Le location esatte di "La commare secca"
22 Ottobre 2013

Il film: L'esordio registico di Bernardo Bertolucci, con soggetto di Pasolini, si svolge tutto attorno alla storia di una prostituta uccisa. La commare secca è un susseguirsi di testimonianze e alibi dei sospettati narrati attraverso una lunga serie di flashback mostra luoghi e vicende di una Roma del sottoproletariato urbano di quegli anni. L'aver voluto focalizzare le situazioni più malfamate e il tocco di realismo pasoliniano che danno certi luoghi della Capitale ha spinto il regista a ricercare location molto particolari e piuttosto interessanti, che hanno riportato alla luce angoli della città praticamente dimenticati dai più.

Il film apre con un'inquadratura di Ponte Marconi da cui vengono gettati volantini che il vento trasporta fin sopra al corpo privo di vita di una donna (una prostituta), proprio sotto al ponte. ll cadavere è posto in prossimità di uno dei piloni sul versante del Lungotevere di Pietra Papa. All'inquadratura del cadavere partono i titoli di testa accompagnati da una soave musica di Piero Piccioni eseguita con chitarra classica. L'omicidio in questione è l’evento cardine del film attorno al quale, all'interno del commissariato di polizia, i protagonisti (sospettati) racconteranno la loro versione dei fatti. Il ponte Marconi è facilmente riconoscibile per il suo disegno moderno (all’epoca del film era uno tra i più “giovani” della Capitale) e per le sue non rare apparizioni cinematografiche.

Come dice durante l'interrogatorio in questura lo stesso Luciano Maialetti detto er Canticchia (Francesco Ruiu), sospettato di avere ucciso la prostituta vista in apertura, la sua abitazione è “in Via Trionfale 160”. In effetti Bertolucci inquadra una catapecchia che è subito sopra la via Trionfale. Ricostruendo la posizione da alcuni elementi circostanti, la casa sorgeva in una delle baracche che hanno proliferato lì nella zona fino agli anni '70 (vedi anche La banda del gobbo). Siamo in Via Trionfale sopra a Via dei Cavalieri di Vittorio Veneto, a Monte Mario. Interessante la panoramica che Bertolucci ci mostra collocando la sua macchina da presa proprio nei pressi di casa Maialetti: la baraccopoli di fatto coinvolgeva anche il sottostante Piazzale Clodio!

Luciano Maialetti (Francesco Ruiu) racconta ai poliziotti la sua versione dei fatti, anche se è interessante notare che tra quello che narra e quello che realmente è successo esiste qualche “piccola” differenza... Aveva un appuntamento con due "preti" (in realtà sono due ladruncoli) che gli avrebbero fatto avere una raccomandazione per trovare lavoro (altro che lavoro, devono compiere dei furti!). In questo frangente Maialetti viene inquadrato mentre è su un carretto che lo porta all'appuntamento: lo si vede passare sotto al ponticello ferroviario di Vicolo del Mandrione, una zona molto degradata, all'epoca delle riprese, dove zingari e prostitute vivevano in baracche e case abusive sotto all'acquedotto Felice, costruite in origine dagli sfollati dei bombardamenti di San Lorenzo.

Altro che preti... In realtà il Maialetti (Francesco Ruiu), mentendo ai poliziotti, si incontra con i "colleghi" ladruncoli con cui avrebbe poi cercato di derubare alcune coppie appartate in un parco. I due lo aspettano in un rimessaggio di tram: lo si evince dalle poche inquadrature effettuate che tuttavia conservano i dettagli essenziali per la percezione dell’ambientazione, utili anche per la ricerca finale della location. Il deposito esiste ancora anche se non è più in funzione da tempo: è nella zona di San Paolo in Via Alessandro Severo. L'attuale stato di abbandono è evidente e le ennesime promesse di riqualificazione da parte dell'amministrazione comunale sembrano tanto per cambiare cadute nel dimenticatoio. Grazie a quest'apparizione cinematografica si ricostruisce un altro piccolo pezzo di memoria architettonica della Capitale...

Sindaco (Vincenzo Ciccora), Nino (Giancarlo De Rosa) e il Canticchia (Francesco Ruiu) si recano in un boschetto in cerca di vittime (perlopiù coppie appartate) da derubare. Sembrano essere in un posto lontano dalla città, vista la fitta e selvaggia vegetazione, ma quando per un attimo si inquadrano alcuni palazzoni commerciali dell'Eur si capisce subito che siamo nei pressi della zona urbana. Si tratta infatti del Parco degli Eucalipti delimitato da Via Laurentina, Via del Tintoretto e Viale dell'Artigianato. Andygx mi ha potuto confermare che, nonostante la riqualificazione dei parchi dell'Eur in occasione delle Olimpiadi del 1960, la situazione del Parco degli Eucalipti era ancora pittosto “selvaggia”, all’epoca del film, e solo più tardi si provvide a un’ampia bonifica.

La ricostruzione della giornata del Canticchia (Francesco Ruiu) finisce, come anche gli altri interrogatori che seguiranno, nel Parco Paolino (la cosa viene detta anche nel film). È questo infatti il luogo che la prostituta uccisa frequentava la sera prima del suo assassinio. Nel flashback del Canticchia si vedono però solo dettagli del parco oggi non più esistenti, quindi la tavola include anche una sequenza successiva, quella in cui Natalino (Renato Troiani), anche lui sospettato e che si scoprirà essere il vero assassino, racconta perché si trovava in quel luogo. Il Parco Paolino, che è poi l’area verde che costeggia la Basilica di San Paolo, in occasione del giubileo del 2000 fu completamente riqualificato e gli fu assegnato un nome diverso in omaggio al Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. Diversi elementi (alberi, vegetazione, dislivelli, casine) fanno capire, almeno a chi conosce storicamente la zona, che le scene furono girate effettivamente lì, anche se per dimostrare attraverso i fotogrammi e foto di oggi la cosa è stata difficile. Foto d’epoca non le ho trovate e le scene sono girate praticamente tutte in notturna. Spiegando brevemente la tavola invito a osservare la mappa prima della ristrutturazione (mostra ancora la casupola B che si vede nel film) e, vista la conformazione del parco che su quel lato è sotto il livello stradale, si riesce anche a capire a che altezza fossero le due sequenze scelte, ovvero dove sta il bivio che si forma tra il Lungotevere San Paolo e l’omonimo viale (all’epoca del film c’era un cartellone pubblicitario sullo spartitraffico). La conferma che il posto sia quello ce la dà anche un'immagine all'esterno del parco, che mostra la basilica di San Paolo. Anche se si arriva all'interno con degli stacchi, è un indizio chiaro da aggiungere.

È la volta dell'interrogatorio nei confronti del Bustelli (Alfredo Leggi) detto il "Califfo" (17 processi e 3 anni di carcere il suo curriculum), il quale inizia con il raccontare di un suo appuntamento con una ragazza "al cinodromo". Lo descrive come un innocente appuntamento tra due giovani ma in realtà i suoi fini non sono così chiari poiché lui gestisce, assieme alla moglie, un giro di prostitute. Il flashback mostra la struttura d'ingresso del cinodromo e i due che si trovano sull'allora polveroso Lungotevere Dante. Oltre al cinodromo – divenuto oggi un centro sociale –, è interessante anticipare, nell'inquadratura dei due presente nella tavola, che la radura dietro di loro diverrà il set memorabile della partita “scapoli contro ammogliati” nel Fantozzi di Luciano Salce.

Bustelli detto il "Califfo" (Alfredo Leggi) gestisce assieme alla moglie Esperia (Gabriella Giorgelli) un giro di prostitute. Nelle tavole vediamo i luoghi che sono nelle vicinanze delle rispettive abitazioni delle due lucciole, Maria “la Zozzetta” e Soraya “la Mora”, da cui la coppia andrà a riscuotere il pizzo. Ci fanno credere che siano entrambi a Monteverde Vecchio. Infatti per arrivare dalla prima passano sul Ponte Bianco lungo la Circonvallazione Gianicolense arrivando quasi a Piazzale Dunant, mentre uscendo da casa della seconda, dopo uno stacco, mostrano Via Giacinto Carini. Purtroppo, le abitazioni esatte non è stato possibile identificarle (non è affatto detto che siano a Monteverde) e sono ancora presenti nella sezione "da cercare" del film.

Il Bustelli (Alfredo Leggi) ha dato l'appuntamento alla ragazza con cui ha un flirt (v. tavola 07) al "chiosco di San Paolo". Dopo essersi allontanato dalla sua auto cabriolet parcheggiata nel Parco Paolino, Bustelli si appresta ad andare dalla ragazza ma, arrivato proprio sotto alle mura della Basilica, gli si presenta davanti la moglie Esperia (Gabriella Giorgelli) la quale, scoperta la scappatella, dopo una scenata tira fuori un coltellaccio dalla borsa e tenta di aggredirlo. Il Bustelli si difenderà gettando a terra la moglie e scapperà verso il Ponte Marconi. Siamo in Piazzale di San Paolo. Fa da sfondo alla scena l’imponente muro di cinta della Basilica di San Paolo fuori le mura, assieme all'antistante ex Parco Paolino una delle location ricorrenti nel film.


Il flashback relativo al soldato Cosentino Teodoro (Allen Midgette) mostra un bel po' di centro storico di Roma. Durante il suo interrogatorio, Cosentino racconta di essere stato prima al cinema e, all'uscita, di aver gironzolato per le strade della Capitale in cerca di qualche bella ragazza da conquistare. Lo si inquadra dapprima mentre ammicca qualche ragazza nei pressi di Piazza della Chiesa Nuova, poi si ferma in una galleria d'arte ad ammirare una scultura. In questo caso siamo in Via Liguria ed è interessante notare che ci troviamo proprio all’interno dell’Ippopotamo, il locale “coi telefoni” presente nel secondo film fantozziano! Nelle due tavole ho scelto i luoghi più interessanti omettendo gli scontati foro romano con l'Arco di Costantino e il Colosseo.


Il militare, sempre sotto interrogatorio in commissariato, ricorda attraverso questa scena di aver percorso una strada di periferia incontrando alcune prostitute. Un violento acquazzone – che tra l'altro accomuna “meteorologicamente” la stessa giornata dell'omicidio rievocata nelle molteplici testimonianze dei sospettati – si abbatterà anche in quel luogo e Cosentino, assieme alle donne di strada e ad alcuni bambini, si ritroverà sotto a un ponticello ferroviario di Via degli Angeli, nella borgata di Centocelle. Come il nostro eroe sia arrivato a piedi dal centro storico fino a Centocelle non ci è dato di sapere, visto che nel film si passa all’imporvviso da un luogo all’altro, ma di fatto che non fosse più vicino al centro lo si capiva subito dal paesaggio, quasi bucolico. Trovarlo non è stato facilissimo e in questo caso mi sono avvalso dell’aiuto decisivo di Errelle che, ormai del mestiere, ha riconosciuto la strada in questione a colpo d’occhio.

Pipito (Romano Labate) racconta al commissario che assieme a Francolicchio (Alvaro D'Ercole) si erano visti a Villa Sciarra con due ragazzette. Di seguito ci vengono mostrati i quattro che, muovendosi all’interno della villa, instaurano un discorso adolescenziale affrontando la tematica del matrimonio. Che siano realmente a Villa Sciarra in Via Calandrelli lo si capisce subito dai molteplici particolari che vengono inquadrati. Su tutti i dettagli delle fontane delle Sfingi e delle Sirene. Quest'ultima la si ritroverà poi in altri film come Sei donne per l'assassino di Bava ma non solo. Per chi avrà modo di vedersi il film, va detto che si inquadrano anche l'uccelliera che sta all’ingresso e la spettacolare veduta panoramica (davanti a cui i ragazzi si fermeranno a lungo).

Usciti da Villa Sciarra i quattro ragazzi non dovranno percorrere troppa strada per arrivare alla successiva location. Francolicchio (Alvaro D'Ercole) e Pipito (Romano Labate) arrivano in questa scena sotto alla casa di una donna, Mariella (Erina Torelli), amica delle due ragazze con le quali si erano incontrati a Villa Sciarra. Entreranno quindi nel villino dove le donne cercheranno, invano, di coinvolgere i due ragazzetti in un ballo di coppia. Siamo in Via Aurelio Saffi in pieno Monteverde Vecchio e trovare il luogo non è stato facilissimo poiché il frammento di strada inquadrato nel film è oggi notevolmente differente e i pochissimi riferimenti (come ad esempio l’ingresso indicato nella tavola con A) non hanno aiutato più di tanto. Lo stesso villino, inquadrato praticamente da terra, poteva in realtà essere in diverse zone di Roma.


Francolicchio (Alvaro D'Ercole) e Pipito (Romano Labate) hanno passato la sera al Parco Paolino dove hanno rubato un accendisigari a un omosessuale (Silvio Laurenzi) che li ha adescati. Nella scena in questione i due ragazzi giocano a pallone nei pressi di casa, proprio davanti a una fornace. Un loro amico li avverte che li sta cercando la polizia e da lì inizia la fuga. La fabbrica che si inquadra sembrava collocata in un posto lontano dal centro della città ma facendo poi un raffronto tra i palazzi del film e il Monte del Gallo del quartiere Aurelio mi sono reso conto che si trattava di una vecchia fornace, tuttora esistente e in stato di semiabbandono, che è subito sotto a Via Gregorio VII, in Via Bartolomeo Roverella.

Impauriti perché la polizia li cerca, Francolicchio (Alvaro D'Ercole) e Pipito (Romano Labate) scappano e arrivano, sfiancati dalla lunga corsa, sulla riva del Tevere. In preda a un raptus Francolicchio si toglie la maglietta e si getta nel fiume per attraversarlo a nuoto gridando all’amico che non vuol farsi acciuffare. Purtroppo per lui non ce la farà e morirà affogato, trascinato dalla forte corrente del fiume. La scena è girata subito sotto il Lungotevere degli Inventori che, nel 1962, privo ancora di platani, è ben visibile dal basso. Nel punto dove corrono i due ci sono oggi un circolo ippico e alcune abitazioni prefabbricate, ma sostanzialmente il posto è rimasto invariato nell'aspetto in quanto il pianoro è interessato in maniera importante dalle piene del Tevere.

L’omosessuale (Silvio Laurenzi) che era nel Parco Paolino e che aveva adescato i ragazzi Francolicchio (Alvaro D’Ercole) e Pipito (Romano Labate) (vedi le tavole 14 e 15) è l'unico testimone oculare dell'omicidio della prostituta e in questa scena lo vediamo accompagnare la polizia nel locale dove Natalino (Renato Troiani), il vero assassino, verrà arrestato. Interessante ritrovare questo locale in cui si svolge tutta la sequenza finale che ho scoperto essere il "Capoccetta". È subito a fianco di un altro locale noto ai cinefili (e non), il "Biondo Tevere", dove Luchino Visconti girò diverse sequenze di Bellissima con Anna Magnani e Walter Chiari.

Nel finale di film si inquadra dall'alto al basso una chiesa. La macchina da presa si sofferma infine su una lastra di marmo, con la buca per l'elemosina, su cui è incisa la figura della morte. In sovrimpressione un pezzo di sonetto ("Er tisico") di Gioacchino Belli da cui Bertolucci trae il titolo. Nel sonetto è praticamente indicato l'indirizzo di quest'ultima location perché si cita la "commaraccia secca" (la morte)" de "Strada Giulia" (di Via Giulia), raffigurazione presente infatti sulla facciata della Chiesa di Santa Maria dell'Orazione e Morte proprio in questa via. Via Giulia è stata spesso immortalata su pellicola, ma in questo caso con un tocco di originalità, soffermandoci sul dettaglio.
Testi e Tavole: Ellerre
APPROFONDIMENTO INSERITO DAL BENEMERITO ELLERRE
22 Ottobre 2013 18:05
22 Ottobre 2013 19:52
23 Ottobre 2013 07:50
23 Ottobre 2013 07:50
24 Ottobre 2013 08:42
25 Ottobre 2013 19:05
25 Ottobre 2013 19:05
25 Ottobre 2013 19:05
26 Ottobre 2013 11:53
Complimenti
30 Ottobre 2013 12:57
Grazie Lorenzo