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Tutti i commenti e le recensioni di Le voci bianche

TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/10/08 DAL BENEMERITO MATALO!
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Matalo! 3/10/08 12:21 - 1380 commenti

I gusti di Matalo!

Uno dei film migliori del regista, interpretato da un Paolo Ferrari scatenatissimo, quasi un Tom Jones alla rovescia. Per sopravvivere, insofferente alla rassegnazione anche se cialtrone e sfortunato, Meo si finge castrato ed entra in conservatorio come voce bianca. Data la sua abilità col falsetto ha successo ed entra in tutte le corti facendosi le signore. Ma un bel giorno... Festa Campanile prende a soggetto la Roma del '700 e Farinelli, viaggiando tra farsa e amaro. Un plauso a Caprioli, vecchio castrato.

B. Legnani 23/05/10 16:58 - 5670 commenti

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Ben recitato e ben ambientato, ma terribilmente lento, lento, lento, come spesso càpita con le sceneggiature di Magni e nelle regìe di Festa Campanile. Paolo Ferrrai è bravissimo, ma dopo un po' per lo spettatore c'è il rischio di overdose. Degli altri si nota la classe innata di Claudio Gora e di Vittorio Caprioli, mentre il gineceo vede nettamente vincente la rizzoliana Graziella Granata che, oltre che essere la più bella, ha da sola più espressioni di tutte le altre messe insieme.

Ronax 18/09/11 23:24 - 1425 commenti

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La confezione è sicuramente di prim'ordine: scenografie e location molto curate, splendida fotografia, belle musiche, cast di impeccabili professionisti. La forma smagliante difetta però di sostanza e si avverte la mancanza di quell'elemento indefinibile che fa di un film "fatto bene" (e questo indiscutibilmente lo è) anche un film capace di coinvolgere e di appassionare. Paolo Ferrari dà credibilità al suo personaggio e Caprioli si conferma, come sempre, grandissimo. Tante belle donne, ma il fascino magnetico di Graziella Granata è un unicum.
MEMORABILE: La festa nel parco della villa del principe con le dame e i "musici" che giocano a nascondino.

Galbo 8/01/13 07:14 - 12678 commenti

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La moda dei cantanti castrati in una commedia storica di Festa Campanile, cosceneggiata da Luigi Magni. Di grande livello la ricostruzione della Roma del 700, con scene e costumi davvero curati. Ottime anche le interpretazioni (specie di Ferrari e Caprioli), ma alla lunga la storia non coinvolge più di tanto e la regia è un po' troppo "statica".

Homesick 2/01/16 16:32 - 5737 commenti

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Magni fa sentire la sua forte presenza nel tipo di storia ambientata nella Roma dei secoli scorsi, di cui vengono fornite vivide descrizioni sia del mondo aristocratico che di quello popolano; la regia di Campanile, che adotta un registro boccaccesco, incontra un ostacolo nell'eccessivo metraggio, prolungando inutilmente una sceneggiatura dallo sviluppo tosto prevedibile e dall'incostante tenuta. Cast molto buono: Ferrari indiscusso primattore, la Granata vigorosa coprotagonista femminile dalle opime forme; Caprioli, Leroy, Milo, Gora e Trieste in incisive partecipazioni.
MEMORABILE: L'assurda, orrenda acconciatura della Aimée.

Vitgar 3/01/16 19:29 - 586 commenti

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Gradevole commediola ambientata nella Roma Papalina, ben ambientata. Si racconta di "musici" e di un vivace Meo che si gode la vita in mezzo ai pericoli del suo tempo. A volte si soffrono i frequenti tempi morti nel racconto, ma tutto sommato il film gira bene. Bravo Paolo Ferrari, bene Caprioli, graziose le ragazze.

Daniela 12/01/16 09:52 - 13312 commenti

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Nella Roma papalina del '700, il divieto per le donne di esibirsi in spettacoli teatrali riserva i ruoli femminili ai castrati, già apprezzati per le voci soavi. Il popolano Meo viene reclutato a forza, ma riesce a conservare i gioielli di famiglia... Satira scanzonata con venature boccaccesche ma anche un sottofondo malinconico in cui è riconoscibile l'apporto di Magni più della mano del regista. Il brio dei dialoghi, il pregevole cast con Ferrari mattatore assoluto e la bella ricostruzione ambientale ne fanno un film originale e curioso, godibile nonostante qualche lungaggine.

Pigro 15/05/18 10:30 - 10158 commenti

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Un popolano finge di sottoporsi a un’obbligata castrazione, entrando nel rutilante e bizzarro mondo dei musici della Roma papalina. La storia è divertente, direi birichina, con una buona ambientazione storica e una calzante caratterizzazione dei personaggi. Spicca la malinconica figura del tragicomico castrato interpretato da Caprioli, attraverso la quale si coglie la sottotrama ideale collegata all’oggi: un’elegia su una città decadente e decaduta, frizzante e marcia al tempo stesso. Paolo Ferrari istrionico.

Il Dandi 12/06/18 16:52 - 1917 commenti

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Popolano del '700 si finge castrato per far carriera come sopranista: farsa d'altri tempi (condotta con un certo garbo, data la materia che si presta a un registro più volgare) ambientata in tempi ulteriormente altri (anticipando il genere "Roma sparita" alla Gigi Magni, che non a caso collabora al soggetto e ai dialoghi). Cast notevole in generale ma Ferrari, attore che non ha mai guadagnato un suo specifico cinematografico, regge bene un ruolo da protagonista che sarebbe stato perfetto per caratteri come Manfredi o Cerusico.
MEMORABILE: Ferrari: "Ma te ce sei nato così?", Caprioli: "Come li poeti!" - "Ce se nasce?" - "No, ce se diventa!".

Rufus68 17/08/18 09:51 - 3978 commenti

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Si fa preferire nella prima parte, ruvida e spontanea, con un Ferrari pezzente, in una famiglia da Brutti, sporchi e cattivi, sottoposto alle angherie dei nobili e disposto a tutto pur di sbarcare il lunario. Il prosieguo, pur arricchito da un bravo Caprioli, lascia da parte le ambizioni vitalistiche del protagonista e si adagia su temi più godibili e pecorecci (il gallo creduto cappone) in cui si riconosce la mano del Luigi Magni bonariamente antipapalino. Non male.

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Il ferrini 2/06/21 16:12 - 2726 commenti

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Cast in ottima forma, soprattutto Caprioli e Ferrari, che pur in un contesto boccaccesco riescono a velare di malinconia i loro personaggi donandogli spessore. Molto curata la ricostruzione settecentesca, sia per i costumi che per le scenografie. La regia di Campanile è corretta ma forse difetta di dinamicità in alcuni passaggi. La sceneggiatura, ben scritta, riesce a fare sorridere in più occasioni, pur dipingendo una società meschina, fatta di soprusi e disperazione. Finale beffardo.

Gugly 4/08/23 18:01 - 1222 commenti

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Il tema principale precorre il successivo Rugantino dello stesso regista, un popolano che tira a campare e si scontra con nobili oziosi e debosciati, con in più la "burla" che gira principalmente intorno alla figura "del musico"... La parte scanzonata a Ferrari calza a pennello, peccato per il ritmo lento non adatto al clima da pochade (mai sopra le righe nonostante il tema si presti); ben innestato il cotè malinconico rappresentato dal personaggio di Caprioli, mentre l'episodio finale in campagna non è coerente col resto (come ha fatto la popolana a sposare il nobile?).

Rambo90 2/02/24 15:56 - 8029 commenti

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Discreta commedia in costume, in cui è evidente l'apporto di Magni sia nei dialoghi in romanesco che nelle descrizioni dell'ambiente dell'epoca. Funziona a tratti, grazie soprattutto a un Ferrari gigionesco, con alcuni episodi e momenti che rallentano un po' il ritmo. Ci sono personaggi tratteggiati con cura (vedi Caprioli che sicuramente resta impresso) e altri malamente abbozzati che avrebbero meritato maggior spazio (il fratello prete Trieste, a volte canaglia, a volte amichevole). Comunque merita un'occhiata e ha le sue buone trovate.
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  • Curiosità Apoffaldin • 7/07/24 09:22
    Pulizia ai piani - 297 interventi
    IL PROBLEMA DI CHIAMARSI PAOLO FERRARI

    Il film è indirettamente noto per le tragicomiche e interminabili disavventure tributarie che causò a un assicuratore ferrarese omonimo dell'attore Paolo Ferrari.

    Infatti il Fisco, a partire dal 1965, chiese per sbaglio all'omonimo di pagare le tasse sui guadagni del film interpretato dall'attore protagonista nel 1963. Nel 1967 l'Ufficio delle Imposte comunicò l'accertamento delle tasse da pagare all'incredulo assicuratore ferrarese che fece ricorso ma se lo vide respinto nel 1975 dalla Commissione Tributaria perché il Paolo Ferrari ferrarese non aveva "dimostrato di non essere il Paolo Ferrari attore".

    Nel 1977 la Commissione gli confermò che doveva pagare. Al caso, diventato d'interesse nazionale, si interessarono la trasmissione televisiva Portobello e il Ministro delle Finanze Filippo Maria Pandolfi che intervenne in diretta al TG2 delle 20.30 dell'11 febbraio 1978 per comunicare "che era tutto risolto".
    Ma la cosa continuò a trascinarsi per un po' perché l'assicuratore, successivamente convocato all'Ufficio Distrettuale delle Imposte dal direttore, ricevette la comunicazione che la pratica era ancora esistente e per annullarla, "come disposto dal magistrato", doveva essere lui a fornire l'indirizzo del vero attore Paolo Ferrari.

    FONTI CITATE: Incredibile! Neanche il ministro riesce a salvare il "falso" Paolo Ferrari, in Corriere d'informazione, 21 febbraio 1978, pag.1.
    Riuscirà il signor Paolo Ferrari a dimostrare che non è Paolo Ferrari?, Ivi, pag.3.
    Nonostante Pandolfi, il Fisco è sordo al caso Portobello. Paolo Ferrari paga le tasse di Paolo Ferrari, in Stampa Sera, 22 febbraio 1978, pag.2. Chi vuole può consultare questa fonte qui, zoomando in fondo alla pagina.
    Sotto forma di commento alla notizia anche in Enzo Biagi, Strettamente personale. Paolo Ferrari uno e due, in Corriere della sera, 23 febbraio 1978, pag.2.
  • Discussione Apoffaldin • 7/07/24 09:30
    Pulizia ai piani - 297 interventi
    È possibile che l'equivoco sia stato agevolato dal fatto che il Paolo Ferrari attore si chiamava in realtà Paolo Lissa ed era nato all'estero (Bruxelles).
    È un'ipotesi.
  • Discussione B. Legnani • 7/07/24 10:02
    Pianificazione e progetti - 15239 interventi
    Apoffaldin ebbe a dire:
    È possibile che l'equivoco sia stato agevolato dal fatto che il Paolo Ferrari attore si chiamava in realtà Paolo Lissa ed era nato all'estero (Bruxelles).
    È un'ipotesi.

    Di Paolo Ferrari, in Italia, ce ne sono migliaia!
    Perché proprio il povero assicuratore di Ferrara? Non lo spiegano?
    Ultima modifica: 7/07/24 10:13 da B. Legnani
  • Discussione Apoffaldin • 7/07/24 11:52
    Pulizia ai piani - 297 interventi
    B. Legnani ebbe a dire:
    Apoffaldin ebbe a dire:
    È possibile che l'equivoco sia stato agevolato dal fatto che il Paolo Ferrari attore si chiamava in realtà Paolo Lissa ed era nato all'estero (Bruxelles).
    È un'ipotesi.

    Di Paolo Ferrari, in Italia, ce ne sono migliaia!
    Perché proprio il povero assicuratore di Ferrara? Non lo spiegano?
    No, non lo dicono.
    Sicuramente avranno provato a informarsi ma visto il macroscopico errore non credo che l'Agenzia delle Entrate ci tenesse a renderne pubblici i motivi.
    Potrebbe banalmente darsi che l'assicuratore sia stato il primo individuato per via della quasi omonimia tra il cognome e la città d'appartenenza.
    Tra l'altro nella fonte linkata si legge che l'assicuratore aveva 34 anni (nel 1978) che vuol dire che nel 1963 ne aveva 19. Basta dare un'occhiata alle immagini del film per capire che l'attore è più vecchio