L’evoluzione della borgata romana, il melting pot tra residenti e figli di emigranti egiziani nati qui. Non scomodiamo Pasolini, ma gli ingredienti sono gli stessi: tradizioni che tendono a sbiadirsi, inquinamento dell’anima, valori di strada. Girato con telecamere addosso e fotografia di Ciprì asciutta, fornisce un ritratto di vita. Una parentesi di una settimana da cani, restando, purtroppo, sempre in superficie.
MEMORABILE: Il padre romano fa vedere i muscoli ai due ragazzi.
Un continuo inseguimento, la macchina da presa insegue il protagonista, il protagonista insegue sè stesso, insegue la vita, la vita adulta, perchè la giovinezza deve azzannare il mondo. Film ricchissimo e densissimo, mai un attimo di tregua. La regia non si scolla mai dagli attori, "documenta", mentre la fotografia dipinge: prova di notevole spessore e consapevolezza.
Le peripezie adolescenziali di un giovane egiziano integrato in terra romana. Un ritmo dinamico con uno spaccato interessante e veritiero di determinati ambienti periferici realizzato con un cast appropriato e spontaneo. Discrete le indagini delle diverse etnie nonostante alla fine non si scavi a fondo nell'indagine psicologica. Buono.
Integrazione e periferie come viatico per una discreta denuncia sociale. Peccato però che Giovannesi e Ciprì non hanno il coraggio di sporcarsi le mani fino in fondo. E così viene fuori un quadretto abbastanza edulcorato, visto che la realtà è a volte molto più "sporca" di quella rappresentata nel film. Anche la sceneggiatura alla fine risulterà banalotta e con qualche stereotipo di troppo. Vincente invece la scelta, come lo fu in parte per Gomorra, di scegliere alcuni attori non professionisti. Buono nel complesso, ma Pasolini è distante secoli.
Giovannesi filma le borgate romane come avrebbe fatto Pasolini (citato palesemente fin dal titolo del film, che è lo stesso di una raccolta poetica di Pasolini), ma con meno ingenuità e più pretenziosità. Uno stile alla Garrone che pure nei temi è assai avvicinato, con la mdp spesso a spalla dietro i protagonisti. La trama non è ricchissima, il finale lascia abbastanza a desiderare, ma la prova attoriale del giovane Sarhan è buona, la fotografia di Ciprì fa il suo dovere come sempre e fa sì che il film si lasci guardare con piacere.
Interessante descrizione di una società multirazziale oggi diventata più che mai realtà, dal punto di vista degli adolescenti: buona la prova recitativa del piccolo protagonista, anche se lo stampo buonista delle sue peripezie appare poco credibile. Forse voluta l'assenza di interazioni fra gli adulti delle diverse etnie, tutto sommato non necessaria al contesto. Deboluccia la fotografia. Non avrebbe guastato, inoltre, una colonna sonora in grado di sottolineare i vari momenti del film.
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