei momenti più spinti, quando non sono richieste grandi doti interpretative. La storiella è esile, poco approfondita e tirata su in fretta e furia giusto per fornire il pretesto per mostrare lunghe e poco coinvolgenti scene di sesso. Assillante la colonna sonora, in alcuni frangenti martellante e ripetuta senza alcuna pietà. In definitiva, di poco conto e tranquillamente evitabile.
Nando: Sequel delle imprese dell'astuto poliziotto Foley, che indagherà per scoprire il tentato omicidio di un suo collega. Buone le scene d'azione, anche se emerge una certa forma di volgarità gratuita. Murphy regge da solo la pellicola coadiuvato dai soliti comprimari. La Nielsen è monolitica e inespressiva.
Galbo: Intelligente ed arguta commedia moderna, Secretary è una prova della possibilità di usare registri narrativi diversi dal solito per parlare d'amore. La storia del rapporto sado-maso (per la verità un po' all'acqua di rose) tra la segretaria e il paranoide avvocato maniaco di ordine e pulizia, si avvale di una sceneggiatura originale e convincente, dotata di un certo lirismo sottotraccia ma capace di parlare di un sentimento universale in modo non banale. Bella intepretazione della protagonista femminile.
Daniela: Già narrata in un film televisivo inglese del 1987, la più grande rivolta avvenuta in un campo di sterminio nazista in questo film russo diretto dall'attore che interpreta il protagonista trova una rappresentazione puntuale per quanto riguarda la preparazione e le fasi del piano, mentre convince meno nella definizione dei personaggi, soprattutto per quanto riguarda il comandante del campo 1 interpretato dall'incartapecorito Lambert. Pensando a quanto realmente accaduto, impossibile non provare orrore e commozione, anche a prescindere dai meriti del film, a tratti troppo retorico.
Galbo: Melodrammone sentimentale diretto da Robert Bolt, alla sua prima regia. Classica storia di un triangolo amoroso con conseguenze nefaste per la parte femminile; si tratta di un film assai curato sul versante tecnico (scene e costumi) ma carente nella caratterizzazione dei personaggi che sono "caricati" all'inverosimile e che a tratti paiono macchiette. Anche la prova degli attori è molto leziosa. Da vedere se si apprezza il genere.
Myvincent: Una coppia scappa dalla miseria nera per coltivare una speranza grazie a un appezzamento e un capanno sfasciato elargiti dallo stato, in Lituania. E sarà dura per anni, ma dietro al successo l'inganno sa sempre tessere la sua tela, in ogni caso. Un film che permette a Giulietta Masina di esprimersi con le corde e quel registro drammatico a cui ci ha abituati dai tempi de La strada (1954), assieme a grandi attori del calibro di Richard Basehart. Il racconto è lungo e non mancherà di emozionare fino al suo epilogo, senza ricorrere a facili patetismi.
B. Legnani: Le cose notevoli sono le differenze dei nomi rispetto al canone. Qui Marian[ne] è una belloccia un po’ facile (la Novak), il Frate non è vero frate e non si chiama Tuck, perché Tuck è un altro fuorilegge… Operina minima, che mostra lunghe cavalcate nei boschi di Manziana per arrivare a un metraggio decente. Robin Hood è come un fantasma che attraversa i muri: senza problemi arriva armato ai patiboli, entra nei castelli nemici eccetera. Nel finale c'è una divertente trovata, un po' ribalda: un triello con le armi bianche! Il decoro dell'artigiano alla regia vale generoso mezzo pallino...
MEMORABILE: Fra le frasi banali non manca un "Tu non toccarmi, vile traditore!".
Il Gobbo: Nella città di Santa Ana, tiranneggiata dallo spietato El Diablo, arriva la cantante Lola... Folle spaghetti-western con Lola Falana scritto tra gli altri da Fernando Di Leo non accreditato! L'aspetto folle è che, pure se la bella Lola canta (rhythm and blues!) non è un musicarello-western ma un western serio, con punte di iper-violenza alla Di Leo (è financo violato il tabù-ammazzamento di bambino)! Nonostante alcune vaccate (in un flash-back la Falana bambina...è bianca!) si lascia guardare.