Tipicissimo esempio di monster-movie americano Anni Cinquanta, THE DEADLY MANTIS ha l'unico pregio di portare in scena (debitamente su scala gigante) un animale poco presente tra i vari killer mutanti che hanno dato ciclicamente l'assalto al nostro pianeta: la mantide religiosa è un insetto carnivoro considerato tra i più pericolosi, all'interno del suo regno, e vederlo ricostruito in proporzioni quasi degne di Godzilla fa un certo effetto. Ovviamente ci vorrà più di mezz'ora, prima di scorgerne solo la testa spuntare tra i ghiacci del Polo Nord. Prima, il regista Nathan Juran ha fatto in tempo a descrivere la rete radar di sicurezza americana, a mostrare...Leggi tutto un bel po' d'immagini di repertorio e a occupare minuti con dialoghi di scarso interesse. Il film vero, insomma, comincia con l'apparizione del mostro, annunciato sempre da un forte ronzio (il volo della mantide, con le zampe raccolte, sarà una costante riproposta innumerevoli volte, nell'arco del film). Entreranno in scena l'immancabile paleontologo con l’assistente (ammirata e spiata dai tecnici della base artica) e poi, finalmente, la mantide volerà come una scheggia fino a Washington. Panico generale, una bella scena alla KING KONG con l'insettone che scala l'obelisco del Washington Memorial (peccato che duri pochissimo per scegliere presto altri luoghi) e un rimarchevole attacco a un autobus nella nebbia. Poco altro da segnalare. Effetti discreti ma finale deludente e nel complesso una sceneggiatura modestissima assistita da un cast meno che anonimo. Nel campo s'è sicuramente visto di molto meglio.
Nella vecchia edizione (1982, pp. 335-338) del fondamentale volume "Keep Watching the Skies!", Bill Warren distruggeva letteralmente questo monster movie "minore", considerandolo "uno dei peggiori film mai prodotti dall'Universal". Non ho mai capito la sua avversione nei confronti de "La mantide omicida" (per me c'è di peggio!) e non riesco a non andare controcorrente, giacché a me questa pellicola di Juran ha sempre divertito (anche più di altri SF-movies, che invece Warren reputa migliori). Da rivalutare.
Classico, in senso stretto, monster-movie diretto però con stile personale dal bravo Nathan Juran in grado di conferire, al film, un taglio unico ancor'oggi apprezzabile. La storia è prevedibile e i personaggi sono tratteggiati con psicologie superficiali, ma il divertimento è garantito grazie ai validi (per l'epoca) spfx, opera di Clifford Stine. Originale, tra le altre cose, quella di optare per un insolito insetto, rispetto alla media utilizzata in quegli anni: ovvero la mantide. Vedibile, con mentalità rivolta al passato.
Premesso che la mega mantide scongelata fa un assurdo rumore quando vola (tipo sciame d'api) e ruggibarrisce, bisogna però riconoscere che, almeno, ciò che viene detto dal professore sugli insetti e sulle loro caratteristiche è vero (ed è già un passo avanti rispetto ad altre pellicole del genere). Purtroppo però, succede poco; e la mantide, impacciata, non può certo vivacizzare più di tanto la pellicola, nonostante sia realizzata con una certa cura (visti i pochi mezzi). Fa sorridere il Ministero della Difesa, che si autoincensa. Un'occhiata gliela si può dare, ma giusto una.
La trama ricalca da vicino quella del Risveglio del dinosauro, con la differenza che il mostro che risorge dai ghiacci è una mantide gigante, fatta abbastanza bene (non in stop motion, ma è un pupazzone particolarmente riuscito): l'apoteosi è quando lo si vede volare. Questa del mostro è la parte migliore del film, con alcune sequenze ottime; mentre i personaggi, i dialoghi e le parti da documentario rovinano il resto. L'unica caratterizzazione accettabile è quella dello scienziato protagonista che si attiene agli schemi del genere.
MEMORABILE: La mantide vista fuori dalla finestra.
Il terrore non viene dallo spazio, da un presente radioattivo o dall'ignoto, bensì da quella grey area preistorica in cui gli insetti erano a misura d'uomo: si sciolgono i ghiacci, si aprono le danze, si salvi chi può, per la megamantide il mondo è una testa di maschio da divorare, King Kong è il suo profeta. Capace tuttora di riscuotere i brividi e il disagio degli entomofobi per la filologia scientifica cui attinge, l'atout vintage non teme ingenuità né limiti tecnici, ché l'importante è crederci, e proprio in virtù del suo fiero trarre il più dal meno lo si gusta sbrodolandosi di tenerezza.
Ancora un imperdibile insect-horror, dove il consueto canovaccio narrativo si ripete nuovamente come per gli scorpioni, le formiche... Protagonista è una povera mantide religiosa che se non fosse gigante farebbe quello che normalmente fa una mantide e per questo contro di lei si scomodano l'esercito e l'aviazione Usa. Sottesa, la consueta storia d'amore nata in circostanze del tutto catastrofiche e con finale trionfale.
Imprigionata nel ghiaccio polare come la Cosa da un altro mondo (1951), una mantide religiosa preistorica gigantesca torna in vita quando questo si scioglie, tanto da insidiare Washington dopo aver fatto strage di uomini e veicoli... Il pregio del film è di proporre un animale over-size inedito, i difetti consistono in una sceneggiatura ingenua e zoppicante, nonché una creatura impacciata nei movimenti, più ridicola che spaventosa, tale da far rimpiangere le formiche radioattive di Assalto alla Terra (1954). Film modesto anche se apprezzabile come reperto di fantascienza d'antiquariato.
MEMORABILE: Scena immancabile: la mantide fuori dalla finestra, dentro la stanza, una donna si volta, la vede e aaahhhhhh....
Un gigantesco insetto preistorico si risveglia da un lungo sonno polare e inizia a devastare ogni cosa sul suo cammino. Altro giro altra calamità dal passato, con ben presente il dinosauro sghiacciato di Harryhausen. Il mostro è un po' goffo nei movimenti ma quando è in scena il divertimento non manca. Lo specialista Juran è come al solito una garanzia di professionalità. Dialoghi col pilota automatico ma dignitosi. Anonimo il cast e pigre le interpretazioni "umane"; il film però funziona anche senza attori da Oscar. Da gustare senza troppe pretese.
MEMORABILE: Il ronzio che accompagna la comparsa della mantide; L'attacco alla base polare; L'astuto piano escogitato dall'esercito nel sottopassaggio.
Il solito minestrone: chiacchiere parascientifiche, immagini di repertorio a raccordare i lacerti della misera trama, ottimismo yankee, esaltazione di esercito e aviazione (che, stavolta, però, inanellano una discreta serie di figure barbine). L'unica cosa degna di nota è la gigantesca mantide del titolo (molto ben fatta) per cui non possiamo che tifare (specie nell'ultima sequenza: vanamente purtroppo). Eccellente l'ugola delle protagoniste.
Il mostro è femmina. Una minaccia non tanto per l'umanità, quanto per il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti, l'istituzione maschile per eccellenza, dove si aggira una sola donna, una giornalista in cerca di scoop - e di guai. Paradigmatico e concettualmente anche un po' misogino, ma pervaso da uno spirito entomologico tanto rigoroso da spingerci a tifare per la mantide preistorica - un meraviglioso prodigio cinema realizzato con estrema perizia. Regia tecnica, robusta, ricca di innovative soluzioni di ripresa. Bel ritmo. Tra i migliori monster movie d'antan.
Un vulcano esplode e una voce recita: “A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, per poi proseguire con una stantia retorica stile Seconda Guerra Mondiale. Gli USA, liquidato il conflitto con la reazione "naturale" della bomba atomica, restano nella cultura della guerra virando dal pericolo nero a quello rosso, trasformandolo in un mostro che minaccia la loro pacifica civiltà che se ne sta buona nei propri confini. Pellicola d’addestramento al pericolo comunista camuffata da film di fantascienza. Banale come ogni produzione propagandistica, fa quasi tenerezza.
MEMORABILE: L’immancabile Miss inserita nel cast a fare la scienziata; La mantide che barrisce.
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HomevideoPatrick78 • 17/04/12 17:23 Pulizia ai piani - 545 interventi
In uscita il 06/06/2012 il DVD etichetta GOLEM VIDEO.