Dopo il fallimento di NEL CONTINENTE NERO (in realtà non un brutto film, anzi) Marco Risi torna al cinema di denuncia sociale tutto brutti ceffi e dialetti stretti (qui il romanesco) che l'aveva portato alla celebrità con MERY PER SEMPRE. Gli è andata male: al Festival di Venezia IL BRANCO è stato fischiatissimo, la critica l’ha bollato di compiacimento controproducente nei confronti di chi avrebbe voluto condannare. Il grande pubblico ha snobbato il film e Risi si è ritrovato di nuovo a terra, pronto a inabissarsi anni dopo con il folle L’ULTIMO CAPODANNO...Leggi tutto. Eppure IL BRANCO è girato bene, con un gusto non comune nella scelta delle inquadrature e un senso del ritmo notevole (anche se nel montaggio ci si poteva risparmiare qualche dissolvenza a nero di troppo). Gli attori funzionano, anche perché devono interpretare sicuramente quello che riesce loro meglio (il gruppo di coatti romani disadattati); il finale all’alba è intenso e di grande drammaticità, non c'è mai esagerazione nel mostrare la violenza e forse quello che non funziona è il rapporto tra il protagonista (Giampiero Lisarelli) e la turista tedesca più arrendevole (Tamara Simunovic), farcito di frasi fatte e sguardi improbabili. Ma prendiamo il film per quello che è: un accusatorio ritratto di una gioventù depressa e senza ideali, povera di spirito. Senza voler trarre troppi insegnamenti morali (coi quali in effetti Risi ha pasticciato un po') e godendoci un film confezionato bene, che sa tenere alta la nostra attenzione senza mai annoiare. Per un prodotto simile non è poco.
Ha un suo perché questo film. Quelli che mette sul tavolo sono temi senza età: la violenza come unico metodo per ottenere rispetto (ed in questo il personaggio di Memphis è esemplare in quanto soggetto prima attivo e poi passivo di questa violenza), la considerazione della donna come oggetto (e non soggetto) sessuale, il gruppo come luogo dove accantonare la responsabilità personale, ed altri ancora. Il tutto, pur con qualche limite, all'interno di un film ben diretto ed interpretato.
Marco Risi batte la strada del "realismo", purtroppo crudo e verosimile. La ricerca del piacere, nelle nuove generazioni prive di valori, sembra essere correlata al potere, all'abuso, alla violenza. Cinismo, insomma, uguale a supremazia. Tutto ciò a discapito della donna, brutalizzata da un branco (titolo del film più che pertinente) di bestie simil-umane. Forse provocherà disgusto, ma di certo la sceneggiatura focalizza la sua attenzione sulla carenza di una vera emancipazione (non quella femminile, ma quella dei sentimenti)...
Secondo me si tratta di un buon film girato con mestiere ed interpretato piuttosto bene (soprattutto da Memphis e Zingaretti). Già i titoli di testa sottolineati da Radio Radicale fanno subito entrare nell'atmosfera malsana che poi avvolgerà tutto il film. Infatti, dopo un breve preambolo, si parte subito a mille con un buon ritmo, incalzante. Gustoso.
Ispirato ad un fatto di cronaca, Il branco presenta una connotazione neorealista ma non è un film particolarmente riuscito. La sceneggiatura appare lacunosa in alcuni punti, specie riguardo alla caratterizzazione di alcuni personaggi e specie nel finale si rischia parecchio l'effetto retorico. Di contro piuttosto riuscite appaiono l'ambientazione e la prova del cast, specie Memphis e Tirabassi. Discontinuo.
Amo questo film che considero il degno coronamento del filone neo-neorealista italiano. La sua forza sta nello sbattere davanti agli occhi dello spettatore questo fatto di cronaca nudo e crudo, senza fronzoli e in un cast decisamente a suo agio nell'interpretare i ragazzacci di provincia che danno sfogo alla loro violenza, con un Ricky Memphis formato gigante su tutti. Ingiuste le critiche dell'epoca a Marco Risi che in futuro firmerà soltanto lavori peggiori di questo.
MEMORABILE: I titoli di testa con in sottofondo radio radicale ed "il branco" al biliardo...
Un ottimo film che, contrariamente all'opinione della critica, io, trovo tutt'altro che compiacente verso la violenza, anzi. Apprezzabilissime la location calata in una gretta realtà provinciale fatta di balli col parroco alla luce delle insegne e di violenza alla luce di fari e dance music. Piace tutto il cast; su tutti comunque Zingaretti. Unico neo nelle ripetute dissolvenze in nero di cui non si capisce l'utilità. Bel film di denuncia crudo quanto basta. Consiglio.
MEMORABILE: "Gli altri sono animali tu SEI UN VERME!"
Ispirato ad un reale evento verificatosi in quel di Marcellina, comune alle porte di Roma, il film evidenzia una notevole patina di disgusto presentando scene violente ma alquanto veritiere. Risi condanna gli aggressori ma sembra quasi mostrare una forma di compiacimento nel narrare le loro personalità deviate, frutto di un'esistenza disagiata e priva di valori. Nonostante tutto, comunque, la narrazione è serrata.
Indifendibile pellicola diretta da Marco Risi che per 80 minuti abbondanti riesce a non raccontare nulla. Di carne al fuoco ce ne sarebbe (basti pensare alla tematica del film), ma i personaggi non vengono minimamente approfonditi, così come gli stati d'animo. Il tutto sembra rivelarsi un semplice esercizio di stile fine a se stesso. Senza ritmo e povero di idee.
Rientra tra i miei "indimenticabili", capace di creare quell'insano voyeurismo misto a impotenza, simile a quello che provano Lisarelli e Spada dietro gli alberi quando ritornano alla baracca di Tulli. La luna che accompagna la notte brava del branco e ne scandisce le malefatte, il viaggio disperato verso la ferrovia dell'incerto Raniero, le espressioni di puro delirio e ferocia di Zingaretti. Sono alcuni dei momenti che straziano le budella ad ogni visione. Chi schiaccia play sul lettore è avvisato.
Bello. Ispirato a un fatto realmente accaduto nell'80 alle porte di Roma, è un ritratto crudo e spietato. Non scende mai nello squallore e le scene violente sono poche (in compenso le scene forti sono tante). Nota negativa per il cast, veramente pessimo: salvo solo il sempre ottimo Zinagretti. Nel complesso tre pallini meritati.
L'intento sociologico è chiaro, ma Risi non sa resistere alla tentazione di assecondare una drammaturgia da fiction televisiva che oscilla tra patetismo e moralismo, insistendo sulla contrapposizione pacchiana tra il luogo comune di una provincia apparentemente domestica e religiosa e il vuoto di valori e la sottocultura bestiale che genera i mostri di una violenza sadica. Una drammaturgia delle ambivalenze che resta tuttavia sul piano di un esercizio registico schematico e superficiale che a volte disgusta, a volte fa sorridere, mai convince.
MEMORABILE: La giovane turista tedesca (Simunovic) che si fa volontariamente sodomizzare per ritorsione con il suo vile e sodale carceriere (Lisarelli).
Un branco di ottuse e spregevoli bestie o di inconsapevoli, ingenui e volgari esteti delle efferatezze? Ottuse e spregevoli bestie, decisamente. Nuovo neorealismo o exploitation all'italiana rivisitata? Non lo so. L'oggetto prende la via di certa audacia, non manca di espressività e cavalca la cronaca nera con discreta disinvoltura. Se sfiora il compiacimento e non resiste alla (televisiva?) tentazione moralista non è, comunque, un prodotto su cui infierire; e anzi lo si guarda con curiosità e non è disarticolato in ogni suo anfratto.
Tentativo riuscito (anche se non appieno) di Marco Risi che porta sullo schermo una storia di violenza da parte di un branco (appunto) di balordi, nei confronti di due ragazze, cercando di farne un ibrido tra il film di denuncia e il film di genere. Comunque sia, Risi è un regista che sa come non annoiare lo spettatore e il film sa rimanere impresso. Al festival di Venezia fu male accolto.
Opera dall'atmosfera violentissima e degradante, ai livelli del più spietato Pasolini o Bertolucci. Visto quasi tutto dal punto di vista del personaggio di "Carrubba", ragazzetto proletario aspirante carabiniere, ma decisamente troppo vigliacco e sottomesso alla logica del branco per poterlo diventare. Tratto da un fatto di dieci anni prima e da un romanzo, il tono del film è esasperante visivamente ma troppo ambiguo nel messaggio di fondo. Da guardare con prudenza poiché può essere facilmente frainteso.
Forse l'ultimo film di Marco Risi che ha smosso un certo dibattito mediatico: la sua filmografia - fino al 1994 - in effetti era piuttosto fiorente e coronata talvolta da buoni successi commerciali che, seppur di grana grossa, attingevano a temi forti e di cronaca nera. Questo film si colloca in questo nutrito filone, disegnando non tanto una storia avvincente quanto personaggi convincenti e realistici (davvero ottimo il comparto attoriale, con Memphis sopra a tutti) senza troppo indugiare - questo spesso il limite di simili operazioni - nel macchiettistico.
Mantenere a distanza di tre decenni la propria attualità e complessità attribuisce al film di Risi (e al libro di Carraro) una postuma patente di controversa ma lungimirante attinenza socio-antropologica che ai tempi s'è voluta occultare, anzi negare. A incidere è quella stessa progressione cinematografica che da commedia (all'italiana) "empatica", borgatara e provinciale, devia verso una (c)rudezza ammonitrice che in troppi non hanno voluto vedere perché tutti coinvolge, come certe ellissi grottesche (il raduno dei violenti) forse troppo esplicitano. Opera "violentata", da rivedere.
MEMORABILE: Il "Pallesecche" di Memphis; Le due ragazze tedesche; La ragazza che esplicita al "Carrubba" quanto sia più schifoso e colpevole degli altri.
Partendo da un fatto reale, Risi decide di adottare il punto di vista degli stupratori. Una scelta coraggiosa, per un film che non lesina in brutalità e durezza portando lo spettatore, ambiguamente, a provare una sorta di compassione per il protagonista, nonostante sia anche respingente. Gli interpreti sono tutti giusti, ma il film non riesce a elevarsi al di sopra di una messa in scena e di una narrazione poco personali e con troppi simbolismi (l'elemento religioso) né riesce a diventare altro rispetto a un certo pasolinismo d'accademia.
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DiscussioneCangaceiro • 30/08/08 12:46 Call center Davinotti - 739 interventi
Luca Zingaretti è ormai nell'immaginario collettivo il commissario Montalbano,Memphis e Tirabassi sono stati per anni colonne di Distretto di polizia e addirittura Giampiero Lisarelli finì nel cast di Carabinieri qualche anno fa...eppure erano credibilissimi nei panni dei delinquenti violentatori!!Paradossi del mondo del cinema...
DiscussioneZender • 30/08/08 15:51 Capo scrivano - 48271 interventi
Cangaceiro ebbe a dire: Luca Zingaretti è ormai nell'immaginario collettivo il commissario Montalbano,Memphis e Tirabassi sono stati per anni colonne di Distretto di polizia e addirittura Giampiero Lisarelli finì nel cast di Carabinieri qualche anno fa...eppure erano credibilissimi nei panni dei delinquenti violentatori!!Paradossi del mondo del cinema... Proprio vero! Zingaretti anche in VITE STROZZATE era di una cattiveria memorabile! Un peccato costringerlo a recitare il buono. E pure Memphis... era sempre stato il classico ritratto del delinquentello romano, altro che poliziotto!
HomevideoCangaceiro • 25/09/08 12:04 Call center Davinotti - 739 interventi
Ho appena confrontato la versione televisiva con quella del dvd e ho appurato che sono identiche e a detta di Undying non presentano delle scene tagliate invece presenti nella vhs.Faccio un appello a qualche benemerito di accertare quali sono queste scene purtroppo cadute nel dimenticatoio che non ho avuto modo di vedere.
HomevideoZender • 25/09/08 12:31 Capo scrivano - 48271 interventi
Secondo me è più plausibile che, essendo passato probailmente in seconda serata, abbiano reintegrato le scene tagliate per un primo passaggio più soft. Dubito che nel dvd non siano presenti scene presenti invece su vhs... Non ne ho mai sentito parlare, sinceramente.
HomevideoCangaceiro • 25/09/08 12:37 Call center Davinotti - 739 interventi
A quindi magari Undying si riferiva ad un passaggio tv di anni fa,forse avvenuto in "fascia protetta",io ho registrato quello di ieri avvenuto dopo l'una di notte,me lo sono riguardato stamattina e ho constatato che non ci sono tagli rispetto alla versione dvx.
Ruber ebbe a dire: Dubito che quelle poche volte che fin qui è stato mandato in onda (sempre a tarda ora) il film non sia stato cut.
Posso confermare che la versione che è andata in onda in seconda serata (sulle reti mediaset, in specifico Rete 4) è la stessa versione della vhs Cecchi Gori in mio possesso
Almeno chè anche la vhs sia cut (ma non credo proprio)
Al cinema, come in vhs, il divieto si ferma ai minori di anni 14
Buiomega71 ebbe a dire: Ruber ebbe a dire: Dubito che quelle poche volte che fin qui è stato mandato in onda (sempre a tarda ora) il film non sia stato cut.
Posso confermare che la versione che è andata in onda in seconda serata (sulle reti mediaset, in specifico Rete 4) è la stessa versione della vhs Cecchi Gori in mio possesso
Almeno chè anche la vhs sia cut (ma non credo proprio)
Al cinema, come in vhs, il divieto si ferma ai minori di anni 14
Ricordo ci furono aspre polemiche sia alla prensentazione a Venezia (fu distrutto dalla critica) e la Thurman in giuria quasi vomitò e gridò di non voler più proseguire la visione, (dal racconto di Verdone negli extra del dvd
DiscussioneRaremirko • 23/05/18 23:48 Call center Davinotti - 3863 interventi
Cangaceiro ebbe a dire: Luca Zingaretti è ormai nell'immaginario collettivo il commissario Montalbano,Memphis e Tirabassi sono stati per anni colonne di Distretto di polizia e addirittura Giampiero Lisarelli finì nel cast di Carabinieri qualche anno fa...eppure erano credibilissimi nei panni dei delinquenti violentatori!!Paradossi del mondo del cinema...