Thriller fine Sessanta costruito per riservare molti colpi di scena e appassionare con un intrigo legato a una ricca zia in pessime condizioni di salute. Il nipote prediletto (Michael Sarrazin) viene contattato dall'estetista (Gayle Hunnicutt) della donna, la quale ha raccolto le confidenze della cliente e si è messa in testa di far tornare da questa il nipote certa che lei, ormai prossima alla morte, gli cederà l’intera eredità, al momento destinata alle decine di gatti che abitano nella lussuosa villa di San Francisco in cui la malata vive con un secondo nipote che non sopporta. La trama è complessa ma, per stupire, la sceneggiatura si perde in grandi e piccole incongruenze che ne minano assai...Leggi tutto la credibilità, a cominciare dalla ricca zia che a volte cammina agilmente e altre languisce in carrozzella. I gatti comunque, come ben evidenziato anche dal titolo originale (EYE OF THE CAT), sono presenti fin dai titoli di testa (in cui si sprecano split screen, zoom e sovrapposizioni) e in gran numero occupano la scena riuscendo talvolta nella difficile impresa di incutere un certo terrore. Dialoghi ben scritti, recitazione invece più modesta e regia (di David Lowell Rich) appena sopra la media. Una bella scena di pura suspense hitchcockiana (protagonista la sedia a rotelle) per un film che fatica a uscire dalla monotonia visiva di una confezione parecchio datata. Un giallo classico, derivato alla lontana dai DIABOLICI di Clouzot (come anche i sexy-thriller di Lenzi), che vuole apparire fin troppo furbo.
Partendo da una situazione piuttosto usuale (un’eredità e una vecchia che deve morire per permettere agli altri di godersi il malloppo) il regista riesce comunque a creare un’atmosfera piuttosto tesa, ambigua e morbosa. Merito di una certa sobrietà di stile, della discreta sceneggiatura e di una bella fotografia. Il tutto impreziosito dalla inquietante presenza di numerosi felini, che avranno un ruolo importante nella pellicola.
Valido thriller old school che ricorda da vicino alcuni dei più celebri gialli diretti da Umberto Lenzi. Il film, la cui trama ruota attorno ad un eredità che scatenerà come sempre pulsioni omicide, ha molte frecce al proprio arco: da una regia piuttosto ispirata fino ad una notevole costruzione della suspense (da citare il sabotaggio della sedia a rotelle con l'invalida che rischia di schiantarsi contro una macchina e il finale ricco di colpi di scena). Sarebbe auspicabile l'uscita del dvd italico.
Bel e misconosciuto thriller animalesco. Confezione di lusso (musiche di Schifrin e costumi di Edith Head). Ottimo il cast a partire dalla diabolica, arrivista e sexy come non mai Gayle Hunnicutt, simpatico Sarrazin, da citare la perversa Parker nei panni della zia. L'inquietante presenza dei felini assicura suspense e nella pellicola si respira una notevole aria di vizio e degradazione (la zia e l'amato nipote sul letto), buona tensione nel finale. Va riscoperto, perché merita e molto.
MEMORABILE: La Hunnicutt nel finale; La Parker che tocca il nipotino.
Scritto dallo sceneggiatore di Psyco Joseph Stefano, si distingue dalla massa dei thriller ereditari per la costante presenza di numerosi gatti che, oltre a incutere una certa inquietudine, avranno anche un ruolo decisivo. Un film imperdibile per chi ama i felini, discretamente costruito, con qualche buon momento di tensione, un'atmosfera vagamente morbosa e tre ottimi protagonisti: simpaticamente ambiguo Sarrazin, la Hunnicutt perfetta dark lady, la Parker vittima sacrificale che suscita scarse simpatie. Efficaci le musiche di Lalo Schifrin.
MEMORABILE: L'inizio; Il sabotaggio della sedia a rotelle; Il finale.
Raffinato thriller anni '60 ben scritto da Joseph Stefano, autore dello script di Psyco. Aleggia lo spirito del grande Hitch in questo giallo classico dove non mancano la zia ricca e malata, il nipote scriteriato e l'eredità. La fobia dei felini gioca un ruolo importante e decisivo. Cast essenziale con il bravo e simpatico Sarrazin e l'affascinante Hunnicutt. Da riscoprire.
MEMORABILE: La sedia a rotelle che precipita dalla strada.
Non male, sebbene a tratti si perda in sequenze inutili (come quella della rissa tra le ragazze nel bagno del locale), è un thriller tipico del periodo che gioca molto sulle atmosfere e sui bei colori della fotografia. I gatti, inoltre, nell'ultima mezz'ora regalano una sana dose di brividi e raccapriccio, con la tensione che nel finale diventa finalmente palpabile. Discreto il cast, regia con un paio di momenti notevoli.
Un film veramente peculiare, sospeso tra estetismi camp e virtuosismi hitchcockiani. Fotografia e scenografie che sembrano usciti da una rivista patinata ma di gran classe, un gusto vagamente queer nel tratteggiare i personaggi e un voltafaccia finale davvero scioccante. E come se non bastasse è uno dei pochi thriller animaleschi dove i gatti fanno davvero paura. Da riscoprire.
Stravagante thriller con complotti familiari e gatti vendicativi (pare il prototipo poco orrorifico di Artigli di Héroux), che rifiuta quasi giocosamente le ferree regole di un tipico prodotto giallo, lasciando all'ambiguità dei dialoghi e alla bizzarria dei personaggi (fra zie morbosamente attratte dai nipoti e sarcastici dandy che si lasciano invischiare in piani delittuosi con totale nonchalance) il compito di tenere lo spettatore sulle spine. Persino l'anti-climax finale sembra pertinente alla vaghezza talvolta perturbante dell'insieme. Scrive Joe Stefano, sceneggiatore di Psyco.
MEMORABILE: Le belle musiche; Il trauma infantile col gatto nero (in stile Aracnofobia); L'ansiogena scena della sedia a rotelle in tilt sulla strada in pendenza.
Una zia ricca e malata, due nipoti di cui uno prediletto e l'altro negletto, un'estetista disposta all'omicidio e un sacco di gatti: sono gli ingredienti di un giallo molto anni '70 con l'immancabile colpo di scena nel pre-finale. Parker appare troppo in gamba per essere credibile come moribonda e Sarrazin eccede con gli atteggiamenti da simpatico mascalzone, ma il cast tutto sommato funziona, a differenza della sceneggiatura che invece inanella una serie di incongruenze tali da rendere insensati i comportanti di tutti i personaggi, compresi quelli felini.
Ailurofobia, ovverosia la fobia dei gatti: di questo soffre il protagonista a causa di un trauma infantile. La storia è uno spezzone piuttosto breve, ma ha il pregio di coagulare negli ultimi 20’, regalando brividi freddi e… graffi a non finire. Tutto a causa di una cospicua eredità che una ricca signora enfisematosa avrebbe intenzione di lasciare al proprio nipote preferito. Confezione di lusso, con una bella e nitida fotografia.
Sei in dolce compagnia quand'ecco una sconosciuta ti piomba in camera, ti invita a seguirla, a fare un trattamento estetico… e a uccidere tua zia. Normale no? Ma tutto è possibile in questa svitata cat-comedy vagamente black. Dopotutto siamo a San Francisco nel '69 e le sostanze lisergiche non mancano; così come abbonda un vivace sfoggio cromatico tra lo stile vittoriano e quello hippie-chic; tra la "vecchia" zia moribonda Eleanor Parker e la leonina Gayle Hunnicutt. Definire thriller questo patinato trastullo è comunque un po’ eccessivo… a meno che non siate ailurofobici.
MEMORABILE: Il faccia a faccia tra le due gatte rosse.
Anticipa, con qualche differenza, quanto visto nel più macabro Artigli del '77 (un'eredità che fa gola e tanti gatti per ostacolo). Belli i titoli di testa "felini" e buono l'insieme di confezione, dialoghi e cast (sebbene la Parker paia un po' troppo giovane per la parte), inoltre la regia riesce a rendere adeguatamente inquietanti i mici nelle scene in cui sono coinvolti. Per contro la trama ha alcune ingenuità e facilonerie e sembra impostata per offrire molti colpi di scena a scapito della coerenza complessiva; dallo sceneggiatore di Psyco ci si sarebbe atteso di meglio.
MEMORABILE: Il gatto rosso; La mano della zia sull'inguine del nipote; La carrozzella che si guasta nel posto peggiore.
Ci sono lo sceneggiatore di Psyco, l’haute couture firmato Edith Head, i lussuosi arredi dell’alta borghesia californiana e la fotografia pastello di Russell Metty. Poi c’è il cast, che si dimena tra parafilie, psicofarmaci, incesti e fobie feline. Thriller scintillante e allucinato, in cui storia e personaggi si incupiscono progressivamente fino a quel bellissimo finale, amaramente beffardo e macchiato di sangue. Eleanor Parker domina lo schermo.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Digital ebbe a dire: Grande chicca, questa! Film peraltro godibilissimo, ingiustamente finito nel dimenticatoio. Pensa, Buio, a tutt'oggi nemmeno in patria è uscito in dvd/blu-ray!
Infatti, Digital. Questo, credo, sia stato l'ultimo passaggio in tv (poi l'oblio)
Il bello è che certi film vengono riproposti ciclicamente e altri una volta e stop. Davvero frustrante come cosa perché facendo cosi' o uno si va a ripescare precedenti registrazioni o si attacca. Che poi fossero indecenti si potrebbe in qualche modo comprendere il non volerli trasmettere, ma non è il caso di questo giallo.
Digital ebbe a dire: Il bello è che certi film vengono riproposti ciclicamente e altri una volta e stop. Davvero frustrante come cosa perché facendo cosi' o uno si va a ripescare precedenti registrazioni o si attacca. Che poi fossero indecenti si potrebbe in qualche modo comprendere il non volerli trasmettere, ma non è il caso di questo giallo.
Concordo, anch'io lo trovai gradevole, spizzichi di "thiller aldrichiano" innestato con un leggero humor.
La traccia italiana esiste, quindi non dispero di una prossima, e ipotetica, uscita Sinister
Un piccolo cult movie per me.
Esiste in due versioni (presto posterò i dettagli nella sezione corrispondente per la serie le versioni di ciavazzaro), quella distribuita nei cinema e quella televisiva con finale diverso (quella televisiva taglia gli elementi soprannaturali).
E se non dico una castroneria, la versione italiana è quella cinematografica.
Blu ray Shout Factory (ovviamente privo di audio italiano) disponibile dal 16/01/2018. Finalmente dopo aver bypassato il dvd, potremo visionarlo come si deve! Tra l'altro i diversamente legali non tarderanno presumibilmente a piazzarlo sul mercato italiano (sempre se non vengono pizzicati).
Una clip per ammirare l'eccellente lavoro di restauro: