Il padre (Christopher Lee) di una giovane e solitaria ragazza sospetta che ella sia la reincarnazione di una loro antenata strega. Chiama così al castello dove vivono un antiquario, che scoprirà un antico quadro nascosto lì sul quale è ritratta la celebre strega. Il viso sarà lo stesso? Su questo semplice soggetto Camillo Mastrocinque (regista conosciuto ai più per i suoi film con Totò e celatosi qui sotto un improbabile pseudonimo anglofono) imbastisce un horror d’atmosfera molto legato ai canoni dell'epoca e quindi a tutt'oggi assai datato. Soprattutto la recitazione enfatica, di chiaro stampo teatrale, con la quale si esprimono gli attori può andar bene a Christopher Lee (e infatti il suo...Leggi tutto personaggio resta il più credibile), non certo al resto del cast, invischiato in dialoghi poco plausibili e frasi di circostanza. Discorso a parte per le due giovane protagoniste femminili, legate da un rapporto molto vicino al dichiarato lesbimo (come andava di moda a quel tempo, seguendo l'esempio di Sheridan Le Fanu e del suo “Carmilla”) e impegnate entrambe in estenuanti (per lo spettatore) camminate all'interno e all'esterno del castello. Mastrocinque punta molto sulla fotografia, sui forti contrasti di luce di un bianco e nero esteticamente raffinatissimo. I giochi d’ombre si sprecano, mentre scenografie molto curate e barocche sono la testimonianza di un grosso sforzo immaginifico. Sono almeno tre o quattro i momenti riusciti (la campana che suona a morto nella notte, il risveglio della governante dalla bara...), sottolineati da musiche di stampo classico con predominanza di archi. Purtroppo si ravvisano una lentezza di fondo piuttosto penalizzante, una sceneggiatura altamente deficitaria e una storia poco interessante.
Laura (Adriana Ambesi) vive in sogno oscure premonizioni: le persone che sono al centro dei suoi incubi trovano la morte. Lo studioso Klauss è incaricato di analizzare il caso, ma viene ostacolato. Inizia una catena di delitti, che sembra correlata all'arresto delle ricerche. Christopher Lee presta il suo volto (ed il suo nome) all'ennesimo "gotico" made in Italy. Dirige un regista estraneo al genere (più che altro, Mastrocinque è celebre per i film girati con Totò). Il risultato finale appare incoerente, anche se ispirato a Sheridan Le Fanu.
Vagamente ispirato al classico di Sheridan Le Fanu "Carmilla". Mastrocinque, che si firma con lo pseudonimo, dirige un horror dalle tinte forti, per quel tempo, sopratutto nella relazione particolare che si sviluppa tra le due ragazze. Ben sceneggiato e altrettanto ben diretto, con un bianco e nero superbo e un cast composto da bravi attori. Su tutti dominano le due ragazze, ovvero Audrey Amber nel ruolo di Laura e Ursula Davis in quelli di Lyuba (alias Carmilla) e un sempre eccellente Christopher Lee. Da riscoprire.
Grande risalto per il castello di Balsorano in questo film in bianco e nero, gotico purtroppo dotato di una sceneggiatura poco interessante se non sul finale. Indubbiamente ben curato dal regista, ma resta una pellicola che si dimentica facilmente. Anche troppo.
Onesto horror italiano che si presenta come una variazione italica sul tema di Carmilla. Christopher Lee è molto bravo, ma è ottimo anche il resto del cast. L'atmosfera è garantito dal castello di Balsorano e dalle musiche. Un ottimo esempio di gotico, con timide scene lesbiche (data l'epoca). Solida la regia di Mastrocinque.
Robusto gotico all’italiana in parte penalizzato da interpretazioni legnose e teatrali (imbarazzante l’enfasi di Adriana Ambesi). L’approccio inusuale di Mastrocinque all’horror si evince da un'impostazione eccessivamente seriosa, non sempre in grado di tenere a bada il ridicolo involuto. Ci sono però belle invenzioni (“la mano di gloria”, le campane…) e forti suggestioni visive (gli incubi) a vivacizzare un ritmo, connaturato al genere, non certo audace. La sceneggiatura riadatta Carmilla di Le Fanu con un’apparente inversione di ruoli gestita, per la verità, con poca onestà drammaturgica.
Discreto horror gotico di Camillo Mastrocinque. In alcuni punti dell'incipit somiglia molto a La Maschera del demonio di Mario Bava (anche per la scelta del b/n). Ispirato alla Carmilla di Le Fanu, il film di Mastrocinque conta su una buona fotografia, su giochi di luce ed ombra a contrasto e sul rapporto tra le due giovani Laura e Lyuba (dai tratti vagamente lesbo-soft). Buona la prova di Cristopher Lee, pioniere dell'horror gotico. Sicuramente da vedere per gli amanti del genere.
Dopo l'incipit in cui Mastrocinque pare manifestare tutto il proprio professionale disagio per quel che sta girando, il film prende una piega assolutamente dignitosa, ottemperando canoni e crismi del genere gotico. Il buon Camillo s'affida in particolare al nitido b/n di Ortas/Aquari, alla misurata prova di Lee e allo script (di Gastaldi/Valerii) che senza far scintille si permette nemmeno troppo velate ombreggiature saffiche. Nel comparto muliebre, la virginea Quaglia/Ljiubna e la ombrosa Calò in versione governante si fan preferire all'enfatica Ambesi.
MEMORABILE: I titoli di testa coi nomi tutti rigorosamente "inglesizzati" sullo sfondo del Castello di Balsorano.
I due gotici di Mastrocinque (l’altro è Un angelo per Satana) sono accomunati da un mistero celato in un quadro, che in questa occasione rielabora il racconto lesbo-vampiresco di “Carmilla”. Agilmente condotta, la storia punta all’essenzialità, marcando la tetra ambientazione, i sottotesti orrorifici (il supplizio baviano della strega, la mano mozzata dello storpio) e quelli erotici, valorizzando il sensuale appeal della corvina Ambesi e della candida Quaia. Presenzia la guest-star Lee, indiscussa garanzia quando si tratta di succhiasangue…
MEMORABILE: Il rituale medianico con la Ambesi seminuda; la mano mozzata dello storpio utilizzata come candelabro.
Alle dame del castello piacerebbe con Saffo un giocherello! Ma siamo nei '60 e le esplicitazioni alla The L word non sarebbero acconce. Così tutto rimane nell'abbozzo di un sottotesto che però, per tali atmosfere, proprio nella vaga allusione trova la forma più adatta, quasi mimetica nella solennità che questo ital-gotico classico tipicamente alimenta, anche con le sue lentezze. A volte ingenuo (il padre nella cripta), ma con sequenze in cui il b/n funge da amplificatore emozionale mai demodé. Qualche simpatica intuizione macabra e un buon cast.
Il primo dei due gotici di Mastrocinque è molto più convenzionale del successivo. Storia semplice, traballante (specie in avvio) e tutt'altro che originale, compensata da un'ambientazione magnificamente inquietante, esaltata da uno splendido b/n. Globalmente buona la prova del cast, anche se tra le due ragazze (il cui rapporto vagamente lesbo all'epoca può aver suscitato qualche prurito) la Quaglia batte la Ambesi su tutta la linea. Massaccesi potrebbe avervi preso spunto per il suo La morte ha sorriso all'assassino. **!
MEMORABILE: Gli interni del castello; La radiosa bellezza di Ljuba; Il finale.
Di grande atmosfera cupa tra un borgo diroccato e il castello di Balsorano (molto usato, ma qui in una delle sue prime e migliori apparizioni), con una fotografia in bianco e nero che riesce ottimamente nell'intento di rendere tutto molto tetro, antico e spettrale. La trama perde colpi ed è ispirata a Carmilla di Le Fanu. Interpreti buoni, tra cui un aristocratico Christopher Lee. Regia di Camillo Mastrocinque che, come gli altri crediti, usa uno pseudonimo straniero. Farà un altro horror che per alcuni aspetti è migliore di questo.
MEMORABILE: La campana del borgo abbandonato che suona col vento.
Primo dei due gotici firmati da Camillo Mastrocinque, è meno riuscito e più convenzionale del successivo a causa di una sceneggiatura poco coinvolgente che ha solo un guizzo interessante nel finale (che probabilmente rappresenta la parte migliore del film). Resta comunque il fatto che l'atmosfera è comunque molto suggestiva e la cura per le scenografie di alta qualità. Cast interessante: bravissimo Christopher Lee, mentre la Quaglia batte la Ambesi sia in bellezza che in recitazione.
MEMORABILE: I favolosi interni del Castello di Balsorano; Il finale.
Gotico dignitoso e ben confezionato, questo girato da Mastrocinque. Il cast vede tra i protagonisti un'icona dei film horror dell'epoca come Cristopher Lee alle prese con una maledizione. Le donne del cast sono bravine (la mia preferita Pier Anna Quaglia è accreditata come Ursula Davis). Grazie alla durata non eccessiva si segue senza noia. Azzeccato il personaggio del mendicante. Discrete le musiche e buone le location.
In un sublime, terrificante castello merlato dagli ampi, immensi saloni, si nasconde un tremendo segreto associato a una maledizione demoniaca. Legatissimo al genere gotico d'altri tempi, il film ne è un valido, cupo esempio, con un risvolto giallo che mostrerà il suo altro aspetto nella fase finale risolutiva. Buon cast (primo fra tutti il sulfureo Christopher Lee). Consigliato per le tetre notti di Halloween...
Il migliore dei due gotici di Mastrocinque e uno dei più riusciti di sempre. Grande atmosfera e brillante ed elegante conduzione dell'intreccio che è tutto un affastellarsi di memorabili particolari "de paura" inquietanti e autenticamente terrificanti (vedi il rito con la stella nell inizio, l'impiccagione del mendicante e la morte della domestica con conseguente risveglio dalla bara). Certo l'influenza di film come il solito La maschera del demonio si fa sentire, ma bisogna anche considerare che il film fu scritto tutto in un'unica notte!
MEMORABILE: Il risveglio della domestica nella bara.
Si nota fin da subito che è diretto con mestiere e professionalità; una fotografia studiata e accurata mette in risalto un bianco e nero sontuoso, capace di valorizzare gli scenari sinistri e i volti dei protagonisti. Maestoso il castello di Balsorano in cui si inseriscono tutti gli elementi tipici del gotico. Soffre una certa lentezza di fondo, tant’è che alla fine si ha la sensazione che manchi quel quid per compiere il salto definitivo.
Questo gotico si sviluppa in un contesto ambientale pressoché perfetto. Il castello, i misteri, le donne "amiche", il male celato e pronto a colpire. Preciso Lee nel suo ruolo e ottime le presenze femminili. Non manca inoltre qualche buon colpo di terrore (relativamente per l'epoca) e il finale presenta pure un discreto colpo di scena (ma alla fine non così imprevedibile). La famosa storia di Carmilla trova una messa in opera più che onesta, anche se io preferisco l'interpretazione classica e lo sviluppo, più ardito, svolto nel decennio successivo.
Discreto gotico diretto da Mastrocinque (con pseudonimo anglicizzato) in una rara, per lui, escursione in tale genere. Il regista sa creare la giusta atmosfera grazie anche anche alla bella fotografia in b/n che evidenzia molto bene i giochi di luci e ombre, ma la trama zoppica un po' troppo con qualche caduta, oltre che di logica, anche nel comico involontario (si veda l'apparizione del cugino Franz). Cast attoriale che non fa certo gridare al miracolo, in cui svetta (piuttosto ovviamente) il solo Christopher Lee.
In ottimo bianco e nero saturo di ombre livide, nel castello lugubre... Bagliori di fulmini e fragore di tuoni, luce di candele, vento, incubi, maledizioni, belle donne, un dipinto misterioso che nasconde un segreto, deliri satanici, nebulizzazione di lesbismo... Gotico all'italiana di tutto rispetto, squinternato in certi passaggi (i rituali, la mano dell'impiccato), quasi sublime in altri (la morta che indica qualcuno, le campane). Enfasi diffusa, anche giustificata; interessanti primi piani. Non si rischia il colpo di sonno: divertimento assicurato.
Mastrocinque si prende troppo sul serio: tanto per cominciare il main theme ricorda quello de Il monaco di Monza (giusto per restare in tema di film comici, nei quali il regista romano dava prova concreta del proprio talento); l'unico degno di nota nel cast è il grande Christopher Lee (cosa ci faccia in un film così non ci è dato sapere), il finale è prevedibile e frettoloso. Si salvano tuttavia la bella fotografia, l'atmosfera cupa e l'idea di creare un ambiguo rapporto tra le due giovani protagoniste.
MEMORABILE: Il mendicante impiccato con la mano mozzata.
Camillo Mastrocinque lascia momentaneamente le commedie di Totò e si dedica all'horror gotico senza successo. Al regista sembra mancare il passo e la visionarietà del cinema del terrore, sebbene qualche momento sia discreto, qualche idea buona non manchi e l'inizio appaia interessante. Il tutto però va a deteriorarsi presto, tra noia e parti senza capo né coda. Non bastano dei sotterranei, qualche libro polveroso e Christopher Lee per fare un gotico. Ci vuole anche altro, che qui non c'è. Buona comunque la prova degli attori. Qualcosa c'è, ma non si arriva alla sufficienza.
Grande horror gotico di atmosfera, diretto con mano sicura da un regista noto soprattutto per le sue commedie. Qui Christopher Lee per una volta sta dalla parte del bene, in una storia nella quale ritratti che scompaiono, passaggi segreti e cancelli cigolanti scandiscono una storia che invece non è banale. Molto belle Adriana Ambesi e Pier Anna Quaglia, con qualche suggestione lesbo.
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Segnalo che è stato editato anche da Sinister (credo oramai fuori catalogo, però) con extra: intervista a Tonino Valerii ed Ernesto Gastaldi (sceneggiatori della pellicola)