Rassegna estiva: Italian Graffiti d'agosto Straordinario l'intro con la soggettiva dell'automobile che da Ginevra percorre l'autostrada per la Toscana (mentre appaiono i titoli di testa).
Poi si respira un'atmosfera gotica, cupa e spettrale, quasi da horror, che ha i riverberi del "Giro di vite" di Henry James (la decadente villa a Volterra, il giardino di notte con gli alberi mossi dal vento, la vecchia domestica che guarda fuori dalla finestra, la Cardinale che percorre il notturno parco e il busto coperto da un lenzuolo bianco, il mistero che avvolge la famiglia) e dona alla pellicola viscontiana un fascino sinistro, abbagliato dai chiaroscuri della splendida fotografia in bn di Armando Nannuzzi).
Eppoi la raffinata ed elegante messa in scena estetica rigorosamente viscontiana (i lussuosi interni, le opere d'arte, la perfetta costruzione geometrica delle riprese, le scenografie che tanfano di morte e decadenza, come il sotterraneo paludoso dove si incontrano Sorel e la Cardinale), dove il passato si mischia al presente, fino alle ossessioni tipiche del suo regista (la passione morbosa di un fratello per la sorella che porterà alla rovina, come succederà a madre e figlio nella
Caduta degli dei e a agli scrittori ossessionati da giovani efebici in
Morte a Venezia).
C'è parecchio del cinema viscontiano (come la figura della madre pazza che suona al pianoforte, Sorel che sbava e suda a petto nudo dopo l'avvelenamento-chissà perchè mi veniva alla mente il Jack Magner di
Amityville Possession-e un nucleo familiare dove serpeggia follia, declino e marciume-notevole la litigata a tavola fomentata da Renzo Ricci, con Craig che prende a pugni Sorel-che verrà poi ripreso in
Gruppo di famiglia in un interno.
Una Cardinale (che a me non ha mai fatto impazzire) sinuosa e sensuale, valorizzata al massimo dall'occhio di Luchino, sfuggente oggetto del desiderio, che si aggira per stanze e stanzoni con una vestaglia che le lascia poco all'immaginazione, creatura ora fredda ora passionale, accigliata e tormentata.
Così come sono azzeccate le scelte musicali di infilarci hit d'epoca nella colonna sonora (a cena sulle note di
E se domani, al bar su quelle di
Una rotonda sul mare, come succederà. appunto, con la canzone della Zanicchi in
Gruppo di famiglia) e trasformare Volterra in un non luogo abitato dai dolorosi fantasmi del passato.
Di contro, però, una narrazione un pò fredda e distaccata (il rapporto morboso dell'incesto non affonda mai veramente), una sequela di dialoghi pomposi e intelettualoidi messi in bocca a Sorel (che recita pure un pezzo del Leopardi che dà il titolo al film), una snervante e insopportabile partitura al pianoforte che accompagna le immagini e una messa in scena che sa un pò di sterile esercizio di stile. Elementi che frenano l'opera, in un Visconti "minore" all'interno della sua filmografia, che regala sprazzi di gran cinema a momenti quasi narcolettici (la passione incestuosa di Sorel verso la sorella è sbertucciata dai passi altisonanti e ampollosi del suo romanzo).
Nel cast spicca l'ottimo Sorel, inquieta e febbrile figura di giovane dannato tipicamente viscontiano.
Per quanto mi riguarda non il miglior Visconti, ma alcuni passaggi restano spizzichi affascinanti di grandiosa bellezza visiva.