Horror derivativo quanto mai (ancora pagliacci-killer, basta!), con una trama di base che fa da cornice a vari episodi mostrati col solito sistema della VHS maledetta... Per quanto la regia possa essere vivace, e nonostante qualche trovata macabra di buon impatto, il film non ha le carte per decollare oltre una dimensione di mediocre fruibilità. Visto e dimenticato.
Primi due episodi brutti e dimenticabili: se il primo è solo banale e derivativo, il secondo poi è oltremodo ridicolo. Anche la cornice che tiene insieme il tutto non è nulla di particolare o di innovativo. I due pallini sono dunque tutti dovuti all'ultimo episodio che è abbastanza macabro, malato e con gli attributi: così riesce a risollevare, seppure solo parzialmente, la baracca. Regia non malvagia e qualche buon effetto splatter. Attenti ai titoli di coda.
Esordio del talentuoso Damien Leone poi autore dell'interessante Terrifier. Semiamatoriale, ultracitazionistico (dal demonio identico al Tenebre di Legend all'uscita dallo schermo in stile The ring), incrocio tra l'horror ottantiano e l'ultrasplatter odierno, si vale di un discreto ritmo ed efficaci musiche carpenterian-argentiane. Il primo episodio rimanda ai tanti film con creature sotto la metropolitana, il secondo con l'ET è deboluccio, il terzo (identico a The Gas Station di Body bags) introduce il terrifico Art The Clown. Buona la cornice.
MEMORABILE: Il VHS demoniaco; I mostri della Subway; Il sacrifico del feto umano; Art the Clown in azione.
Discreto horror a episodi ambientato nella notte di Halloween, che fa una cifra stilistica del suo essere indipendente e con pochi mezzi ma ha anche il grande il merito di introdurre un personaggio come Art il clown, che col successivo Terrifier si appresta a diventare un nuovo spauracchio horror contemporaneo. Storie semplici ma nelle quali le esplosioni di efferatezza ben rendono idea dello stile gore del regista Damien Leone.
Pur senza particolari spunti originali (dall'idea di un portmanteau a base di VHS à la Brividi di paura al giochino metacinematografico del finale), Leone dimostra di saper intrattenere l'horror-addict medio, miscelando nelle giuste dosi ironia, inquietudine e citazionismo. Il primo episodio è una specie di delirio visionario, poco compatto ma divertente e violento; il secondo ha una costruzione del plot più solida ma la componente sci-fi è fuori luogo; meglio il terzo (che vede Art il Clown come villain principale), un gustoso slasher on-the-road che non lesina sul gore. Non male.
MEMORABILE: L'orgia di sangue demoniaca (molto creepy i make-up dei mostri); Le movenze sinuose dell'alieno; Il look di Art il Clown; Art bussa dal televisore.
Halloween: ragazzini con la baby sitter guardano una vhs trovata nella borsa dei dolcetti. L'idea fa da cornice metacinematografica piuttosto ben integrata ai tre episodi che si vedono nel VHS (i primi due inguardabili, il terzo banalmente feroce) quasi tutti con il clown maniaco che poi diventa anche protagonista dell'episodio che fa da trait d'union. Cocktail ben shakerato tra i più noti horror: i vari film di Ognissanti a episodi, i clown maniaci, Creepshow, slasher vari... Evitabile.
I bramosi di Thirdifier possono rifarsi papille e pupille con questo frastagliato prenunzio triadico dell'angelico Art: lo scopriamo dapprima al soldo di ctonie entità barkeriane (e come intimorisce Leone coi make-up, nessuno), nel secondo reo di abduction aliene. Ma è il ferocissimo terzo a waterboardarci in vasche di plasma, in vestigia grindhouser mai così possenti, pertinenti e traforanti lo schermo. Quando nell'episodio-cintura si addiviene al Terringfier, si applaude tra i brividi guardandosi alle spalle. Grandi cose davvero. Leone di nome e di fatto (e si chiama pure Damien!).
MEMORABILE: Finale: altro che "giù le mani dai bambini!"...
Film ad episodi debolmente concatenati che oscillano tra il derivativo (la videocassetta dal contenuto macabro infilata nel sacco del "dolcetto o scherzetto") alla versione ridicola dell'alieno patetico per quanto fatto male, buono solo per il look dello spauracchio di turno, ossia Art the Clown, con la sua maschera grottesca color bianco gesso e la gestualità da mimo muto: un personaggio che vale più del film, non sufficiente a garantirne la sufficienza ma almeno a salvarlo dal rapido oblio.
Esordio col freno a mano per Damien Leone, che con questo incubo halloweenesco tenta di abbracciare il cinema neo-underground adoperando la sua vena da appassionato esteta/calligrafo di morte, villains e truculenze varie. Ci riesce ma solo in parte, con violente scosse gore qua e là accompagnate da evidenti vuoti narrativi e un abuso posticcio della color-correction. Art the Clown regala comunque torbide sensazioni e la chiusa finale chiude il sipario senza inutili sconti.
Durante la vigilia di Halloween un ragazzino trova tra le caramelle una vecchia vhs. Assieme alla sorella e alla babysitter decidono incautamente di vederla. Damien Leone dirige con mano sicura questo horror malsano che parte con l'idea della videocassetta maledetta per proporci atmosfere morbose e uno dei personaggi più inquietanti visti recentemente al cinema, ovvero Art il clown. Se le prime due storie non dicono un granché, la terza è l'inizio di un delirio assurdo che trova il suo apice in un finale a dir poco insostenibile. Ottimi sia gli effetti speciali che il trucco.
MEMORABILE: Il terzo episodio della videocassetta.
Sulla carta, se infiliamo il disco nel lettore di casa è solo per conoscere la genesi del caro Art the Clown. L’ipotesi è giustificata dai fatti: i primi due episodi trasudano "amatorialità" e risultano inconcludenti e trascurabili (con il secondo, poi, le palpebre pesano un macigno); ci vuole l’arrivo del nostro con il suo spietato carico di splatter a farci recuperare i sensi, comprimendo in pochi minuti tremebondi l’essenza più torva dello slasher. Manca sotto il cerone la melodiosa nervatura di David Howard Thornton e la differenza si nota subito. A mero scopo completista.
Indubitabilmente brutto, sporco e cattivo, Art il clown si presenta al grande pubblico. La struttura a episodi riprende la brevità delle precedenti apparizioni suggerendo tuttavia il terrificante carisma di ampio respiro dello spaventoso buffone. Se la cornice è azzeccata (il viso della Maguire e la irrefrenabile curiosità dei mocciosi) quanto riuscita la fotografia, i primi due segmenti son inconsistenti, con l'ultimo che però agghiaccia. Non banale pur nella sua diretta asciuttezza il confronto Romero vs Vhs.
MEMORABILE: La terribilmente terrificante trombetta.
Pellicola che mostra tutti i suoi limiti, dal punto di vista del make up (durante l'orgia e nella tuta aliena) e dell'interesse: sono i due episodi in cui il clown infernale fa solo una capatina e appare in un quadro. Poi però, fortunatamente, la vera star diventa protagonista della terza storia horrorifica; e subito la musica cambia dando almeno un senso alla visione. Il clown infatti dimostra di avere la stoffa, oltre a quella del vestito bicolore, per restare nei cuori dei patiti di spietati mostri senz'anima. In generale, abbastanza vedibile grazie a una certa mano registica.
MEMORABILE: Parto non proprio cesareo; La sorta di danza con le braccia dell'alieno, che mostra un tentativo di originalità dall'esito però...; "Dolce" risveglio.
La nascita ufficiale di Art nell'estensione di un cortometraggio in cui sono visibili stilemi della successiva produzione Terrifier. A cominciare dal personaggio, che si presenta come una specie di ponte verso una dimensione sovrannaturale popolata di mostri dalle fattezze retrò, compreso un alieno raffigurato come in un film anni '60. Ultima parte dedicata ai primi omicidi del clown, già connotati da totale insensatezza ed eccessi di splatter. Tutto sommato, pur nella sua povertà scenografica, migliore dal punto di vista narrativo rispetto a ciò che Leone realizzerà in seguito.
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