Note: Per motivi diversi si scelse di non attribuire il film al regista originario (Totten) né a quello che completò il film (Siegel) e si decise di intestarlo all'inesistente Alan Smithee.
Crepuscolare e pessimista, fin dal titolo originale (“Morte di un pistolero”) decreta il tramonto di un’epoca: quella del vecchio West, con i suoi miti e la sua icona Richard Widmark. Quest’ultimo impersona uno zelante sceriffo destinato a soccombere - solo contro tutti - in un mondo dove gli ideali di giustizia da lui perseguiti hanno lasciato il posto a corruzione ed amoralità. Consigliato sia agli amanti del western USA che di quello italiano.
Ottimo western crepuscolare, che parla della fine di un'era all'inizio del novecento per analizzare la fine di un genere e il tramonto dei suoi idoli. Grandissimo Widmark, semplicemente perfetto per la parte, buono il cast di contorno. È un film atipico per il genere ma che si fa apprezzare: belle inquadrature, un duello finale cruento e un'ottima colonna sonora.
La "civiltà" avanza anche nel Far West. Si vedono ventilatori, lampadine elettriche e auto, anche se con enormi ruote da carrozza. Non si accettano più sceriffi onesti, ma che sparano con troppa facilità e soprattutto che sanno molte cose sulle persone importanti del paese. Tutte scuse, la civiltà userà gli stessi mezzi per risolvere le questioni e già si profila quella che sarà la società americana, tanto libera quanto decisa e in mano ai potenti. Intervallato da storie di amori giovanili che danno respiro al film, dettando il giusto ritmo.
Tratto dal romanzo omonimo, "Death of a gunfighter", è un western pregno di un'atmosfera fortemente malinconica. Lo sceriffo "pistolero" interpretato da Widmark rappresenta la fine del vecchio west; simbolico il finale. Ritmo altalenante, ma la non eccessiva durata lo rende fruibile. Widmark perfetto per il ruolo.
La produzione è stata travagliata ma guardando il film non ci si accorge dei problemi. La vicenda è crepuscolare e vuole raccontare con il mito della frontiera lo spazio lasciato a una società in cui i potenti fanno il bello e il cattivo tempo e soprattutto non hanno scrupoli nei confronti di nessuno. Richard Widmark, nel ruolo di un deluso dal cuore generoso, è come sempre a suo agio.
I cittadini di Cottonwood vogliono disfarsi dello sceriffo assunto vent'anni prima - un pistolero all'antica che è venuto a conoscenza di troppi segreti nel corso del suo incarico - ma lui non è disposto a farsi da parte... Grande interpretazione di Widmark nei panni d'un uomo stanco e disilluso ma anche testardo e sordo ai consigli di chi lo ama oppure gli è amico, vero reperto del passato di frontiera in un mondo che sta cambiando in senso capitalistico. Finale di grande potenza drammatica, cupissimo anche se si svolge alla spietata luce del sole nel mezzo della piazza del paese.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima visione Tv (Ciclo: "Western: Il meraviglioso paese", domenica 28 settembre 1986) di Ultima notte a Cottonwood:
Ci furono divergenze "artistiche" tra Richard Widmark e il regista Robert Totten, motivo per il quale quest'ultimo venne sostituito da Don Siegel. A film finito, però, Siegel pretese che il suo nome non comparisse nei crediti, in quanto la maggior parte del materiale era stato girato dl suo predecessore. Allo stesso tempo Widmark non volle che comparisse neanche il nome di Totten. Si arrivò così ad "intestarlo" al fittizio Alan Smithee (in un primo tempo avrebbe dovuto chiamarsi Al Smith, ma si scoprì che esisteva davvero un regista con tale nome, per cui venne modificato). Fonte: Imdb