La seconda notte di nozze - Film (2005)

La seconda notte di nozze
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

La vena malinconica, profondamente autoriale di Pupi Avati, trova in LA SECONDA NOTTE DI NOZZE terreno fertile: l'ambientazione nella Puglia dell'immediato dopoguerra (1945), con le campagne semi disabitate e il sole, occupa molto più spazio delle scene a Bologna, in cui la coppia Katia Ricciarelli (madre)/Neri Marcorè (figlio), in serie difficoltà economiche, deciderà di raggiungere il fratello (Antonio Albanese) del defunto marito di lei in Puglia. Arrivati li, madre e figlio troveranno un uomo mentalmente disturbato, reduce da lunghe parentesi manicomiali, che di mestiere smina i capi della zona rischiando la vita. Vive con due vecchie zie (Marisa Merlini e Angela...Leggi tutto Luce) e appena rivede la moglie del fratello scomparso se ne innamora perdutamente (l'aveva già vagheggiata in gioventù). Il rapporto tra i due è indubbiamente la cosa migliore del film, giacché le vicissitudini di un Marcorè in versione ladruncolo e fanatico del cinema lasciano il tempo che trovano. Al contrario Albanese dà un’ennesima prova del proprio talento con un personaggio ancora una volta lunare, stranito e dall'animo candido. Non è lo scemo del villaggio, comunque, perché le sue convinzioni le ha e a volte sembra solo leggermente ebete. L'impostazione malinconica del film non gli permette purtroppo gran momenti comici, sostanzialmente assenti; ciononostante un velo di umorismo qua e là traspare, rendendo la figura del cognato comunque degna di menzione e stratificata quanto basta. Peccato per il solito “andamento lento” del film, che risorge solo a tratti ma che si avvale della consueta magistrale direzione avatiana del cast.

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Caesars 9/02/07 12:23 - 3790 commenti

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Il miglior Pupi Avati degli ultimi tempi. Un film molto delicato che fa della notevole intepretazione di Antonio Albanese il suo punto di forza. Sorprendente anche l'esordio cinematografico di Katia Ricciarelli, sempre molto misurata. Siamo poi sicuri che il personaggio interpretato da Albanese sia quello intelletualmente meno dotato, visto che almeno lui è conscio dei propri limiti? Consigliato a chi ama il cinema di Avati fatto di venature malinconiche.

Homesick 20/02/07 18:01 - 5737 commenti

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Emiliano-pugliese e postbellico. Ancora una volta un racconto ricco di ricordi, malinconia, minimalismo, amara realtà. Avati ribadisce la sua straordinaria abilità nel dirigere i protagonisti, riuscendo a far recitare non-attori come la Ricciarelli o a far cambiare completamente registro a comici come Marcorè e Albanese. Robert Madison veste i panni niente meno che del compianto Enzo Fiermonte. Trionfo di amarcòrd, quindi. Film molto valido. Consigliato.

Almayer 29/03/07 14:52 - 169 commenti

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Avati prosegue per la sua strada, raccontandoci un'Italia dell'immediato dopoguerra con un Nord povero e disastrato e un Sud abbiente e florido. In questo scenario di strade polveroso la storia di Liliana (una bravissima Katia Ricciarelli) e di Giordano, uno straordinario Albanese che fa il cacciatore di bombe. Attori diretti con perizia (ma non è una novità), tutti azzeccati nei ruoli. Ad esempio Marcoré, perfetto nella parte del truffaldino da dopoguerra, una specie di "eroe del nostro tempo" (e sì che non mi era piaciuto ne Il cuore altrove).

Galbo 6/05/08 05:47 - 12393 commenti

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Tra i migliori film di Avati realizzati negli ultimi anni (insieme a Il cuore altrove), ripropone tutti i temi cari al cinema del regista emiliano. La ricostruzione dell'ambiente della provincia italiana e dei bisogni e necessità della popolazione sono centrali in quest'opera che è in parte anche un road movie tipicamente nostrano ed una storia di odi ed incomprensioni familiari che trovano ottima espressione in alcune buone intepretazioni del cast (Marisa Merlini). Bella la prova di Antonio Albanese.

Pigro 5/09/08 08:09 - 9666 commenti

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Picchiatello naif è innamorato della cognata, ormai vedova, al punto da prendere in casa lei e il figlio ladro e opportunista. Una storia tenera e delicata, con un ottimo cast: Nercorè laido, Ricciarelli in efficace understatement e soprattutto un eccellente Albanese, che incarna il mistero di un universo interiore che cerca di uscire. Pupi Avati evita la solita operazione nostalgia, portandoci saldamente e con emozione sul bilico di menti vacillanti all’indomani della devastazione bellica, tutte in cerca di un nuovo centro di gravità.

Stefania 29/08/09 15:40 - 1599 commenti

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La triste eredità della guerra: le mine inesplose che Giordano fa brillare, poi la stanchezza e la miseria di Liliana e la famelica, fanciullesca pretesa di Nino di diventare finalmente qualcuno: magari un attore di cinema! Col suo stile pacato e minimale, Avati narra una storia semplice e ci fa innamorare di questi personaggi animati dal desiderio di rinascere dalle proprie rovine, di tornare a immaginare un futuro. Come l'Italia di allora.

Cotola 29/10/09 23:11 - 9044 commenti

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Solito film avatiano dai toni garbati e malinconici e dai risultati medi: senza infamia e senza lode. Può piacere o meno ma Avati ha un suo stile che mantiene inalterato nel tempo: il modo di girare i film è quello così come i toni e le storie. Peccato che spesso le sue pellicole non abbiano più mordente. Buona la prova degli attori.

Daniela 22/04/10 10:21 - 12662 commenti

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Di mestiere fabbrica confetti e fa saltare le mine, convinto che se deve morire qualcuno è meglio che muoia lui piuttosto che uno "normale", dividendo la grande proprietà di famiglia con due vecchie zie inacidite. La sua vita cambierà con l'arrivo della cognata vedova e del figlio di lei, ladro per vocazione. Fra i film della vena intimistica di Avati, il migliore degli ultimi anni, grazie alla bella ambientazione nella campagna pugliese e ad un cast azzeccato, in cui spicca per finezza Albanese, eccellente nel ruolo del matto saggio.
MEMORABILE: "Aveva nove anni e fece una gran luce".

Nando 26/03/11 10:12 - 3814 commenti

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Garbata commedia di Avati che narra con il solito tocco l'Italia post-bellica attenendosi all'attenta ricostruzione e cercando un sempre discreto delineamento dei personaggi. Il risultato è una buona narrazione provvista di un cast interessante che vede un'esordiente e convincente Ricciarelli, un timido ed intenso Albanese ed un laido tentatore Marcorè.

Zutnas 13/11/12 19:05 - 85 commenti

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Madre e figlio colpiti dalla carestia decidono di partire per la Puglia per farsi aiutare dal cognato di lei che non vedono ormai da anni. Ambientato al termine della Seconda Guerra Mondiale, ci dà un bello spaccato dell'Italia del periodo, fatta di persone semplici e ingenue (lo zio Albanese) e piene di voglia di emergere. Molto belle le ambientazioni e le immagini del sud Italia.

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Spazio vuotoLocandina La mazurka del barone, della santa e del fico fioroneSpazio vuotoLocandina BordellaSpazio vuotoLocandina La casa dalle finestre che ridonoSpazio vuotoLocandina Tutti defunti... tranne i morti

Furetto60 5/06/13 11:59 - 1194 commenti

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Rivisto ad anni di distanza, la “replica” conferma la prima impressione: più ombre che luci. Spiace per Avati che è un regista sensibile come pochi, capace di riproporre, con attenta ricerca delle location (stupenda la cassettiera da ufficio in legno), situazioni e periodi remoti, ma la vicenda è più posticcia che debole, non avvince, in parte salvata dalle performance di Albanese e Marcorè, mentre la Ricciarelli è ingessata e fuori contesto (inspiegabile come l’abbiano pure premiata)!
MEMORABILE: La masseria; Nino, senza un minimo di scrupolo, spinge la madre a prostituirsi.

Mco 5/06/13 12:05 - 2327 commenti

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La vita difficile di vedova con figlio a carico nel secondo dopoguerra sembra trovare pace nel rifugio in Puglia. Qui il fratello del marito offre loro casa e amore, soprattutto nei confronti della donna, da sempre amata. Avati mena le danze da par suo, con ritmi che ben si adattano al racconto, teso a mostrare la lenta ripresa di un gruppo di individui, ognuno verso i suoi obiettivi. Marcoré ha un ruolo minore ma incisivo, la Ricciarelli è convincente ma l'acme interpretativo lo raggiunge Albanese, totalmente in empatia col personaggio.
MEMORABILE: "Mi ha sedotta... completamente" sussurra, in macchina, con un filo di voce, la figlia del notaio a un incredulo Giordano a seguito del furto.

Saintgifts 2/10/13 13:14 - 4098 commenti

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Cambiano i nomi e i volti dei protagonisti, ma non lo stile. Evidentemente Avati, oltre a scriversi i suoi film (riconoscibili anche senza la firma) riesce a guidare gli attori esattamente come vuole lui, sia che siano "vergini" (Katia Ricciarelli), oppure scafati (Albanese, Marcorè). Menzione speciale anche per la Merlini e la Luce. La "stravaganza" della storia fa a gara con quella dei personaggi; una stravaganza che può rasentare una realtà, anzi, l'arricchisce con l'apporto di tutti, anche del minore dei protagonisti; nessuno rimane anonimo.

B. Legnani 25/01/15 02:28 - 5532 commenti

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Tiene decisamente bene per quasi un'ora, per calare un po' e riprendersi poi nel finale. Avati si conferma grande manovratore di attori, perché riesce a dare credibilità ad un'interessantissima Ricciarelli. Albanese, la Merlini e la Luce sono semplicemente perfetti, mentre Marcoré non mi è parso ideale attore per il personaggio interpretato. Salvatore Billa è uno dei due ricettatori!Come spesso càpita con l'Avati sentimentale, è un film discreto, al quale manca qualcosa per definirlo buono.

Lythops 22/06/16 13:12 - 1019 commenti

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Due sono le cose che si ricordano di questo film: l'eccellente, totale prova di Albanese che si dimostra un attore drammatico formidabile e la stessa frase di inizio e fine film, che immalinconisce e impreziosisce il tutto. Apprezzabile lo scavo psicologico anche se troppo spazio è stato lasciato al caustico personaggio interpretato da Marcorè. Buoni la scenografia, anche se con un errore piuttosto rilevante (la linea ferroviaria elettrificata con palificazione moderna) e il commento musicale. Si alternano momenti intesi ad altri trascurabili.

Ultimo 19/12/17 14:58 - 1655 commenti

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Uno dei migliori prodotti di Pupi Avati degli Anni 2000, grazie a una regia solida e convincente e a una buona prova del cast. Spicca su tutti Albanese (il matto che di mestiere fa saltare le mine in un paesino disperso della Puglia), che vedrà la sua vita cambiare con l'arrivo dell'ex cognata. Azzeccata e ben costruita l'ambientazione nell'italia del dopoguerra. Cede un po' nella seconda parte, ma si perdona.
MEMORABILE: La reazione delle zie all'arrivo della Ricciarelli e Marcorè; Albanese con lo scudo "anti mine".

Paulaster 8/01/20 09:51 - 4419 commenti

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Sminatore mezzo matto convolerà a nozze con la vedova del fratello. Clima del primo postguerra: l'accento va alle difficoltà economiche con un piccolo omaggio ai giovani defunti. Il tema del matrimonio ogni tanto perde centralità a causa del personaggio di Marcorè, che offusca il sentimento a favore del vile denaro. Confezione sufficiente per rappresentare il periodo storico, non produce nemmeno l'effetto nostalgia, anche per dialoghi che sembrano moderni nel linguaggio.
MEMORABILE: La madre da scambiare con lo spinterogeno; La lettera di risposta; La figlia del notaio sedotta.

Il ferrini 26/01/21 10:19 - 2358 commenti

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Insieme al papà di Giovanna il miglior Avati della decade 00. Anche in questo caso il protagonista è borderline ma al centro della storia non c'è la morte ma l'amore. Albanese pesca dal suo vasto catalogo espressivo e porta in scena un personaggio tanto fragile nella vita quanto dirompente sullo schermo, mentre la piccolezza d'animo dei parenti che lo circondano (soprattutto le zie) rammenta la famiglia del Serafino di Germi. Ottima, al solito, la ricostruzione degli ambienti e la descrizione di quella provincia spietata tanto cara al regista.

Pessoa 2/05/21 20:33 - 2476 commenti

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Avati ripercorre vicende minori della provincia italiana del secolo scorso con mano molto felice, azzeccando toni e location sia nella parte iniziale emiliana che in quella pugliese. Bisogna dire che una grossa mano viene da un cast eterogeneo quanto prestigioso, in cui anche i comprimari sono in grado di elevare il livello. La confezione è come di consueto molto curata e il ritmo, naturalmente, "avatiano", ma non ci si annoia mai. Molto pertinenti e incisivi i rimandi sociali, che pur non affievolendo il gustoso lato comico del film inducono a più di una riflessione. Molto buono.
MEMORABILE: "Se uno vuole una puttana, mica se la va a cercare al Nord, con tutte le zoccole che abbiamo qui da noi, che al Nord se le sognano!" (Merlini).
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