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Discussioni su Perfect - Film (2018)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/03/21 DAL BENEMERITO SISKA80
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  • Grande esempio di cinema:
    Siska80
  • Non male, dopotutto:
    Bubobubo
  • Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
    Daniela, Magerehein, Kinodrop
  • Gravemente insufficiente!:
    Buiomega71, Schramm

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Buiomega71 • 18/03/23 10:02
    Consigliere - 27174 interventi
    Non basta emulare lo stile febbrile di Noè o il glamour visivo di Refn per spacciarsi in un autore originale e fuori dagli schemi, e non serve che mi fai vedere un neonato divorato per pavoneggiarsi all'Aronofsky di Madre!

    Guazzabuglio indigesto e noiosissimo con innesti da videoarte videoclipposa, deliranti e pacchiane visioni lisergiche (alcune risibilmente ottantiane che sembrano realizzate col Commodore 64) che prendono di mezzo gli Stati di allucinazione, il solito 2001, il Lynch di Eraserhead, il Gibson di Apocalypto, mostriciattoli che stanno tra il Belial henenlotteriano e i mutanti deformi di Catastrofe!, addirittura Tron innestato a Gattaca, un povero disgraziato che è una incrocio tra Jason da ragazzino, un Cenobita glabro e il rettile viscoso de Il Kobra, un'ambientazione che cerca di rifarsi a Ex Machina (la clinica futuristica in mezzo alle bellezze della natura), pomposità pseudoautoriali (l'infinito e inutile piano sequenza finale, la panoramica interminabile del salone con la voce narrante che praticamente snocciola frasi filosofiche incomprensibili), gore giusto per gradire (la carne incisa e estratta a cubetti dalla fronte), un montaggio frenetico da mal di testa che va dalle modelle da copertina che escono al rallentatore dalla piscina, ai roghi virati in bianco e nero (unico momento davvero suggestivo), al protagonista che gusta disgustosamente una pesca, a un paziente che si palpeggia le protesi ai seni a discoteche kitschissime che nemmeno Liquid Sky.

    Credendosi Tarsem, ma ahilui non avendone il talento, Alcazar dimentica tutto il resto e cioè, in primis, un costrutto, una narrazione che sia degna di questo  nome, affosando il tutto in un mare magnum di jodorowskyate da quattro soldi e restituendo al povero spettatore il nulla assoluto.

    L'incipit era anche interessante (la fidanzatina uccisa, il ragazzo che chiama la madre, l'arrivo alla clinica sperduta in mezzo ai boschi), il complesso edipico (madre bellissima, ricca e probabilmente famosa, figlio efebico e problematico che custodisce gelosamente le sue foto) non è nemmeno preso in considerazione dal regista, che preferisce crogiolarsi nel suo universo parallelo fatto solamente di quadretti visivi estetici/artistici/dadaisti/allucinatori, ora orrorifici che prendono di mezzo la body art, il body horror, il glamour più cafone, ora terribilmente videoludici (alcune parti sembrano schermate da videogame) non conoscendo affatto il senso della misura (il troppo stroppia, sempre).

    Le musiche snervanti, la fotografia fastidiosa che fa tanto Noè e l'ampollosità dei dialoghi danno il colpo di (dis)grazia.

    Resta la bellezza sofisticata e snob di Abbie Cornish (la madre del ragazzo destinato a diventare perfetto), la breve durata (83 minuti) e non molto altro.

    Cosa abbia spinto Steven Soderbergh a sovvenzionare una paccottiglia informe del genere rimane un mistero.
    Ultima modifica: 18/03/23 12:10 da Buiomega71