Dieci minuti - Film (2024)

Pellicola interessante, seppur con qualche sbavatura, diretta da Maria Sole Tognazzi; si avvale della bravura di una intensa Ronchi in un ruolo che passa dai toni della commedia a quelli intensi e drammatici e di una sempre professionale Buy nel ruolo della dottoressa, la quale talvolta aggiunge un'ironia che strappa il sorriso. Sorprendente in positivo una fresca e simpatica Fotinì Peluso, mentre il reparto maschile è un po' in ombra. Il film scorre seguendo un ritmo a fasi alterne, trovando però respiro ogni qualvolta si vira verso momenti più allegri.

Film a trazione femminile, questo lavoro di Maria Sole Tognazzi è delicato nei modi e pone l'accento su sensazioni e dettagli portando in primo piano il vissuto della protagonista, una Ronchi incapace di nuotare a mare aperto, senza appoggi, dopo che il corso della sua vita è stato spezzato. Fanno da contraltare una Buy impeccabile nelle vesti della psicologa e una Peluso tutto pepe a mettere brio. Sono loro il centro, con le altre figure, in particolare maschili, a fare da contorno. Il risultato è piacevole, pur senza travolgere e pur con qualche confusione nei flashback.

Pellicola non particolarmente riuscita, narra le difficoltà di una donna in piena crisi esistenziale. Il tema non è certo una novità ma poteva essere sviluppato meglio, invece la regista sceglie un ritmo troppo lento (a tratti quasi catatonico) che rende non particolarmente entusiasmante la visione. Non possiamo parlare di una brutta pellicola, ma tutto appare un po' troppo di maniera. Buone le interpretazioni, con ampio spazio ai personaggi femminili, mentre le controparti maschili hanno ben poco spessore.

Entrare nel dolore per riconoscere i propri errori e provare a uscire fuori da se stessi. La regista racconta una storia reale di una donna vittima di sé che è aiutata a diventare altro attraverso l’aiuto di una psicoterapeuta. In qualche passaggio, in alcuni aspetti dei personaggi secondari, si sfiora la convenzionalità, con punte di ascolto che vanno verso il basso, ma complessivamente il film riesce a emozionare.

Donna in crisi affronta un percorso terapeutico. Storia al femminile sulla vincita delle proprie paure e possibilità di darsi un'altra chance. La Ronchi non esaspera il personaggio e riesce a trasmettere il malessere esistenziale, la Buy invece è un filo troppo severa, in un caso del genere. Il flashback non è giocato benissimo, così che la questione della sorella rimane pasticciata. Non bene i ruoli maschili, che risultano inerti o didascalici. La regia studia le inquadrature in esterni.

Il doloroso percorso che una donna intraprende dopo una separazione per separare una profonda crisi esistenziale. Già raccontata meglio qualche anno fa da Roberto Faenza, una vicenda del genere meritava una direzione maggiormente personale. Quella della Tognazzi è eccessivamente introspettiva e ripiegata su se stessa, né aiuta una Barbara Ronchi che si dimentica il suo valore di attrice rifugiandosi in un'interpretazione monocorde e tropo "lagnosa". Meglio la Buy e una sorprendente (in senso positivo) Fotinì Peluso.

La separazione vista dal lato femminile, come una sorto di vuoto pneumatico in cui la donna rischia di finire quando una relazione si conclude. Barbara Ronchi, come sempre, riesce a mostrarsi grande interprete anche solo con gli occhi e gli sguardi, Margherita Buy fornisce una prova di grande maturità. L'aspetto drammatico è ovviamente centrale ma non ossessivo. Un bel film.

Dedicare quotidianamente dieci minuti del proprio tempo allo sperimentare novità, mettendo se stessi alla prova, poteva far sperare in un ritmo fresco, frizzante, accattivante. Niente di tutto ciò. Al contrario, quei pochi guizzi della pellicola ce li regala la cruda e - a tratti - cinica interpretazione della Buy, forse la figura più accattivante. I restanti personaggi sono insipidi o stereotipati e la Ronchi risulta monocorde e piuttosto noiosa. Se poi ci si aggiunge non poco manierismo, difficilmente lo spettatore potrà entrare in empatia con la protagonista.