Un po' di fatica a planare, con Genny in Honduras nel ruolo di guerrigliero in addestramento, nella fase in cui si presenta la trama generale. Poi la serie spicca quando si chiudono alcuni conti in sospeso e lo spettatore torna nei quartieroni di Scampia e di Secondigliano, dove i clan si sono dichiarati guerra (i più giovani hanno formato gruppo a sé): è il momento cruciale dello scontro tra l'alleanza e i Savastano. Ritmi serratissimi, interpretazioni autentiche (bravissimi i giovani!) e grandi colpi di scena, soprattutto nel finale.
Grandissima seconda stagione che parte con un paio di episodi interlocutori per giungere a un crescendo di tensione incredibile che sfocia in un finale di stagione di rara bellezza. Cast tecnico superlativo (si vede il buon budget) e attori in stato di grazia. La sceneggiatura piazza colpi di scena inattesi che mescolano le carte in gioco. Contano il potere, il territorio e la scalata per raggiungerlo, che comporterà conseguenze insanabili. Si ha la conferma che in Italia (con la produzione giusta) si può fare una serie che non ha nulla da invidiare a quelle americane.
MEMORABILE: Le intuizioni di Rosario (O'Nano); La lotta fra scissionisti e il clan Savastano; Le strategie di Genny.
La cifra finale del prodotto, leggermente più bassa delle aspettative, è stata fortemente influenzata dai residenti di Scampia. Il loro ostruzionismo, infatti, non solo ha fatto ritardare l'uscita della serie di quasi un anno ma soprattutto ha costretto gli autori a cambiare più volte la sceneggiatura. Tolto questo però la qualità è davvero alta e la forza recitativa di Cerlino, Esposito e D'Amore, anche se quest'ultimo un gradino più in basso, è davvero a livelli sublimi. Bene anche le new entry, con un plauso particolare a Donadio/Scianel.
La seconda serie non tradisce ma mostra un lato psicologico più marcato evidenziando le fragilità e le brutture dei protagonisti. Vicende parallele con incontri radi tra gli interpreti più importanti. D'Amore è monumentale e accentra tutta l'attenzione, quando è presente. Colonna sonora appropriata e scenografie mirabili. Una serie fatta bene... per dirla alla partenopea.
La serie non si ripete ma rilancia piazzando nuovi personaggi e colpi di scena a ripetizione (anche disturbanti): alleanze che nascono e muoiono, droga che viaggia tra Honduras, Campania e Roma, donne camorriste oppure gregarie, compari e comparielli; non c'è spazio per i sentimenti se non per quelli istintivi dei legami di amicizia e sangue (forse), tutto il resto soccombe davanti a fiumi di droga, di denaro, periferie al neon e appartamenti tutti uguali con televisore incorniciato in simil (oro?). Fascino respingente (per fortuna).
MEMORABILE: Scianel la Jena, Patrizia occhi e orecchie del boss, Don Salvatore Conte e i suoi segreti; "Come si chiamerà? Pietro, Pietro Savastano".
Meno istintiva della prima stagione, mantiene le caratteristiche di non prevedibilità dei personaggi e non è poco. Molto ben realizzati e altrettanto interpretati i personaggi femminili sui quali svetta, per sguardo e bellezza oltre che bravura, Cristiana dell'Anna. Personaggi analizzati psicologicamente in modo non forzato, sceneggiatura intelligente e attenta, è (anche) da leggere tra le righe. Molto marginale e descritta in modo poco verosimile l'attività di polizia. Prodotto di ottimo mestiere, che si stenta a riconoscere come italiano.
Seconda stagione di Gomorra leggermente al di sotto della prima, con una trama frastagliata e piena di deviazioni che possono portare confusione nello spettatore. Al di là di questo, però, siamo ancora a livelli eccelsi. E' ovviamente merito di una sceneggiatura avvincente e di attori eccezionali nel caratterizzare i personaggi in maniera forte e crudele, in un susseguirsi di situazioni da inferno dantesco. Ci sono anche alcune new entry molto brave, la Donadio (Scianel) e la Dell'Anna (Patrizia) su tutte.
L'alto livello qualitativo della serie si conferma nella seconda stagione di Gomorra. Viene però in parte persa la compattezza narrativa e ci si concentra sui singoli personaggi che sono molto ben caratterizzati e di cui vengono sviscerate in profondità le motivazioni. Manca una storia che sia al livello della stagione precedente.Buone le prestazioni degli attori protagonisti e caratteristi, e di livello tutto il comparto tecnico, con una particolare menzione per la riuscita colonna sonora.
L'attesissima seconda serie di Gomorra non solo non cala di livello, ma addirittura rincara la dose buttando nella mischia nuovi personaggi uno più imprevedibile e terribile dell'altro. Ma in fin dei conti sono sempre loro, Ciro Di Marzio e Pietro Savastano (più Genny outsider a sorpresa...), i giocatori di questa tremenda partita a scacchi fatta di alleanze, tradimenti, colpi bassi, doppi e tripli giochi. Il livello qualitativo per quel che riguarda regia, recitazioni e musiche è sempre molto alto. Un vero capolavoro.
MEMORABILE: La rapida "scalata sociale" di O'Track e i suoi ragazzi del vicolo; La punizione inflitta da Conte a O'Mulatto per gli insulti alla cantante.
Seconda serie molto diversa dalla prima ma dai risultati superiori. Manca una storia compatta ma non le sorprese ed i continui ribaltamenti di fronte. In compenso c'è più intimismo, approfondimento psicologico dei personaggi e
nonostante ritmi meno forsennati e sicuramente più dilatati, il coinvolgimento non manca di sicuro. L'inizio è diesel ma poi carbura sempre di più ed alla fine si scatena una mattanza senza pari. A colpire è soprattutto il tono di raro
pessimismo e nichilismo che non risparmia nessuno, nemmeno il proprio sangue. Ottimo tutto il cast così come la confezione.
La seconda stagione si avvale di preziose new entry (su tutte la reggente "Scianel") che danno luogo a gustose sottotrame e a una dilatazione dell'universo narrativo (che esce dalle Vele di Scampia e mette le radici nei grattacieli dell'EUR). Peccato che i doppi e tripli giochi condotti da ciascuno dei personaggi e i loro ripetuti voltafaccia finiscano, per esigenze narrative, col dare luogo a colpi di scena troppo esasperati che perdono qualcosa in verosimiglianza.
MEMORABILE: Scianel, in un raro momento di distensione casalinga, ascolta una canzone neomelodica mimando un playback con un vibratore dorato a mo' di microfono.
La seconda stagione di Gomorra è fondamentalmente diversa dalla prima come struttura. Se in precedenza ogni episodio poteva essere visto come un tassello di un grande mosaico che poteva essere però apprezzato a sé, qui tutto lo spazio è dedicato a una trama ugualmente avvincente ma molto più articolata. Un'evoluzione (o involuzione a seconda di come la si voglia considerare) che avvicina il prodotto a uno standard più comune. Nonostante questo rimane una serie dal grosso impatto emotivo con alcuni momenti che gelano il sangue.
MEMORABILE: Il clamoroso gesto di Malammore braccio destro di Pietro Savastano.
La lotta per il predominio delle piazze del quartiere, per raggiungere lo zenit del potere e maneggiare più danaro possibile non si frena in quel di Scampia. E questa seconda serie ne articola bene le fasi, facendo della tensione scenica la sua arma in più. Gli agguati sono all'ordine del giorno, gli equilibri si fanno sempre più fragili e gli amori più cari non vengono risparmiati. Cast eccellente, con un D'Amore strepitoso, al pari del rivale Fortunato Cerlino, la cui frizione spinge verso un'ascesa costante. Sensualissima la Dell'Anna.
MEMORABILE: Il redde rationem conclusivo al cimitero.
Dopo la guerra che ha dilaniato il clan, i ribelli costituiscono l'Alleanza. La seconda stagione propone un nuovo personaggio femminile "forte". Per il resto, si approfondisce il rapporto tra Pietro Savastano e il figlio, oggetto di una vera metamorfosi caratteriale. Meno riusciti i nuovi personaggi di contorno come Chanel. Meno azione, più riflessione, ma rimane il limite dello scarso interesse complessivo che questi individui sanno generare. Inquietanti i set esterni, una periferia napoletana più sudamericana che europea.
Gomorra post Savastano, in piena fase Alleanza tiene botta, ed era tutto meno che semplice. Si respirano il caos, il disorientamento, la rabbia, il sangue fino a diventare assuefatti, fino a pensare come i nostri. Forte l'effetto "simpatia" chi per uno chi per un altro in un raccontato crudo ma ben definito e convincente. Le prove attoriali sono eccellenti e le location danno uno spaccato su un' Italia così vicina così lontana. Tutto cambia ma la qualità resta.
MEMORABILE: Il compleanno di Conte; Savastano e Ciro alla tomba di Imma; Pietro & Pietro.
Finita l'egemonia, si passa all'anarchia. Una delle tante guerre di camorra raccontata da dentro con il solito piglio a cui ci ha ormai abituati Sollima. Va detto che forse l'impostazione generale comincia qua e là a mostrare la corda ma comunque il ritmo non viene a mancare mai, l'atmosfera da tutti contro tutti è ben resa e anche i personaggi "storici" non restano monoliticamente uguali a se stessi ma vengono anzi approfonditi e fatti cambiare. Buono l'innesto di alcuni nuovi personaggi. Sempre annichilente la visone delle periferie abbandonate a se stesse.
Nella seconda stagione iniziano ad essere più approfondite le dinamiche e le relazioni dei clan e vengono meglio delineate le varie sfaccettature caratteriali ed emotive dei protagonisti. E', dunque, inevitabile che la serie coinvolga lo spettatore in un crescendo di curiosità. Difficile parteggiare per uno piuttosto che per un altro, date le efferatezze di cui tutti si sono macchiati. Eppure. Fermo restando che la sceneggiatura risulta scorrevole e le interpretazioni convincenti, si moltiplicano i colpi di scena a tal punto che, al termine, si brama la stagione successiva.
Una città-multicluster in perenne massa critica, peccaminosa repubblica affondata dal potere di chi ne ha troppo e di chi non ne ha punto. Più ancora che nella prima stagione, le cariche di cupio dissolvi di ogni personaggio teso a riconquistarla anche solo per orgogliosa questione di principio, innescano concentrici domini di devastanti reazioni a catena (anche del DNA), risputano il bolo-bile di ogni vita falsamente conservata dalla formaldeide dell'ambizione, sin da tsunamizzare la sala, già in apnea per l'universale diluvio qualitativo. Il cast, tutto, dal commovente in avanti.
MEMORABILE: Genny/Esposito vieppiù D'Onofriano; Cerlino/Pietro agghiaccia anche da sfocato/immobile/silente; “Sono stanco anch'io. Ma non mi posso più fermare”.
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DiscussioneNeapolis • 20/09/17 15:27 Call center Davinotti - 3253 interventi
Premesso che non ho visto nessun episodio della serie Gomorra ma per certo so che hanno girato le scene esterne senza trucchi cinematografici
Insomma... ti dico solo che si cita pure la battuta di Samuel L. Jackson in Pulp Fiction: "Secondo te lui sembra una puttana? E allora perché hai cercato di fotterlo?"
Componenti tecniche di assoluto livello come sempre.. La storia stenta un attimo a decollare, ma sono fiducioso.. Pure la terza era partita in sordina per poi esplodere
Idem, anche se la parentesi bulgara risolta in due terzi di puntata mi è sembrata un po' buttata lì, forse narrativamente sarebbe stata meglio un'ellissi.
finalmente recuperata ripercorrendo da capo i primi sei episodi visti nel 2016 e sono in estasi. se possibile anche più profondamente bella feroce e annichilente della prima. non ce n'è proprio per nessuno e unico neo che la sottrae al pentapalla resta il gratuito e incomprensibile fast-forward temporale del secondo episodio. ma a parte ciò, siamo ad altitudini impareggiabili per quanto concerne le serie nostrane, nonché di cupio dissolvi collettivo mai riscontrato neanche nella più nichilista serie americana.
mi mancano le ultime due, purtroppo so già chi resta e chi va, ma credo che tra un paio d'ore andrò ugualmente all'anagrafe a farmi cambiare nome in ildegarda von bingen.
Al di là di meriti e difetti della serie, una cosa che mi ha colpito molto sono i set esterni della periferia napoletana, che potrebbe benissimo essere una periferia sudamericana di quelle da evitare (o certe periferie USA altrettanto malfamate).
Ma veramente quelle zone sono messe così male?
si. scampia secondigliano e forcella sono gli equivalenti partenopei della z.e.n. palermitana. a mio avviso da un certo punto in poi la serie rischia di estetizzarle anche troppo ed è stata infatti una mossa non male geovariare locations
Durante la lavorazione, Cristina Donadio (Scianel) stava combattendo contro un cancro al seno. Il ruolo assegnatole l'ha aiutata a sentirsi invincibile nei confronti della malattia e l'ha motivata a continuare a combatterla.