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TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/03/21 DAL BENEMERITO SISKA80
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Siska80 1/03/21 12:26 - 3797 commenti

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Alcazar ha la geniale idea di trasformare in fantascientifica una realtà: la tendenza di alcune persone a modificare il proprio corpo attraverso degli innesti cibernetici (la cosiddetta "human augmentation"): ne vien fuori un film delirante, visionario, a metà strada tra il documentario e il videoclip con un sottofondo musicale martellante e un finale impressionante che invita a riflettere sui reali benefici della tecnologia moderna. Gli attori con i loro movimenti meccanici e le espressioni vuote comunicano l'inquietudine di un futuro colmo di interrogativi e parco di speranze.
MEMORABILE: Il protagonista si asporta un pezzo di carne dal volto con un bisturi; Le trasformazioni corali; La caotica sequenza in bianco e nero.

Daniela 13/03/22 21:47 - 12662 commenti

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Dopo essersi svegliato accanto al cadavere martoriato di una donna, un ragazzo viene ricoverata dalla madre in un clinica dove viene sottoposto a un trattamento di genetica cubista... Fantascienza concettuale che si interroga sui massimi sistemi: all'inizio affascina come un rebus per lo stilosità degli interni e la levigata niditezza della resa fotografica  ma ben presto, come accaduto vedendo altri titoli simili, la ricercatezza formale si rivela una foglia di fico che tenta di nascondere le magagne di un film pretenzioso, volutamente indecifrabile. 

Bubobubo 27/08/22 09:55 - 1847 commenti

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Il marchio di produzione Brainfeeder (con FlyLo a firmare anche la retrofuturistica colonna sonora) è da subito un gargantuesco caveat sulla natura sperimentale del body horror di Alcazar: uno studio lisergico e metaweird sul transumanesimo come liberazione dalla trappola della carne, innervato da cyber-filosofemi post-tarkovskijani e da un approccio visivo prossimo più alla videoarte che al cinema narrativo tradizionalmente inteso. La storia c'è, ma nel complesso è irrilevante: la vera esperienza immersiva è quella visuale. Tanta straniazione non sempre basta, ma premio al coraggio.

Magerehein 16/10/22 13:04 - 1002 commenti

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La dimostrazione che non basta apparecchiare un prodotto visivamente bellissimo per farne automaticamente un buon film. In una clinica al neon si applica una cura cronenberghiana; la storia è tutta qui, un ibrido con poco capo (l'incipit) e quasi privo di coda annacquato in recitazioni robotiche, visioni ermetiche e monologhi piuttosto fini a se stessi. Troppo onirico, troppo criptico e pure diseducativo (se sei "difettoso" devi "curarti" snaturando te stesso, e se uccidi ma sei ricco non vai in galera bensì in una lussuosa specie di spa). Pretenzioso.

Buiomega71 18/03/23 00:52 - 2911 commenti

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L'inizio pare Gattaca filtrato da un emulo di Noè, poi Alcazar si crede Tarsem e sbrocca in deliranti visioni lisergiche da videoarte dadaista che prendono di mezzo Russell, il solito 2001, il povero Lynch, mostriciattoli parahenenlotteriani e sub masudiani, financo Tron e pacchianate ottantiane in CG da Commodore 64, Gibson e un disgraziato che sta tra Jason da ragazzino, un Cenobita glabro e rimasugli rettiliani. Non basta un neonato divorato per pavoneggiarsi a un Aronofsky quando di mezzo c'è un mare di noiosa spocchia criptico/autoriale e, narrativamente, il nulla assoluto.
MEMORABILE: La pelle incisa, la carne estratta a cubetti e il sostituto genetico reinserito; Il rogo virato in bianco e nero; L'arrivo alla clinica boschiva.

Schramm 10/09/23 15:08 - 3495 commenti

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I labirinti del possibile nella società dei simulacri di corpo psiche vita e morte, tra esistenzialismi tarapia tapioco, nubifragi new age, Tronenberg gommapiumato, Tsukamoto in polistirolo, il videoclip artificiere di un body-horror che non brilla mai senza body né horror, post-visionarietà raccozzata da live-visuals per band elettro-industrial, sempre la prima pelle e mai le carni; la bricolagistica somma di mille derivati e mai l'andare alla deriva. Nulla di veramente endocrino in questo crearsi una distopia su misura faticando poi a starvi dentro. Tu chiamale se vuoi perfezioni.

Kinodrop 26/01/24 19:15 - 2951 commenti

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In una clinica extralusso tra la vegetazione e le nebbie di un imprecisato luogo, il giovane protagonista deve sottoporsi a una terapia "ricostruttiva" del proprio io, con la promessa di un livello superiore di perfezione e di assenza di traumi. Tutto delegato all'estetismo delle location, a una CG più retro che altro e a un lungo monologo introspettivo da fumetto new age - addirittura "pitchato" in un finale riassuntivo con soluzione da love story; uno sci-fi tendente alla videoarte che vuol far passare l'inconsistente per profondità intellettuale. Non si vede l'ora che finisca.

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  • Discussione Buiomega71 • 18/03/23 10:02
    Consigliere - 25999 interventi
    Non basta emulare lo stile febbrile di Noè o il glamour visivo di Refn per spacciarsi in un autore originale e fuori dagli schemi, e non serve che mi fai vedere un neonato divorato per pavoneggiarsi all'Aronofsky di Madre!

    Guazzabuglio indigesto e noiosissimo con innesti da videoarte videoclipposa, deliranti e pacchiane visioni lisergiche (alcune risibilmente ottantiane che sembrano realizzate col Commodore 64) che prendono di mezzo gli Stati di allucinazione, il solito 2001, il Lynch di Eraserhead, il Gibson di Apocalypto, mostriciattoli che stanno tra il Belial henenlotteriano e i mutanti deformi di Catastrofe!, addirittura Tron innestato a Gattaca, un povero disgraziato che è una incrocio tra Jason da ragazzino, un Cenobita glabro e il rettile viscoso de Il Kobra, un'ambientazione che cerca di rifarsi a Ex Machina (la clinica futuristica in mezzo alle bellezze della natura), pomposità pseudoautoriali (l'infinito e inutile piano sequenza finale, la panoramica interminabile del salone con la voce narrante che praticamente snocciola frasi filosofiche incomprensibili), gore giusto per gradire (la carne incisa e estratta a cubetti dalla fronte), un montaggio frenetico da mal di testa che va dalle modelle da copertina che escono al rallentatore dalla piscina, ai roghi virati in bianco e nero (unico momento davvero suggestivo), al protagonista che gusta disgustosamente una pesca, a un paziente che si palpeggia le protesi ai seni a discoteche kitschissime che nemmeno Liquid Sky.

    Credendosi Tarsem, ma ahilui non avendone il talento, Alcazar dimentica tutto il resto e cioè, in primis, un costrutto, una narrazione che sia degna di questo  nome, affosando il tutto in un mare magnum di jodorowskyate da quattro soldi e restituendo al povero spettatore il nulla assoluto.

    L'incipit era anche interessante (la fidanzatina uccisa, il ragazzo che chiama la madre, l'arrivo alla clinica sperduta in mezzo ai boschi), il complesso edipico (madre bellissima, ricca e probabilmente famosa, figlio efebico e problematico che custodisce gelosamente le sue foto) non è nemmeno preso in considerazione dal regista, che preferisce crogiolarsi nel suo universo parallelo fatto solamente di quadretti visivi estetici/artistici/dadaisti/allucinatori, ora orrorifici che prendono di mezzo la body art, il body horror, il glamour più cafone, ora terribilmente videoludici (alcune parti sembrano schermate da videogame) non conoscendo affatto il senso della misura (il troppo stroppia, sempre).

    Le musiche snervanti, la fotografia fastidiosa che fa tanto Noè e l'ampollosità dei dialoghi danno il colpo di (dis)grazia.

    Resta la bellezza sofisticata e snob di Abbie Cornish (la madre del ragazzo destinato a diventare perfetto), la breve durata (83 minuti) e non molto altro.

    Cosa abbia spinto Steven Soderbergh a sovvenzionare una paccottiglia informe del genere rimane un mistero.
    Ultima modifica: 18/03/23 12:10 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 20/03/23 00:11
    Consigliere - 25999 interventi
    Il dvd edito dalla Blue Swan/Eagle Pictures

    Formato: 2.39:1
    Audio: italiano, inglese
    Sottotitoli: italiano
    Nessun extra, solo il trailer
    Durata effettiva: 1h, 23m e 41s

    Immagine al minuto 0.07.06

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images64/PDVD-317.jpg[/img]
    Ultima modifica: 20/03/23 08:03 da Zender