Interessante, discreto. Non fa parte di un genere che amo particolarmente, ma la storia del ragazzo frustrato riesce ad essere abbastanza toccante e coinvolgente. Ernest Borgnine trova nel film una parte perfetta per lui (e per i suoi eccessi). Non è un capolavoro, ma il grande successo riscosso all'epoca pare comprensibile. Oggi, non c'è dubbio, può sembrare invecchiato. Morandini segnala che l'addestratore dei topi si chiama Moe de Sesso.
Fra i film del periodo di analoga tematica (animali assassini), uno dei migliori o almeno quello che è riuscito a ritagliarsi uno spazio permanente nella memoria degli appassionati. Merito del buon livello della recitazione degli umani (che può contare su vecchie glorie, ma anche il giovane Bruce Davison è convincente) e soprattutto della prestazione topesca, dato che - al di fuori di quelli domestici - pochi animali sanno suscitare sentimenti tanto ambivalenti di attrazione e repulsione. Ne è stato girato nel 2003 un discreto remake.
Ottimo. Con un cast di vecchie glorie (cito la Lanchester madre del protagonista), un fenomenale Borgnine (da citare la scena in cui uccide il povero topo bianco) e con un Bruce Davison davvero convincente, il film si rivela una piacevole sorpresa. La pellicola si caraterizza per un ottimo crescendo e un buon finale. Promosso a pieni voti.
Il povero Willard deve subìre sempre e ovunque: a partire da una madre dispòtica e possessiva (Elsa Lanchester) per finire con le angherìe e i soprùsi di un perverso capufficio. Inoltre non ha una vita sociale, e condivide un'intima -quanto insana- amicizia con i ratti. Ispirato da un romanzo di Gilbert Ralston Willard è un ottimo esemplare di dramma dalle forti venature psicologiche, al di là delle caricaturali prestazioni offerte dai cattivi di turno. Parte dell'efficacia del film è da attribuire a Bruce Davison, in grado di calarsi nei panni (e nella mente) di un reietto in via di riscatto.
Meritatamente un cult movie, un mix tra Psycho (nella figura di Bruce Davison, con madre possessiva a seguito) e il miglior animal attack. La regia di Mann è piuttosto convenzionale, ma il film è giocato sulla passività schizofrenica di Willard, soggiogato da un carognissimo capufficio (un immenso e insopportabile Ernest Borgnine) e dalla dolcezza della Locke. Da antologia i momenti di Willard con i suoi "piccoli amici", Ben e Socrate, e la vendetta che ne consegue. Ottimo il finale, quando la situazione le sfugge di mano. Buono il remake.
MEMORABILE: Borgnine che uccide il topolino Socrate che Willard si è portato in ufficio; l'astuzia "umana" di Ben.
A parte Borgnine, anche il resto della banda attorica (la madre possessiva, la vicina appiccicosa e il figlio oppresso) se la cava dignitosamente in questa pellicola che, pur mostrando i segni dell'età, sottolineati da alcuni dialoghi e da una colonna sonora che non rimarrà certo negli annali, si lascia vedere, descrivendo piuttosto bene la discesa nella paranoia del protagonista. I topi, qui protagonisti, fanno i topi, rosicchiando tutto, persone comprese; e si rivelano parecchio vendicativi, soprattutto nei confronti di chi si dimostra ingrato. Non male dopotutto.
MEMORABILE: La madre, al compleanno di Willard: "Sono ventitrè anni che sei venuto al mondo...con dolore e sofferenza"; Il faccia a faccia Willard-capo-topi.
Indubbiamente un b-movies a basso costo che, rivisto oggi, appare molto invecchiato; tuttavia, va dato atto a Mann d'aver lanciato un sottogenere estrapolato dal cinema degli animali assassini, ovverosia quello della rivalsa del debole contro il forte, avvalendosi d’amici animali (formula ripresa anche ne Il bacio della tarantola, per esempio). Per avere un po’ d’azione occorre attendere la parte finale del film, se ci si arriva...
L'eco-vendetta viene dai ratti. Mann tratteggia uno scenario di sconcerto esistenziale, caratterizzato da un ragazzo in crisi col resto del mondo e che ritrova il sorriso solamente quando è in compagnia degli amici roditori. Le dinamiche familiari non possono che spingere verso accostamenti al Norman Bates di Psyco memoria e le rivincite equiparano l'azione alla ricerca di una soddisfazione tanto più immediata quanto più feroce. Con un seguito, L'ultima carica di Ben.
MEMORABILE: Gli artigianali ponticelli in legno che Willard architetta per il passaggio ai topolini.
È un vero apprendista stregone il ragazzo sfigato e frustrato (in casa, al lavoro) che recluta gli amici topi, prima come confidenti e poi vendicatori. Una favola grottesca e disturbante, ma anche folgorante nel corto-circuito tra gli infidi roditori e l’uomo-qualunque ferito dalla vita e da una debolezza interiore che non sa gestire. Il film stesso assume l’andamento malato da incubo ridicolo che il racconto impone: ne esce fuori così un’opera insinuante, che accompagna lo spettatore nella mente malata di Willard… e anche un po’ nella propria.
Ritratto di solitudine nella provincia americana. Già visto? Davison, con una recitazione ordinaria, è molto bravo nell'incarnare l'ennesimo disadattato in un mondo inabitabile; i più fuori registro, nonostante il mestiere, sono proprio Borgnine e la Lanchester, troppo "attori" per questo esile e strambo apologo condotto, purtroppo, da una regia inerte e banale.
Il film che ha iniziato una delle decadi più prosperose per gli animal horror. La trama è semplice ed efficace, classica storia di vendetta con la rivalsa dell'inetto che si serve di qualche "aiuto" per ottenere i suoi obiettivi. Ciò che spicca, a parte gli attacchi dei topi (che tutto sommato sono pochi e nemmeno troppo appariscenti), è il cast, che conta un numero di interpreti molto efficaci (Davison e Borgnine in primis). La regia è un po' anonima e le musiche fuori luogo, ma resta un piccolo cult imitato da molti altri prodotti a venire.
MEMORABILE: La resa dei conti fra Willard e il suo capo, molto ben orchestrata nel crescendo.
Il film di Daniel Mann è un affresco sul diverso; è popolato da bisbetiche ed eccentriche anziane, sessisti e affabulatori uomini d’affari, topi domestici e case vittoriane in rovina. La parabola sulla schizofrenia del protagonista è suggerita, ma il suo tormento è scandagliato da cima a fondo, fino al crudele e cinico finale; un vero e proprio colpo di coda. Bravissimo Bruce Davison, che è piacevolmente accompagnato da un cast all’altezza.
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Altro piccolo cult assente dal nostro mercato home video. Mai editato in vhs , nè, per ora, in dvd. Tengo gelosamente stretta la registrazione fatta su raiuno , a notte fonda, datata 1992.
E' un film che adoro particolarmente (al pari del remake).
Speriamo che la Jubal faccia un buon lavoro, anche se temo che, non essendo mai uscito in dvd, ci si debba accontentare di un video modesto.
Digital ebbe a dire: E' un film che adoro particolarmente (al pari del remake).
Speriamo che la Jubal faccia un buon lavoro, anche se temo che, non essendo mai uscito in dvd, ci si debba accontentare di un video modesto.
Infatti, da noi, non uscì manco in vhs. Io ho una registrazione da Rai due di parecchi anni fa (con un master affatto male debbo dire).
Volevo annunciare la notiziona! Siccome non c'è la scheda davinottica lo metto qui.
Il 25 settembre 2013 uscirà in dvd (per la 30 Holding) il sequel di Willard e i topi, ovvero L'ultima carica di Ben ( o conosciuto anche come Ben)
Mai editato da noi in vhs, e scomparso nei meandri dell'oblio, dopo parche messe in onda televisive nei primi anni '80.
Ricordo solo il bimbetto malato e la sua amicizia (che sfociava nel patetico) con il ratto superintelligente Ben, quando lo metteva sui modellini delle carroze del trenino elettrico per giocare, e il finale nelle fogne, dove il ragazzino faceva di tutto per proteggere Ben
C'è pure una canzone cantata da un imberbe Michael Jackson
Acquisto obbligato di un semi-cult poco conosciuto, che pareva dissipato e perduto...
Non credo a quello che leggo caro Buio, una notizia eccezionale per chi ricorda quel filmetto tanto sgangherato quanto simpatico che passava nottetempo sulle tv private d'antan!!!
Grazie mille, inserito nella wanted list autunnale.
Il film è basato sul romanzo di Stephen Gilbert, "Ratman's notebook" (1968).
Ebbe una sola versione italiana, come "Diario di Ratman" (1971; traduzione di Domenico Tarizzo) sulla scia dell'uscita cinematografica.
Finalmente, dopo che per secoli si è intravisto in copie indecenti, a maggio di questo anno esce il blu-ray Shout! Factory (16 maggio, per essere precisi), insieme al suo seguito, L'ultima carica di Ben. Da comprare al volo per poi aggiungere manualmente il doppiaggio italiano.