Poliziesco messinese firmato dal caratterista Tano Cimarosa, che tiene per sé la figura dell'imbestialito padre di famiglia a cui Ninetto Davoli investe tragicamente la figlia trasformandolo in uno spietato giustiziere: davanti alla polizia (il commissario è Al Cliver, che era stato protagonista della prima parte del film, la più delirante e sconclusionata) Tano abbozza, finge di credere nella validità della giustizia “ufficiale”, ma appena è da solo diventa una furia e si mette alla caccia della banda responsabile di avergli ucciso la figlia. Le location messinesi (assolutamente inusuali, per il cinema) sono sfruttate con gusto e risaltano nei numerosi...Leggi tutto esterni, mentre è da rimarcare una buona recitazione complessiva che maschera in parte la povertà dell'operazione. Certo non si può non notare quanto il film sia sgangherato (denominatore comune anche nel più apprezzabile UOMINI DI PAROLA), quanto assommi senza troppa cura i luoghi comuni del genere dando vita a scene già viste mille volte. Eppure NO ALLA VIOLENZA ha un ritmo apprezzabile, una sovraeccitazione contagiosa che investe buona parte dei personaggi e che si fa talvolta trascinante. E, come avverrà per UOMINI DI PAROLA, una sceneggiatura in cui è previsto di tutto, in cui in mezzo a sparatorie, risse e inseguimenti si articolano più storie diverse destinate incongruamente a intrecciarsi. Cosa dire poi dell’inatteso finale, con un colpo di scena sul quale sfumano improvvisi i titoli di coda?
Unico esperimento di trasportare il poliziesco all'italiana in Sicilia senza scomodare la mafia. Il bravo Cimarosa (qui attore e regista) fonde gli stilemi dei polizieschi nazionali con un cast quasi esclusivamente di caratteristi e usa una suggestiva Messina autunnale, che si sposa bene col malinconico commento musicale, per creare una confusa ma interessante sequela di situazioni, che riescono a tener testa a polizieschi più osannati. Povero, ma dieci e lode comunque per l'intento e l'impegno.
Molto povero nei mezzi realizzativi, ma tutt'altro che disprezzabile questo poliziesco di Tano Cimarosa, convincente anche come interprete. Anche se il titolo sembrerebbe negarla, in realtà la violenza esplode di continuo in quest'opera, tra uccisioni, stupri, torture e sventagliate di mitra esplose a destra e a manca. Inoltre, qualche bella idea di regia ed una costruzione narrativa semplice ma non banale. Certo, più che Messina sembra New York, vista la criminalità imperante...
MEMORABILE: La battuta di Tano Cimarosa mentre fissa con sguardo glaciale il crocefisso.
Dopo il deludente Uomini di parola e il non proprio riuscito Il vizio ha le calze nere Cimarosa dimostra che ci sa fare e ci regala un bel poliziesco con venature thriller. La prima parte è tutta poliziesco, col commissario di ferro interpretato questa volta da Cliver, la seconda è centrata sul tema della giustizia privata. Benone gli attori (Cliver e Cimarosa su tutti).
MEMORABILE: "Ma io sto collaborando!" "E anche se collabori sempre minchione sei..."
È fatto talmente male che non si sa da che parte cominciare, per cui mi chiedo come abbia fatto la grande Paola Quattrini a finire in questo film. Sproporzione fra le parti, riprese dilettantesche, abusi dei primi piani e dello zoom, sparizione di personaggi, macchina a mano con effetti traballanti, carrellate iperveloci che creano sconcerto. Non saprei cosa salvare oltre le poppe della Zoccheddu. E non sto scherzando. Tremendo.
L'unico poliziesco all'italiana ambientato in Sicilia in cui la mafia non esiste per niente. Seconda regia di Tano Cimarosa, qui anche attore convincente e girato interamente a Messina e dintorni. Devo dire che i film diretti e interpretati da Tano Cimarosa sono molto originali, nonostante la povertà con cui sono stati girati. Non è certo un gran film, ma Cimarosa l'ha realizzato con le sue idee e i suoi modi. Al Cliver è un po' sulla sufficienza, Ninetto Davoli partecipa pochissimo. Curiosa la partecipazione di Paola Quattrini.
MEMORABILE: La colonna sonora del Maestro Alberto Baldan Bembo.
Diretto da un ottimo e apprezzato caratterista, è un poliziottesco trash sul tema della violenza privata capace di raggiungere picchi di bruttezza e trasandatezza così esagerati da non capacitarsi. I difetti del genere sono ampliati fino all'inverosimile: sceneggiatura incoerente e sgangherata, recitazione fuori controllo, inquadrature e montaggio dilettantistici... Il ridicolo in cui si precipita viene ben riassunto dal titolo, poiché ovviamente la preoccupazione del regista e degli sceneggiatori è quella di offrire un bel catalogo di sadismo.
Si vede che Cimarosa è un polselliano senza macchia e senza paura, perché il titolo vuol semplicemente dire che la vendetta violenta, per giusta che sia, ha l'effetto di un boomerang stravagante che pur colpendo il bersaglio torna anche indietro, perfino se a lanciarlo è stato qualcuno pervaso di sentimenti veri, di amor di giustizia. Significa che la violenza non paga! Contenuti buoni, molto realistico, non si dorme mai... se però devo stare a sottolineare i limiti tecnici allora sì che vado in letargo.
Poliziesco convulso e scombinato a cui l'estrema povertà della realizzazione e l'insolita ambientazione messinese conferiscono un'aura di neorealismo sui generis che rende la visione perlomeno singolare. Un affastellarsi spesso inconcludente di vicende criminose, in cui i momenti di azione o di violenza appaiono troppo mal girati e mal montati per apparire minimamente credibili. Cimarosa attore pare metterci l'anima, mentre Cliver rinvigorisce la baffuta schiera dei sotto-Merli senza incidere particolarmente. Buono il tema triste della OST.
Il buon Tano Cimarosa si fa in due (regista e protagonista) per portare a termine il progetto di questo poliziesco che inaugura il genere "sceneggiata siciliana", con accidentale uccisione di una bambina da parte di banditi senza cuore. Così una storia di rapimenti e riscatti si trasforma in altro, prendendo come scenografia Messina e il suo meraviglioso stretto. Purtroppo il tutto non supera il livello di un artigianato grezzo e conformista.
"Film della vita" per Tano Cimrosa, che si traduce in un affettuoso omaggio alla natia Messina. Il film, con tutti i suoi limiti dovuti prevalentemente alla scarsità di mezzi, non è affatto disprezzabile e si inserisce con dignità in un filone molto proficuo per il cinema italiano. Anzi, pellicole come queste sono la testimonianza di come il cinema di genere muovesse abbastanza soldi per dare la possibilità anche a personaggi minori come Cimarosa di esprimere la loro creatività. Il cast garantisce in ogni caso un livello accettabile, buono anche il ritmo. Per amatori, ma non solo.
I limiti di regia e sceneggiatura sono evidenti, e il budget non è di quelli che aiutano, ma l'impegno è lodevole, e il film, nettamente diviso in una prima parte da poliziottesco puro e in una seconda in cui predomina il tema della giustizia privata, risulta non privo di una sua rozza efficacia, visto anche l'inatteso finale. Efficace, e ben sottolineata dal malinconico tema musicale di Alberto Baldan Bembo, l'ambientazione in un'insolita Messina autinnale, non male gli attori.
Lo stretto di MessInanc. Cimarosa al varo del poliziottrashco o del poliziotturco, quelle operazioni fuori cardine a cui il plot frega picche mentre fiori quadri e cuori sono appannaggio dell'accumulo situazionale il più cortocircuitale e pasticcionaro possibile (rapine, stupri, infanticidi e il cine-sessantaquacchio dell'occhio per occhio). Tra dialoghi che sono un carme d'umorismo involontario, ipnoinducente montaggio a cavallo tra il Benny Hill più sofisticato e il manifesto neofuturista va componendosi una sinfonia di risate in do maggiore da alternarsi con boccate di Ventolin.
MEMORABILE: Caduta dal ponte; Ripetitore-stacco-bacio in riva al mare-stacco-gabbiano in volo-stacco-donna che urla; “Lei si travaglia? Si travaglia, signora?”.
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a me ha ricordato le più sgrammaticate bombette anatoliche. ho riso come un pazzo. poi questo telecine allo stato del bombardamento di dresda rafforza ancora di più la parentela con un z-movie turco. sarei curioso di rivederlo senza tutte ste defalcate di metraggio.
non capisco. ho hostato lo screenshot fatto e ho poi copiato e incollato qua il forum code. dove ho sbagliato? andrebbe studiata, per casi come questo, una funzione che consenta di caricare immagini direttissima dal proprio pc
DiscussioneZender • 28/06/23 20:29 Capo scrivano - 47806 interventi
Non mi sono spiegato: il caricamento della foto era corretto. Ricordati NEL FILM CHE CITI (in questo caso "Quella ragazza in fondo al viale") di mettere il link alla scheda davinottica relativa (cosa che ho fatto io in vece tua, come vedi in curiosità) e di mettere tutte le maiuscole del caso.
ah ok. provvedo a farlo anche nel caso di rabid allora (vedi) comunque io domanderei davvero a xamini se è possibile una funzione che permetta di caricare per direttissima le foto dal pc. per me che ho un pc che va a manovella sarebbe salvifica e comunque un passaggio in meno.