Giallo basato sul personaggio inventato da Raymond Chandler impersonato da un James Garner che vorrebbe rinverdire le gesta di Humphrey Bogart. Alla fine, quel che rimane di questo film sono la bella spogliarellista impersonata da Rita Moreno e il brevissimo cameo di un giovane Bruce Lee, che distrugge, a colpi di kung fu, l'ufficio del detective mentre Marlowe gli dà della checca per via dei suoi urli. Un po' poco per un detective come Marlowe che è sempre in caccia, anche senza un dollaro in tasca. È comunque un film da due pallini.
Una ragazzetta del Kansas in cerca del fratello scomparso ingaggia Marlowe, che nella caccia scoperchia un affaire a dir poco squallido. Niente amici né prigionieri, nel sottobosco angeleno dello star system. Tratto da The little sister, il film è chiaramente frutto di grossolani errori di montaggio, che rendono la storia ancor meno chiara di quanto sia nel romanzo. Per il resto, è un buon film di genere, che piacerà agli appassionati e lascerà freddini gli altri. Garner sorprende nel ruolo che fu del Bogart solo omonimo del regista (la cui mano si nota pochino).
MEMORABILE: Le scene in auto girate col mascherino: omaggio al cinema d'epoca o ristrettezze della produzione?
Una ragazza di provincia assume un detective privato perché rintracci il fratello perso nei meandri della grande città... Noir sottovalutato, in cui i limiti di regia e messa in scena sono controbilanciati da una sceneggiatura fitta di battute brillanti, pronunciate con disinvoltura da Garner che, forse consapevole di non poter rivaleggiare col fantasma di Bogey, dà un'interpretazione leggera di Marlowe come un tipo dai modi spicci scanzonato e assai poco ombroso. Goduriose le uscite di scena di Lee scagnozzo spaccatutto e di Rita Moreno spogliarellista dalle gambe chilometriche.
MEMORABILE: Il poliziotto che si è messo in mezzo dopo aver ricevuto il pugno che il suo capo voleva dare a Marlowe: "Deve essere un nuovo tipo di terzo grado..."
Paul Bogart HA DIRETTO ANCHE...
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Visto anni fa.
Di solito questo film si ricorda solo per la partecipazione di un ancora sconosciuto Bruce Lee, nei panni di uno sgherro che spaventa il protagonista distruggendo qualche mobile.
Ricordo il muscoloso Garner come un pessimo Marlowe, privo sia dell'ombrosa malinconia di Bogart che della simpatia cialtrona di Gould, con un'impertinenza tutta incentrata sulla rozzezza americana che pure appartiene al personaggio di Chandler, ma non così riduttivamente.
Il Dandi ebbe a dire: Visto anni fa.
Di solito questo film si ricorda solo per la partecipazione di un ancora sconosciuto Bruce Lee, nei panni di uno sgherro che spaventa il protagonista distruggendo qualche mobile.
Ricordo il muscoloso Garner come un pessimo Marlowe, privo sia dell'ombrosa malinconia di Bogart che della simpatia cialtrona di Gould, con un'impertinenza tutta incentrata sulla rozzezza americana che pure appartiene al personaggio di Chandler, ma non così riduttivamente.
Sul tema Marlowe vorrei fare una precisazione, essendo un Chandleriano abbastanza militante e avendo riletto da pochissimo "The long goodbye" (sto leggendo ora "The little sister").
Premetto che trovo di modesta utilità espressioni come "rozzezza americana", riferite a popolazioni di 300 milioni di persone dislocate su una nazione grande suppergiù come un continente (equivale a parlare di "mandolinità italiana").
Il personaggio di Philip Marlowe tutto può ricordare, tranne che un uomo rozzo.
E' un ex Vice procuratore distrettuale (le circostanze della sua dipartita dalla magistratura non sono chiarissime), quindi è quantomeno un avvocato in un'epoca in cui non molte persone erano laureate.
Chandler fa più di una volta riferimento alle sue letture (ad esempio, ne Il lungo addio Marlowe cita Flaubert).
Inoltre, Marlowe è un appassionato scacchista, non proprio l'hobby dello scaricatore di porto.
In sintesi, non confonderei durezza con rozzezza (e soprattutto, non confonderei banali riduzioni televisive o cinematografiche con l'originale letterario).
Premetto che trovo di modesta utilità espressioni come "rozzezza americana", riferite a popolazioni di 300 milioni di persone dislocate su una nazione grande suppergiù come un continente (equivale a parlare di "mandolinità italiana").
Hai ragione, al punto che non trovo molto più utile neanche voler ribadire un concetto così banale; è ovvio (ma forse mi sbaglio) che ho usato un'espressione convenzionale proprio per stigmatizzare un'interpretazione macchiettistica del personaggio che non condivido.
Tarabas ebbe a dire: Il personaggio di Philip Marlowe tutto può ricordare, tranne che un uomo rozzo.
E' un ex Vice procuratore distrettuale (le circostanze della sua dipartita dalla magistratura non sono chiarissime), quindi è quantomeno un avvocato in un'epoca in cui non molte persone erano laureate.
Questo non è esatto. Non posso dirmi un "chandleriano militante" ma ricordo che all'inizio de Il grande sonno si dice che Marlowe è stato assistente del procuratore distrettuale (sempre in qualità di detective) e che ha "frequentato l'Università", lasciando ad intendere di non averla terminata.
Dunque come dici tu un personaggio duro (ma niente affatto "rozzo", come intendevo significare anche io) con una sua filosofia cavalleresca, capace di muoversi con disinvoltura in ambienti molto diversi. Ovvio che nessuna riduzione cinematografica lo renda in maniera completa ma questa secondo me è particolarmente distante. Non so se condividi anche perché non ho capito se hai visto questo film.
Per il mio commento, ho scritto che il regista era figlio del più noto dei Bogart, prendendo una topica colossale...Si può espungere la scemenza dal testo? Grazie.
DiscussioneZender • 16/02/13 08:39 Capo scrivano - 47802 interventi